Vincenzo, la tua posizione mi sembra molto "alitaliacentrica", nel senso che tende a fissare come standard gli usi e costumi di AZ ai quali si dovrebbe adeguare chi vuol volare in Italia. Quello che chiami dumping salariale, in realtà si chiama concorrenza. Ed esiste in tutte le professioni. Detto questo convengo che ci dovrebbero essere dei minimi (bassi) e che i dipendenti di compagnie straniere basati stabilmente in Italia, dovrebbero pagare tasse e contributi nel Belpaese. Mi sembra peraltro che ultimamente anche i dipendenti di FR siano inquadrati in questo senso, mentre quelli di U2 lo sono da tempo.
A proposito di tasse, l'Italia sicuramente figura tra i paesi ad elevata pressione fiscale, ma questa non può essere vista come causa fondamentale dell'assenza di compagnie italiane sostenibili (a parte Neos e Air Dolomiti). Sia perchè il grosso della tassazione avviene sul profitto, che una azienda in perdita non può evidentemente avere, sia perchè in altri paesi UE con tassazione comparabile (Francia o Germania), le compagnie aeree riescono comunque ad andare avanti.
La concorrenza leale che vorresti è utopica, perchè ogni azienda è un microcosmo unico che a sua volta si trova ad operare in un ambiente altrettanto unico.
Ci sono compagnie con soci forti (pensa agli emiri o agli stati più importanti) e con soci deboli. Che devono operare in mercati a volte ricchi a volte meno. Con un differente grado di saturazione del loro ambiente, specie il proprio hub. Con peculiari vantaggi/svantaggi geografici, storici o politici. A volte possono contare su un mercato interno, a volte no.
Quelle più vecchie di solito hanno un portafoglio di slot negli scali congestionati e nei diritti bilaterali difficilmente comparabile a quello concesso all'ultimo arrivato.
D'altra parte le vecchie compagnie sono spesso sovradimensionate in quanto a personale nonchè pesantemente sindacalizzate, laddove le nuove leve possono muoversi con ben altra agilità.
Il mercato è tutto questo e noi, volenti o nolenti ci siamo immersi dentro.
Traslando tutto questo discorso su AZ, è evidente che i punti di forza siano scarsi, mentre quelli di debolezza abbondino.
Purtroppo mancare certi appuntamenti con la storia, comporta conseguenze non sempre recuperabili, se non a prezzi abnormi.
Dopo la mancata fusione con KL, AZ si è cristallizzata nella sua dimensione da 20+ M di pax, mentre i concorrenti si univano in gruppi grandi 5/6 volte tanto, con una copertura del mercato assai migliore e con economie di scala inarrivabili per la compagnia italiana.
L'impressione è che il pensiero dei decisori del futuro di AZ, sia tutt'ora cristallizzato a 20 anni fa. Una visione dove di norma AZ è il principale vettore che vola dentro e fuori l'Italia, con le altre compagnie a fare da contorno, anzi diciamolo pure, a rompere i cogxioni.
Certo, c'è una robusta dose di convenienza politica in certe dichiarazioni, ma a volte ho l'impressione che un po' ci credano davvero. A dispetto di qualsiasi statistica ENAC.
Non di meno la difficoltà di fare un piano industriale credibile, si palesa nei numeri di flotta e network più ballerini che mai.
E per quanto ritenga Lazzerini e Zeni persone competenti, non credo sia possibile creare una compagnia realmente sostenibile entro il perimetro che sembra delinearsi.
Con la speranza di sbagliarmi. Sia per te e i tuoi colleghi, sia per i miei 50€ che sto per investire obtorto collo in AZ (pari a 1/60.000.000 di 3 MLD€).