Capitolo 1: How it all started
Era da mesi che cercavo di trovare il momento adatto per mettermi a scrivere. Vuoi per la mole di lavoro nonostante il lockdown, vuoi per la fase di crisi attraversata dal settore dell’aviazione che tende a sopire gli entusiasmi, come di colpo sono già passati quasi cinque mesi dall’inaugurazione del nuovo aeroporto di Berlino, che ho avuto l’onore e l’onere di vivere in prima persona. Mi sono letteralmente preso un giorno di ferie per mettere nero su bianco questa esperienza.
La genesi di questa nuova struttura, travagliata quanto quella del mio reportage, penso sia ben nota a tutti. Vale la pena, però, ripercorrerne a grandissime linee le principali tappe:
Fin qui, bene ma non benissimo. Riprendiamo un attimo fiato e torniamo a fine 2019/inizio 2020, quando finisce sulle nostre scrivanie un bando pubblico per l’assegnazione del mandato come agenzia di PR e media relations per la società aeroportuale. La mansione principale è la gestione delle relazioni con i media in vista dell’apertura del nuovo Flughafen Berlin Brandenburg Willy Brandt, più brevemente BER.
I tempi sono molto brevi, abbiamo pochi giorni per mettere insieme le prime credenziali e superare il primo round. Ne seguono altri due nel giro di meno di un mese, e facciamo anche un sopralluogo al BER: ci si arriva con un bus di linea ma ovviamente è ancora tutto chiuso e transennato. Chissà com’è la situazione all’interno.
Mi butto a capofitto nel pitch provando sensazioni contrastanti: da una parte non mi faccio troppe illusioni, dall’altra mi sembra un sogno che si avvera e ce la metto tutta. Forse, mi dico, è arrivato il momento. Forse, dopo anni, potrò finalmente unire lavoro e passione, per giunta lavorando su un progetto così di spicco.
Alla fine ho fatto bene a crederci. Vinciamo il bando e siamo ufficialmente a bordo del progetto, effective immediately. Ricordo ancora il momento in cui il mio capo è venuto da me per comunicarmi la lieta novella, e la mia risposta: “Scheiße. E adesso come cavolo facciamo?”. Il lavoro che ci aspetta è tanto, sia davanti agli schermi che, soprattutto, in termini di presenza in loco. Spesso e volentieri 24/7.
Facciamo una prima visita “ufficiale” del nuovo aeroporto, non prima di ammirare un bel plastico di Tegel nella sede centrale della società aeroportuale.
Poi arriva la pandemia. C’è ben poco da ridere, anche se sembra quasi una barzelletta che l’apertura finalmente così vicina venga messa a repentaglio da questa nuova catastrofe. Anche per quanto riguarda il mio compito è una bella sfida, perché non è facile cominciare a collaborare con un nuovo cliente senza potersi vedere di persona e capire quali sono le sue strutture interne, i suoi processi e le sue aspettative. Il lockdown della primavera 2020, con tutte le sue incertezze, mi regala molti grattacapi, alcuni momenti di sconforto e diversi capelli bianchi (chi ha figli piccoli a casa capirà). Poi però arriva l’estate e le cose cominciano a muoversi molto rapidamente, come piace a me: quando c’è da fare non mi ferma più nessuno.
E di cose da fare ce ne sono molte. In primis, dobbiamo definire il processo di accreditamento per i media, lavorando a stretto contatto con l’agenzia che fornisce le relative piattaforme, e dobbiamo capire chi e come invitare sia all’evento principale che agli innumerevoli tour per la stampa. Poi dobbiamo occuparci di tutti i contenuti, dal nuovo sito ai materiali informativi, e dare il nostro parere per l’organizzazione degli eventi per l’apertura del BER e la chiusura di Tegel. In più, a partire da settembre buona parte della disponibilità della nostra squadra verrà assorbita dalla presenza quotidiana a tempo pieno di due persone a supporto dell’ufficio stampa. Ah, in tutto ciò dobbiamo anche attivarci per tempo per ottenere i tesserini aeroportuali, altrimenti non potremo andare in zona airside.
Era da mesi che cercavo di trovare il momento adatto per mettermi a scrivere. Vuoi per la mole di lavoro nonostante il lockdown, vuoi per la fase di crisi attraversata dal settore dell’aviazione che tende a sopire gli entusiasmi, come di colpo sono già passati quasi cinque mesi dall’inaugurazione del nuovo aeroporto di Berlino, che ho avuto l’onore e l’onere di vivere in prima persona. Mi sono letteralmente preso un giorno di ferie per mettere nero su bianco questa esperienza.
La genesi di questa nuova struttura, travagliata quanto quella del mio reportage, penso sia ben nota a tutti. Vale la pena, però, ripercorrerne a grandissime linee le principali tappe:
- 1996 – Il governo federale e i Länder di Berlino e Brandeburgo (cioè i tre soci della società aeroportuale) trovano l’accordo sul futuro aeroporto: nessuna struttura ex novo, bensì un ampliamento dello scalo di Schönefeld, a sud-est della città. Gli aeroporti di Tempelhof e Tegel chiuderanno in concomitanza con l’apertura del nuovo aeroporto.
- 2006 – Iniziano i lavori a Schönefeld, con completamento previsto per il 2011.
- 2008 – Chiude Tempelhof.
- 2011 – Completata la nuova pista sud. L’apertura viene posticipata dall’ottobre 2011 al giugno 2012.
- 2012 – L’8 maggio, con nemmeno un mese di anticipo, viene annunciato il rinvio dell’apertura per problemi di omologazione e di funzionamento del sistema antincendio automatizzato. La soluzione semiautomatica tentata dalla società aeroportuale (con centinaia di addetti pronti ad attivare in loco ogni singola porta/barriera antincendio tramite walkie-talkie) non viene accettata dalle autorità competenti.
- 2012-2016 – L’apertura viene rinviata più volte mentre si continua a cercare di risolvere i numerosi problemi emersi durante le verifiche tecniche, dal suddetto impianto antincendio ai cablaggi non a norma. Frattanto, il nuovo terminal (più tardi ridenominato Terminal 1) viene ampliato per far fronte al traffico in costante crescita. I costi del progetto aumentano da meno di 2 miliardi a circa 6 miliardi di euro.
- 2017 – Il board annuncia che l’aeroporto aprirà, finalmente, a ottobre 2020.
- 2018-2019 – Cominciano i preparativi con il processo ORAT (Operational Readiness and Airport Transfer), e viene costruito a tempo record il nuovo Terminal 2, direttamente collegato alla zona airside del Terminal 1, per aumentare le capacità landside dell’aeroporto. La data dell’apertura viene fissata per il 31 ottobre 2020, mentre Tegel chiuderà l’8 novembre successivo.
- 2020 – Ad aprile viene finalmente omologato il Terminal 1. Possono così cominciare i preparativi, fra cui le prove tecniche con dipendenti e comparse. Ad agosto, con il cleaning, viene attivata la linea di sicurezza, rendendo il Terminal 1 un aeroporto a tutti gli effetti e non più un cantiere.
Fin qui, bene ma non benissimo. Riprendiamo un attimo fiato e torniamo a fine 2019/inizio 2020, quando finisce sulle nostre scrivanie un bando pubblico per l’assegnazione del mandato come agenzia di PR e media relations per la società aeroportuale. La mansione principale è la gestione delle relazioni con i media in vista dell’apertura del nuovo Flughafen Berlin Brandenburg Willy Brandt, più brevemente BER.
I tempi sono molto brevi, abbiamo pochi giorni per mettere insieme le prime credenziali e superare il primo round. Ne seguono altri due nel giro di meno di un mese, e facciamo anche un sopralluogo al BER: ci si arriva con un bus di linea ma ovviamente è ancora tutto chiuso e transennato. Chissà com’è la situazione all’interno.


Mi butto a capofitto nel pitch provando sensazioni contrastanti: da una parte non mi faccio troppe illusioni, dall’altra mi sembra un sogno che si avvera e ce la metto tutta. Forse, mi dico, è arrivato il momento. Forse, dopo anni, potrò finalmente unire lavoro e passione, per giunta lavorando su un progetto così di spicco.
Alla fine ho fatto bene a crederci. Vinciamo il bando e siamo ufficialmente a bordo del progetto, effective immediately. Ricordo ancora il momento in cui il mio capo è venuto da me per comunicarmi la lieta novella, e la mia risposta: “Scheiße. E adesso come cavolo facciamo?”. Il lavoro che ci aspetta è tanto, sia davanti agli schermi che, soprattutto, in termini di presenza in loco. Spesso e volentieri 24/7.
Facciamo una prima visita “ufficiale” del nuovo aeroporto, non prima di ammirare un bel plastico di Tegel nella sede centrale della società aeroportuale.




Poi arriva la pandemia. C’è ben poco da ridere, anche se sembra quasi una barzelletta che l’apertura finalmente così vicina venga messa a repentaglio da questa nuova catastrofe. Anche per quanto riguarda il mio compito è una bella sfida, perché non è facile cominciare a collaborare con un nuovo cliente senza potersi vedere di persona e capire quali sono le sue strutture interne, i suoi processi e le sue aspettative. Il lockdown della primavera 2020, con tutte le sue incertezze, mi regala molti grattacapi, alcuni momenti di sconforto e diversi capelli bianchi (chi ha figli piccoli a casa capirà). Poi però arriva l’estate e le cose cominciano a muoversi molto rapidamente, come piace a me: quando c’è da fare non mi ferma più nessuno.
E di cose da fare ce ne sono molte. In primis, dobbiamo definire il processo di accreditamento per i media, lavorando a stretto contatto con l’agenzia che fornisce le relative piattaforme, e dobbiamo capire chi e come invitare sia all’evento principale che agli innumerevoli tour per la stampa. Poi dobbiamo occuparci di tutti i contenuti, dal nuovo sito ai materiali informativi, e dare il nostro parere per l’organizzazione degli eventi per l’apertura del BER e la chiusura di Tegel. In più, a partire da settembre buona parte della disponibilità della nostra squadra verrà assorbita dalla presenza quotidiana a tempo pieno di due persone a supporto dell’ufficio stampa. Ah, in tutto ciò dobbiamo anche attivarci per tempo per ottenere i tesserini aeroportuali, altrimenti non potremo andare in zona airside.
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