Che ne sarà di AZ?


Aeroflot torna in pista per l'acquisizione di Alitalia. Lo hanno dichiarato all'Agi fonti vicine all'operazione, secondo cui l'incontro tra il leader del Pdl Silvio Berlusconi e il presidente russo Vladimir Putin in programma in Sardegna giovedi' prossimo potrebbe essere l'occasione per riconsiderare l'ipotesi di un'alleanza fra le due compagnie aeree. "Aeroflot e' ormai una societa' internazionale e ha intenzione di espandersi - hanno spiegato le fonti -. In questo senso, rappresenterebbe il partner ideale, dal punto di vista industriale, dell'ex compagnia di bandiera". Putin sara' ospite di Berlusconi a Villa Certosa al ritorno dalla sua visita in Libia. Sul tavolo dei due leader tanti dossier aperti, tra cui appunto, quello riguardante Alitalia. "La compagnia russa ha intenzione di espandersi, quella italiana ha bisogno di un partner industriale forte che affianchi gli imprenditori italiani che Berlusconi sta coinvolgendo intorno al progetto di rilancio dell'ex compagnia di bandiera", hanno spiegato le fonti. (repubblica.it)
 
Aeroflot torna in pista per l'acquisizione di Alitalia. Lo hanno dichiarato all'Agi fonti vicine all'operazione, secondo cui l'incontro tra il leader del Pdl Silvio Berlusconi e il presidente russo Vladimir Putin in programma in Sardegna giovedi' prossimo potrebbe essere l'occasione per riconsiderare l'ipotesi di un'alleanza fra le due compagnie aeree. "Aeroflot e' ormai una societa' internazionale e ha intenzione di espandersi - hanno spiegato le fonti -. In questo senso, rappresenterebbe il partner ideale, dal punto di vista industriale, dell'ex compagnia di bandiera". Putin sara' ospite di Berlusconi a Villa Certosa al ritorno dalla sua visita in Libia. Sul tavolo dei due leader tanti dossier aperti, tra cui appunto, quello riguardante Alitalia. "La compagnia russa ha intenzione di espandersi, quella italiana ha bisogno di un partner industriale forte che affianchi gli imprenditori italiani che Berlusconi sta coinvolgendo intorno al progetto di rilancio dell'ex compagnia di bandiera", hanno spiegato le fonti. (repubblica.it)

A questo punto, a mio parere, meglio il fallimento...

Ciao
 
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Dubito della cordata di Berlusconi... anche perchè lui è capo del Governo (vedi voce "conflitto d'interessi")


non credo che Berlusconi patrteciperà in prima persona alla cordata; del resto è un imprenditore che raramente ha investito in settori diversi dal proprio (immobiliare/media/assicurativo).
il suo intervento -se si concretizzerà- sarà limitato nel coinvolgere piu' parti possibile all'iniziativa, garantendo che il governo italiano sosterrà l'iniziativa; quindi tranquillo, in questo caso non ci sarà nessun 'conflitto di interessi' ;)
 
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Ho trovato su il Sole24Ore questo articolo: racconta molte cose di come la gente di Milano habbia vissuto la faccenda Alitalia.

Distinguiamo: Malpensa ha pesato molto sull'elettorato lombardo e milanese in particolare. Dubito che abbia avuto un effetto decisivo su quello del resto del Nord, abituato a poter contare sugli aeroporti nel cortile di casa. All'esplodere del caso Malpensa, esemplare, a suo modo, era stata la schiettezza del presidente del Veneto, Giancarlo Galan, il quale non aveva affatto nascosto la totale indifferenza della sua gente per la sorte di un aeroporto lontano e scarsamente utilizzato (dai veneti).

I lombardi, al contrario, hanno letto la vicenda come un'ulteriore conferma delle prevaricazioni di Roma su Milano. E la vicenda degli equipaggi Alitalia che andavano e venivano da Roma (con tutte le spese che ciò comportava) pur di non sottoporli allo shock di prendere casa a Milano ha assunto il valore emblematico di una compagnia votata più agli sciali che non alla considerazione delle esigenze del settore più vitale dell'economia nazionale. Agli occhi di gran parte del Nord, insomma, la compagnia di bandiera ha finito per trasformarsi in simbolo tanto degli sprechi romani che della mortificazione lombarda. Qui, evidentemente, la vicenda Alitalia si è legata strettamente con le sorti di Malpensa, il grande hub pedemontano, sviluppato anche con l'ambizione di renderlo il simbolo per eccellenza della capacità imprenditoriale lombarda di proiettarsi sui mercati internazionali. Così, i "turbo-capitalisti" di Luttwack, i "globo-nauti" di Thomas Friedman, il ceto "pro-pro" di de Bortoli, insomma i rappresentanti dinamici della globalizzazione Italian-style, si sono trovati all'improvviso costretti a umilianti peregrinazioni per poter raggiungere i mercati di cui volevano restare protagonisti; mentre il popolo silenzioso dei globo-scettici maturava il proprio rancore nei confronti di un fenomeno che ne minava la stabilità occupazionale, i raggiunti traguardi di welfare, le prospettive di stabilità dei figli.

Alla fine, paradossalmente, in capo alla Lega si sono saldati lo scontento dei primi e l'incertezza dei secondi, la frustrazione di chi della globalizzazione è protagonista e l'incertezza di chi la globalizzazione vorrebbe rintuzzare. Un autentico capolavoro, non c'è che dire, soprattutto per quelle forze, come il Pd, che puntavano a recuperare un rapporto con le forze produttive del Nord. Stai poi a spiegare che, per la verità, non tutte le responsabilità per la paralisi di Malpensa sono romane; e che molto hanno contato scelte locali, frutto della politica locale e delle sue debolezze, a partire da quella di non rinunciare, naturalmente, allo scalo casalingo di Linate. Per quanto gravi e innegabili siano state queste responsabilità, l'opinione pubblica ha vissuto la chiusura di Malpensa come uno scippo, tanto meno comprensibile e ammissibile quanto più attuale si faceva la prospettiva di un grande appuntamento internazionale quale l'Expo 2015. Con un ulteriore paradosso: che mentre si promettevano mirabolanti nuove infrastrutture, tanto per cominciare se ne chiudeva una delle poche già esistenti. Un altro grande capolavoro di coerenza, sensibilità e capacità comunicativa.

Così, anziché separare le sorti di Alitalia e di Malpensa, come sarebbe stato giudizioso, si è preferito fare dell'aeroporto varesino-milanese il capro espiatorio della compagnia aerea, consolidando il pregiudizio che mors sua, vita mea, che il salvataggio della società dipendesse dal ridimensionamento drastico dell'aeroporto; e, quindi, viceversa, che fosse l'egoismo lombardo ad affossare l'Alitalia di tutti. Col risultato di deformare drasticamente il dibattito sulle sorti della compagnia aerea, determinate in realtà dal fallimento della lunga cogestione sindacale; di alimentare la tentazione di trasformare la trattativa con Air France in una esibizione di nazionalismo muscolare; e, peggio, di dividere, quando ancora ce ne fosse stato bisogno, un'Italia dall'altra.

Tornando quindi alla domanda: sì, la gestione del caso Malpensa è stato esemplare di quella disattenzione e di quella insensibilità della politica centrale verso le esigenze di un ceto produttivo frustrato, in tutto il Nord, dalle strozzature di un sistema infrastrutturale e logistico che ne mettono a repentaglio le prospettive di sviluppo. E regolarmente deluso dall'apertura di tavoli e confronti troppo spesso esauritisi nella fase delle foto di rito.
Adesso, al centro-destra tocca la responsabilità di individuare soluzioni di mercato, praticabili, alla crisi dell'Alitalia e alla paralisi della Malpensa; e alla neo-opposizione l'impegno a dedicarsi a una lunga full immersion tra la neo-borghesia settentrionale, nei luoghi dove lavora e produce (alla larga dai salotti) per riaprire col Nord un dialogo troncato ormai trent'anni fa, quando iniziò il declino della grande industria.
 
Bello l'articolo del Sole, per quello che dice in chiaro e per quello che fa capire tra le righe: ormai che sta venenedo a galla che l'abbandono di MXP da parte di AZ sta avendo effetti pressocché nui sui catastrifici risultati economici della compagnia.
L'insipienza (ad essere magnanimi) del suo management, l'ottusità di molti lavoratori, la copertura di politici e sindacalisti con la coda da volpe, sono tutti nodi che stanno venendo al pettine fin troppo velocemente: Expo ed elezioni. I "napoletani di AZ" sono già sotto di due goal pesanti ed il triplice fichio si avvicina.

La liquidità è agli sgoccioli e non solo quella.
 
Bonomi sembra escludere in ogni caso un ritorno in massa di AZ a MXP: «Noi andiamo avanti per la nostra strada, tanto ormai Alitalia ha già abbandonato lo scalo; le elezioni sono un fatto che dobbiamo ancora valutare, ma non credo che possa cambiare molto per Malpensa. Bisogna capire - ha spiegato Bonomi - cosa vuole fare Alitalia, che tuttavia ci ha lasciati già da mesi. Non credo in un grande cambiamento per Malpensa».
 
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Bonomi sembra escludere in ogni caso un ritorno in massa di AZ a MXP: «Noi andiamo avanti per la nostra strada, tanto ormai Alitalia ha già abbandonato lo scalo; le elezioni sono un fatto che dobbiamo ancora valutare, ma non credo che possa cambiare molto per Malpensa. Bisogna capire - ha spiegato Bonomi - cosa vuole fare Alitalia, che tuttavia ci ha lasciati già da mesi. Non credo in un grande cambiamento per Malpensa».
Escludendo un ritorno di AF, ormai pressoché impossibile; quanto immagini durerà questa AZ ?
Perché mai Bonomi dovrebbe farci affidamento ?
 
Dispiace per molti che non la possono accettare qui dentro, ma la soluzione migliore per evitare il fallimento (salvo ripensamento di AF) è proprio quella di Toto con il supporto delle banche.
Se non siete d'accordo, motivate pure TECNICAMENTE, il perchè della vostra contrarietà
 
E perchè, io, fornitore AZ, devo rischiare di dare il giro per salvarla? I dipendenti di AZ sono forse più importanti dei miei?