KL704
SCL-AMS
787-900
Reg: PH-BHM
ETD/ATD: 10.30 (10.21)
ETA/ATA: 06.55 (06.42)
In the air: 10.34-06.37 (14h03)
Merito del jet lag, ecco a voi il resoconto del mio volo in tempo di COVID.
Dopo cancellazioni e rerouting vari, la scelta cade su KLM, una delle tre compagnie (oltre a IB e AF) ad avere ripreso voli regolari.
KL, che prima volava tutti i giorni via EZE con 777, ora ha due voli settimanali nonstop con 787.
Arrivo come raccomandato con 3 ore di anticipo, davvero troppe. L’aeroporto si presenta cosi’.

I banchi check-in hanno la struttura in plexiglass stile sportello ufficio postale.

La tristezza su un tabellone (due voli su tutto il giorno).

Passata l’immigrazione in un momento, vado a fare colazione nell’unico bar aperto (tutte le lounge sono ovviamente chiuse).

Questa non l’ho capita. O cambiano il cellophane ad ogni cliente (e non mi pare lo facciano), o e’ del tutto inutile.

Il terminal internazionale consiste in una porzione di corridoio con 3 Gates (16, 17 e 18). Tutto il resto e’ chiuso e transennato. Comunque piu’ che sufficiente visto il traffico in questo periodo.


Aggiunge tristezza alla tristezza generale vedere questi aerei LATAM parcheggiati con finestrini coperti e reattori rimossi. Chissà se il 767 tornera’ mai in servizio.

Imbarchiamo con un’ora di anticipo dall’uscita 16.

A quanto ho potuto vedere (soprattutto durante il transito ad AMS) gli asiatici sono dei veri pro. 14 ore di cosi’ le trascorrerei solo con la camicia di forza.

Al Gate viene fatto un annuncio di mostrare il passaporto con la pagina gia’ aperta sulla foto nonche’ il modulo del Governo olandese compilato (inviato via mail da KLM qualche giorno prima).

La biz di KLM sul 789 e’ la Cirrus Zodiac. Gradevoli le finiture.

La bottiglietta d’acqua sostituisce la precedente offerta di champagne/succo pre-decollo.

Nell’amenity kit hanno aggiunto l’alcohol gel. Ci sta.

La salvietta antibatterica sostituisce la gia’ fu hot towel.

Il capitano annuncia un volo di 14 ore e 5 minuti. Un altro annuncio spiega che la mascherina va portata obbligatoriamente durante tutto il volo, si puo’ togliere solo per il minimo indispensabile per mangiare e bere. Ai passeggeri viene chiesto di non recarsi nel galley ma di usare il bottone per il servizio sul telecomando.

Partiamo in anticipo e senza nessuna coda decolliamo senza neppure fermarci a fondo pista alle 10.32. Il load in J e’ 50%, non male se si considera che le frontiere del Cile e UE sono chiuse tra loro.
Nonostante siano solo le 11.20, 40 minuti dopo il decollo viene subito servito il pranzo, senza menu e con un solo passaggio di bevande. La scelta e’ tra “pollo e risotto” o “ravioli con ricotta”. La prima sembra il male minore.
Da bere chiedo una coca cola (il vino era servito in bottigliette, mi pare non fosse disponibile lo champagne) che mi arriva in un bicchiere di plastica.
Tutto il pranzo e’ servito su un vassoio con le vaschette coperte “a causa del COVID”. Per lo stesso motivo non viene servito neanche il pane.

Questo era il piatto principale, senza infamia e senza lode.

Un’ora dopo il decollo e’ gia’ tutto ritirato e il crew non si vedra’ piu’ fino alla colazione (tranne qualche passaggio per ritirare bicchieri vuoti).
La poltrona reclinata e’ estremamente comoda. Personalmente preferisco la Cirrus Zodiac alla Solstys di Alitalia/Iberia ecc…

Dopo una prima siesta esploro l’IFE, la quantita’ di film e’ adeguata, l’interfaccia e’ moderno e funzionale.

Stranamente mi pare che l’IFE non abbia come tutte le altre compagnie una selezione musicale ma solo podcast e due concerti.

Lasciamo la costa del Brasile.

Dopo un tempo interminabile siamo solo a meta’ strada, in mezzo all’Atlantico.

Gli unici snack in un cestino piazzato sopra la prima fila sono cracker e biscotti. Per fortuna avevo comprato un panino in aeroporto.

Uso per la prima (e unica volta) il call button per chiedere un tè. Dopo dieci minuti di attesa nada. Riprovo e stavolta l’AV arriva subito. Il te’ e’ servito anch’esso in un bicchiere di carta.

Altra siesta e altri due film dopo e stiamo per concludere la traversata dell’Atlantico, a circa 2 ore e mezza dall’arrivo. Carina la possibilita’ di giocare con l’airshow come se fosse un mappamondo.

Altra hot towel… anzi no.

Un’ora dopo inizia la colazione, senza scelta e tutta su un vassoio. Dopo il pranzo in versione molto ridotta, la colazione e’ relativamente piu’ abbondante e stavolta c’e’ anche un panino (uscito dritto da congelatore).

Il piatto caldo e’ una omelette non malvagia.

Come da tradizione.

L’equipaggio e’ difficile da giudicare. In 14 ore, tolte le brevi apparizioni per i pasti (consegna/ritiro), si e’ visto veramente poco e l’interazione e’ stata minima.
Qui iniziamo a la discesa. E’ stato uno dei voli piu’ lenti della storia recente e passata, ma devo dire che dopo 14 ore la differenza tra il 777 e il 787 si sente tutta, la stanchezza e’ minima.

Sbarchiamo al molo E. Anche se con meno gente del solito, ad AMS c’e’ un bel movimento e tutti i negozi sono aperti. Siamo lontani anni luce dalla desolazione di SCL.
KL1601
AMS-FCO
737-8K2
Reg: PH-BXN
ETD/ATD: 09.35 (09.35)
ETA/ATA: 11.50 (11.35)
In the air: 09.48-11.30 (1h42)
Ho tre ore ad AMS e uso la lounge 52, dove non ero ancora stato. Interessanti gli arredi e sicuramente piu’ gradevoli rispetto alle precedenti Crowne Lounge.




Sempre per il COVID le cibarie sono solo su ordinazione da queste stazioni. La scelta e’ tra pane e formaggio, pane e salame, e patate e salsiccia.


L’uscita dalla lounge sembra un po’ una scena di psycho.

I voli per l’Italia hanno l’indubbio privilegio di avere un Health screening separato (al Gate B0) dove sono tutti ammassati uno sopra l’altro. Tutto cio’ per un banale controllo di temperatura e un’ennesima autocertificazione da compilare. Li’ viene svelato il Gate da raggiungere (che non compare sul tabellone).

Il volo di connessione parte spaccando il minuto alle 9.35 ed e’ praticamente pieno. La J e’ di 2 file.
Visto il volo precedente non mi aspettavo granche’ su questo volo. Invece il purser viene a prima a presentarsi, poi durante il volo serve la colazione, offre piu’ volte bevande (su bicchieri di vetro e tazze di porcellana), e infine a Roma viene nuovamente a salutare e ringraziare.

La colazione viene servita in un box ed e’ abbastanza abbondante, oltre ad avere un menu.

Visto che é notte fonda a Santiago, dormo per il resto del volo ed arriviamo a Roma in anticipo, sbarcando nel molo E, ora riservato ai voli di corto raggio, a quanto pare.
E con l’ultima autocertificazione consegnata alla polizia, terminano queste 24 ore di viaggio (door-to-door).
Il volo e’ stato comodo ma e’ innegabile che il servizio ridotto al minimo lascia dei lunghissimi vuoti che l’IFE obiettivamente fatica a colmare. Difficile da spiegare la differenza di approccio tra il volo di lungo e di corto raggio. Forse c’e’ un protocollo di sicurezza diverso sui voli per il Sud America, che e’ al momento il lazzaretto del globo.
Purtroppo il volo diretto Alitalia e’ ormai un lontanissimo ricordo, cosi’ come tutta il precedente modo di viaggiare. Ci dovremo abituare per un po’, temo.
SCL-AMS
787-900
Reg: PH-BHM
ETD/ATD: 10.30 (10.21)
ETA/ATA: 06.55 (06.42)
In the air: 10.34-06.37 (14h03)
Merito del jet lag, ecco a voi il resoconto del mio volo in tempo di COVID.
Dopo cancellazioni e rerouting vari, la scelta cade su KLM, una delle tre compagnie (oltre a IB e AF) ad avere ripreso voli regolari.
KL, che prima volava tutti i giorni via EZE con 777, ora ha due voli settimanali nonstop con 787.
Arrivo come raccomandato con 3 ore di anticipo, davvero troppe. L’aeroporto si presenta cosi’.

I banchi check-in hanno la struttura in plexiglass stile sportello ufficio postale.

La tristezza su un tabellone (due voli su tutto il giorno).

Passata l’immigrazione in un momento, vado a fare colazione nell’unico bar aperto (tutte le lounge sono ovviamente chiuse).

Questa non l’ho capita. O cambiano il cellophane ad ogni cliente (e non mi pare lo facciano), o e’ del tutto inutile.

Il terminal internazionale consiste in una porzione di corridoio con 3 Gates (16, 17 e 18). Tutto il resto e’ chiuso e transennato. Comunque piu’ che sufficiente visto il traffico in questo periodo.


Aggiunge tristezza alla tristezza generale vedere questi aerei LATAM parcheggiati con finestrini coperti e reattori rimossi. Chissà se il 767 tornera’ mai in servizio.

Imbarchiamo con un’ora di anticipo dall’uscita 16.

A quanto ho potuto vedere (soprattutto durante il transito ad AMS) gli asiatici sono dei veri pro. 14 ore di cosi’ le trascorrerei solo con la camicia di forza.

Al Gate viene fatto un annuncio di mostrare il passaporto con la pagina gia’ aperta sulla foto nonche’ il modulo del Governo olandese compilato (inviato via mail da KLM qualche giorno prima).

La biz di KLM sul 789 e’ la Cirrus Zodiac. Gradevoli le finiture.

La bottiglietta d’acqua sostituisce la precedente offerta di champagne/succo pre-decollo.

Nell’amenity kit hanno aggiunto l’alcohol gel. Ci sta.

La salvietta antibatterica sostituisce la gia’ fu hot towel.

Il capitano annuncia un volo di 14 ore e 5 minuti. Un altro annuncio spiega che la mascherina va portata obbligatoriamente durante tutto il volo, si puo’ togliere solo per il minimo indispensabile per mangiare e bere. Ai passeggeri viene chiesto di non recarsi nel galley ma di usare il bottone per il servizio sul telecomando.

Partiamo in anticipo e senza nessuna coda decolliamo senza neppure fermarci a fondo pista alle 10.32. Il load in J e’ 50%, non male se si considera che le frontiere del Cile e UE sono chiuse tra loro.
Nonostante siano solo le 11.20, 40 minuti dopo il decollo viene subito servito il pranzo, senza menu e con un solo passaggio di bevande. La scelta e’ tra “pollo e risotto” o “ravioli con ricotta”. La prima sembra il male minore.
Da bere chiedo una coca cola (il vino era servito in bottigliette, mi pare non fosse disponibile lo champagne) che mi arriva in un bicchiere di plastica.
Tutto il pranzo e’ servito su un vassoio con le vaschette coperte “a causa del COVID”. Per lo stesso motivo non viene servito neanche il pane.

Questo era il piatto principale, senza infamia e senza lode.

Un’ora dopo il decollo e’ gia’ tutto ritirato e il crew non si vedra’ piu’ fino alla colazione (tranne qualche passaggio per ritirare bicchieri vuoti).
La poltrona reclinata e’ estremamente comoda. Personalmente preferisco la Cirrus Zodiac alla Solstys di Alitalia/Iberia ecc…

Dopo una prima siesta esploro l’IFE, la quantita’ di film e’ adeguata, l’interfaccia e’ moderno e funzionale.

Stranamente mi pare che l’IFE non abbia come tutte le altre compagnie una selezione musicale ma solo podcast e due concerti.

Lasciamo la costa del Brasile.

Dopo un tempo interminabile siamo solo a meta’ strada, in mezzo all’Atlantico.

Gli unici snack in un cestino piazzato sopra la prima fila sono cracker e biscotti. Per fortuna avevo comprato un panino in aeroporto.

Uso per la prima (e unica volta) il call button per chiedere un tè. Dopo dieci minuti di attesa nada. Riprovo e stavolta l’AV arriva subito. Il te’ e’ servito anch’esso in un bicchiere di carta.

Altra siesta e altri due film dopo e stiamo per concludere la traversata dell’Atlantico, a circa 2 ore e mezza dall’arrivo. Carina la possibilita’ di giocare con l’airshow come se fosse un mappamondo.

Altra hot towel… anzi no.

Un’ora dopo inizia la colazione, senza scelta e tutta su un vassoio. Dopo il pranzo in versione molto ridotta, la colazione e’ relativamente piu’ abbondante e stavolta c’e’ anche un panino (uscito dritto da congelatore).

Il piatto caldo e’ una omelette non malvagia.

Come da tradizione.

L’equipaggio e’ difficile da giudicare. In 14 ore, tolte le brevi apparizioni per i pasti (consegna/ritiro), si e’ visto veramente poco e l’interazione e’ stata minima.
Qui iniziamo a la discesa. E’ stato uno dei voli piu’ lenti della storia recente e passata, ma devo dire che dopo 14 ore la differenza tra il 777 e il 787 si sente tutta, la stanchezza e’ minima.

Sbarchiamo al molo E. Anche se con meno gente del solito, ad AMS c’e’ un bel movimento e tutti i negozi sono aperti. Siamo lontani anni luce dalla desolazione di SCL.
KL1601
AMS-FCO
737-8K2
Reg: PH-BXN
ETD/ATD: 09.35 (09.35)
ETA/ATA: 11.50 (11.35)
In the air: 09.48-11.30 (1h42)
Ho tre ore ad AMS e uso la lounge 52, dove non ero ancora stato. Interessanti gli arredi e sicuramente piu’ gradevoli rispetto alle precedenti Crowne Lounge.




Sempre per il COVID le cibarie sono solo su ordinazione da queste stazioni. La scelta e’ tra pane e formaggio, pane e salame, e patate e salsiccia.


L’uscita dalla lounge sembra un po’ una scena di psycho.

I voli per l’Italia hanno l’indubbio privilegio di avere un Health screening separato (al Gate B0) dove sono tutti ammassati uno sopra l’altro. Tutto cio’ per un banale controllo di temperatura e un’ennesima autocertificazione da compilare. Li’ viene svelato il Gate da raggiungere (che non compare sul tabellone).

Il volo di connessione parte spaccando il minuto alle 9.35 ed e’ praticamente pieno. La J e’ di 2 file.
Visto il volo precedente non mi aspettavo granche’ su questo volo. Invece il purser viene a prima a presentarsi, poi durante il volo serve la colazione, offre piu’ volte bevande (su bicchieri di vetro e tazze di porcellana), e infine a Roma viene nuovamente a salutare e ringraziare.

La colazione viene servita in un box ed e’ abbastanza abbondante, oltre ad avere un menu.

Visto che é notte fonda a Santiago, dormo per il resto del volo ed arriviamo a Roma in anticipo, sbarcando nel molo E, ora riservato ai voli di corto raggio, a quanto pare.
E con l’ultima autocertificazione consegnata alla polizia, terminano queste 24 ore di viaggio (door-to-door).
Il volo e’ stato comodo ma e’ innegabile che il servizio ridotto al minimo lascia dei lunghissimi vuoti che l’IFE obiettivamente fatica a colmare. Difficile da spiegare la differenza di approccio tra il volo di lungo e di corto raggio. Forse c’e’ un protocollo di sicurezza diverso sui voli per il Sud America, che e’ al momento il lazzaretto del globo.
Purtroppo il volo diretto Alitalia e’ ormai un lontanissimo ricordo, cosi’ come tutta il precedente modo di viaggiare. Ci dovremo abituare per un po’, temo.