Analisi dati traffico Italia-USA


Cesare.Caldi

Veterano del Forum
Utente Registrato
14 Novembre 2005
37,273
1,446
161
N/D
Interessante analisi del Corriere sui dati di traffico tra Italia e il resto di Europa con gli USA, non riesco a riportare i grafici, qui il link dell' articolo completo:
https://www.corriere.it/cronache/19...eo-225bb4e0-9a8f-11e9-8fdd-d4f7eb4bd62c.shtml


Voli Italia-Usa, ogni giorno 11 mila persone prendono un aereo

Nel 2018 quasi quattro milioni di persone hanno volato tra i due Paesi (sesto mercato europeo). Alitalia detiene la fetta più rilevante, Roma è l’approdo principale
di Leonard Berberi - lberberi@corriere.it

Nel 2018 sono state quasi 11 mila le persone che ogni giorno hanno volato direttamente tra l’Italia e gli Stati Uniti (3,93 milioni in dodici mesi), sesto mercato più «affollato» tra Vecchio continente e il Paese del Nord America. È quanto emerge da un’analisi del Corriere della Sera sui documenti depositati da tutte le compagnie aeree al Dipartimento americano dei trasporti. Un mercato, quello Italia-Usa, che sul fronte dei viaggiatori cresce del 15,2% rispetto al 2017 e del 35% sul 2014 — mostrano i dati — e che, secondo diversi analisti consultati, genera ricavi complessivi di oltre 3,4 miliardi di euro dei quali un terzo sborsato da quelli — soprattutto dirigenti — che si muovono in classe Business per affari.

Il ruolo di Fiumicino
I voli sopra l’Atlantico rappresentano una delle principali fonti di introiti per i vettori europei e statunitensi. E questo spiega, in parte, le attenzioni continue sulle sorti di Alitalia sia per Delta Air Lines che per Lufthansa, così come il rilancio di Air Italy (l’ex Meridiana con il 49% di Qatar Airways) con gli investimenti sulla cosa orientale e occidentale americana (New York, Miami e quest’anno Los Angeles, San Francisco). Le cifre del 2018 del Dipartimento dei trasporti evidenziano il ruolo di Roma Fiumicino come il più rilevante snodo sulle tratte Italia-Usa. Quasi 63 passeggeri su cento sono transitati nel più grande scalo del nostro Paese, di recente premiato dall’associazione europea degli aeroporti Aci come il migliore del continente nella categoria «oltre 25 milioni di passeggeri». Il 28% ha messo piede a Milano Malpensa, mentre Venezia resiste con poco meno del 9%.

Le quote di Alitalia e Air Italy
A livello di compagnie aeree è Alitalia a trasportare la fetta più importante: il 27,2% s’è imbarcato negli Airbus A330 e nei Boeing 777 della compagnia tricolore in amministrazione straordinaria dal 2 maggio di due anni fa. Nell’intero 2018, stando ai numeri depositati, Alitalia ha trasportato 1,07 milioni di viaggiatori, il 6,3% in più del 2017. Cresce molto Air Italy — del 27% in dodici mesi —, ma ha ancora volumi ridotti, tanto da far chiudere il periodo considerato con 120 mila passeggeri. Sull’azienda sardo-qatariota bisogna precisare che la sua nuova vita risale al 1° marzo 2018, quindi il dato risente dei due mesi iniziali di sostanziale stallo.


I tassi di riempimento
Le due compagnie italiane migliorano anche i «load factor», cioè i tassi di riempimento dei loro voli con Alitalia che ha chiuso con una media dell’86,3% (era 85,6 l’anno precedente) e Air Italy del 76,3% (73,5% nel 2017). Questo non significa che le rotte tra il nostro Paese e gli Usa siano state sempre profittevoli: i vettori potrebbero aver sacrificato in certi momenti la reddittività per far riempire di più i loro aeromobili, anche se di solito — spiegano gli esperti — accade più nelle fasi iniziali del lancio di un nuovo volo, per sottrarre a chi opera già sulla tratta quante più persone possibili. Politiche di prezzo simili sono state registrate quando Air Italy ha avviato nel giugno 2018 le operazioni su New York (dove già volavano Alitalia, Emirates, Delta, United, American Airlines) e Miami (rompendo il monopolio di American).

Il confronto con l’Europa
Nel complesso quasi sette persone su dieci che hanno volato tra Italia e Usa si sono imbarcate su altre compagnie: non soltanto le «tradizionali» American Airlines, Delta Air Lines, United, Emirates (da Milano), ma anche la low cost Norwegian Air. Un numero da non sottovalutare. Perché è vero che Alitalia, per esempio, gode degli accordi di codeshare con Delta Air Lines (al netto dei voli con scalo a Parigi e Amsterdam operati da Air France e Klm), ma è altrettanto vero che come vettore di riferimento per i collegamenti con gli Usa ha una fetta inferiore nel confronto con il resto dell’Europa. Se si escludono le monopoliste Aeroflot (in Russia) e Turkish Airlines (in Turchia), dai bilanci emerge il 65% di quota di mercato in Svizzera di Swiss, il 62% di Lufthansa (con Eurowings) in Germania, il 60% di Aer Lingus in Irlanda, il 48% di Air France in Francia.

Il record del Regno Unito
I collegamenti Usa-Regno Unito, non a sorpresa, sono anche quelli più affollati a livello europeo. Nel 2018 in 20,39 milioni hanno volato tra i due Paesi, il doppio rispetto alle rotte Germania-Stati Uniti (10,33 milioni). Seguono Francia (quasi 8 milioni), Olanda (5,8 milioni) e Spagna (4,3 milioni). L’Italia, come anticipato, ha chiuso come sesto mercato, superando di poco l’Irlanda. L’Islanda è risultata ottava con 2,76 milioni, ma è un dato che quest’anno è destinato a crollare perché nel frattempo una delle voci principali nei flussi — la low cost di lungo raggio Wow Air — è fallita. È probabile che il Paese nel 2019 venga superato non soltanto dalla Svizzera, ma anche dalla Turchia.

I vettori
Anche la classifica delle compagnie aeree segue un po’ quella degli Stati: analizzando soltanto i vettori europei ecco che British Airways comanda (7,45 milioni), inseguita da Lufthansa (6,11 milioni, al netto dei 240 mila di Eurowings che nei prossimi mesi smetterà di operare le rotte di lungo raggio). La low cost nordica Norwegian Air è terza, mettendo assieme le sue varie divisioni (quella basata in Irlanda e l’altra nel Regno Unito), con quasi 5 milioni. Alitalia, nel ranking per vettori, è tredicesima, ma balza al quinto posto se il confronto si basa sui tassi di riempimento (86,3%), dopo Turkish Airlines (88%), Klm (87,9%), Air France (87,8%) e Tap Portugal (87,8%).

Corriere.it
 
Analisi che manca di due componenti fondamentali, per la parte che riguarda l'Italia - le fughe via altri hub stranieri e le quote unitarie degli altri vettori che operano sul mercato transatlantico. Così come è scritto, l'articolo ha un'utilità estremanente limitata e non dice qual è il reale valore e peso del mercato transatlantico in Italia, la reale quota di mercato di AZ/IG/terzi sul totale, e il peso delle alleanze.

DaV
 
un'utilità estremanente limitata

DaV

Un po' come il resto degli articoli dell'"esperto" del Corriere (a/r costa meno che sola andata; connessioni meno costose che volo diretto; l'acqua è bagnata; a stare sotto al sole ci si scotta).
 
Senza dubbio non è una analisi che si potrebbe portare davanti ad un board, perché non ha alcuna implicazione o offre spunti particolari.
Ma è il Corriere, quindi informazione generalista. Immagino che pagare per avere dati dai soliti siti di analisi, per una qualunque ragione, non fosse contemplato, e probabilmente non sarebbe neanche stato apprezzato dal lettore (generalista).

Gesendet von meinem Mi A2 mit Tapatalk
 
Senza dubbio non è una analisi che si potrebbe portare davanti ad un board, perché non ha alcuna implicazione o offre spunti particolari.
Ma è il Corriere, quindi informazione generalista. Immagino che pagare per avere dati dai soliti siti di analisi, per una qualunque ragione, non fosse contemplato, e probabilmente non sarebbe neanche stato apprezzato dal lettore (generalista).

Gesendet von meinem Mi A2 mit Tapatalk

Però se è un articolo basato su dati incompleti, che non dà una visione d'insieme - o anche solo corretta - dell'argomento... che senso ha pubblicarlo? Va bene che è il Corsera online, dove c'è la peggio immondizia, però siamo al livello del servizio "Ma che caldo fa" di Studio Aperto.
 
Però se è un articolo basato su dati incompleti, che non dà una visione d'insieme - o anche solo corretta - dell'argomento... che senso ha pubblicarlo? Va bene che è il Corsera online, dove c'è la peggio immondizia, però siamo al livello del servizio "Ma che caldo fa" di Studio Aperto.

Il Corriere della Sera - ormai - serve solo ad appicciare il fuoco della griglia per farsi bistecca e salsicce (quando è meno caldo, naturalmente, come raccomanda l'esperto).
 
Ho scritto all' autore dell' articolo che gentilmente mi ha risposto. I dati sulla quota di mercato delle compagnie USA non sono ancora disponibili nel dettaglio per questo non sono stati riportati nel relativo grafico. Si conosce il totale dei pax Italia-USA e quelli trasportati dalle compagnie italiane, quindi fatto 100 il totale, la loro percentuale è corretta, manca il dettaglio delle altre compagnie che quindi rientrano tutte sotto la voce altro. Mi ha riferito che quando avrà i dati completi tornerà sull' argomento.
 
Ho scritto all' autore dell' articolo che gentilmente mi ha risposto. I dati sulla quota di mercato delle compagnie USA non sono ancora disponibili nel dettaglio per questo non sono stati riportati nel relativo grafico. Si conosce il totale dei pax Italia-USA e quelli trasportati dalle compagnie italiane, quindi fatto 100 il totale, la loro percentuale è corretta, manca il dettaglio delle altre compagnie che quindi rientrano tutte sotto la voce altro.

Non è l'informazione a cui mi riferivo né un'informazione utile per alcuna analisi. A parte che si potrebbe pure discutere dell'utilità di pubblicare un articolo con dati parziali e mettere nel calderone "altro" tutto ciò che non è noto... la famosa informazione un tanto al kilo.

Quello che manca alla discussione, e che l'autore non potrà mai avere a meno che i gestori aeroportuali, o le compagnie aeree, non glieli passino, è quanti passeggeri, in partenza da aeroporti italiani e diretti verso il nord America, volano attraverso aeroporti non italiani. Senza quel dato, non si può avere un quadro del mercato "Italia-USA".

Mi ha riferito che quando avrà i dati completi tornerà sull' argomento.

Sembra una minaccia :D

DaV