Anche quest’anno mi ritrovo con circa una settimana di ferie arretrate da smaltire. Mentre nel 2014 l’imminente dismissione dell’MD-11 mi aveva facilitato la scelta, stavolta non ho una meta precisa. Lascerò decidere la consorte, che alla fine opterà per New York: accetto volentieri la proposta dato che sono molti anni che non ci vado. Per lei e sua madre (che ci accompagnerà), invece, sarà la prima volta nella Grande Mela.
Lei prenota subito con Air Berlin, mentre io mi prendo qualche giorno e rifletto sulle varie possibilità. Mi stuzzica in particolare l’idea di fare scalo a FRA e volare con LH o addirittura con SQ, ma gli orari sono improponibili. Tornato da un breve weekend a Philadelphia con LH (sempre via FRA), decido infine di volare anch’io con Air Berlin, che a parità di prezzo offre l’indubbio vantaggio del volo diretto.
Il giorno della partenza si avvicina! Avendo prenotato separatamente facciamo il check-in online per scegliere i posti in anticipo e viaggiare vicini. Optiamo per la fila 44, posti G/H/K, e prenotiamo già il taxi per il giorno seguente grazie alla comoda app MyTaxi. La tratta da casa a TXL ci verrà a costare i soliti 25-26 euro.
TXL-JFK
AB7248
13:00 LT - 16:50 LT (ATD: on time – ATA: 16:30 LT)
Airbus A330-223 | MSN: 454 | First flight: 22/01/2002
D-ALPD
Seat 44G
Il tassista arriva puntuale: è un signore russo di Novosibirsk particolarmente ciarliero, che in una ventina di minuti ci porta di fronte ai banchi A00/A01. Per quanto sia un aeroporto ormai saturo, Tegel resta un aeroporto di una comodità imbattibile se si parte dal Terminal A, con distanze anche solo di 30 metri dal marciapiede all’aereo. Questo permette, in teoria, di ridurre i tempi di attesa al minimo… ma noi siamo talmente in anticipo che il check-in non è ancora aperto. Per ammazzare il tempo facciamo una colazione supplementare nel bar “Coffee Fellows” lì accanto e poi torniamo al drop off. A me tocca una signora che spiega ogni singola procedura alla ragazza dietro di lei, evidentemente un’apprendista. È gentilissima e sbriga tutto in quattro e quattr’otto, non senza lasciarsi andare a un sospiro sognante leggendo il mio luogo di nascita. Che tenerezza.


Facciamo un giro del terminal prima di passare i controlli. A tratti è deserto.


I voli in partenza, tuttavia, non mancano:


Passiamo rapidamente i controlli dedicati e ci sediamo nell’area d’imbarco, uguale a quelle che ho sempre visto finora al Terminal A, con la differenza che questa è su due piani. C’è spazio a sufficienza, ma se l’aereo fosse pieno non staremmo altrettanto comodi.

Oggi voleremo su D-ALPD, un giovanotto di 13 anni consegnato nel 2002 a LTU e poi passato ad Air Berlin in seguito all’acquisizione della compagnia.
Una pulitina al parabrezza...

L’imbarco comincia poco dopo l'orario previsto. Salgono per primi i passeggeri di business class, seguiti da status holders e FF. Poi è il turno della classe bestiame: più per caso che per altro, viene aperta una seconda porta, di modo che mi ritrovo a essere il primo in fila.


Sorrisi e saluti dal purser, credo l’unico uomo fra gli aa/vv. Per il resto saranno tutte donne, perlopiù giovani, tranne una che assomiglia in modo straordinario alla Duchessa di Cornovaglia. Mi dirigo verso il mio sedile e do uno sguardo alla cabina ancora vuota: anche se i pannelli e le cappelliere tradiscono la vera età dell’aereo, i sedili sono nuovi e si presentano molto bene. Lo stesso vale per i PTV dotati di un’apprezzatissima presa USB.



Belli da vedere, i sedili non superano tuttavia l’esame una volta seduti. Il pitch è ai minimi termini, credo siano 30 pollici ma sembrano 28. Per fortuna il volo è semivuoto, cosicché possiamo impadronirci anche dei posti 44D/E e stare larghi.

Gli A330-200 di AB configurati a due classi, per inciso, hanno 19 posti in J e 279 in Y – vedi seatmap QUI. Oltre al pitch ridicolo mi colpisce anche il ridotto numero di toilette, solo quattro a metà cabina per tutta l’economy.


Stacchiamo in perfetto orario dal gate A01 e viene trasmesso il video della safety demo con la solita, inquietante assistente di volo virtuale:

Decollo rapido dalla 08L, senza foto causa posto centrale, e poi comincio ad armeggiare con l’IFE. Lo schermo è di alta qualità e il sistema è molto semplice da utilizzare. A tratti la grafica ricorda quasi il vecchio iOS. La scelta di film non è molto ampia, ma in compenso ci sono molte serie TV e parecchia musica.


Bella anche la moving map! Sembra solo esserci un problemino con l’indicazione della distanza dall’aeroporto di arrivo. Anche al ritorno sarà del tutto sballata.


Pochi minuti dopo vengono distribuiti gli auricolari e il menù per il pranzo, sponsorizzato dall’ente “Discover America”.


La scelta della portata principale è fra petto di pollo in salsa allo jalapeño con contorno di broccoli e patate al miele e sesamo, o tortelloni ai quattro formaggi con salsa di pomodoro. Inutile dire che opto per il pollo: non è niente male! Anche il brownie è buono, mentre la farmer’s salad come antipasto è indecente. Il carrello con le bevande purtroppo arriva quando ho praticamente già finito di mangiare: sarebbe stato meglio un po' prima.

Dopo pranzo prendo un mezzo bicchiere di caffè, saluto tutti e mi dedico a una maratona di “House of Cards”.

Guardo quattro episodi della seconda serie, poi mi alzo per sgranchirmi le gambe e fare un paio di foto.


Abbiamo già oltrepassato la Groenlandia quando viene servito un secondo pasto, stavolta freddo e quasi del tutto immangiabile: si salva, forse, il dolcetto alle mandorle.

Metto da parte quella robaccia e riprendo la serie da dove avevo finito – c’è ancora tempo per un paio di episodi
Una ventina di minuti prima dell’atterraggio mi sposto qualche fila più indietro, al trentordiciA. La discesa verso New York offre una bella vista di tutta Long Island: a terra si vedono ancora neve e ghiaccio, ma il tempo sembra abbastanza clemente.


Sorvoliamo anche il Francis S. Gabreski Airport (FOK/KFOK), struttura mista civile/militare a poche miglia da Westhampton Beach. Fra le altre cose, è la base della 106th Rescue Wing della New York Air National Guard.


Le sterminate periferie di New York non mancano mai di stupire.

Dopo diverse virate atterriamo più o meno dolcemente sulla 22L (video QUI) e raggiungiamo molto velocemente il Terminal 8. Purtroppo sarò controluce per quasi tutto il rullaggio, quindi posto solo questa foto di EI-EJL:

Siamo in anticipo di una ventina di minuti sullo schedulato e raggiungiamo il gemello D-ABXB, appena arrivato da Düsseldorf.

Lo sbarco avviene dopo 5-10 minuti. Ci affrettiamo verso il controllo passaporti dove ci aspetta una fila molto lunga. Me ne faccio una ragione, ma per fortuna dopo mezz’ora gli agenti si svegliano e fanno passare quanta più gente possibile ai varchi dedicati ai possessori di passaporti statunitensi. Trovo un officer molto simpatico e chiacchierone e non posso fare a meno di ripensare alla mia primissima esperienza in arrivo al JFK da un volo intercontinentale, nel 1996. Quella volta arrivai al Terminal 7 con BA e trovai un agente decisamente scorbutico, di quelli che ti fanno sentire un criminale se superi per sbaglio la linea di attesa anche solo con la punta della scarpa. Ero un bambino, ma mi ricorderò per sempre di quell’atmosfera da Navy boot camp.
I bagagli sono già al nastro. Passiamo in un batter d’occhio la dogana, anch’essa presidiata da dei signori spiritosi e gentilissimi, e andiamo verso l’AirTrain. Da Howard Beach prendiamo la linea A della metropolitana fino a Jay Street/MetroTech, e da lì facciamo due fermate con la F fino a East Broadway: i treni e le stazioni sono esattamente come me li ricordavo, ovvero conciati male, ma in fin dei conti sono molto efficienti. In un’oretta scarsa arriviamo al nostro appartamento a Lower East Side, ai confini con Chinatown.
Per adesso mi fermo qui: se gradite, posterò alcune foto di OT prima di mettermi al lavoro sul volo di ritorno.
Lei prenota subito con Air Berlin, mentre io mi prendo qualche giorno e rifletto sulle varie possibilità. Mi stuzzica in particolare l’idea di fare scalo a FRA e volare con LH o addirittura con SQ, ma gli orari sono improponibili. Tornato da un breve weekend a Philadelphia con LH (sempre via FRA), decido infine di volare anch’io con Air Berlin, che a parità di prezzo offre l’indubbio vantaggio del volo diretto.
Il giorno della partenza si avvicina! Avendo prenotato separatamente facciamo il check-in online per scegliere i posti in anticipo e viaggiare vicini. Optiamo per la fila 44, posti G/H/K, e prenotiamo già il taxi per il giorno seguente grazie alla comoda app MyTaxi. La tratta da casa a TXL ci verrà a costare i soliti 25-26 euro.

TXL-JFK
AB7248
13:00 LT - 16:50 LT (ATD: on time – ATA: 16:30 LT)
Airbus A330-223 | MSN: 454 | First flight: 22/01/2002
D-ALPD
Seat 44G
Il tassista arriva puntuale: è un signore russo di Novosibirsk particolarmente ciarliero, che in una ventina di minuti ci porta di fronte ai banchi A00/A01. Per quanto sia un aeroporto ormai saturo, Tegel resta un aeroporto di una comodità imbattibile se si parte dal Terminal A, con distanze anche solo di 30 metri dal marciapiede all’aereo. Questo permette, in teoria, di ridurre i tempi di attesa al minimo… ma noi siamo talmente in anticipo che il check-in non è ancora aperto. Per ammazzare il tempo facciamo una colazione supplementare nel bar “Coffee Fellows” lì accanto e poi torniamo al drop off. A me tocca una signora che spiega ogni singola procedura alla ragazza dietro di lei, evidentemente un’apprendista. È gentilissima e sbriga tutto in quattro e quattr’otto, non senza lasciarsi andare a un sospiro sognante leggendo il mio luogo di nascita. Che tenerezza.


Facciamo un giro del terminal prima di passare i controlli. A tratti è deserto.


I voli in partenza, tuttavia, non mancano:


Passiamo rapidamente i controlli dedicati e ci sediamo nell’area d’imbarco, uguale a quelle che ho sempre visto finora al Terminal A, con la differenza che questa è su due piani. C’è spazio a sufficienza, ma se l’aereo fosse pieno non staremmo altrettanto comodi.

Oggi voleremo su D-ALPD, un giovanotto di 13 anni consegnato nel 2002 a LTU e poi passato ad Air Berlin in seguito all’acquisizione della compagnia.
Una pulitina al parabrezza...


L’imbarco comincia poco dopo l'orario previsto. Salgono per primi i passeggeri di business class, seguiti da status holders e FF. Poi è il turno della classe bestiame: più per caso che per altro, viene aperta una seconda porta, di modo che mi ritrovo a essere il primo in fila.


Sorrisi e saluti dal purser, credo l’unico uomo fra gli aa/vv. Per il resto saranno tutte donne, perlopiù giovani, tranne una che assomiglia in modo straordinario alla Duchessa di Cornovaglia. Mi dirigo verso il mio sedile e do uno sguardo alla cabina ancora vuota: anche se i pannelli e le cappelliere tradiscono la vera età dell’aereo, i sedili sono nuovi e si presentano molto bene. Lo stesso vale per i PTV dotati di un’apprezzatissima presa USB.



Belli da vedere, i sedili non superano tuttavia l’esame una volta seduti. Il pitch è ai minimi termini, credo siano 30 pollici ma sembrano 28. Per fortuna il volo è semivuoto, cosicché possiamo impadronirci anche dei posti 44D/E e stare larghi.

Gli A330-200 di AB configurati a due classi, per inciso, hanno 19 posti in J e 279 in Y – vedi seatmap QUI. Oltre al pitch ridicolo mi colpisce anche il ridotto numero di toilette, solo quattro a metà cabina per tutta l’economy.


Stacchiamo in perfetto orario dal gate A01 e viene trasmesso il video della safety demo con la solita, inquietante assistente di volo virtuale:

Decollo rapido dalla 08L, senza foto causa posto centrale, e poi comincio ad armeggiare con l’IFE. Lo schermo è di alta qualità e il sistema è molto semplice da utilizzare. A tratti la grafica ricorda quasi il vecchio iOS. La scelta di film non è molto ampia, ma in compenso ci sono molte serie TV e parecchia musica.


Bella anche la moving map! Sembra solo esserci un problemino con l’indicazione della distanza dall’aeroporto di arrivo. Anche al ritorno sarà del tutto sballata.


Pochi minuti dopo vengono distribuiti gli auricolari e il menù per il pranzo, sponsorizzato dall’ente “Discover America”.


La scelta della portata principale è fra petto di pollo in salsa allo jalapeño con contorno di broccoli e patate al miele e sesamo, o tortelloni ai quattro formaggi con salsa di pomodoro. Inutile dire che opto per il pollo: non è niente male! Anche il brownie è buono, mentre la farmer’s salad come antipasto è indecente. Il carrello con le bevande purtroppo arriva quando ho praticamente già finito di mangiare: sarebbe stato meglio un po' prima.

Dopo pranzo prendo un mezzo bicchiere di caffè, saluto tutti e mi dedico a una maratona di “House of Cards”.

Guardo quattro episodi della seconda serie, poi mi alzo per sgranchirmi le gambe e fare un paio di foto.


Abbiamo già oltrepassato la Groenlandia quando viene servito un secondo pasto, stavolta freddo e quasi del tutto immangiabile: si salva, forse, il dolcetto alle mandorle.

Metto da parte quella robaccia e riprendo la serie da dove avevo finito – c’è ancora tempo per un paio di episodi

Una ventina di minuti prima dell’atterraggio mi sposto qualche fila più indietro, al trentordiciA. La discesa verso New York offre una bella vista di tutta Long Island: a terra si vedono ancora neve e ghiaccio, ma il tempo sembra abbastanza clemente.


Sorvoliamo anche il Francis S. Gabreski Airport (FOK/KFOK), struttura mista civile/militare a poche miglia da Westhampton Beach. Fra le altre cose, è la base della 106th Rescue Wing della New York Air National Guard.


Le sterminate periferie di New York non mancano mai di stupire.

Dopo diverse virate atterriamo più o meno dolcemente sulla 22L (video QUI) e raggiungiamo molto velocemente il Terminal 8. Purtroppo sarò controluce per quasi tutto il rullaggio, quindi posto solo questa foto di EI-EJL:

Siamo in anticipo di una ventina di minuti sullo schedulato e raggiungiamo il gemello D-ABXB, appena arrivato da Düsseldorf.

Lo sbarco avviene dopo 5-10 minuti. Ci affrettiamo verso il controllo passaporti dove ci aspetta una fila molto lunga. Me ne faccio una ragione, ma per fortuna dopo mezz’ora gli agenti si svegliano e fanno passare quanta più gente possibile ai varchi dedicati ai possessori di passaporti statunitensi. Trovo un officer molto simpatico e chiacchierone e non posso fare a meno di ripensare alla mia primissima esperienza in arrivo al JFK da un volo intercontinentale, nel 1996. Quella volta arrivai al Terminal 7 con BA e trovai un agente decisamente scorbutico, di quelli che ti fanno sentire un criminale se superi per sbaglio la linea di attesa anche solo con la punta della scarpa. Ero un bambino, ma mi ricorderò per sempre di quell’atmosfera da Navy boot camp.
I bagagli sono già al nastro. Passiamo in un batter d’occhio la dogana, anch’essa presidiata da dei signori spiritosi e gentilissimi, e andiamo verso l’AirTrain. Da Howard Beach prendiamo la linea A della metropolitana fino a Jay Street/MetroTech, e da lì facciamo due fermate con la F fino a East Broadway: i treni e le stazioni sono esattamente come me li ricordavo, ovvero conciati male, ma in fin dei conti sono molto efficienti. In un’oretta scarsa arriviamo al nostro appartamento a Lower East Side, ai confini con Chinatown.
Per adesso mi fermo qui: se gradite, posterò alcune foto di OT prima di mettermi al lavoro sul volo di ritorno.
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