Alitalia: tra Atlantia, Delta, CdP e FS, siamo alla resa dei conti


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Dover Quotare IL MANIFESTO non me lo sarei mai aspettato...

Alitalia, verso la formazione del cast finale

La nuova farsa. Alla fine, fra qualche tempo, assisteremo comunque ad un altro flop. E questo sia per le deboli premesse del piano, che per le caratteristiche dei nuovi possibili attori in commedia

Vincenzo Comito

La nuova farsa. Alla fine, fra qualche tempo, assisteremo comunque ad un altro flop. E questo sia per le deboli premesse del piano, che per le caratteristiche dei nuovi possibili attori in commedia

È difficile parlare della vicenda Alitalia senza utilizzare i toni della farsa. Già i due precedenti «salvataggi», con i governi Berlusconi e Renzi, si sono chiusi con fallimenti. Non sappiamo bene la composizione esatta della nuova compagnia di giro, ma si possono fare ipotesi plausibili; siamo in ogni caso quasi sicuri che alla fine, fra qualche tempo, assisteremo comunque ad un nuovo flop. E questo sia per le deboli premesse del nuovo piano, che per le caratteristiche dei nuovi possibili attori in commedia. Per quanto riguarda la prima questione, le indicazioni fornite dal nuovo governo non lasciavano già presagire nulla di buono. Si sarebbe in effetti dovuto difendere l’italianità della nuova compagnia, comunque non svenderla, nonché tutelare l’occupazione.

Ora, tutti i dati indicano che tali obiettivi, nella difficile situazione del mercato ed in quella pesante dell’azienda, appaiono molto complicati da raggiungere. Ma essi sono stati rafforzati dai toni ottimistici diffusi nell’ultimo periodo. In realtà, c’è stato qualche modesto incremento nel numero dei passeggeri e nel fatturato e qualche ridotto miglioramento dei conti; la perdita è passata dai 616 milioni di euro del 2017 ai 512 del 2018, ma il pareggio di bilancio è lontano milioni di chilometri. La Lufthansa si è a suo tempo dichiarata disposta a occuparsi della questione, ma a prezzo di essere la padrona del gioco, senza attori pubblici davanti ai piedi, con un piano che ridurrebbe il numero degli aerei da far volare e il numero degli addetti. Negli ultimi giorni sembra che essa si sia mostrata disponibile a migliorare l’offerta, mentre ci sembra l’unica proposta seria sino ad oggi emersa per salvare il salvabile. Naturalmente, poi il governo dovrebbe chiudere la trattativa e soprattutto risolvere la questione degli esuberi.

Noi siamo certamente a favore dell’intervento anche ampio del settore pubblico nell’economia, ma anche esso non può fare sempre miracoli.

Si sta comunque portando avanti un piano diverso. La maggioranza del capitale sarà in mano pubblica, con le Ferrovie dello Stato al 35% circa e il Ministero del Tesoro al 15%.

Dopo di che si è parlato dell’entrata in scena potenziale di diversi attori:

1) l’americana Delta, con il 10-15 % del capitale; non si capisce peraltro bene cosa ci stia a fare in questa partita. Si tratta infatti di una concorrente della stessa Alitalia sulle rotte atlantiche; inoltre, essa fa parte, con la stessa Alitalia, dello Sky-Team, in cui è presente anche Air France, compagnia rivale della Lufthansa;

2) Carlo Toto, che a suo tempo ha partecipato alla formazione del primo tentativo di salvataggio e la cui società affittava degli aerei alla compagnia a costi ritenuti elevati; precedentemente, aveva ceduto la sua società aerea, l’Air One, alla stessa Alitalia, a prezzi parecchio salati, risultando alla fine il solo vincitore di quella partita; pare, con pendenze con l’Anas, controllata dalle Ferrovie;

3) Claudio Lotito, imprenditore, noto soprattutto come presidente della Lazio e per aver avuto diverse questioni con la giustizia. Potenzialmente dubbia la sua solidità finanziaria;

4) German Eframovich, imprenditore abbastanza chiacchierato, che controlla una società aerea sudamericana, la Avianca. Pare abbia problemi sia in Brasile che in Argentina. Ma, dalle ultime notizie, ad entrare nell’iniziativa sarebbe forse alla fine la famiglia Benetton; nel caso, la vicenda assumerebbe veramente i toni della farsa. La famiglia ha già partecipato ad ambedue i precedenti tentativi di salvataggio, con non molto successo; da qualche giorno, da una parte si parla della revoca delle concessioni autostradali, mentre dall’altra si implora la sua partecipazione al progetto.

Alla fine, da quello che si capisce dall’ultima ipotesi, ai soci pubblici si dovrebbero affiancare la Delta con il 10% del capitale e i Benetton con il 40% (o, in alternativa, alla disperata, si avrebbe un mix a piacere di Toto, Lotito, Abramovich); e il cerchio finalmente si chiuderebbe. Ancora nessuno ha parlato degli esuberi. Ma se questa è la prospettiva, speriamo soltanto di non dover scrivere troppo presto un articolo che racconti il prematuro fallimento dell’ennesimo brillante progetto.
 
Apre bocca chiunque, ma proprio chiunque chiunque

Versione 2.0...

ALITALIAMercoledì 10 luglio 2019 - 18:13Alitalia, FdI Lazio: presentata mozione che impegna ZingarettiDeve intervenire presso il GovernoRoma, 10 lug. (askanews) – “Come Fratelli d’Italia in merito alla vicenda di Alitalia, in particolare alla procedura di amministrazione straordinaria che ha fissato al prossimo 15 luglio il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse per l’acquisizione delle azioni della nostra compagnia di bandiera, abbiamo espresso fin da subito la nostra solidarietà a tutto il personale, da tempo in stato di agitazione per il futuro dell’azienda”. E’ quanto dichiarano in una nota congiunta gli esponenti di Fdi alla Regione Lazio, Fabrizio Ghera capogruppo e i consiglieri Giancarlo Righini e Chiara Colosimo, spiegando di ritenere che “la Regione Lazio debba occuparsi concretamente della questione e in tal senso abbiamo presentato una mozione che impegna il presidente Zingaretti e la sua Giunta a intervenire presso il Governo per mantenere i livelli occupazionali, favorire la reinternalizzazione del personale della Alitalia Maintenance Systems (ex AMS), garantire il potenziamento della flotta aerea. Scongiurare inoltre ogni ipotesi ‘spezzatino’, cessione o liquidazione di singoli asset aziendali, per valorizzare invece il ruolo strategico della compagnia di bandiera nazionale rafforzando la presenza dello Stato in Alitalia. Infine, la mozione di Fdi chiede di valutare la possibilità di prevedere un ingresso della Regione Lazio, ovvero di società dalla stessa partecipate, nel capitale della compagnia aerea” conclude la nota.
 
Più leggo e più penso all’occasione sprecata con AF nel 2007.


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Piú leggo e piú mi convinco che tra un annetto, massimo due, staremo tutti qui di nuovo a parlare dell'ennesimo fallimento di Az, di un nuovo commissariamento, prestito ponte, fila di possibili acquirenti a bussare alle porte del Mise, di LH che sta alla finestra...
Nel frattempo Az sará diventata ancora un pó piú piccola, sempre meno influente sul mercato italiano ed europeo, con una flotta vetusta ma sempre piú sexy e puntuale.
Facite ammuina.
 
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Piú leggo e piú mi convinco che tra un annetto, massimo due, staremo tutti qui di nuovo a parlare dell'ennesimo fallimento di Az, di un nuovo commissariamento, prestito ponte, fila di possibili acquirenti a bussare alle porte del Mise, di LH che sta alla finestra...
Nel frattempo Az sará diventata ancora un pó piú piccola, sempre meno influente sul mercato italiano ed europeo, con una flotta vetusta ma sempre piú sexy e puntuale.
Facite ammuina.

Se partono di nuovo con una capitalizzazione da un miliardo più che convinzione di quello che dici, direi che si potrebbe parlare di certezza.
 
Se partono di nuovo con una capitalizzazione da un miliardo più che convinzione di quello che dici, direi che si potrebbe parlare di certezza.

A ben pensarci è quel che perde netto ogni due anni, cioè 1 miliardo di euro.

Prestito ponte da 900 milioni, ora un'analoga ricapitalizzazione.... basta per tirare a campare fino al 2021

Stavolta però c'è la chicca della statalizzazione, veramente giù il cappello
 
Se partono di nuovo con una capitalizzazione da un miliardo più che convinzione di quello che dici, direi che si potrebbe parlare di certezza.

Per una azienda come AZ al momento è anche fin troppo. Chi mai metterebbe capitale a fiumi su un'azienda che perde 4/500 mln l'anno senza prima aver tappato il buco. In tutte le parti del mondo i risanamenti partono da una riduzione ai minimi termini e da "ahimè" lacrime e sangue in tutta la linea; solo dopo dei privati sani di mente avranno interesse a far partire gli investimenti. Qui in Italia invece si pretende di riscrivere a tutti i costi le leggi dell'economia ma purtroppo anni e anni di continui fallimenti dimostrano che non funziona così...
 
Per una azienda come AZ al momento è anche fin troppo. Chi mai metterebbe capitale a fiumi su un'azienda che perde 4/500 mln l'anno senza prima aver tappato il buco. In tutte le parti del mondo i risanamenti partono da una riduzione ai minimi termini e da "ahimè" lacrime e sangue in tutta la linea; solo dopo dei privati sani di mente avranno interesse a far partire gli investimenti. Qui in Italia invece si pretende di riscrivere a tutti i costi le leggi dell'economia ma purtroppo anni e anni di continui fallimenti dimostrano che non funziona così...

Ma soprattutto, si è detto di no al valido piano di LH perchè Di Maio aveva assicurato che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro, ed invece adesso che al comando c'è lo stato va bene?
 
Ma soprattutto, si è detto di no al valido piano di LH perchè Di Maio aveva assicurato che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro, ed invece adesso che al comando c'è lo stato va bene?

La differenza sostanziale fra guadagnare uno stipendio e prendere uno stipendio.
 
Alitalia, Conte: "Non lavoriamo a salvataggio, ma a rilancio"

Il premier: "Tutto il governo è proteso verso soluzione di mercato e industriale"

POLITICA (Milano). "Ci stiamo lavorando intensamente, in particolare il ministro Di Maio. È un dossier talmente importante che tutto il governo è proteso verso una soluzione di mercato e industriale. Non lavoriamo al salvataggio di Alitalia, ma al rilancio industriale di quella che è un'infrastruttura fondamentale per il sistema trasporti-Paese". Così il premier Giuseppe Conte, a margine del suo intervento al Forum dell'Economia Digitale. (Simone Vazzana/alanews)
 
La differenza sostanziale fra guadagnare uno stipendio e prendere uno stipendio.

Questo è un commento molto superficiale. Ci sono migliaia di persone che ogni giorno si danno da fare per far decollare ed atterrare oltre 100 aerei. Tra l'altro con una puntualità riconosciuta. Quindi l'automatismo per cui un dipendente LH guadagna lo stipendio, e un dipendente AZ prende lo stipendio non lo trovo corretto.
 
Re: Thread Alitalia luglio 2019

“Degradata” a partner secondario sul mercato aereo più ricco del mondo, cioè quello nordamericano, dove le compagnie guadagnano in media 16,80 dollari a passeggero contro i 6,40 dollari in Europa e i 6,15 dell’Estremo Oriente. Studiando le ultime modifiche volute da Delta al piano industriale per rilanciare Alitalia, i dirigenti che al Mef, al Mise e in Ferrovie si occupano del dossier si sono trovati di fronte a una brutta e inaspettata sorpresa: nello schema previsto dal vettore americano l’ex compagnia di bandiera italiana perde nella alleanza aerea di Skyteam lo status di attore primario per diventare partner secondario sotto il cappello della stessa Delta, equiparata così alla controllata Aeromexico.




A RISCHIO ALCUNE TRATTE IMPORTANTI

In quest’ottica il ruolo e il peso di Alitalia (per non parlare delle possibilità di rilancio) cambiano in maniera assoluta: oggi la compagnia italiana collega direttamente Roma o Milano a sette città del Nord America, ma perdendo il suo status nella branca atlantica di Skyteam rischia di dover rinunciare ad alcune tratte importanti. Per compensare la cosa Delta avrebbe garantito al Mef, al Mise e a Ferrovie di lasciare agli italiani, utilizzando come base d’armamento Fiumicino, tutta la gestione del traffico aereo dai Balcani verso gli Usa. Un’ipotesi che ha fatto innervosire non poco le controparti.


IL MISE HA SMENTITO UNA PROROGA

Delta si sarebbe giustificata con la necessità di tutelare il suo investimento – non superiore ai 100 milioni – vista la difficoltà a trovare un partner finanziario che metta almeno 350 milioni nell’ex vettore di bandiera. Ma nel piano appena presentato ci sarebbero tre macchine di lungo raggio e 15 di medio oltre, soprattutto, a un migliaio di esuberi, smentiti dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio in più occasioni. Tutto questo avviene a pochi giorni – la dead line è il 15 luglio – dal termine ultimo per la presentazione delle offerte vincolanti per entrare in Alitalia. Il Mise ha smentito un’ulteriore proroga – sarebbe la quinta – e continua a trattare con i soggetti che finora si sono detti disponibili a partecipare all’operazione.

RESTA IL NODO DI ATLANTIA

Al momento il governo italiano può contare sui 100 milioni di euro di Delta, che dovrebbe prendere una quota tra il 10 e il 15%, sui 100 che il Tesoro inietterebbe in cambio degli interessi che gli sarebbero dovuti per il prestito ponte da 900 milioni, mentre altri 350 sarà costretta a metterli Ferrovie. Ma manca ancora chi dovrà impiegare la cifra rimanente per rilanciare la compagnia: non meno di 350 milioni di euro. In testa ai desiderata del governo resta Atlantia, ma la guerra portata avanti dai cinque stelle per togliere la concessione autostradale ha quasi allontanato dal deal i Benetton. I quali, in ottimi rapporti con la Lega, nei mesi scorsi avrebbero messo sul piatto la proroga per le concessioni sui tratti autostradali quanto per quelle aeroportuali. Ma va da sé che se Delta confermerà di limitare l’operatività della futura Alitalia, la famiglia di Ponzano – visti gli interessi a Fiumicino – considererà sempre meno appetibile tutta l’operazione.


TORNA IN CAMPO L’IPOTESI LUFTHANSA

In questo caos la cassa del vettore langue, mentre il Mise e Ferrovie avrebbero iniziato a vedere le imprese – la famiglia Toto, il colombiano Germàn Efromovich, azionista di maggioranza di Avianca, il patron della Lazio Claudio Lotito – che si sono dette interessate e i loro consulenti. Tutti nomi che non piacciono a Delta e sui quali il governo nutre dubbi. Così, dietro le quinte, si rafforza l’ipotesi che alla fine torni in campo Lufthansa.
I tedeschi sono usciti dalle trattative dopo che lo scorso autunno furono di fatto messi alla porta da Luigi Di Maio. Da Colonia hanno fatto sapere che finché non cambia l’inquilino del Mise non riprenderanno in mano il dossier. In realtà, complici le pressioni di Palazzo Chigi e della Lega, Lufthansa starebbe rimodulando il suo piano: Roma, come annunciato, diventerebbe il quinto hub con voli non soltanto verso gli Stati Uniti ma anche verso il Sudamerica e l’Africa, e dalla Germania si sarebbero detti pronti a limitare sia gli esuberi sia il numero di macchine da mettere a terra. Nella prima versione si parlava di 5 mila licenziamenti (riassorbibili in base alla crescita di Alitalia), di cinque aerei a lungo raggio e di 60 a medio raggio da dismettere.

LETTERA 43

Riquoto questo messaggio perché contiene alcuni passaggi interessanti in merito al piano industriale di Delta, che finora era rimasto nascosto un po' come il mostro di Lochness, e che nessuno ha commentato.

DaV
 
Questo è un commento molto superficiale. Ci sono migliaia di persone che ogni giorno si danno da fare per far decollare ed atterrare oltre 100 aerei. Tra l'altro con una puntualità riconosciuta. Quindi l'automatismo per cui un dipendente LH guadagna lo stipendio, e un dipendente AZ prende lo stipendio non lo trovo corretto.

Hai pienamente ragione tuttavia non credo che Paolo si riferisse a “Dipendente LH vs Dipendente AZ”, almeno che non ci abbia capito nulla io (il che, con il mio italiano, è possibilissimo!).

G
 
Comunicato Atlantia:

Roma, 11 lug. (askanews) - Atlantia ha annunciato che veluterà un suo ingresso nella nuova Alitalia. Al termine della riunione di oggi, il Cda del gruppo ha conferito all'ad, Giovanni Castellucci, il mandato a verificare la sostenibilità del Piano.

"Con riferimento alle anticipazioni apparse sulla stampa - si legge in una nota -, Atlantia comunica che il Consiglio di Amministrazione della Società, riunitosi in data odierna, preso atto dell'interesse della società controllata Aeroporti di Roma per una compagnia di bandiera competitiva e generatrice di traffico, ha dato mandato al ceo Giovanni Castellucci di approfondire la sostenibilità ed efficacia del piano industriale relativo ad Alitalia - inclusa la compagine azionaria e il team manageriale - e gli opportuni e necessari interventi per un duraturo ed efficace rilancio della stessa, riferendo in una prossima riunione consiliare per le opportune valutazioni ed eventuali connesse deliberazioni". Lo si legge in una nota al termine del Cda".

http://tendenzeonline.info/news/2019/07/11/alitalia-atlantia-annuncia-che-valutera-operazione
 
Quindi Atlantia è dentro. Di Maio deve aver capito che può cambiare narrativa e raccontare alla "base" di aver rifilato il pacco ai Benetton.
 
Stato
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