Tre Mesi Dopo
Domenica 14 Agosto, anno 2016.
Sto ancora digerendo la cena nuziale della sera prima, che senza sapere perché mi ritrovo nel sedile centrale di un taxi diretto all’Aeroporto dello Stretto.
È il momento di tornare, e per farlo Alitalia offre un comodo volo diretto su Linate nel primissimo pomeriggio.
Ideale per arrivare a casa, farsi una doccia, cambiare la valigia e andare a Malpensa per partire per le ferie. Via Russia.
Non so da quanto tempo non vedevo la scritta «Accettazione» sopra i banchi del check-in, sta di fatto che lasciamo le valigie e al grido di «Mangeremo qualcosa dopo fatti i controlli» andiamo airside.
La desolazione.
Cinque gate, una stanza unica, due bagni, e un bar. Chiuso.
«Ciccio, ma poi da mangiare sull’aereo ce lo danno?» - «Se ti accontenti dei salatini, si»
Arriva il momento di imbarcarsi, e la fila è ovviamente italiana.
«Imbarcheremo prima le famiglie con bambini, poi gli appartenenti ai club esclusivi, infine ricordiamo che l’accesso all’aeromobile avverrà sia dalla porta anteriore che da quella posteriore»
L’imbarco è casuale, caotico e chiassoso. In una parola, italiano.
E altrettanto italianamente, ho visto gente con la fila 27 entrare dalla porta anteriore (
«Così ci vedono arrivare e non ci lasciano giù!»), e gente con la fila 3 entrare dalla posteriore.
Oggi si vola con EI-DTJ, il 320 delle promesse.
Ne approfitto per fotografarlo, non avendolo mai visto da vicino, e per leggerne un paio.
La buona volontà c’è tutta.
Il capocabina mi nota, e mi fa «È l’aereo con le promesse di noi dipendenti, per costruire un’Alitalia migliore»
Lasciamo Reggio, il mare, il sole e il bel fresco (relativamente parlando).
Il volo fino a Milano sarà assolutamente tranquillo, e mentre io calerò in un sonno profondo - saltuariamente interrotto da foto tattiche - i miei compagni di viaggio (ma questo lo verrò a sapere dopo) oltre a spazzolare anche la mia dose di patatine, hanno anche fatto il bis.
«Guarda Ciccio, quello è il Vesuvio. Proprio vero che vedi Napoli e poi muori»
«E a Roma?» chiedo io.
«Termini».
Siamo quasi in dirittura di arrivo, sotto di noi non c'è più il mare ma ci sono gli appennini
E atterriamo a Milano Linate, l'aeroporto che qualunque hub vorrebbe avere come feeder, l'aeroporto più importante della pianura padana.
Al finger, stranamente.
Recupero la valigia, prendo la 73, prendo il passante, prendo la macchina, e arrivo a casa.
Il tempo di fare una doccia, cambiare la valigia, mettersi a posto un secondo, lasciare le chiavi di casa a chi di dovere e risalire in macchina, ed eccoci catapultati a Milano Bovisa.
Il Malpensa Express che mi appresto a prendere è uno dei cosiddetti falsi-diretti, nel senso che di diretto ha ben poco e ferma in tutte (ma proprio tutte) le stazioni dopo Saronno.
Non mi dilungo sul prodotto di casa Alstom, sicuramente già recensito.
Anche se continuo a prendere il 425 - la versione di Coradia successiva - al 245 che viene utilizzato sui Malpensa, ma questa è un'altra storia.
Passiamo Garbagnate, dove coperte da teli vi sono ancora le vetture coinvolte nell'incidente del 2006, superiamo Saronno, e imbocchiamo la galleria di Castellanza.
Poco dopo, in perfetto orario (grazie Trenord) arriviamo trionfali alla stazione di Malpensa Terminal 1.
Me la prendo comoda a scendere, tanto so già che ci sarà la calca alla scala mobile, e così effettivamente è.
Come se non bastasse la scala mobile è anche guasta, tocca quindi trascinarsi le valigie.
Non che sia un problema, però già fa caldo..
Varchiamo la
Soglia Magica (sic!), saliamo una lunga scala mobile (quella della foto di sopra) e siamo nell'area partenza.
Sono le 20:40, sono terribilmente in anticipo (
Il mio volo parte tra quattro ore, ndr), il check-in è ovviamente chiuso.
Ah, e sto morendo di fame.
RossoPomodoro viene in mio aiuto, facendomi scoprire che si, prendono anche i buoni pasto
Ceno con tutta la calma del mondo, con altrettanta calma mi gusto un caffè, con altrettanta calma torno al check-in.
Il check-in è ovviamente ancora chiuso, tuttavia, in pieno stile da MilaneseImbruttito, potete ammirare nella foto che segue l'
Impaziente.
Da un gruppo su WhatsApp mi è stato descritto come (descrizione che fedelmente riporto): «Scarpe appariscenti e rigorosamente pulite. Marsupio tattico a tracolla, munito di ogni bene da viaggio indispensabile. Sguardo arcigno, perché anche a Malpensa è il caso di fatturare. Valigie in posizione tattica, per sbarrare la strada ad altri eventuali prioritari. Sguardo assassino incluso nella confezione»
Insomma, tempo un'oretta e il check-in apre (
se ve lo state chiedendo, si, l'Impaziente è rimasto immobile per tutto il tempo, ndr).
Lascio la valigia, ottengo le carte d'imbarco, e vado per attraversare i controlli.
Malpensa è un DESERTO.
L'ora di punta serale è passata da un pezzo, e il mio volo è l'ultimo che parte prima di due ore di pausa, interrotte dall'AZ per Tirana (
Orari comodi?).
Aspetto altrettanto tipico di Malpensa sono le camminate in mezzo al nulla.
Appena passato il controllo passaporti, torna a essere l'aeroporto che tutti conosciamo: un corridoio.
Avevo una mezza idea di andare a provare Casa Italia, ma il gate dalla parte opposta rispetto a dove si trova la lounge nuova, unito al fatto che non sapevo se fosse ancora aperta, mi fanno propendere per la tristissima lounge SEA al satellite B.
Non una finestra. Cibo scarso. Non puoi prendere una bottiglia d'acqua da portarti via.
Ci accontentiamo. :diavoletto:
Arriva il momento dell'imbarco, la lounge si svuota e ci apprestiamo a salire sul portentoso aviogetto da poco arrivato.
(
Si, l'inquadratura è assolutamente casuale).
A questo punto, arriva la prima sorpresa per il sottoscritto.
Ovvero, pensavo che la business di Aeroflot fosse la classica business europea, col sedile in mezzo bloccato, e mi ero già preparato psicologicamente a tre ore di volo così (come se la cosa fosse un problema, tra l'altro).
E invece.. no. :astonished:
Per quello a cui sono abituato, qui siamo su un altro pianeta.
Il sedile, che a prima vista sembrava non esattamente sinonimo di confortevole, è invece decisamente comodo.
Viene offerto un Amenity Kit minimale (la borsetta arancione) che contiene un pettine, una penna, uno spazzolino con dentifricio, una mascherina e un paio di tappi per le orecchie.
Il cuscino, oltre che morbido, è anche griffato
SU 2415
MXP-SVO
A321-211
VP-BTR
Seat: 2A
Class: C (O)
Schedulato: 12:43am-05:00am
Block-to-block: 12:43am-05:08am
In volo: 12:58am-04:54am
Pushamo in una Malpensa buia e silenziosa, e inizia il taxi, insolitamente – almeno per me – verso la testata della 17R.
Si va!
Mando a ramengo i progetti di non dormire, di stare sveglio, bla bla bla, mi infilo le cuffie nelle orecchie e crollo.
Mi risveglio un bel po’ dopo, assonnato come non mai, ma riposato.
Che bella vita, viaggiare in business!
Si inizia anche quasi a intravedere l’alba.
Non so assolutamente dove fossimo, nelle due foto che ho scattato con l’iPhone la prima è localizzata a San Giorgio su Legnano ( :O ) e la seconda a Krupski.
Forse la seconda è quella più verosimile.
Siamo in dirittura d’arrivo. A Mosca la temperatura è fantastica, ci sono 10°, piove che è una meraviglia e si sta al fresco.
Passiamo davanti a quello che presumo sia il vecchio terminal (E o F, non ricordo esattamente quale delle due) e si, fa molto URSS.
SVO è ovviamente un monocolore, almeno in questa parte di aeroporto.
Sbarchiamo, e in aeroporto c’è il gelo polare. :morto:
Va bene, siamo a Mosca, siete abituati al freddo e quindi qua 10° gradi all’esterno saranno un po’ come i 20° a Milano, però l’AC a palla..
Passo i controlli di sicurezza, dove due occhi gelidi mi fissano, fissano poi il passaporto, fissano di nuovo me, e mi lasciano andare.
A SVO ci sono lounge sparse un po’ dappertutto, mi infilo nella prima che trovo, mi nutro di qualcosa che possa sembrare una colazione, e mi faccio altre due orette di sonno.
Lounge più calda rispetto al resto dell’aeroporto, sviluppata tendenzialmente per il lungo (invece di essere un ampio salone unico, per intenderci).
Catering ottimamente fornito, e refill continuo da parte dei camerieri.
«Would you like tasting this vodka, sir?»
Forse più tardi, dai.
Arriva il momento dell’imbarco, e per la prima volta imbarco su un Widebody via cobus.
Fuori intanto continua a piovere, e si è alzato anche il vento.
SVO è più chiaro di prima, e sempre un monocolore.
Salgo sul primo Cobus disponibile, imbarco ordinato secondo canoni russi – e quindi ordinato per davvero – e pascoliamo per almeno un quarto d’ora prima di arrivare al mezzo volante che ci porterà oltreoceano.
Mi lavo completamente nei 50 metri dal cobus all’aereo, oramai bagnato per bagnato tanto vale fare una foto
Entrare in un aereo e girare a sinistra si, mi fa parecchio strano.
Vengo accolto da una AAVV, che mi dice che sarà la mia ‘personal purser’ (la frase potrebbe essere diversa, mi ero ripromesso di annotarla, ma non l’ho fatto) per tutto il viaggio e di chiedere pure qualsiasi cosa :astonished:
L’ho già detto che è davvero un bel viaggiare in business?
Premesso: non so assolutamente giudicare se il prodotto sia buono o meno.
Posso dire che dall’alto di 185 centimetri di altezza, stendendo completamente le gambe non arrivavo a toccare il fondo.
Posso dire che la poltrona in posizione letto è veramente comoda.
Posso anche dire che, personalmente, avrei preferito un layout di che ti offrisse la possibilità di avere un po’ più di privacy (anche se, caso vuole, il posto di fianco a me sia rimasto vuoto).
Nel frattempo arriva anche il drink di benvenuto.
No, non è vodka, e per favore non insultatemi se contravvengo alla regola dello champagne, ma avevo ancora in bocca il sapore di quel qualcosa simile al cappuccino ingurgitato nella lounge.
Però mi scocciava dire di no, allora ho optato per una sana e freschissima acqua liscia di Russia.
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In una piovosa e ventosa Mosca, lasciamo il nostro stand e iniziamo a rullare verso la pista.
SU 104
SVO-IAD
A330-343
VQ-BMY
Seat: 3K
Class: J (O)
Schedulato: 10:15am-01:40Pm
Block-to-block: 10:25am-01:52Pm
In volo: 10:53am-01:46Pm
L’Aeroporto di Mosca si mostra in tutta la sua magnificenza luminosa (poca), in tutta la sua umidità (tanta) e in tutta la sua coda per i decolli (costante)
Entriamo in pista, dove rimarremo fermi per circa cinque minuti.
Ne ignoro le cause, ma l’importante è partire, l’importante è arrivare.
E andiamo, allora.
Buchiamo la coltre di nubi, e iniziamo a salire.
Il panorama da quassù è sempre fantastico.
In tutto ciò, viene distribuito l’Amenity Kit e il menù del pranzo.
La mia AAVV si avvicina, si siede accanto a me e mi chiede cosa desidero.
«Your first time?»
Ecco, beccato subito, neanche il tempo di fare finta :clown:
Posso ordinare ora e mangiare quando più mi aggrada durante il volo, faccio le mie ordinazioni e chiedo che mi venga portato il tutto dopo un’oretta.
Dopo dieci minuti, ho fame.
Non so più che ore siano, il mio cellulare fa le 5 del mattino, per il mio corpo saranno le.. boh?
Importante è mangiare. E in questo caso, resistere un altro po’ ai morsi della fame.
Quindi, antipasto: salmone e formaggio su qualcosa che non ho ben capito cosa fosse (non ho capito quale parte di
Pumpernickel with salmon and cream cheese on skewer fosse la base)
(No, non c’è alcool, giuro che mi dispiace!)
Viene apparecchiata la tavola, con inclusa una rosa.
Non sapevo cosa farmene, volevo ridarla alla ‘mia purser’ alla fine del viaggio, ma conoscendo la fama di noi italiani nel mondo ho desistito.
È rimasta sul tavolino, a fare bella mostra di se.
Secondo piatto:
Salted salmon, cold smoked halibut, eel in Teriyaki sauce on lettuce leaves with Chives onion, served with olive oil and balsamic pearls
In una parola, cibo. In un numero, 8.
Terzo piatto: insalata (sarebbe una
Caesar salad with chicken, served with dressing and croutons, ma insalata rende meglio)
Non ho ben capito perché la verdura arrivi prima del piatto principale, ma di certo male non fa.
Voto 7, per coerenza.
Quarto piatto, Zuppa di Funghi.
Ho preso tanto di quel freddo che avevo bisogno di qualcosa di caldo, che non fosse pesce o foglie di insalata.
Il nome all’anagrafe risulta essere
Mushroom soup, served with sour cream.
Il voto finale è un 9. Buona era buona.
Quinto piatto: Pollo.
Il famoso
Chicken or Pasta della barbon class qua diventa un
Chicken, wild rice with beans and mushrooms and baked tomato ma si, è sempre pollo.
Voto 8.
A questo punto mi sento sazio.
Salto il dolce, ripromettendomi di prenderlo più avanti.
Mi butto su un te’ caldo, che male non fa.
Nel frattempo il viaggio continua, ci lasciamo alle spalle l’Europa e tagliamo sopra l’Islanda.
Speravo di vedere qualcosa di più, ma questo sarà l’unico panorama prima di addormentarmi.
A quanto pare, al piano di sotto è tutto bianco.
Porto la poltrona in posizione letto (ed è un letto per davvero), e mi addormento.
Vuoi i bagordi dei giorni prima, vuoi il viaggio notturno, ho dormito come un sasso e anche decisamente bene.
Mi sveglio che già si vedono le sconfinate lande griffate USA
Devo essermi perso anche lo spuntino post pranzo, perché siamo già in discesa verso Washington.
Infatti, ecco spuntare poco dopo il Washington Dulles Airport, per gli amici IAD
Compiamo una decisa virata di 180°, e ci allineiamo con la pista.
Ancora una volta, benvenuti negli Stati Uniti
Rulliamo calmi verso il gate, con i nostri marshall pronti a prendersi cura di noi
Nel frattempo arriva il 380 British da LHR.
E a quel punto penso due cose: la prima, che se non ci sbrighiamo a scendere da qua e quel volo è pieno, sono rovinato (nuovo ESTA, fila alieni).
La seconda.. mai che sia arrivato così in anticipo quando l’ho preso io!
Al Dulles – non ricordo se l’avevo già raccontato nei TR precedenti – si scende dall’aereo e si sale su questo pullman con le corna, che ti porta nella parte del terminal ove si trovano gli ufficiali dell’Immigration.
Approfitto del tour dell’aeroporto per fare una foto al nostro aviogetto
E a questa coloratissima livrea South Africa
Si, questi sono i pullman con le corna :doubt:
Nonostante i miei timori, la coda all’Immigration è praticamente nulla.
In cinque minuti me la cavo, e tra una domanda di rito e basta, scopro che all’Ufficiale che mi sta esaminando piacciono le Lamborghini
«Ma nel lavoro che fai, vai veloce come la Lamborghini?»
Penso al mio lavoro.
Aggrotto la fronte.
«I don’t think so».
Welcome Back to the USA.
(Si, continua..

)