Alitalia: si fa avanti l'ipotesi Atlantia


Stato
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Il punto è come sottolineo da tempo riguardo al controllo effettivo non in mani pubbliche a tutela dell'investimento. Gli americani sono convinti (la storia in fondo è chiara) che un secondo dopo la firma sono pronti per diventare i prossimi incapaci e approfittatori appena proveranno a ristrutturare AZ.
L'atto del CDA di DL è una notizia interessante perché è un atto ufficiale e potrebbe rappresentare un passo verso la capitolazione di giggino e soci.
Se arriveranno a una soluzione la cosa comunque è pensata con la necessità di successive ricapitalizzazioni per tenere sempre sulle spine il governo e costringerli a lasciarli lavorare senza ingerenze. Così se il governo non sta al gioco possono staccare la spina a stretto giro di posta.

a me invece sembra che il problema, non e' chi controlla cosa (non ancora) ma chi ci mette gli altri soldi
 
a me invece sembra che il problema, non e' chi controlla cosa (non ancora) ma chi ci mette gli altri soldi

Certo che il problema è quello ma, come dice correttamente farfallina, se questo “chi” diventa un privato, e se la voce di Atlantia con 400 milioni si concretizza, la parte pubblica è minoritaria, e alla prima ricapitalizzazione soccombe, lasciando a DL/altro socio privato la possibiltà di aumentare il controllo.
 
Certo che il problema è quello ma, come dice correttamente farfallina, se questo “chi” diventa un privato, e se la voce di Atlantia con 400 milioni si concretizza, la parte pubblica è minoritaria, e alla prima ricapitalizzazione soccombe, lasciando a DL/altro socio privato la possibiltà di aumentare il controllo.

che il "chi" sarebbe stato privato lo si e' sempre saputo visto che il MEF + FS si fermano al 45%
 
Il punto è come sottolineo da tempo riguardo al controllo effettivo non in mani pubbliche a tutela dell'investimento. Gli americani sono convinti (la storia in fondo è chiara) che un secondo dopo la firma sono pronti per diventare i prossimi incapaci e approfittatori appena proveranno a ristrutturare AZ.
L'atto del CDA di DL è una notizia interessante perché è un atto ufficiale e potrebbe rappresentare un passo verso la capitolazione di giggino e soci.
Se arriveranno a una soluzione la cosa comunque è pensata con la necessità di successive ricapitalizzazioni per tenere sempre sulle spine il governo e costringerli a lasciarli lavorare senza ingerenze. Così se il governo non sta al gioco possono staccare la spina a stretto giro di posta.
L'esperienza ci insegna fin troppo bene che la politica non è disposta a lasciare AZ in mani straniere.
DL avrà i suoi vantaggi strategici, ma stai pur tranquilla che non le sarà permesso di far macelleria sociale per 150 M€ (degli altri, non vi è certezza).
D'altra parte la compagnia USA sta macinando utili da favola. Nel Q1 ha segnato un netto di 639 M$ (+21%), per cui un ticket in AZ lo può mettere anche senza pretendere la luna.
 
i Umberto Mancini

Ali-Atlantia andrà ai tempi supplementari oppure, salvo colpi di scena, per la compagnia di bandiera non ci sarà che la via della liquidazione, con tanto di esuberi e macelleria sociale. Uno scenario, quest’ultimo che a Palazzo Chigi non vogliono nemmeno prendere in considerazione. Ma affinché prevalga la prima ipotesi, la meno probabile al momento, serve un rinvio rispetto alla scadenze già fissate (il 30 aprile a rigore l’operazione si sarebbe dovuta chiudere) per trovare una mediazione e mandare in porto una trattativa tutta in salita. Del resto alternative concrete non ce ne sono. E se la holding dei Benetton, al momento alla finestra, non dovesse in extremis accettare la corte del governo, i problemi da superare sarebbero davvero giganteschi. Cdp e le aziende pubbliche (Poste, Fincantieri, Leonardo) non hanno infatti nessuna intenzione di rilevare la quota del 30-35% che nel piano elaborato dalle Fs, regista dell’operazione Alitalia, dovrebbe accollarsi la società che fa capo ai Benetton. Delta e Tesoro sono pronte ciascuna a mettere sul piatto i soldi per una quota del 15%, sborsando circa 300 milioni in totale. «Senza Atlantia non si va da nessuna parte - dice una fonte governativa - e alla fine anche i grillini dovranno accettarlo, abbassando la testa». Bisognerà vedere se a quel punto i privati saranno ancora interessati.

​Alitalia, nessun problema per le prenotazioni: anche senza accordo si vola fino a tutto il 2019

A complicare il quadro, già ingarbugliato di suo, c’è anche il caso Siri. Un caso che pesa come macigno sui rapporti tra Lega e 5Stelle. I primi nettamente favorevoli a far entrare Atlantia nel capitale della nuova Alitalia ripulita dei debiti; i secondi ancora pieni di dubbi, ma non più, fieramente ostili al progetto come un paio di mesi fa. Tant’è che al Mit guidato dal ministro Danilo Toninelli si sbrigano a liquidare la questione, affermando che della partita se ne occupa il Mise, ovvero il vice premier Luigi Di Maio in prima persona. Ma una eventuale fallimento dell’operazione salvataggio - ragionano gli uomini della Lega - alla fine si ritorcerebbe proprio contro il capo dei grillini che, nelle ultime dichiarazioni, ha usato parole molto caute, evitando di chiudere la porta in faccia ad Atlantia e assicurando che «siamo davvero al fotofinish». Fu il primo, tra l’altro, a dire che sarebbe stata fatta una operazione di sistema, per rilanciare la compagnia di bandiera con investimenti miliardari.
Adesso bisognerà vedere come in queste ore si svilupperà il negoziato, visto che proprio dalla holding hanno fatto capire che ci sono almeno tre questioni da risolvere: la procedura di revoca della concessione ad Autostrade dopo il crollo del Morandi, la revisione delle tariffe autostradali e l’urgenza di sbloccare investimenti per 5 miliardi per la Gronda di Genova. Senza certezze su questi temi è molto difficile che l’ad del gruppo Giovanni Castellucci possa solo immaginare di portare il dossier al cda della prossima settimana, convocato del resto non per affrontare il tema - mai ufficialmente sul tavolo - ma solo per conferire i poteri all’amministratore delegato dopo l’ok dell’assemblea.

Subito dopo Pasquetta ci sarà invece la riunione del consiglio dei ministri che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe lanciare altri segnali. O almeno così si aspettano i sindacati, Cisl in testa, preoccupati per l’impasse. «La partita - sottolineano - è nel campo del governo che deve chiarire subito che strada vuole prendere, ovvero se Atlantia può essere utile o meno al salvataggio e se ci sono altre ipotesi praticabili».
Di certo Palazzo Chigi farà di tutto per allungare i tempi e consentire così ai 5Stelle di chiarirsi al proprio interno. Il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi è preoccupato: «Non so se la moral suasion su Atlantia funzionerà, entrerà solo se le conviene». Una vera corsa contro il tempo. Anche se la restituzione del prestito ponte da 900 milioni scatterà solo a fine maggio e dunque ci sono margini per arrivare al traguardo. Quanto alle scadenze legate alla gestione commissariale, è molto probabile che il mandato possa slittare a dopo l’estate. C’è da scavallare lo scoglio delle elezioni europee e quello ben più duro delle tensioni nell’esecutivo. In cassa Alitalia ha circa 500 milioni di euro che consentono, anche in vista della stagione estiva, di avere sufficiente carburante per volare ancora, ma non per programmare il futuro.

Il Messaggero
 
Roma. Il governo aveva fatto la voce grossa nei confronti del gruppo Atlantia, proprietario di Autostrade, in seguito al crollo del ponte Morandi minacciando la revoca delle concessioni autostradali, azione potenzialmente esiziale per la compagnia della famiglia Benetton. Il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, aveva chiamato i padroni di Atlantia dei “prenditori”. La minaccia della revoca è stata portata avanti anche dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, il quale alla notizia che l’ad, Giovanni Castellucci, per la chiusura della fusione con il gruppo spagnolo Abertis, riceverà 3,7 milioni di euro in bonus e incentivi, aveva twittato: “Non servono commenti di fronte a premi milionari erogati dopo tragedia #Genova, serve una rivoluzione del sistema concessioni: quella che stiamo facendo”. A otto mesi di distanza, coi lavori di demolizione del Morandi che vanno a rilento, le ostilità tra governo e Atlantia sembrano attenuarsi. La postura governativa verso i Benetton è cambiata: se prima erano maltrattati ora sono da tenere da conto. Ultimamente il governo ha fatto pressione su Atlantia affinché entri nel salvataggio di Alitalia perché non ci sono investitori disposti a imbarcarsi nella ristrutturazione di una delle aeree compagnie peggiori d’Europa a due anni dal suo commissariamento. Così ora il governo si trova in una posizione di inferiorità rispetto agli (ex) prenditori.L’ad del gruppo dei Benetton, cui fanno capo concessionarie di autostrade e la gestione degli aeroporti di Roma, Castellucci, in occasione dell’assemblea degli azionisti di giovedì ha detto di non potere aprire il dossier Alitalia perché la società ha troppi fronti aperti. “Uno in più non ce lo possiamo permettere in questo momento”, ha detto. La dichiarazione corrisponde a un diniego temporaneo subordinato alla soluzione di diverse questioni di competenza dell’esecutivo: si aprirebbe una trattativa che vede Atlantia in posizione di forza. Le condizioni le ha poste Castellucci stesso elencando i dossier aperti. Il governo aveva minacciato la revoca delle concessioni come una sorta di punizione per il crollo del ponte di Genova che il 14 agosto scorso ha causato la morte di 43 persone. Su questo è in corso uno scambio di lettere tra il ministero delle Infrastrutture e Autostrade. Per Castellucci un’attenuazione del conflitto è il primo punto da affrontare. Il secondo sono le autorizzazioni necessarie del ministero delle Infrastrutture per aprire i cantieri della Gronda di Genova e del Passante di Bologna del valore di 4,9 miliardi di euro. Il terzo sono le tariffe autostradali e aeroportuali da rivedere anche per le concessioni in essere. Un mese fa ci sono stati colloqui tra le Ferrovie dello stato, investitore principale coinvolto nel salvataggio, e il suo advisor Mediobanca con Atlantia per verificare interesse. Sono seguiti incontri operativi con Aeroporti di Roma nei quali la società che gestisce lo scalo di Fiumicino ha fornito indicazioni per un piano industriale di Alitalia. Per creare una nuova società però mancano azionisti. Le adesioni finora sono inferiori al 60 per cento del capitale: Fs (30 per cento circa), ministero dell’Economia (15), l’americana Delta Airways (10), l’unico partner industriale. Un ingresso di Atlantia eventualmente dovrebbe prevedere un aumento della quota di Fs (per ipotesi un 35 per cento circa a testa). Per Atlantia sarebbe un esborso esiguo, di circa 300 milioni. In passato i Benetton erano intervenuti nei salvataggi di Alitalia – con Berlusconi e la cordata Cai (2008) restando poi con Letta-Renzi e Etihad (2013-’14) – perché era un vettore importante per il traffico sugli aeroporti di Roma dal quale arrivava circa il 60 per cento dei ricavi aeronautici, ora il 27 per cento. Il vantaggio per Alitalia sarebbe che almeno uno degli azionisti (oltre a Delta) ha esperienza nel settore aereo. Per il contribuente non ci sarebbe nessun vantaggio se lo stato resta socio di maggioranza. Il prestito pubblico da 900 milioni di euro non verrà più restituito alla scadenza di fine giugno perché il governo ha intenzione di cancellare il termine, stando alle bozze del decreto crescita rivelate dal Sole 24 Ore, e gli interessi del prestito dovrebbero essere convertiti in azioni Alitalia. I soldi dei contribuenti sono così sacrificati, ammesso che la Commissione europea consenta un palese aiuto di stato.

Il Foglio.
 
che il "chi" sarebbe stato privato lo si e' sempre saputo visto che il MEF + FS si fermano al 45%
In realtà il governo ha sempre parlato di almeno 51% pubblico. Il punto, come ho già detto, non è neanche questa questione, il punto è che al 3° o 4° giro DL piuttosto che LH non li freghi più con le promesse di starsene fuori dalle scatole. Ergo il punto è essenzialmente che venga concesso veramente di poter operare come si ritiene opportuno. Dl potrebbe metterci tranquillamente 500 milioni e salire al 49% ma farebbe la fine di EY, AF e KL diventando il pollo da spennare 30 secondi dopo la firma. Gli americani ritengono che l'unico modo per "garantirsi" con i governi italiani (anche perché fra un mese o si vota per le politiche o giggino e soci diventano gli zerbini di Salvini) sia quello di tenere la situazione in uno stato che possa precipitare a stretto giro di posta in caso di disimpegno mantenendo quindi potere contrattuale con il governo.
 
L'esperienza ci insegna fin troppo bene che la politica non è disposta a lasciare AZ in mani straniere.
DL avrà i suoi vantaggi strategici, ma stai pur tranquilla che non le sarà permesso di far macelleria sociale per 150 M€ (degli altri, non vi è certezza).
D'altra parte la compagnia USA sta macinando utili da favola. Nel Q1 ha segnato un netto di 639 M$ (+21%), per cui un ticket in AZ lo può mettere anche senza pretendere la luna.
Ni, il punto in questo caso è che la lista dei gonzi da spennare non è infinita. La situazione al governo è chiara, i 5s sono all'angolo e in mano alla Lega. Dopo le elezioni europee con l'esplicitarsi dei nuovi equilibri tutti i giorni la Lega porrà ai 5s l'opzione sottomissione o crisi di governo con fuggi fuggi di deputati e senatori a 5s nelle fila della Lega con promessa di ricandidatura in collegi sicuri. Salvini potrebbe farcela persino senza dover passare dalle urne. In questo scenario e per provare a scavallare la prossima finanziaria oltre a dover (almeno in parte) disinnescare le pazze fonti di spesa pubblica made in 5s serve che il PIL riparta in maniera vigorosa e l'unico modo per farlo avvenire in tempi brevi è cantierare l'impossibile. Per fare ciò oltre a superare i demenziali veti a 5s serve riappacificarsi con i Benetton che attraverso le concessioni in corso possono sbloccare investimenti del valore molto consistente ora bloccati dopo la pagliacciata post tragedia a Genova. Fra l'altro non è un mistero che i Benetton abbiano in passato sostenuto la Lega e siano in buoni rapporti. Ecco perché la soluzione la soluzione Atlantia potrebbe accontentare sia DL che la Lega.
 
Ni, il punto in questo caso è che la lista dei gonzi da spennare non è infinita. La situazione al governo è chiara, i 5s sono all'angolo e in mano alla Lega. Dopo le elezioni europee con l'esplicitarsi dei nuovi equilibri tutti i giorni la Lega porrà ai 5s l'opzione sottomissione o crisi di governo con fuggi fuggi di deputati e senatori a 5s nelle fila della Lega con promessa di ricandidatura in collegi sicuri. Salvini potrebbe farcela persino senza dover passare dalle urne. In questo scenario e per provare a scavallare la prossima finanziaria oltre a dover (almeno in parte) disinnescare le pazze fonti di spesa pubblica made in 5s serve che il PIL riparta in maniera vigorosa e l'unico modo per farlo avvenire in tempi brevi è cantierare l'impossibile. Per fare ciò oltre a superare i demenziali veti a 5s serve riappacificarsi con i Benetton che attraverso le concessioni in corso possono sbloccare investimenti del valore molto consistente ora bloccati dopo la pagliacciata post tragedia a Genova. Fra l'altro non è un mistero che i Benetton abbiano in passato sostenuto la Lega e siano in buoni rapporti. Ecco perché la soluzione la soluzione Atlantia potrebbe accontentare sia DL che la Lega.
La lega, al pari di tutti gli altri, non ha la minima intenzione di cedere il controllo di AZ (e degli interessi che le ruotano attorno) a chicchessia.
DL si farà i conti in tasca e valuterà se il chip in AZ è più conveniente che interrompere la collaborazione (sia per l'entrata di LH, sia per una improbabile liquidazione) e farà le sue scelte.
Quanto agli equilibri di governo, secondo me in questi giorni c'è tanta recitazione, perchè ciascuno deve marcare il territorio in chiave elettorale.
Ma a mio avviso se dalle urne non arriveranno grossi scostamenti rispetto agli attuali sondaggi (lega 30+ 5s 20+), il governo reggerà.
Anche perchè Salvini ha capito benissimo che per distruggere i 5s non c'è sistema migliore che lasciarli governare.
 
La lega, al pari di tutti gli altri, non ha la minima intenzione di cedere il controllo di AZ (e degli interessi che le ruotano attorno) a chicchessia.
DL si farà i conti in tasca e valuterà se il chip in AZ è più conveniente che interrompere la collaborazione (sia per l'entrata di LH, sia per una improbabile liquidazione) e farà le sue scelte.
Quanto agli equilibri di governo, secondo me in questi giorni c'è tanta recitazione, perchè ciascuno deve marcare il territorio in chiave elettorale.
Ma a mio avviso se dalle urne non arriveranno grossi scostamenti rispetto agli attuali sondaggi (lega 30+ 5s 20+), il governo reggerà.
Anche perchè Salvini ha capito benissimo che per distruggere i 5s non c'è sistema migliore che lasciarli governare.
Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca e la Lega ha una certa esperienza di controllo del territorio. L'interesse della Lega è coincidente con quello di un privato che voglia ristrutturare, non è spaventata che venga fatta una dura macelleria sociale visto il posizionamento pro 5s dei sindacalari romani.
In ogni caso è impensabile uno scenario come descrivi di Dl che mette il cippino per lasciare comandare i 5s perché con una guida di tale spessore durano meno di 6 mesi e sono da capo. Non ha nessun senso e non è nell'ottica degli americani ciò. L'esperienza delle operazioni che hanno fatto (che non è seconda a LH con le operazioni Aeromexico e Virgin Atlantic) è di una ristrutturazione per raggiungere la sostenibilità e successiva crescita. In VS dovettero acquistare subito il 49% perché Singapore quello aveva da vendere e non glielo avrebbe svenduto a rate.
Che non si fidino del governo è palese e infatti li tengono per i cordono della borsa, mi fai ristrutturare e allora metto il cash (e porto soci), non mi fai ristrutturare e ti scoppia di nuovo il bubbone.
 
[ ... ]L’ad del gruppo dei Benetton, cui fanno capo concessionarie di autostrade e la gestione degli aeroporti di Roma, Castellucci, in occasione dell’assemblea degli azionisti di giovedì ha detto di non potere aprire il dossier Alitalia perché la società ha troppi fronti aperti. “Uno in più non ce lo possiamo permettere in questo momento”, ha detto. La dichiarazione corrisponde a un diniego temporaneo subordinato alla soluzione di diverse questioni di competenza dell’esecutivo: si aprirebbe una trattativa che vede Atlantia in posizione di forza. Le condizioni le ha poste Castellucci stesso elencando i dossier aperti. Il governo aveva minacciato la revoca delle concessioni come una sorta di punizione per il crollo del ponte di Genova che il 14 agosto scorso ha causato la morte di 43 persone. Su questo è in corso uno scambio di lettere tra il ministero delle Infrastrutture e Autostrade. Per Castellucci un’attenuazione del conflitto è il primo punto da affrontare. Il secondo sono le autorizzazioni necessarie del ministero delle Infrastrutture per aprire i cantieri della Gronda di Genova e del Passante di Bologna del valore di 4,9 miliardi di euro. Il terzo sono le tariffe autostradali e aeroportuali da rivedere anche per le concessioni in essere. [...]

Il Foglio.

Una volta i politici e gli imprenditori avevano almeno il pudore di mercanteggiare chiusi in una stanza. Oggi Il mercimonio di favori avviene sulla pubblica piazza nella totale indifferenza dei passanti.
 
Stante il continuo rinnovo della AS in attesa della vendita/cessione di Alitalia e visto la lenta ma costante erosione di risorse finanziarie; chiedo a chi ne avesse un'idea, quanto tempo manca ad un possibile punto di non ritorno riguardo l'intervento di ENAC per interrompere l'operatività o la sospensione della licenza per Alitalia.

Ovviamente quanto sopra al netto dei più fantasiosi interventi della politica italiana nel chiudere l'operazione, come ampiamente avvenuto nel passato.
 
Stante il continuo rinnovo della AS in attesa della vendita/cessione di Alitalia e visto la lenta ma costante erosione di risorse finanziarie; chiedo a chi ne avesse un'idea, quanto tempo manca ad un possibile punto di non ritorno riguardo l'intervento di ENAC per interrompere l'operatività o la sospensione della licenza per Alitalia.

Ovviamente quanto sopra al netto dei più fantasiosi interventi della politica italiana nel chiudere l'operazione, come ampiamente avvenuto nel passato.

Spero presto. Buona Pasqua a tutte/i
 
Negli articoli dei giorni scorsi, credo riportando dichiarazioni dei commissari, si parla di nessun problema di operatività almeno fino a fine 2019
 
di Umberto Mancini

Ultima chiamata per Alitalia-Atlantia. Oggi, salvo colpi di scena, il consiglio dei ministri convocato per sbloccare il decreto crescita e il salva debiti di Roma, potrebbe anche lanciare un segnale al gruppo Benetton affinché scenda in campo a fianco di Fs, Tesoro e Delta Airlines per salvare Alitalia. La partita è ovviamente tutta politica. Legata a filo doppio ai rapporti tra i due partiti di governo, particolarmente tesi dopo il botta e riposta sulle vicende Siri e Raggi. Ma il caso della compagnia tricolore è quello forse più spinoso perché in gioco ci sono 11 mila posti di lavoro ed è quindi probabile che in extremis si trovi un compromesso. Del resto il premier Giuseppe Conte - che sta mediando soprattutto con i grillini - sa bene che la bomba Alitalia non deve scoppiare prima delle elezioni europee e che i sindacati, in assenza di soluzioni rapidi credibili, sono pronti a scatenare una ondata di agitazioni e proteste. Non solo. Proprio Di Maio è stato quello che si è esposto di più in passato, promettendo una soluzione positiva e di sistema per Alitalia. E ora sarebbe un boomerang deludere le attese.C'è da dire che in queste ore l'ostilità dei 5Stelle all'ingresso del gruppo privato si è molto affievolita. Una mossa dettata da un sano realismo perché ormai è evidente che senza Atlantia (in grado di rilevare una quota del 35% della newco, la stessa che avrebbe in mano Fs), il piano industriale messo a punto dall'ad del gruppo ferroviario Gianfranco Battisti è destinato a naufragare. Piano che si fonda sull'intermodalità treno-aereo, l'alleanza con il colosso Usa di Delta e lo sviluppo nel lungo raggio. Anche perché Battisti ha ribadito che bisogna far partire una operazione di mercato, industriale, che consenta davvero di voltare pagina. Il governo, sotto traccia, si sta muovendo su tre fronti. Il primo è quello interno per convincere gli uomini di Luigi Di Maio a riflettere. Atlantia non può infatti entrare nella newco in una situazione di guerra. Il clima va quindi rasserenato, partendo proprio dalla procedura di revoca della concessione che, tra l'altro, si è fortemente indebolita visto che le cause del crollo non sono ancora state individuate e che i monitoraggi del Ponte erano condivisi con il Mit. Del resto una eventuale revoca peserebbe fortemente sul bilancio dello Stato per circa 20 miliardi.

La Lega, è noto, ha già fatto capire di non voler ostacolare il partner privato, anzi lo ritiene l'ultima carta possibile. Il secondo fronte è esterno e riguarda la moral suasion, il corteggiamento discreto a cui la holding ha risposto per ora in maniera fredda ma non chiudendo del tutto la porta. A Palazzo Chigi sanno bene quali sono le richieste da prendere in considerazione. Da un lato lo sblocco degli investimenti da 5 miliardi per la Gronda di Genova, dall'altro, come accennato, la procedura di revoca della concessione di Autostrade. «Serve avviare un confronto di sistema - dicono nelle stanze dell'esecutivo - per fare il bene di Alitalia, senza nessuna pregiudiziale». Difficile prevedere l'esito finale, anche perché per siglare un matrimonio bisogna essere d'accordo in due.

L'altro fronte è procedurale. Proprio per garantire l'ingresso del Mef nel capitale della newco nel decreto crescita verrà cancellato il termine del 30 giugno per la restituzione del prestito da 900 milioni concesso dal Tesoro dopo il commissariamento. Una parte del prestito (gli interessi) sarà quindi convertita in azioni. A questo passo ne seguirà un altro, ben più rilevante, ovvero lo slittamento dell'operazione oltre aprile. Un modo per consentire ad Atlantia di guadagnare tempo per valutare dopo le avances reiterate. Al Mef sono convinti che si possa chiudere a giugno e si dà per scontato che alla fine prevarrà il buon senso e l'interesse generale. Altrimenti non resta che una strada: quella della liquidazione della compagnia. Una eventualità che nessuno al governo vuole prendere in considerazione

Il Messaggero
 
Il Messaggero

https://www.ilmessaggero.it/economia/news/alitalia_salvataggio_ultime_notizie-4447839.html

Salvataggio Alitalia, salta la scadenza per il maxi prestito

Mercoledì 24 Aprile 2019 di Umberto Mancini

Salvataggio Alitalia, salta la scadenza per il maxi prestito
Prende corpo l'operazione di sistema per salvare Alitalia. Il consiglio dei ministri è pronto ad eliminare la scadenza per la restituzione del maxi prestito da 900 milioni che la compagnia di bandiera avrebbe dovuto restituire a giugno e, tema ancora più rilevante, dato il via libera all'ingresso del Tesoro nel capitale della newco proprio attraverso la conversione in azioni di una quota del finanziamento concesso dopo il commissariamento. Le norme contenute nel decreto crescita dovrebbero essere messe nero su bianco nella giornata di oggi.

APPROFONDIMENTI
Non si tratta solo di un passaggio formale, per altro necessario in vista dell'operazione di rilancio che vuole il governo, ma di un atto politico che consente di guadagnare tempo in attesa della definizione dell'assetto azionario. Un primo passo è stato fatto perché, nonostante i tanti dubbi del Mef, con la nuova norma approvata, è possibile per il Tesoro rilevare una quota del 10-15 della compagnia, quota che si andrà ad aggiungere a quella analoga di Delta Airlines e al 35% che si dovranno accollare le Ferrovie. Resta da coprire un altro 35% che, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, dovrebbe andare ad Atlantia. Non è chiaro se in consiglio dei ministri si sia affrontato l'argomento, di certo però dalla Lega spingono in questa direzione, mentre spetterà al premier Giuseppe Conte cercare una mediazione con i 5Stelle. Senza un accordo a tutto campo è di fatto impossibile che possa scattare la fase due, ovvero l'interlocuzione con la holding che fa capo alla famiglia Benetton. E non è detto poi che, qualora si arrivasse a questa fase, la risposta possa essere positiva. Insomma, la strada da percorrere è tutta in salita vista la tensione nell'esecutivo. I sindacati, in assenza di un quadro certo, sono pronti ad alzare il livello dello scontro. E' vero che Alitalia ha in cassa oltre 500 milioni (e altri 200 milioni di introiti legati ai biglietti che prevede di vendere), ma è altrettanto vero che dopo l'estate il carburante finanziario comincerà ad esaurirsi e sarà necessario un nuovo intervento di ricapitalizzazione. Sia come sia proprio in virtù di questa necessità, è urgente per l'esecutivo chiudere il caso. Per dare alla compagnia di bandiera e agli 11 mila dipendenti che ci lavorano una strategia bene precisa che si fonda, questo è l'unico dato certo, sul piano industriale messo a punto da Fs. Un piano condiviso, secondo i rumors, anche con gli uomini di Adr, la controllata di Atlantia che gestisce l'aeroporto di Fiumicino. Proprio questo particolare la dice lunga su quanto il gruppo ferroviario punti sul partner privato per costruire una governance solida e bilanciata. E varare così una operazione di mercato. Ma al di là delle tecnicalità, la palla è tutta nelle mani dei grillini che dovranno dare o no il via libera a Conte. A quell'operazione di sistema cioè che dovrebbe, tra l'altro, mettere fine alle ostilità tra 5Stelle ed il gruppo privato, ostilità scattate dopo il crollo del ponte di Genova.

E' possibile che il dossier finisca al centro di un nuovo vertice di governo nei prossimi giorni, probabilmente dopo il rientro del premier Conte dalla Cina. Anche perché senza Atlantia - ripetono gli uomini della Lega - lo spettro per Alitalia è quello della liquidazione, dei libri in tribunale. O, in alternativa, la cessione in extremis a Lufthansa che ha già detto a chiare lettere di voler adottare un piano di tagli draconiano.

Proprio per cercare di arrivare a giugno verranno eliminati alcuni ostacoli. Con una misura ad hoc che cancella, dopo ben tre proroghe, il termine del 30 giugno per la restituzione del prestito ponte e che consente, contestualmente, l'ingresso del Tesoro nell'azionariato, usando i proventi degli interessi sul prestito. Il nodo principale, quello che riguarda Atlantia, non è stato sciolto. Non è però da escludere che tutto possa cambiare se arrivassero delle aperture sulla procedura di revoca della concessione autostradale. Segnali per rasserenare il clima e dare certezze. In attesa di novità, i contatti sotto traccia continuano. Un cda di Alitalia è previsto per il 26 aprile, mentre tre giorni dopo toccherà a quello di Fs. Pare quasi certo poi lo slittamento del termine del 30 aprile, data entro la quale le Ferrovie devono avanzare l'offerta finale per chiudere il cerchio. Ma senza Atlantia, Fs non pare disposta ad andare avanti. Concetto ben chiaro recapitato a Palazzo Chigi e al ministero del Tesoro.
 
ogni volta che leggo il Messaggero la quota percentuale di FS aumenta.... ora siamo al 35% :D
 
Alitalia, Mef: predisposte norme per eventuale ingresso
Roma, 24 apr. (askanews) - Nel Dl Crescita "vengono predisposte le norme per consentire l'eventuale ingresso del Ministero dell'Economia e delle Finanze nel capitale sociale di Alitalia". E' quanto si legge in una nota del ministero dell'Economia.
Roma, 24 apr. (askanews) - La partecipazione dello Stato è autorizzata nel limite dell'importo maturato a titolo di interessi sul prestito pubblico di 900 milioni concesso alla società dallo Stato.
 
Stato
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