Linee Aeree vs la Borsa.


13900

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26 Aprile 2012
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Uno dei motivi per cui ho deciso di lasciare (a malincuore, va detto) l'industria del trasporto aereo è il focus secondo me esagerato su "short term profit" a discapito di ciò che succede nel lungo termine. Quel "cost cutting is in our DNA", Alex Cruz dixit, che ha fatto danni enormi a BA era ed è qualcosa in cui non mi riconosco. Il dover spremere i dipendenti come limoni, il tagliare qualsiasi cosa possibile, porcate come il galley Spaceflex o i contratti che si propinano ai nuovi entranti sono i motivi che mi hanno spinto ad andarmene. Chiaro, il trasporto aereo è una commodity, un po' come i supermercati, e non ci si può aspettare di vedere il jet set degli anni '60 a tariffe da Ryanair... Però qualcosa non quadra. Non si può avere margini del 15% e chiedere ancora di più.

L'unica che, mi sembrava, fosse in grado di spingere "contro" questa direttiva era Delta. Ricordo che a fine 2019 DL aveva dato un bel bonus a tutti i dipendenti e gli analisti di Wall Street dicevano "That's the price of making business with Delta". Ora sembrerebbe che anche United (UA!) si stia muovendo in quella direzione. E' presto per dire se sarà un fuoco di paglia ma io ci conto.

United Airlines CEO Stands Up To Wall Street, Bets On Quality

This week was Leadership Week at United Airlines with a number of addresses from top-level leadership about the future of United.


In an extended conversation with Walter Isaacson, a member of the United Airlines Board of Directors, CEO Scott Kirby pitted United against Wall Street and explained why United will focus on the quality of the passenger experience in the months ahead.

United Airlines CEO Scott Kirby Vs. Wall Street

Kirby frames the conversation as United Airlines against Wall Street, saying United will no longer give into short-term demand for numbers and performance.

"One of the mistakes United made over the years was giving into Wall Street, who is very short-term focused and I think it’s really important we do the right thing for the long-term.

“The good news is doing the right thing, even if costs you something in the short-term, is almost always the right answer in the long-term.”


[...]

Kirby: Customers Care About Quality. That’s What We Are Betting On

Kirby pivots from the aircraft order to the onboard product, noting that central to his growth plan is offering the best product and best customer service.

“We’ve always had the most potential of any airline in the world so this is really about realizing our potential. And part of that means we have the right airplanes and we have to have a market share that’s equivalent to what our bills are, but it’s also about the product.
“To me, the most important thing at United Next is not the 500 airplanes. That’s exciting, that’s important, but it’s about getting the entire product to be a great product that makes a difference to customers.
“And the people on Wall Street have said, ‘Oh you’re making a big bet on recovery in business demand or recovery and demand,” and what I see is that’s not the bet we’ve made. We’re making a bet that customers care about quality, that people will fly us because we’ve got the best product and the best customer service.
“Some people care only about price, but there are a lot of people out there that care about more than just saving $2 on their airline ticket and that’s the bet we’re making is that quality will bring us loyal customers.”


Speriamo.
 
Trovo lo stesso atteggiamento in buona parte ovunque, non solo nel settore avio (beninteso che siamo su un forum dedicato, quindi si discute giustamente di questo mondo). Ma l’assunto è corretto e trasversale: spremere.

Sottoscrivo pienamente.
L'azienda per cui lavoro ha appena chiuso l'anno fiscale con un 30% di EBIT ma non c'è nemmeno l'ombra di qualche peanut di seconda mano/bocca.
 
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Trovo lo stesso atteggiamento in buona parte ovunque, non solo nel settore avio (beninteso che siamo su un forum dedicato, quindi si discute giustamente di questo mondo). Ma l’assunto è corretto e trasversale: spremere.

Sottoscrivo pienamente.
L'azienda per cui lavoro ha appena chiuso l'anno fiscale con un 30% di EBIT ma non c'è nemmeno l'ombra di qualche peanut di seconda mano/bocca.

Concordo, l'azienda che m'ha segato l'anno scorso ha fatto cio' perche' si doveva snellire pro bono investitorem, per dirla alla Scoglio, malgrado si facesse comunque quel solidissimo 30-40% di profitto netto, tasse pagate e prebende distribuite. Pero' trovo la situazione particolarmente schifosa nel settore aviotrasportistico. Giusto per dirne una, BA sta mettendo come "benefit" per i nuovi assunti l'uniforme gratis. L'uniforme perdio.
 
Citofonare O'Leary (con buona pace dei passeggeri).

Io non so voi, ma negli ultimi tempi ogni volta che mi accingo a fare un acquisto per una cosa, un oggetto, una prestazione, un servizio e vedo due prezzi di cui uno è meno della metà dell'altro mi chiedo "e il resto chi ce lo mette?". Perché ci sta che la borsa di plastica di Vuitton da 2000 euro sia un'offesa, ma trovo offensivo anche pretendere un Catania-Milano a 10 euro o un branzino a 1,99. Ok, fine del pippone qualunquista.

Per quanto riguarda i comportamenti delle compagnie aeree si contano sulle dita della zampa di un gatto quelle che non trattano a pesci in faccia i dipendenti (o parte di essi). E almeno nell'ambito della mia mansione sento di tanti newbies che iniziano dicendo che gli va bene lavorare per X mesi/anni per compagnie a 800 euro mese perché serve come trampolino. Il problema è che sotto al trampolino c'è una bella piscina vuota (o piena di ....) visto che dieci anni fa dopo la gavetta potevi ambire alla Major, mentre oggi le Major si stanno livellando alle LCC, per policy e contratti. Ok, fine anche del pippone frustrato/comunista. 😅
 
Perdonami la domanda personale, (eventualmente puoi mandarmi un PM o commentare con "no comment") hai lasciato il mondo dell'aviazione per andare in quale altro settore?

Su questa pratica del profitto direi che Boeing ha fatto scuola, ma questo è un discorso trito e ritrito anche su questo forum.
 
C'è da dire che Kirby mi sta sorprendendo... United se si gioca bene le recenti defailance (specialmente operative) di Delta e American potrebbe guadagnare parecchi punti.

Sono appena sceso da un IAD-FRA in Premium Plus (Y+), viaggio piacevolissimo, J e Y+ fully booked, per me su tratte FRA/MUC-IAD scelgo United mille volte rispetto a Lufthansa.

Dai Scott estendi lo status per un anno ancora che avete aperto le frontiere con noi Europei 2 settimane fa...
 
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Io non so voi, ma negli ultimi tempi ogni volta che mi accingo a fare un acquisto per una cosa, un oggetto, una prestazione, un servizio e vedo due prezzi di cui uno è meno della metà dell'altro mi chiedo "e il resto chi ce lo mette?". Perché ci sta che la borsa di plastica di Vuitton da 2000 euro sia un'offesa, ma trovo offensivo anche pretendere un Catania-Milano a 10 euro o un branzino a 1,99. Ok, fine del pippone qualunquista.

Per quanto riguarda i comportamenti delle compagnie aeree si contano sulle dita della zampa di un gatto quelle che non trattano a pesci in faccia i dipendenti (o parte di essi). E almeno nell'ambito della mia mansione sento di tanti newbies che iniziano dicendo che gli va bene lavorare per X mesi/anni per compagnie a 800 euro mese perché serve come trampolino. Il problema è che sotto al trampolino c'è una bella piscina vuota (o piena di ....) visto che dieci anni fa dopo la gavetta potevi ambire alla Major, mentre oggi le Major si stanno livellando alle LCC, per policy e contratti. Ok, fine anche del pippone frustrato/comunista. 😅

Guarda, dai del frustrato kompagno pure a me, ma ultimamente questo e' un argomento su cui torno sempre piu' spesso e in larga parte concordo con te. Io guardo alla mia ragazza, che oramai sono quasi 10 anni che lavora in BA. Al di la' di promozioni promesse, contratti inviati, promesse di corsi poi non mantenute e promesse (per iscritto) di backdated pay mai date... Davanti a se' ha ben poche prospettive se vuole rimanere nel lavoro. E ci sta che a non tutti interessi diventare top manager di sta ceppa, ma sembra impossibile per lei, o per le sue colleghe/amiche, fare una vita dignitosa col mestiere di assistente di volo.

Perdonami la domanda personale, (eventualmente puoi mandarmi un PM o commentare con "no comment") hai lasciato il mondo dell'aviazione per andare in quale altro settore?

Telco prima, dove sono durato ben poco - un anno e mezzo a malapena. Ora, finche' dura, spazio.

Su questa pratica del profitto direi che Boeing ha fatto scuola, ma questo è un discorso trito e ritrito anche su questo forum.

Io direi che Boeing, piu' che fare scuola, e' sintomo di un malessere generalizzato. Ma se continuo di 'sto passo mi spuntano le Clarks, l'Eskimo e il poster degli Inti Illimani...
 
Io vado un po’ controcorrente rispetto a @13900 anche se condivido buona parte della sua riflessione - ma non tutta. Mettendo da parte le airlines americane e le big LCCs europee ed IAG, il settore ha delle marginalità molto basse tra il 2% ed il 3% ( dati IATA) quindi normale che il focus deve essere su costi e produttività anche perché il settore e’ fortemente colpito da fattori esogeni/extra congiunturali - che non possono essere controllati direttamente dalle airlines tipo fuel, pandemie, crisi economiche, conflitti, guerre, etc..Aggiungiamo poi che volare intra EU e’ diventato una commodity dove the price is the king quindi normale che poi prevalgono approcci alla MOL/Varadi/Cruz/Walsh.

Il settore del trasporto aereo deve essere rimodellato in quanto chi gira intorno alle airlines ha dei margini incredibili come aeroporti, OEMs,, GDSs,lessors,etc mentre le compagnie aeree che sono gli attori principali del business aviation hanno dei margini ridicoli se li paragoniamo ad altre industrie.

Una riforma del trasporto aereo e’ assolutamente necessaria in modo da ridistribuire i profitti, le airlines sono le ultime nelle catena del valore.

Last but not least, tu citi il buon Alex come riferimento nudo e crudo del cost-cutting DNA ma quel gioco in BA lo ha inventato Willie prima come CEO di BA e poi di IAG.
 
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Io vado un po’ controcorrente rispetto a @13900 anche se condivido buona parte della sua riflessione - ma non tutta. Mettendo da parte le airlines americane e le big LCCs europee ed IAG, il settore ha delle marginalità molto basse tra il 2% ed il 3% ( dati IATA) quindi normale che il focus deve essere su costi e produttività anche perché il settore e’ fortemente colpito da fattori esogeni/extra congiunturali - che non possono essere controllati direttamente dalle airlines tipo fuel, pandemie, crisi economiche, conflitti, guerre, etc..Aggiungiamo poi che volare intra EU e’ diventato una commodity dove the price is the king quindi normale che poi prevalgono approcci alla MOL/Varadi/Cruz/Walsh.

Il settore del trasporto aereo deve essere rimodellato in quanto chi gira intorno alle airlines ha dei margini incredibili come aeroporti, OEMs,, GDSs,lessors,etc mentre le compagnie aeree che sono gli attori principali del business aviation hanno dei margini ridicoli se li paragoniamo ad altre industrie.

Una riforma del trasporto aereo e’ assolutamente necessaria in modo da ridistribuire i profitti, le airlines sono le ultime nelle catena del valore.

Last but not least, tu citi il buon Alex come riferimento nudo e crudo del cost-cutting DNA ma quel gioco in BA lo ha inventato Willie prima come CEO di BA e poi di IAG.


Prevedibilmente non sono d'accordo.
Il mio discorso, avrei dovuto sottolinearlo, era per lo piu' europeo/nordamericano. E in Europa e NA il 2019 e' stato un anno da leccarsi i baffi, al termine di un periodo che manco l'optimum medievale. Tolti ectoplasmi tipo Alitalia o SAS, e tolte compagnie create per hobby tipo QR, a memoria ricordo margini a doppia cifra per praticamente tutti e se ci sono state flessioni erano piu' che altro dovute alla sovracapacita' che si stava venendo a creare.

Non condivido neanche l'assioma che se non si cerca di tagliare sempre allora vogliamo il fallimento. Quella e' una logica che ho sentito ad nauseam in BA e sinceramente m'ha stufato. Tranne una minoranza di gonzi io credo che nessuno, nell'industria, pensi di diventar ricco. Ma tutti vorrebbero arrivare a fine mese senza dover dormire in macchina. Chiaro, c'e' bisogno di essere "fiscalmente responsabili" ma cio' non vuol dire che si debba per forza costringere alla fame i dipendenti. Perche' intendiamoci, ad oggi ci sono dipendenti delle cooperative o di subcontractors tipo Omniserve, OCS o DHL che hanno stipendi DA FAME. E anche nelle major: torno a fare l'esempio di BA, ma un'assistente di volo junior che fa un mese "pienotto", contando le ore, riceve una paga che sta ben sotto il c.d. "London living wage". Non e' sostenibile una cosa del genere.

Non sono nemmeno d'accordo sulla questione di "redistribuire i profitti" nella filiera. In primis perche', sinceramente, e' impossibile. Come andiamo a dividere i profitti tra Boeing civil aircraft e Boeing spazio, per dirne una? O RR avio e RR marine? O GE medical e GE normale? Poi, sinceramente, le compagnie chiagnano e fottono chi sta sotto di loro, vedansi ground handlers o cargo handlers. O gli MRO nel mondo di Line. Se, per esempio, Amadeus si comporta in una certa maniera, o Amsafe si permette di taglieggiare, allora e' segno che il mercato e' "propizio" per l'arrivo di qualche altro player. Non ho mai capito come mai se voglio un software ERP ho a disposizione millemila opzioni e se voglio un DCS no.

Su Alex e Willie: mi ricollego al punto di prima, quello della responsabilita' finanziaria contro i tagli giusto per. Willie non e' un santo, anzi, e io da lui non comprerei mai una macchina usata; pero' c'e' una differenza tra lui ed Alex. Willie ha tagliato cose che non avevano senso di esistere a prescindere, tipo 15 persone su un 747, il LHR-SIN-SYD che ti prendeva due settimane e 3,000 carte di allowances, basi a Manchester e via dicendo. A livello di IAG ha sbagliato totalmente, e non gliene viene data abbastanza la colpa, su IT. Licenziare i "veterani" prima di ammodernare l'infrastruttura ha portato a danni enormi.

Alex ha fatto una cosa inevitabile e di spessore (le pensioni), ma il resto sono state un filotto di risparmi diciamo "poco tangibili". Faccio due esempi due: fare appena il minimo indispensabile deciso da EASA per gli orari del personale navigante ti porta un beneficio minimo e quando a questo togli le ore buttate in sickness/fatigue, non so se il gioco valga la candela. Oppure il caso di un mio amico, commercial manager in West Africa, cui avevano chiesto di ridurre l'headcount di due persone. Risparmio annuale: 20mila dollari. Danno derivante dal non riuscire piu' a seguire bene i clienti: un paio di account da 50mila l'uno.
 
Sono le liberizzazioni, i mercati aperti (che non esistono) che mangiano se stessi. Alla fine dello scontro all'ultimo sangue rimarranno in pochi e la situazione si calmerà, con tariffe più care e, forse, condizioni più umane per chi ci lavora. Però per l'aviazione ci vuole ancora molto; il problema è che il settore da un lato ha pochissime barriere di ingresso (in pratica solo il capitale) mentre dall'altro è fortemente regolamentato, quindi deve vedersela con obblighi e monopoli di fatto: gli aeroporti, le manutenzioni, le certificazioni, i fornitori ecc.
Le alleanze a questo servivano, a ripristinare la situazione ante-liberizzazione, però sono arrivate le low cost che hanno reintrodotto il concetto di servitù della gleba: Ryan eccetera sono la Foxconn del trasporto aereo, e Foxconn fa i soldi ammazzando (a volte alla lettera) i suoi schiavi
 
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Trovo lo stesso atteggiamento in buona parte ovunque, non solo nel settore avio (beninteso che siamo su un forum dedicato, quindi si discute giustamente di questo mondo). Ma l’assunto è corretto e trasversale: spremere.

Condivido e aggiungo: le strategie aziendali delle quotate vengono ormai fatte per lo piú dalle trimestrali. Ottica di lungo periodo ‘sta gran ceppa
 
Premetto che sono lato azienda soprattutto per il fatto che le aziende devono essere capaci di stare sul mercato e di fare profitti per dare ritorni agli investitori/azionisti ma non sono così integralista da dire che i dipendenti devono essere considerati "schiavi" oppure di non avere salari più che dignitosi ed adeguati al cost of living - come anche le aziende devono far crescere i propri dipendenti sia da un punto vista salariale che professionale e non possono fare false promesse come il caso descritto da te.

Detto questo lasciami fare alcune considerazioni che secondo me incidono in tutto quanto tu descrivi:

  • Spesso in Europa e soprattutto in Italia i dipendenti hanno uno status quo derivanti da un mondo che non c'è più e che non è collegato a nessuna produttività e a nessuna profitability aziendale. In virtù dello status quo, della seniority o vecchi contratti vogliano mantenere dei privilegi che non sono più sostenibili e spesso sono pretesi anche quando la compagnia aerea perde soldi - addirittura sono stati erogati bonus/premi di produzione per dirigenti/managers per compagnie fallite.
  • Non si può considerare di ricevere un salario nel 2021 che si basi solo su base/fix salary e premio di produzione per tutti e nello stesso modo - deve essere inserita invece una parte variabile importante (ovviamente percentuale diversa in base alla responsabilità ed all'incidenza sulla profitability dell'azienda) che tengo conto di differenti KPIs che parta in primis dalla profitability della compagnia aerea ( no profitability no bonus/premio produzione) fino ad altre voci (obiettivo strategico, obiettivo del dipartimento, obiettivo personale,etc) inclusa la produttività per alcuni departments.
  • Spesso dimentichiamo che - sopratutto in Italia - il cuneo fiscale impatta molto sul netto del dipendente. Ho lavorato con contratto spagnolo ed anche italiano ed a parità di lordo c'è una grande differenza sul netto.
Rispondo qui di seguito ai tuoi commenti:

Prevedibilmente non sono d'accordo.
Il mio discorso, avrei dovuto sottolinearlo, era per lo piu' europeo/nordamericano. E in Europa e NA il 2019 e' stato un anno da leccarsi i baffi, al termine di un periodo che manco l'optimum medievale. Tolti ectoplasmi tipo Alitalia o SAS, e tolte compagnie create per hobby tipo QR, a memoria ricordo margini a doppia cifra per praticamente tutti e se ci sono state flessioni erano piu' che altro dovute alla sovracapacita' che si stava venendo a creare.

Metti in evidenza un anno singolo - vero fantastico - con decenni di magra con margini risicati al netto dei soliti noti, è bastato un anno di pandemia per far fallire praticamente quasi tutte le compagnie aeree se non ci fossero stati grants e state aids, complice anche il fatto che spesso le airlines hanno pensato a distribuire lauti dividendi agli azionisti senza preservare il cash - ma questo penso cambierà in quanto c'è bisogno di nuove politiche di risk management.

Da non trascurare inoltre che il ROIC nel mondo airlines - al netto del quinquennio 2014-2018 + anno 2019 - è sempre stato inferiore al cost of capital (WACC) quindi parliamo di un settore che non dà ritorni al netto di qualche realtà.

Non condivido neanche l'assioma che se non si cerca di tagliare sempre allora vogliamo il fallimento. Quella e' una logica che ho sentito ad nauseam in BA e sinceramente m'ha stufato. Tranne una minoranza di gonzi io credo che nessuno, nell'industria, pensi di diventar ricco. Ma tutti vorrebbero arrivare a fine mese senza dover dormire in macchina. Chiaro, c'e' bisogno di essere "fiscalmente responsabili" ma cio' non vuol dire che si debba per forza costringere alla fame i dipendenti. Perche' intendiamoci, ad oggi ci sono dipendenti delle cooperative o di subcontractors tipo Omniserve, OCS o DHL che hanno stipendi DA FAME. E anche nelle major: torno a fare l'esempio di BA, ma un'assistente di volo junior che fa un mese "pienotto", contando le ore, riceve una paga che sta ben sotto il c.d. "London living wage". Non e' sostenibile una cosa del genere.

Dispiace per i dipendenti e sopra ho già spiegato quali sono le problematiche IMHO. Btw - qualsiasi azienda si deve adeguare al mercato e alle "peers" quindi un management deve seguire quelle variabili anche se può avere idee differenti. Se non si tagliano i costi improduttivi - e non mi riferisco per forza ai dipendenti, si - si fallisce e si esce fuori dal mercato.

Ho sempre ammirato Richard Anderson ed Ed Bastian come grandi managers come anche per il loro approccio verso i dipendenti (per esempio la distribuzione di una parte degli utili on top dei variable bonuses) ma mi sono sempre chiesto se - invece di avere i margini di Delta e di essere protetti da un mercato consolidato - il loro approccio verso i dipendenti sarebbe stato diverso ed in questo caso mi riferisco soprattutto ad Ed Bastian

Non sono nemmeno d'accordo sulla questione di "redistribuire i profitti" nella filiera. In primis perche', sinceramente, e' impossibile. Come andiamo a dividere i profitti tra Boeing civil aircraft e Boeing spazio, per dirne una? O RR avio e RR marine? O GE medical e GE normale? Poi, sinceramente, le compagnie chiagnano e fottono chi sta sotto di loro, vedansi ground handlers o cargo handlers. O gli MRO nel mondo di Line. Se, per esempio, Amadeus si comporta in una certa maniera, o Amsafe si permette di taglieggiare, allora e' segno che il mercato e' "propizio" per l'arrivo di qualche altro player. Non ho mai capito come mai se voglio un software ERP ho a disposizione millemila opzioni e se voglio un DCS no.

Si possono assolutamente "redistribuire" - non ovviamente OEMs e lessors - ma i profitti degli aeroporti che sono in double till e passarli al single till contribuirebbe a far fare maggiori margini alle compagnie aeree come anche l'abolizione delle aviation/eco taxes, per non parlare all'implementazione dell'European Single Sky che ridurrebbe i costi delle compagnie aeree come anche meno emissioni e più sostenibilità ambientale.

Idem per i GDSs creando delle soluzioni alternative ma a riguardo c'è molto ancora da fare perché protocollo NDC è ancora molto limitato da diversi punti di vista ( amministrativo, auditing e control, e-ticket con più vettori con o senza accordi di interline e code-share diretti)

Su Alex e Willie: mi ricollego al punto di prima, quello della responsabilita' finanziaria contro i tagli giusto per. Willie non e' un santo, anzi, e io da lui non comprerei mai una macchina usata; pero' c'e' una differenza tra lui ed Alex. Willie ha tagliato cose che non avevano senso di esistere a prescindere, tipo 15 persone su un 747, il LHR-SIN-SYD che ti prendeva due settimane e 3,000 carte di allowances, basi a Manchester e via dicendo. A livello di IAG ha sbagliato totalmente, e non gliene viene data abbastanza la colpa, su IT. Licenziare i "veterani" prima di ammodernare l'infrastruttura ha portato a danni enormi.

Errori ne facciamo tutti e ne avrà fatti anche Willie ma se pensiamo ai risultati economici-finanziari che ha raggiunto cosa gli vogliamo dire ? gli errori ci stanno e fanno parte del gioco.
Alex ha fatto una cosa inevitabile e di spessore (le pensioni), ma il resto sono state un filotto di risparmi diciamo "poco tangibili". Faccio due esempi due: fare appena il minimo indispensabile deciso da EASA per gli orari del personale navigante ti porta un beneficio minimo e quando a questo togli le ore buttate in sickness/fatigue, non so se il gioco valga la candela. Oppure il caso di un mio amico, commercial manager in West Africa, cui avevano chiesto di ridurre l'headcount di due persone. Risparmio annuale: 20mila dollari. Danno derivante dal non riuscire piu' a seguire bene i clienti: un paio di account da 50mila l'uno.

Cost control lavora su tutti i costi e non solo su quelli che tu definisci irrilevanti, delle volte per proteggere un voce di costo importante ma indispensabile perché in caso contrario ne verrebbe meno la qualità - si preferisce tagliare più piccole voci. L'errore del caso che tu descrivi più che relativo ai costi secondo me è di cattiva riorganizzazione della struttura commerciale e di chi doveva gestire gli accounts da 50k, in fondo parliamo solo di un paio di account che potevano eseguiti da qualcun altro di BA. Secondo me Alex è un grande manager che delle volte pecca di presunzione e che inoltre non è in grado di scegliere il suo management - forse perché preferisce yes man, in VY ha avuto la fortuna di trovare già tanti ottimi managers e qualcuno lo ha portato lui da ClickAir, in BA invece solo in un paio di casi ha fatto la scelta giusta, la Martinoli per esempio che Luis Gallego si è portato in IAG.

Last but not least, fondamentalmente sono cambiate le priorità dei top managements ed in particolare dei CEOs, non solo nel trasporto aereo - adesso devono soddisfare un unico stakeholder che è la proprietà o gli azionisti rispetto a prima dover c'erano tre stakeholders - gli altri due erano i clienti ed i dipendenti. Oggi un CEO ha una vita media lavorativa in un'azienda di 3-5 anni invece che 5-10 anni quindi le uniche priorità sono aumentare i margini e distribuire i dividendi a scapito di tutto il resto quindi la cosa più semplice è tagliare - spesso i dipendenti - senza nessuna visione medium/long term anche perché loro non ci saranno più in quella determinata azienda, molto triste ma è la realtà...
 
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Detto questo lasciami fare alcune considerazioni che secondo me incidono in tutto quanto tu descrivi:

  • Spesso in Europa e soprattutto in Italia i dipendenti hanno uno status quo derivanti da un mondo che non c'è più e che non è collegato a nessuna produttività e a nessuna profitability aziendale. In virtù dello status quo, della seniority o vecchi contratti vogliano mantenere dei privilegi che non sono più sostenibili e spesso sono pretesi anche quando la compagnia aerea perde soldi - addirittura sono stati erogati bonus/premi di produzione per dirigenti/managers per compagnie fallite.
  • Non si può considerare di ricevere un salario nel 2021 che si basi solo su base/fix salary e premio di produzione per tutti e nello stesso modo - deve essere inserita invece una parte variabile importante (ovviamente percentuale diversa in base alla responsabilità ed all'incidenza sulla profitability dell'azienda) che tengo conto di differenti KPIs che parta in primis dalla profitability della compagnia aerea ( no profitability no bonus/premio produzione) fino ad altre voci (obiettivo strategico, obiettivo del dipartimento, obiettivo personale,etc) inclusa la produttività per alcuni departments.
  • Spesso dimentichiamo che - sopratutto in Italia - il cuneo fiscale impatta molto sul netto del dipendente. Ho lavorato con contratto spagnolo ed anche italiano ed a parità di lordo c'è una grande differenza sul netto.
Su questo sono in larga parte d'accordo. Ho un po' di dubbi (filosofici) sulla faccenda dei ritorni agli investitori, su cui secondo me stiamo dando (come cultura) troppa enfasi. Servirebbero degli incentivi a guardare oltre, ma sto andando massicciamente OT per cui mi auto-schiaffeggio sulla mano.

Metti in evidenza un anno singolo - vero fantastico - con decenni di magra con margini risicati al netto dei soliti noti, è bastato un anno di pandemia per far fallire praticamente quasi tutte le compagnie aeree se non ci fossero stati grants e state aids, complice anche il fatto che spesso le airlines hanno pensato a distribuire lauti dividendi agli azionisti senza preservare il cash - ma questo penso cambierà in quanto c'è bisogno di nuove politiche di risk management.

Da non trascurare inoltre che il ROIC nel mondo airlines - al netto del quinquennio 2014-2018 + anno 2019 - è sempre stato inferiore al cost of capital (WACC) quindi parliamo di un settore che non dà ritorni al netto di qualche realtà.

Mi dici che guardo solo al 2019 ma poi allarghi al 2014-18.
Il mio discorso, sinceramente, e' prettamente EU+NA. E, lo dice anche la IATA, sono quelli i "centri" di valore nel mondo dell'aviazione. Tralasciamo quelli che fanno aviazione per celunghismo o quelle parti del mondo dove il settore sta ancora crescendo; in EU e NA io sono dell'idea che si potrebbe avere un sistema piu' equo, meno estremo e secondo me piu' sostenibile nel lungo tempo se si sacrificasse qualcosa di quella spinta estrema al taglio dei costi. Quanto avrebbe risparmiato Ryanair ad usare Alpina invece di un GHA normale? Quanto risparmierebbe BA a non pagare i crew "nuovi" £25k lordi l'anno dopo 5 anni di lavoro?

ROIC.JPG


Dispiace per i dipendenti e sopra ho già spiegato quali sono le problematiche IMHO. Btw - qualsiasi azienda si deve adeguare al mercato e alle "peers" quindi un management deve seguire quelle variabili anche se può avere idee differenti. Se non si tagliano i costi improduttivi - e non mi riferisco per forza ai dipendenti, si - si fallisce e si esce fuori dal mercato.

Questa e' una visione esagerata. Non sto parlando di quelli di Lufthansa che scioperavano per la pensione defined benefit a 50 anni... sto parlando di "living wages" Guardiamo all'esempio di Alitalia, di cui oramai sappiamo il breakdown dei CASK. Anche se avessero pagato tutti gli staff il 30% in meno nel 2018.. avrebbero concluso l'anno in perdita. Torno a dire, sto parlando di benefit minimi. Lavoro in un settore dove i margini non sono altissimi - la norma per il settore e', a conti fatti, tra il 7 e il 10% - ma ciononostante malattie e maternita' sono pagate decentemente. Se guardo Dnata qui a LHR c'e' roba che manco Dickens.

Secondo me e' anche nell'interesse delle compagnie. Si fa un gran parlare, nel mondo anglosassone, della "great resignation". Pieno di gente che se ne va da lavori sottopagati...

Ho sempre ammirato Richard Anderson ed Ed Bastian come grandi managers come anche per il loro approccio verso i dipendenti (per esempio la distribuzione di una parte degli utili on top dei variable bonuses) ma mi sono sempre chiesto se - invece di avere i margini di Delta e di essere protetti da un mercato consolidato - il loro approccio verso i dipendenti sarebbe stato diverso ed in questo caso mi riferisco soprattutto ad Ed Bastian

Se devi lottare per fare breakeven e' pacifico che il mio discorso non sta in piedi. Non sono militante come quei cretini del sindacato RMT che, qui a Londra, manderanno due linee della metro in sciopero per aver ancor piu' soldi (e sono strapagati) per guidare i treni la notte 4 volte l'anno. Se stai con l'acqua alla gola come compagnia, fare lo sciopero per le mutande a Tokyo e' stupido.

Ma quando la compagnia elargisce enormi bonus al top management (come nel caso di IAG), lauti dividendi e via dicendo, mi sembrerebbe pacifico fare in modo che anche i dipendenti ne traggan beneficio. Torno a dire, nessuno entra nell'industria pensando di fare i soldi.

Si possono assolutamente "redistribuire" - non ovviamente OEMs e lessors - ma i profitti degli aeroporti che sono in double till e passarli al single till contribuirebbe a far fare maggiori margini alle compagnie aeree come anche l'abolizione delle aviation/eco taxes, per non parlare all'implementazione dell'European Single Sky che ridurrebbe i costi delle compagnie aeree come anche meno emissioni e più sostenibilità ambientale.

Per il SES mi sa che dovremo vedere l'implosione della Francia...E per gli aeroporti, guarda, sfondi una porta aperta. Heathrow ha pagato meno tasse (in %) di me, ma cosi' fa pure Amazon. Quello secondo me e' un problema politico. Invece di fare campagna elettorale marciando sulla pelle dei migranti o chittepare sarebbe bello che qualcuno si svegliasse e facesse politica sul far si che chi deve pagare...paghi. Sulle tasse ambientali non sono d'accordo. Fossero veramente usate in senso ambientale (non come l'APD) a me starebbe bene, ma sono uno solo ovviamente.

Idem per i GDSs creando delle soluzioni alternative ma a riguardo c'è molto ancora da fare perché protocollo NDC è ancora molto limitato da diversi punti di vista ( amministrativo, auditing e control, e-ticket con più vettori con o senza accordi di interline e code-share diretti)

Io non ho ancora capito come mai, se veramente 1A e altri fanno tutti 'sti soldi, non siano entrati nel giro anche colossi tipo Google.

Errori ne facciamo tutti e ne avrà fatti anche Willie ma se pensiamo ai risultati economici-finanziari che ha raggiunto cosa gli vogliamo dire ? gli errori ci stanno e fanno parte del gioco.

Torniamo sul problema del lungo termine. A breve termine, sicuro, tutto bello e buono. A lungo termine i vantaggi di headcount e costi che ha guadagnato con IAG GBS se li e' bruciati in un'unica outage, quella del 27 Maggio del 2017 se non mi sbaglio con le date. E, sempre a lungo termine, il non aver creato un'architettura unica, cloud-based, per l'intero gruppo prima di segare i veterani e' uno sbaglio non da poco. Ma i vantaggi di far cosi' si sarebbero visti in 4-5 anni, segare duemila persone costa poco e da' tanta resa... per un anno. Meno, se c'e' un'outage.

Cost control lavora su tutti i costi e non solo su quelli che tu definisci irrilevanti, delle volte per proteggere un voce di costo importante ma indispensabile perché in caso contrario ne verrebbe meno la qualità - si preferisce tagliare più piccole voci. L'errore del caso che tu descrivi più che relativo ai costi secondo me è di cattiva riorganizzazione della strutture commerciale e di chi doveva gestire gli accounts da 50k, in fondo parliamo solo di un paio di account che potevano eseguiti da qualcun altro di BA.

Questo e' solo un esempio. Posso farne almeno un'altra dozzina. Tagli tanto per tagliare, per far vedere "che stiamo facendo qualcosa", e cara grazia a cosa succede al resto.

Secondo me Alex è un grande manager che delle volte pecca di presunzione e che inoltre non è in grado di scegliere il suo management - forse perché preferisce yes man, in VY ha avuto la fortuna di trovare già tanti ottimi managers e qualcuno lo ha portato lui da ClickAir, in BA invece solo in un paio di casi ha fatto la scelta giusta, la Martinoli per esempio che Luis Gallego si è portato in IAG.

Carolina, si, e Jason Mahoney. Klaus, Rags, Tom Stevens, Troy Warfield, quella di HR che morire che mi ricordi come si chiama, Andrew Brehm... tutte scelte sbagliate secondo me. Alcuni veramente incapaci. Ha poi segato gente che non doveva esser segata. Lynne Embleton (scappata in Cargo) e Jeff Van Klaeveren su tutti. Sull'essere un grande manager... boh. A me per quel poco che l'ho visto ha fatto pena come comunicatore, come persona in grado di articolare una visione, come persona in grado di energizzare la gente. Sean Doyle non sara' Churchill, ma da quanto vedo e mi dicono sa comunicare meglio di lui.

Last but not least, fondamentalmente sono cambiate le priorità dei top managements ed in particolare dei CEOs, non solo nel trasporto aereo - adesso devono soddisfare un unico stakeholder che è la proprietà o gli azionisti rispetto a prima dover c'erano tre stakeholders - gli altri due erano i clienti ed i dipendenti. Oggi un CEO ha una vita media lavorativa in un'azienda di 3-5 anni invece che 5-10 anni quindi le uniche priorità sono aumentare i margini e distribuire i dividendi a scapito di tutto il resto quindi la cosa più semplice è tagliare - spesso i dipendenti - senza nessuna visione medium/long term anche perché loro non ci saranno più in quella determinata azienda, molto triste ma è la realtà...

Ed e' questo il problema. Soprattutto adesso, con le sfide che ci sono nel mondo climatico e il bisogno di cambiare verso un nuovo tipo di economia.
 
Su questo sono in larga parte d'accordo. Ho un po' di dubbi (filosofici) sulla faccenda dei ritorni agli investitori, su cui secondo me stiamo dando (come cultura) troppa enfasi. Servirebbero degli incentivi a guardare oltre, ma sto andando massicciamente OT per cui mi auto-schiaffeggio sulla mano.

Il problema degli shareholder returns sta in un meccanismo di incentivi (sia fiscali che legali) del tutto perverso. Basta pensare a quanti share repurchase si vedono: gli investitori sono incentivati a ricevere il proprio "ritorno" sotto forma di plusvalenza anziché dividendo (perché gli oneri fiscali sulle plusvalenze sono generalmente più bassi) e traducono questo interesse in premi per i dirigenti che fanno aumentare il valore del titolo in borsa. Per aumentare il valore del titolo in borsa -- visto che l'intero sistema borsistico di oggi si regge su acquisti in leva, opzioni e future (in pratica scommesse di breve e medio periodo) -- occorrono solo due cose: (1) far vedere trimestrali che superano il consenso degli analisti e (2) spendere i profitti dell'azienda in stock buyback.

Una metrica su tutte: nella prima metà del 2021 le aziende dello S&P500 hanno speso più in stock buyback (370 miliardi di USD) che in CAPEX ($337 miliardi). E così gli investitori sono contenti e gli amministratori anche, ma le aziende rischiano di rimanere gravemente indietro e la collettività ci rimette. E' follia pura non avere meccanismi fiscali che penalizzino gli stock buyback, inducendo le aziende a investire di più, pagare dividendi più alti e magare anche dando qualche bonus decente alle truppe.
 
Lavoro per una multinazionale del lusso e mi occupo di beni che dire effimeri é un complimento ma la situazione è pressoché identica a quello che sta accadendo nel mercato aereo con l’aggravante di non aver risentito molto durante il 2020 ed essere tornati in pareggio quest’anno con alcuni mercati cresciuti double digit, ciononostante l’ambiente lavorativo è peggiorato notevolmente, ambiente frustrante dove la tensione si legge appena varchi la porta dell’ufficio, KPI’s triplicati dal giorno alla notte e guai a mancarne uno. Probabilmente è proprio il lavoro in se ad essere mutato nell’ultimo anno in molti aspetti molto negativamente.

Tuttavia Il settore psicologico sta fatturando cifre da capogiro

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Per aumentare il valore del titolo in borsa -- visto che l'intero sistema borsistico di oggi si regge su acquisti in leva, opzioni e future (in pratica scommesse di breve e medio periodo) -- occorrono solo due cose: (1) far vedere trimestrali che superano il consenso degli analisti e (2) spendere i profitti dell'azienda in stock buyback.

Analisi semplice e perfetta
 
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Il problema degli shareholder returns sta in un meccanismo di incentivi (sia fiscali che legali) del tutto perverso. Basta pensare a quanti share repurchase si vedono: gli investitori sono incentivati a ricevere il proprio "ritorno" sotto forma di plusvalenza anziché dividendo (perché gli oneri fiscali sulle plusvalenze sono generalmente più bassi) e traducono questo interesse in premi per i dirigenti che fanno aumentare il valore del titolo in borsa. Per aumentare il valore del titolo in borsa -- visto che l'intero sistema borsistico di oggi si regge su acquisti in leva, opzioni e future (in pratica scommesse di breve e medio periodo) -- occorrono solo due cose: (1) far vedere trimestrali che superano il consenso degli analisti e (2) spendere i profitti dell'azienda in stock buyback.

Una metrica su tutte: nella prima metà del 2021 le aziende dello S&P500 hanno speso più in stock buyback (370 miliardi di USD) che in CAPEX ($337 miliardi). E così gli investitori sono contenti e gli amministratori anche, ma le aziende rischiano di rimanere gravemente indietro e la collettività ci rimette. E' follia pura non avere meccanismi fiscali che penalizzino gli stock buyback, inducendo le aziende a investire di più, pagare dividendi più alti e magare anche dando qualche bonus decente alle truppe.

Quanta verita'. Mi ricordo le volte in cui arrivava la trimestrale di IAG e il prezzo delle azioni scendeva perche' gli analisti "si aspettavano di piu'" o quella volta che il prezzo e' sceso del 5% perche' IAG aveva fatto esattamente quanto preventivato.

Buyback e' un'altra cosa che detesto, concordo pienamente.
 
Quanta verita'. Mi ricordo le volte in cui arrivava la trimestrale di IAG e il prezzo delle azioni scendeva perche' gli analisti "si aspettavano di piu'" o quella volta che il prezzo e' sceso del 5% perche' IAG aveva fatto esattamente quanto preventivato.

PayPal negli ultimi mesi. Siamo oggettivamente arrivati alla follia.

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