[TR] Sulla strada.


Maledetto lavoro. Non fosse che mi serve per pagare le bollette, lo mollerei il prima possibile. Tutto ‘sto tempo rubato al TR!

Comunque, dove eravamo rimasti?

4. Murghab

Murghab, da non confondersi con Murghab, Afghanistan, e’ la citta’ piu’ importante di questo pezzo di Gorno-Badakhshan e il secondo centro abitato dell’Oblast. Vi risparmio le statistiche su PIL e produzione di fosfati e mi limito a una menzione: Murghab, 4000 abitanti, 3600 metri di quota, e’ il piu’ alto villaggio del paese (e dell’ex-URSS). Il fatto che sia il secondo centro abitato della provincial che copre il 45% della superficie del Tajikistan vi da’ un’idea di quanto remoto sia questo posto.

Murghab e’ il posto per cui e’ stata inventata la locuzione “paesaggio lunare”. La maggior parte della gente cui ho mostrato le foto di questo villaggio ha, consciamente o meno, citato quel famoso giocatore del Great Game, Francis Younghusband, che della zona ebbe a dire ”A dreary, desolate spot […] surrounded by barren hills, and bitterly cold. How these Russian soldiers can support existence there is a marvel”. Per me, invece, varcare la porta dell’homestay Mansur in cui stavamo causava, irrimediabilmente, una vocina nella mia testa che diceva ”Figata! Andiamo!”.

L’arrivo in citta’ e’ da cinema. Tramonto, luce dorata (una delle ipotesi sul nome Murghab lo fa risalire a una parola kirghisa, nurkap, che vorrebbe dire “raggio di sole”) e un approccio con l’unica canzone decente messa da Kudaibergen in non so quante ore, “The English Civil War” dei Clash. Dopotutto mancavano pochi giorni alle elezioni…

Ci salutiamo con un abbraccio, il tempo di farci due foto; eccovelo nella meraviglia dei 1024 pixel:

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Trovare dove dormire, nel Pamir, e’ facilissimo. Se c’e’ un centro abitato, qualcuno che vi dara’ un letto, cibo e – forse – un bagno si trova per $10. Se non c’e’, e non ci sono yurt kirghise, allora c’e’ la natura. A Murghab ci raccomandano un tizio, Mansur, che ha - si dice – l’unica (o forse la prima?) toilette all’occidentale in tutta la citta’. La casa e’ calda ed accogliente, il barile dell’acqua che alimenta doccia e WC capiente (praticamente tutta la citta’ non ha acqua in casa e deve rimediare alle pompe installate dell’UE), i vetri smerigliati hanno interessanti fantasie a forme di ananas, frutto che penso mai sia arrivato da queste parti.

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Mi dilungo su Murghab perche’ la gente la rende memorabile. Nel nostro homestay troviamo due ragazzi belgi, impegnati nel fare la Pamir Highway in bici. Il giorno prima la ragazza era completamente esaurita (ci sono strappi mica da ridere, e sei comunque a tremila metri) e l’idea di arrivare a Murghab sembrava quantomeno peregrina, almeno fino all’arrivo di un camionista tajiko che li ha presi, rifocillati, portati a Murghab, alloggiati nell’homestay e, ora, si presenta a cena (menu: patate al forno con fegato di mucca, cipolle e verdure fresche) con una boccia di vodka liscia. I due belgi bevono il minimo sindacale, M. si ritira al terzo giro che poi non riesce a fare le letture dell’esposimetro per bene (qualunque cosa voglia dire), rimango solo io a dover mantenere alto l’onore dell’occidente decadente col camionista. A fine cena il pane e’ sparito, il te’ pure e anche l’urbana usanza di bere in bicchieri e’ andata, scolarsi la vodka dalla bottiglia e’ piu’ efficiente. Fuori, nel frattempo, inizia a nevicare.

Esco alle sette di mattina per un giretto esplorativo, fotocamera in mano. Ovunque e’ una sequela di “Salaam aleikum” e di mani sul cuore col foresto, mentre – poco a poco – il paese si sveglia. Nell’aria c’e’ un odore strano, che mi ricorda quella volta che incendiammo la brughiera (non quella a Malpensa). Un omino mi dice che e’ il combustibile che si usa da queste parti, sterco di vacca essiccato, cosa che mi fa sentire come Harrer in 7 anni in Tibet, ma solo per un po’.

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La presenza straniera, tolte le onnipresenti Land Cruiser, e’ limitata. C’e’ un officetto della cooperazione internazionale, che a queste latitudini e’ coperta per lo piu’ da una JV tra l’Unione Europea e l’Aga Khan Foundation. Piu’ tardi, nel viaggio, incontreremo un tajiko impiegato dalla sua Fondazione, che ci parlera’ della vera e propria venerazione per lui (la maggior parte degli indigeni sono sciiti ismailiti).

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Ci avventuriamo in un quartiere di case addossate alla scarpata della base del glorioso esercito tajiko, e poi nel cortile di casa di qualcuno, per fare foto. Un marcantonio esce da una delle case, e io sono già pronto a darmela a gambe; invece finiamo a parlare, in un misto di inglese e russo, delle montagne intorno e della Cina, che qui è particolarmente vicina e, ancora una volta, vista con preoccupazione. Poco dopo - il tempo di fare amicizia con una famigliola - è tempo di rientrare, che l'autista successivo è arrivato e ha fretta di partire, destinazione Khorogh. Non prima, però, di salutare un altro Lenin, stavolta in bianco.

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Continua!
 
...

Dalla regia suggeriscono di andare qui.

...

A parte le garbate lamentele di chi ha scritto in risposta al thread, io ho ricevuta una telefonata da parte di un anziano e grasso figuro (tale nicolap) che, colto dalla sua proverbiale timidezza, mi ha detto che il TR è una figata pazzesca, ma le foto sono 'emmerda per le dimensioni, raccomandandosi tanto di fartelo sapere.
Ecco, te l'ho raccontata tutta (e ti garantisco che è vera!).

Per il resto, mi riservo la sequela di complimenti al termine, una volta finito di sbavare.
 
vabbè ma qui non c'è quasi storia... numero uno totale
fuoriclasse dei TR
mito assoluto...!
 
Non ci sono selfie, non ci sono noccioline, lounge o foto dei menù, che schifo di TR. Vergognati! :D

Seriamente, complimenti! Nonostante non sia un fan degli -stan, il Tajikistan è un paese che non conosco e mi piacerebbe visitare. Aspetto di vedere le foto di Dushanbe.

Ma va, dentro era completamente vuoto, si erano fregati pure le porte.
Peccato. Quando deciderai di fare un visto russo ti porto a Volgograd dove c'è (c'era, saranno 3 anni che non ci vado) un suo fratellino che avevano riconvertito a bar. Una cosa bellissima, funzionava solo in estate, "bancone" in cabina di pilotaggio e potevi girare dentro liberamente (i tavolini erano fuori)
 
A parte le garbate lamentele di chi ha scritto in risposta al thread, io ho ricevuta una telefonata da parte di un anziano e grasso figuro (tale nicolap) che, colto dalla sua proverbiale timidezza, mi ha detto che il TR è una figata pazzesca, ma le foto sono 'emmerda per le dimensioni, raccomandandosi tanto di fartelo sapere.
Ecco, te l'ho raccontata tutta (e ti garantisco che è vera!).

Per il resto, mi riservo la sequela di complimenti al termine, una volta finito di sbavare.

Gran TR, confermo. Destinazione da paura. Le dimensioni sono state aggiustate, inoltre, quindi un'ottima scusa per abbandonare quella cacata del TR di Gian.
 
A parte le garbate lamentele di chi ha scritto in risposta al thread, io ho ricevuta una telefonata da parte di un anziano e grasso figuro (tale nicolap) che, colto dalla sua proverbiale timidezza, mi ha detto che il TR è una figata pazzesca, ma le foto sono 'emmerda per le dimensioni, raccomandandosi tanto di fartelo sapere.
Ecco, te l'ho raccontata tutta (e ti garantisco che è vera!).

Grazie :)

Per il resto, mi riservo la sequela di complimenti al termine, una volta finito di sbavare.

Che schifo!

Piacevole da leggere e ben accompagnato da foto esplicative dei luoghi visitati.Bravissimo e grazie,Roma Radar

Grazie Roma Radar!

vabbè ma qui non c'è quasi storia... numero uno totale
fuoriclasse dei TR
mito assoluto...!

Grazie ancora per leggere!

Anche questa parte e' da sbavare. Viaggio e foto degni di uno dei TR di DanielW (vedi Flyertalk.com)!

DanielW è la mia ragione per avere Flyertalk tra i preferiti (beh c'è anche ironmanjt, ma DanielW è il primo). Un idolo, accostarmi a lui è un complimentone Silvano, ma credo che il kiwi si offenderebbe.

Non ci sono selfie, non ci sono noccioline, lounge o foto dei menù, che schifo di TR. Vergognati! :D

Seriamente, complimenti! Nonostante non sia un fan degli -stan, il Tajikistan è un paese che non conosco e mi piacerebbe visitare. Aspetto di vedere le foto di Dushanbe.

Peccato. Quando deciderai di fare un visto russo ti porto a Volgograd dove c'è (c'era, saranno 3 anni che non ci vado) un suo fratellino che avevano riconvertito a bar. Una cosa bellissima, funzionava solo in estate, "bancone" in cabina di pilotaggio e potevi girare dentro liberamente (i tavolini erano fuori)

Stalingrado vorrai dire! :D

Di Dušanbe non ho molto, l'atmosfera è stata abbastanza diversa. Ci sono, però, ancora un paio di sezioni prima di arrivarci.

Gran TR, confermo. Destinazione da paura. Le dimensioni sono state aggiustate, inoltre, quindi un'ottima scusa per abbandonare quella cacata del TR di Gian.

Grazie Nicola :)
 
Bel viaggio. L'ho fatto anche io qualche anno fa. Anche io ho spesso avuto l'impressione di essere stato l'unico italiano visto li...Per curiosità, come hai trovato gli autisti?
 
5. Murghab-Khorogh

Se la seconda città del Gorno-Badakhshan consta 4000 anime, non è che la prima, Khorogh, ne abbia molti di più, al massimo 30.000. Una specie di Cossato che non può vantare un Ezio Greggio tra i suoi cittadini illustri.

Ci sono due modi per arrivarci. Uno, attraverso la valle di Wakhan, che corre parallela al confine afgano lungo la gola del fiume Panj; l’altro, invece, attraverso le montagne, lungo la Pamir Highway propriamente detta. Wakhan è la zona in cui esploratori inglesi e cosacchi russi si squadravano in cagnesco, per poi trovarsi in tenda a mangiare stufati e a svuotare bottiglie di brandy in brindisi allo zar e alla regina; della via della Pamir, invece, è legittimo affermare che non se la sa filata nessuno. Decidiamo di intraprendere la seconda.

Kudaibergen e la sua Land Cruiser ci hanno salutato, il suo era stato un ingaggio fatto sotto data, avendo visto gli standard delle marshrutkas locali; il nuovo impavido autista, invece, è stato il primo che ho ingaggiato. Komron questo il suo nome, arriva con anticipo nibelungico, e fa subito un’ottima impressione: bassino, scuro, pronto al sorriso, uno di quelli che si rade alle 6 e alle 8 potrebbe farsi un’altra passata di Gilette a due lame, completamente zero vocabolario inglese. In meno di venti minuti siamo già amici, anche se le discussioni si limitano a dire ”Kurwa!” e a ridere come minorati.

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Komron è arrivato al volante di un minibus Hyundai di chiari trascorsi coreani a giudicare dalle scritte a bordo, cui ha rialzato le sospensioni e rinforzato la zona del radiatore e coppa dell’olio. Così come Kudaibergen, Komron è fierissimo del suo purosangue e il suo amore per il vecchio Hyundai è contagioso, al punto che ignoriamo la ragnatela di crepe che si dipana attraverso il parabrezza, o il fatto che un buon 20% del carburante, anziché finire in camera di scoppio, entra nel sistema di ventilazione. Dettagli.

Partiamo, e nemmeno dopo il primo tornante incappiamo nel primo posto di blocco tajiko. Ora, i checkpoint sono lo sport nazionale tajiko, unitamente alle tangenti, per cui si può solo fare buon viso a cattivo gioco e andare avanti. Abbiamo raccattato una signora tedesca, che si accomoda in ultima fila, e iniziamo il viaggio nella valle del fiume Murghab, che si può definire come splendida.

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Immaginatevi una strada, più o meno asfaltata, che corre sul bordo di una valle larga come la valle della Dora Baltea, solo senza quasi nessuna abitazione, circondata da montagne alte 5, 6mila metri. Immaginatevi nevai, prati, greggi di armenti così sparsi da sembrare minuscoli, immaginatevi di poter seguire la genesi geologica di questi posti a occhio nudo, immaginatevi di potervi fermare e di sentire il silenzio assoluto di questi posti; questa è la Pamir Highway tra Murghab e Alichur. Anzi, non immaginatevelo, guardate le foto qui sotto.

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Ad Alichur lasciamo la nostra amica teutone, Karine, una signora di sessant’anni che viaggia da sola, senza prenotazioni o programmi, per mesi. Siamo riusciti a convincerla a scendere ad Alichur, infatti, dove potrà trovare una guesthouse e un passaggio per Wakhan, mentre originariamente era intenzionata ad arrivare fino al bivio tra quella strada e la nostra. Come vi farò vedere, convincerla a fermarsi in paese sarà la mia buona azione del decennio.

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Appena dopo Alichur appaiono tre cose in rapida successione: un checkpoint, i laghi di Bolog-kol, col loro panorama da Death Valley, e delle buche così profonde, ma così profonde, che a prenderle si provava l’assenza di gravità, manco fossimo sul Vomit Comet della NASA.

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Dopo una botta tale da farci pensare di aver perso la coppa dell’olio (cosa non vera, per somma gioia di Komron), il nostro ci elargisce due chicche in rapida successione. Eccovi le prove video, e vi giuro e stragiuro che non era al corrente della nostra nazionalità, né del fatto (importante per il video n. 2) che ero un utilizzatore saltuario del contro commerciale Le Gru di Grugliasco.



Passati i rischi della parte più aspra e recondita della salita, arriviamo all’incrocio con la strada per Wakhan, che vi riporto qui sotto. Immaginatevi lasciare una sessantenne tedesca, senza tenda, qui. Per una volta, abbiamo fatto qualcosa di buono.

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Dopo ore di paesaggi sublimi, iniziamo una discesa abbastanza vertiginosa. Poco a poco la vita ricomincia a farsi vedere, prima con greggi di capre il cui obiettivo principale è quello di piazzarsi sulla strada, e poi con un trio di miei simili.

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Sopra di noi le montagne rimangono alte e inaccessibili, con pareti verticali che mi fanno rinominare tre picchi Fitzroy 2, 3 e 4; sotto, invece, appaiono le prime vallate verdi, i primi praticelli, i primi orti ben curati, i primi alberi. Sono pochi giorni che siamo per strada, ma rivedere un albero è una sensazione. Il panorama è veramente afghano, ora, così come quasi iraniani sono gli abitanti.

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Passiamo di villaggio in villaggio, fermando di fatto la gente a mezzo passo, o nell’atto di vangare la terra. Non so se ci vedano o meno, ma dobbiamo essere uno spettacolo da non perdere. Nel frattempo appaiono le prime auto, la strada s’allarga, vediamo la confluenza di un piccolo affluente nel più grosso Panj – o almeno crediamo – e poi, dopo tre tunnel diroccati, siamo a Khorogh.

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Ci muoviamo spaesati in questo paesone con bancomat – vabbé ne funzionano due – scuole, università e semafori, come se non fossimo più abituati a tutta questa civiltà. La gente parla qualche parola di inglese, i bambini ci dicono ”Italia, Balotelli!”, le mucche sono talmente evolute che mangiano le fronde degli alberelli anziché l’erba per terra, e ci sono case con ascensori. Siamo alla fine della Highway, oramai il meglio (o così crediamo) è alle nostre spalle.

Continua!
 
Quoto! Ironmanjt però è più un simpatico cazzone :D

Daniel invece ha proprio l'occhio del reporter e si vede in qualsiasi foto faccia.

DaV

E, come al solito, mi dimentico di fare i complimenti per gli aggiornamenti. Spettacolo puro! E le foto ora, finalmente, si vedono :D

DaV

Grazie DaV, concordo su ironman (epico il nuovo anno in Congo, se non ricordo male, con foto in jacuzzi) e su DanielW. I loro viaggi in combinata sono qualcosa da non perdersi, cosa non darei per aggregarmi.



Questi sono i complimenti che allargano il cuore e mi spingono a rimanere qui a mezzanotte a scrivere, invece che andare a festini. Grazie mille, amici! :D

Bel viaggio. L'ho fatto anche io qualche anno fa. Anche io ho spesso avuto l'impressione di essere stato l'unico italiano visto li...Per curiosità, come hai trovato gli autisti?

Grazie e, si, di italiani se ne vedono pochini. Gli autisti erano tutti, nessuno escluso, dei manici. Magari rispettare il codice della strada non è il loro forte, ma a guidare per ore, su strade difficili se non difficilissime, senza alcuna distrazione o rischio non è da tutti. Eppure tutti e tre i nostri autisti sono stati cosí. D'altronde se sei una pippa mi sa che ti schianti in fretta...

Foto straordinarie. Uno dei migliori thread visti finora. Complimenti!

Grazie mille Rommel.
 
Che bel viaggio porca. Come mai ti vengono in mente queste destinazioni così particolari!?

Dovresti viaggiare con Dancrane. Lui ha addirittura ancora più fantasia di te. Adesso voglio vedere se hai preso l'AN 14 che
Gera nel piano!!