Sea vuol cedere le partecipazioni non strategiche per fare cassa


Boeing747

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5 Novembre 2005
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Varese
E Malpensa smobilita il presidio di Orio
Per il dopo-Alitalia Sea è pronta a cedere il 19% di Sacbo, che gestisce lo scalo low-cost

La coperta è troppo corta per coprire sia Malpensa che Fiumicino. La cassa, dal Piano Prato in poi, ha continuato a piangere, sia a causa del de-hubbing che in conseguenza della crisi di quel che restava di Alitalia, a Malpensa e non solo. Per tutte queste ragioni, e prendendo atto fin da subito della separazione tra Alitalia e Malpensa, il presidente e amministratore delegato di Sea, Giuseppe Bonomi, ha imboccato con decisione la strada della dismissione di partecipazioni non strategiche. Un modo per concentrarsi su un perimetro di business difficile, che dovrà fare a meno di Alitalia, e per reperire i soldi necessari a finanziare lo sviluppo.

Orio è un po' più lontana - Al centro di ogni strategia di cassa, per la Sea, c'è ovviamente la significativa (49,9%) e fruttuosa partecipazione in Sacbo presieduta da Mario Ratti, cioè nella società di gestione nel primo e più importante scalo low cost italiano, vale a dire Orio Al Serio. Una partecipazione che aiutato la cassa di Sea negli anni del boom di Ryanair, ma che non è sfuggita alle critiche di chi vedeva una conflittualità tra lo scalo bergamasco e quello varesino (diversissimi per tipologia industriale, ma troppo vicini per essere l'un all'altro indifferenti). L'ultimo a calcare la mano, sul punto, è stato addirittura Vito Riggio, presidente dell'Enac, Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, che in una recente intervista ha sottolineato il problema di tre scali milanesi (Malpensa, Linate, e appunto Orio) «gestiti dallo stesso soggetto », cioè Sea. Inoltre, pur detenendo il 49,9% della Sacbo (quanto il Ministero del Tesoro di Giulio Tremonti controllava di Alitalia, per intenderci), Sea non ha mai goduto di diritti di governance pari ad una partecipazione così cospicua.
Ovvio, dunque, che quando la scorsa estate si è presentata l'occasione di alleggerire di un po' la partecipazione a vantaggio di altri azionisti di Sacbo, Sea non ci ha pensato due volte ad aprire trattative che, tra l'altro, dovrebbero portare alcune decine di milioni nel bilancio 2009. I termini dell'accordo, non ancora ufficializzato, vedrebbero per ora Sea pronta a cedere una partecipazione compresa tra il 16% e il 19% mentre dalla parte dell'acquirente ci sarebbero Ubi Banca (oggi azionista a circa il 10%), la Camera di Commercio di Bergamo (oggi presente tra il 6% e il 7%) e il Credito Bergamasco (che oggi ha una quota di poco superiore al 3%). Naturalmente, gli altri attuali azionisti della Sacbo, essendo pari modo titolari di una prelazione, potranno entrare nella partita. Quella che si prefigura fin da ora è in ogni caso una Sacbo più bergamasca mentre i prezzi dell'operazione, secondo quanto concordato finora, sarebbe compreso tra i 30 e i 50 milioni di euro. Ossigeno per le casse di Sea che comunque, col 30% di Sacbo, resterebbe ancora ampiamente primo azionista. E prima, quindi, nel riparto dei dividendi.

Le altre cessioni - Se la vendita di una quota Sacbo, benché non confermata nè ufficializzata, pare certa, altre dismissioni dovrebbero aiutare il gestore di Malpensa e Linate a rispettare un piano di investimenti che risulta tanto più ambizioso in epoca di contrazione degli investimenti.
In agenda c'è senz'altro la dismissione di Malpensa Logistica Europa (MLE), handler di terra e gestore dell'immagazzinaggio merci, quindi vitale per il settore cargo, per cui Sea ha aperto un bando in ottobre con scadenza nello scorso novembre. In Viale Forlanini sarebbero arrivate diverse manifestazioni d'interesse anche dall'estero, e l'anno appena iniziato dovrebbe quindi sancire anche la fine del controllo di Sea su MLE.
Nella stessa direzione, la società controllata dal Comune di Letizia Moratti e partecipata con una quota di minoranza dalla Provincia presieduta da Filippo Penati, si muoverebbe su alcune partecipazioni di minoranza.
Il 5% dell'Aeroporto di Napoli, ad esempio, potrebbe essere in cerca di acquirenti, mentre risulta confermata la volontà di mettere sul mercato gli Aeroporti Argentini detenuti da un decennio pieno. Tra accordi in dirittura d'arrivo e ipotesi allo studio, dunque, la strategia di Sea per questo 2009 appare chiara: concentrarsi attivamente sul core business. Puntando sugli investimenti che servono per attirare o radicare vecchi e nuovi vettori. A cominciare, ovviamente, da Lufthansa Italia.

Jacopo Tondelli - Corriere della Sera
 
L'ultimo a calcare la mano, sul punto, è stato addirittura Vito Riggio, presidente dell'Enac, Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, che in una recente intervista ha sottolineato il problema di tre scali milanesi (Malpensa, Linate, e appunto Orio) «gestiti dallo stesso soggetto », cioè Sea.
Ma ha fatto carriera al Bagaglino?

E' un problema che MXP, LIN e BGY siano «gestiti dallo stesso soggetto», cosa pure falsa perché SEA a Orio conta come il due di picche quando la briscola è coppe, mentre a Roma sia FCO che CIA sono di AdR, che avrà pure Viterbo.

Mi viene in mente uno scugnizzo di Istanbul, cui avevo negato soldi, che in italiano mi disse "Mio culo come tua faccia".
 
E' previsto che cedano anche quella, o direttamente o nell'ambito di una partnership industriale.
Non sono da escludere nemmeno nuovi soci nel capitale SEA.

Mi ricordo inizialmente il progetto AliSea saltato, poi Done Handling anch'esso saltato ed infine l'offerta di Fraport di entrare col 30% nel capitale SEA Handling saltato anche quello.
 
Io sto parlando del futuro, non del trapassato remoto :D

Passato e futuro guardando nel trasporto aereo Italiano si intrecciano. Da anni che se ne parla e da anni che non se ne fa niente di trovare un partner in SEA Handling. Si arriverà al punto che al "cliente storico politico" (Alitalia) di SEA Handling se ne andrà e quindi non varrà più un fico secco.
 
Passato e futuro guardando nel trasporto aereo Italiano si intrecciano. Da anni che se ne parla e da anni che non se ne fa niente di trovare un partner in SEA Handling. Si arriverà al punto che al "cliente storico politico" (Alitalia) di SEA Handling se ne andrà e quindi non varrà più un fico secco.
Prospettiva errata alla luce delle partnership SEA.