La terza ed ultima giornata artica è all'insegna del relax: il volo di rientro parte alle 2.30 del mattino, quindi teniamo la camera anche per la notte che non faremo, onde evitare lo stress dei bagagli ed avere un punto di appoggio per una rapida pennichella, all'occorrenza.
Si fa colazione tardi, e ne approfittiamo per prendere un caffè e riprendere la chiacchierata con Dario.
Già, ma chi è Dario?
E' il proprietario dei proiettili che vi ho mostrato, per essere, che porta dietro con sè, assieme al fucile, quando gira per le isole con la sua motoslitta, simile a questa
E' un giovincello (non ha nemmeno 30 anni, beato lui!), e si è trasferito a Logyearbyen a febbraio, rispondendo ad un annuncio di ricerca di uno chef del più famoso ristorante locale, del quale parlerò dopo. Avendo esperienza, idee chiare, e voglia di esplorare, ha ben pensato di venirsene da queste parti, e ne parla con parecchio entusiasmo, ben celato dietro una maschera di pacatezza.
Lo abbiamo incontrato rientrando da Barentsburg, dove si era andato a fare una giornata di ferie, e ci aveva iniziato a raccontare un po' di cose, a cominciare da una delle tante particolarità delle Isole: è vietato portare gatti. Alle Svalbard non ce ne possono essere, perchè metterebbero in pericolo le colonie di uccelli che popolano l'arcipelago ed il loro ecosistema, ma c'è sempre qualcuno che la passa liscia (foto di Dario)
Si tratta di Kesha, ed è un immigrato clandestino, portato da uno scafista russo con carte false che sostenevano fosse una volpe artica (il gatto, non il russo). Evidentemente qualche buonista in loco lo ha aiutato, posto che la volpe artica è bianca... Qua trovate la sua storia
http://www.traveling-cats.com/2016/01/cat-from-barentsburg-norway.html
La giornata, dicevamo: finita la colazione, raddoppiato il numero di caffè, ed arrivata per Dario l'ora di prendere servizio, andiamo ad aspettare il pulmino che ci porterà a fare un tour guidato del circondario. La nostra guida è un simpatico tassista, con impercettibili idee estremiste, che ci racconterà un sacco di cose interessanti, senza (quasi) mai fermarsi per farci fotografare quel che ci faceva vedere. Parlo di lui
che attacca il racconto dalle origini, partendo dal "fondatore" della città nella quale ci troviamo, John Munro Longyear, arrivato da queste parti nel lontano 1901, fondatore della Artic Coal Company, alla quale si deve l'edificazione di quasi tutta la città (che, in effetti, era tutta della compagnia mineraria, e che poi vendette ad un altro paio di soggetti che oggi si spartiscono quasi tutto da questa parti. Uno di questi è la Hurtigruten, per capirci).
A John, la città ad imperitura memoria
Andando verso la miniera n. 7 e l'osservatorio astronomico, una delle due uniche soste previste è quella per fotografare uno dei 3 (veramente, sono solo 3) cartelli stradali che si trovano esclusivamente qua. Recita testualmente (così evitate la ricerca su google) "Si applica su tutte le Svalbard"
Sono posti ai confini dell'area
bear free, che poi, semplicemente, delimita la città, da un lato verso l'aeroporto (che è fuori dalla cerchia), e dall'altra parte, appunto, qua.
Sulla strada, ci mostra (senza farci scendere!) il vecchio T1 del primo aeroporto, che era costituito dal letto ghiacciato del fiume, prima di essere edificato dalla parte opposta
Passiamo davanti al reticolato di antenne che studiano le aurore boreali
prima di arrivare agli antennoni ed all'osservatorio
Ovunque ti giri e ti volti, il paesaggio è sempre fantastico
Passando sotto la miniera, rigorosamente senza farci scendere (e quindi senza la possibilità di potere fare una foto decente), raccoglie 6 pezzi di carbone (uno per ciascun gitante), li pulisce con uno straccio, e ce ne fa dono con poche, semplici parole: "Quando comprate un souvenir, spendete dei soldi per poi leggere che è stato realizzato in Cina, Taiwan, Bangladesh...: qui avete invece un pezzo originale, del miglior carbonfossile vecchio di 3 milioni di anni, completamente gratis!".
Ci spiega anche che l'intera produzione della miniera, circa 100.000 tonnellate annue, è destinata alle acciaierie tedesche che sfornano esclusivamente strumentazione chirurgica di prima qualità. Se vi hanno operato, sappiate che verosimilmente il bisturi è stato forgiato con questo carbone.
Terminata la gitarella, e dopo essere rientrati in albergo (l'edificio rosso centrale)
si ricompongono i trolley, ci si rilassa, e si va a mangiare da Dario alla Huset, che poi è questo complesso, isolato da tutto il resto
Tutto il resto che è là
Ero già stato qua anche la volta precedente: ci sono un ristorante ed un bistrò, che dopo la chiusura si trasforma in discoteca/pub/bar e mille altre cose. Il posto, tra le altre cose, vanta anche una cantina di vini di tutto rispetto, è una delle più grandi e rinomate cantine con oltre 20.000 bottiglie ed una lista di decine di pagine. Cosa ci faccia qua, rimane qualcosa di misterioso, ma tant'è
Antipasto: toma di formaggio di capra su fetta di pane all'aglio, miele, noci, barbabietola e salcavolocos'altro per la signora
Hamburger di renna (per la verità è un misto renna ed entrecote, altrimenti non lega) per me
Giro turistico nella cantina
L'attestato del 2018 ancora lo devono ritirare
Qua trovate la carta dei vini: i prezzi sono in Corone Norvegesi (dividete per 10 ed avete il costo indicativo in euro, se proprio volete farvi del male)
http://www.huset.com/webroot/documents/513/Vinkart 2018 .pdf
E' giunta alfin l'ora di tornare a riposare un'oretta, prima che giunga il bus per l'aeroporto a mezzanotte e 45. Oggi è l'ultima giornata di giorno perenne, il primo tramonto sarà domani (cioè, oggi, dal momento che sono le 00.30/1.00 all'ora delle fotografie)
Ripartiamo da dove siamo arrivati, e con la voglia di tornare in inverno
Il nostro avione è già atterrato, al ritorno si vola con SAS ed un itinerario arzigololato: LYR/OSL/ARN/LIN, due ore di transito ad OSL, 40 minuti ad ARN
Interni aeroportuali dell'area sterile
A bordo mi prendo il posto comodo
I rampisti salutano, e noi partiamo
Devoti ossequi ai torraioli
Atterrati per 28, si riparte per 10
Il decollo è da paura: motori al massimo, si mollano i freni, si stacca prestissimo e, con un rateo di salita impressionante, si fa un 270° che inizia prima ancora che la pista sotto di noi finisca
Un ultimo saluto a Longyearbyen
Prima alba della giornata, prima di sprofondare in un letargo di quasi 3 ore
Arriviamo a OSL che il sole deve ancora sorgere. Per la seconda volta.
Si fa colazione, e si attende il secondo 738 per ARN. Fuori in pista, un 73 MAX8 di DY
Fatta la 50 di benza, se ne va
Altro 738, altra fila di emergenza, ed altro sedile di SAS, questa volta nuovo e pancoso
Ad ARN, scorgo una vecchia conoscenza italica. Tolto il nome, non i colori
Meglio l'A359 o il B788?
L'aeroporto di Stoccolma è uno spettacolo, di pulizia e di tutto il resto, ma il tempo di fare foto non c'è. Cioè, 5 minuti li avrei anche avuti, ma la scelta era tra la sigaretta o le foto schifose... schifo per schifo, meglio la prima!
Il CPT carica i dati sul TomTom
Terzo 738 e terzo sedile diverso. Questa volta è quello più vecchio e più imbottito
Special livery di LOT
Accanto si caricano le stive del 332
Special livery di TK
Special livery di Eurowings
Parcheggio/pista in meno di 2 minuti, in pratica l'ordine "Cabin Crew take tour seats" arriva che ancora si sta facendo pushback o quasi
Un deferente saluto alla Scandinavia. Passeremo dall'1° di LYR ai 32° di LIN
Ha piovuto, e l'afa sarà alla fine tollerabile
E come dice Alessio78, TR finito!
