I. LHR-MAD-SCL
E' il venerdì antecedente l''epica" ondata di caldo che, di lì a qualche giorno, porterà la perfida Albione a sfondare la soglia psicologica dei 40C, e sono a Farnborough. No, l'Air Show non c'entra, anche se i preparativi per l'evento fervono. Sono a Farnborough perchè lì è il mio ufficio e oggi è la mia ultima giornata di lavoro. Ultima nel senso di "per sempre", almeno per questo impiego.
Arrivo al business park, entro, percorro un vialetto fino in fondo e arrivo davanti a lui, il vecchio Buccaneer che fa da 'gate guardian' alla nostra palazzina. L'ho visto per la prima volta un anno e mezzo fa, quando pensavo che questo fosse il lavoro della vita, e invece s'è tramutato in un pacco clamoroso.
Pazienza. Devo essere sincero, sono contento di andarmene e di riconsegnare i laptop, il telefono e il badge. Pure il fatto che il bus per F'boro Main non passi per altre 4 ore, e mi toccherà farmi 3km a piedi, non scalfisce il mio buonumore. Come disse quel somaro di Boris,
Hasta la vista, baby!
Il giorno dopo sono a LHR. C'è, come al solito oramai, una marea di gente ma sono airside in poco tempo e, gioia delle gioie, il mio BA464 è dato in partenza al Terminal 5B, lontano dalle masse roboanti che popolano il 5A. Qui è quasi tranquillo.
BKK... I nostri destini si incroceranno a breve.
La strada è lunga e tortuosa, oggi. Londra-Madrid, poi un tre ore di connessione e a seguire Madrid-Santiago del Cile. Di lì dovevano essere altre tre ore di attesa prima del volo per Arica, nel nord del paese, ma gli inevitabili 'aggiustamenti' di schedule han fatto sì che lo scalo sia diventato di
undici ore. La cosa non mi piace per niente, ma mi riprometto di pensarci dopo.
E' passato un bel po' di tempo - tre anni, per l'esattezza - dalla mia ultima avventura in solitaria ad minchiam, e devo ammettere di provare un po' di nervosismo. Il Cile non è lo Xinjiang (non è una dittatura e posso, più o meno, farmi capire dagli indigeni) ma è difficile ritrovare il "ritmo" dei tempi che furono. Salgo a bordo un po' titubante e la lunga jetty sembra quasi un cattivo auspicio.
A bordo scopro che il ferro di oggi è uno dei G-GATx, gli aerei in leasing presi per sostituire i vetusti 737-400 che giravano su Gatters ai tempi. Gli interni sono gli stessi di quelli mainline, se non fosse che manca il guardaroba anteriore e il galley posteriore non è Spaceflex. Ancora una volta, sentiti auguri di idromer*a ad altissima pressione a chiunque abbia inventato lo Spaceflex e a chi l'ha comprato. Pitch nella norma, e come al solito acqua e patatine fritte come servizio.
Barajas mi calma come un vecchio amico. Sono passato di qui un'infinità di volte; quanti tramonti ho visto dal T4S, quante volte ho guardato le code dei vari LATAM, Iberia e via dicendo, immaginando di poter salire su un long-haul per il Sudamerica invece che l'ennesima navetta BA per Londra? Oggi è finalmente quel giorno, e non ha senso sentirsi in apprensione. Prendo una birra, mangio un po' del premiato
13900 trail mix e inizio veramente a godermi il viaggio.
Level, incredibile ma esiste ancora.
Questo Avianca per Bogotà deve essere andato in fuoristrada a giudicare da com'è spelacchiato il muso...
Il 787-9 che opererà il mio volo LA706 è timido e un pezzetto di coda è tutto ciò che riesco a fotografare.
Mentre questo 77W suo collega, diretto a GRU, sembra emergere tipo Lo Squalo pronto a far man bassa di brasiliani di rientro al paese.
Dum-dum-dum-dum...
Il transito passa in fretta e in men che non si dica arriva il momento dell'imbarco, rigorosamente a gruppi. Ancora una volta noto come LATAM li faccia rispettare con zelo da khmer rouges. Io sono in gruppo 5, altrimenti conosciuto come
Pezzent -, e riesco a raggiungere il mio agognato sedile 38C quando mancano una decina di minuti al decollo. Spoiler alert, partiremo con 10 minuti di ritardo, battendo comunque quel Qatar Airways che si intravede nella foto di cui sotto che, invece, doveva staccare mezz'ora prima di noi. Alla facciazza tua, Riporto Al Baker.
Pitch, decente.
Il volo viene dato di tredici ore e mezza, e poco prima della fine delle danze arriva un vicino di posto, al 38A. Il middle seat rimarrà libero, sia ringraziato Sant'Eustachio patrono dei barboni. Non voglio fare lo snob, ma non faccio un volo cosi lungo in Y dal 2014. Va detto, però, che LATAM ha degli assi in tasca mica da ridere.
L'IFE è moderno, con una buona dose di film ma, soprattutto, musica. Uno dei motivi per cui il Cile mi piace è che i gusti musicali sembrano molto simili ai miei e sono, in ogni caso, fermi ai primi anni '00. Infatti nell'IFE troviamo, in un crescendo di bellezza, quanto segue:
I LED si impostano sul settaggio "Nightclub di Caceres", parte un'informativa sul posizionamento dei
toboganes (parola che mi suscita sempre ilarità) e siamo in aria nella calderrima notte madrilena, col sottoscritto che fa un silenzioso, ma non di meno imbarazzante, air guitar sulle note dei Maidens.
Run to the hiiiiiiiills... Run for your liiiiiiiiiiife...
Salto a piè pari la cena, guardo qualche film tutto sommato dimenticabile, bevo come un cammello e cerco di addormentarmi. È tardi, stamattina ho infilato una 50na di km di bici, dovrei russare beatamente e invece... nada. Guardo altri film, rivedo mezza serie di
Brooklyn 99, cambio mascherine (qui vige ancora l'obbligo di portarle), e alla fine riesco a cadere in una specie di sonno. Il volo è turbolento e continuo a svegliarmi finchè, sulla costa brasiliana, non lascio perdere qualsiasi velleità riposatoria. Il mio vicino, invece, è in standby dal momento del decollo, chissà come ha fatto.
Manca ancora parecchia strada.
Un paio d'ore prima dell'arrivo le luci traslano dal blu oltretomba a un rosso che fa subito venire in mente gli Inti Illimani. È l'ora del rancio, immagino.
Ed eccolo, infatti. Stavolta decido di partecipare, e il convento passa un tramezzino cotto-e-formaggio più uno yogurt. Entrambi, va detto, ottimi. Porzione non abbondantissima, per cui consiglio al nostro Mod Edoardo di portarsi la schiscetta col Camogli da casa semmai volasse LATAM tra qualche settimana per quel viaggio di cui
sicuro sicuro farà il TR.
Dopodichè, sgomberati i vuoti, arriva l'annuncio del prossimo attraversamento della Cordigliera, per cui tutti seduti e cinturati. I piloti, va detto, non hanno acceso i segnali di 'allacciare le cinture' una volta durante la crociera, nemmeno quando le turbolenze sopra l'Amazzonia e Pantanal ci scuotevano sull'asse x, y e pure z... ora invece non si muove una piuma e facciamo l'atterraggio più tranquillo e delicato di sempre al
nuevo Puhadel. Sono le 7 e mezza antimeridiane, la temperatura è di gradi centigradi 1, l'escursione termica con Madrid è pari a 39 celsius e, malgrado valorosi tentativi, la jetty per entrare nel terminal è rotta. Tocca scendere e risalire.
Nell'invitarvi a immaginare un duecento cristiani che bestemmiano per il freddo all'unisono mi congedo per stanotte e prometto che il TR continuerà.