Scrissi 300 pagine circa, un anno di lavoro, mi lessi pure tutti gli stenografici dei lavori parlamentari. Il lavoro si concentrava sui casi del primo conflitto iracheno, del Kosovo e dell’Afghanistan (accaduto proprio in corso di stesura).
I tre fatti sono stati ricondotti dalla dottrina alla definizione che di guerra da’ la costituzione, a differenza di tutti quelli che li hanno preceduti.
La gran parte dei costituzionalisti li ha definiti come eventi di rottura del principio costituzionale, così come una buona parte degli internazionalisti.
Chi ( pochi ) li ha ricondotti al dato normativo li ha giustificati come legittima difesa preventivamente autorizzata dall’onu il primo, guerra umanitaria autorizzata dall’onu a posteriori il secondo, autodifesa successiva il terzo, con il trattato nato a fare da collante.
Nel primo caso il parlamento fu convocato in straordinaria qualche ora prima da Andreotti, nel secondo fu data una vaga informativa nel corso della seduta parlamentare impegnata in tutt’altro mentre le operazioni erano iniziate da ore, nel terzo caso vi fu un passaggio parlamentare singolare, segretato in parte.
Negli ultimi tempi, il parlamento decideva dell’uso della forza militare in teatro di guerra solo attraverso leggi di contabilità. Da qui la prassi decisamente deviante rispetto a quanto accaduto negli anni 1990-2002.
In estrema sintesi, ovviamente.