Falso allarme bomba per un volo Ryanair da Lamezia Terme a Bergamo


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http://www.lametino.it/Ultimora/lamezia-falso-allarme-bomba-su-volo-ryanair-diretto-a-bergamo.html

Lamezia Terme - E' stata una telefonata anonima giunta al centralino della Polaria di Lamezia Terme a far scattare l'allarme sul volo Ryanair FR5903 diretto a Orio al Serio decollato regolarmente ieri alle 21.20. A bordo c'erano 187 passeggeri e 6 membri dell'equipaggio. A Orio è scattato il piano antiterrorismo. L'aereo è atterrato alle 22.40 e ha raggiunto un'area di parcheggio a distanza di sicurezza dal resto dello scalo. Passeggeri, aereo e bagagli sono stati controllati: a bordo nessun ordigno. A ricostruire la vicenda è la Sacbo, la società che gestisce l'aeroporto di Bergamo.

Piccolo refuso: il numero del volo è 5093, non 5903. Le indagini dovrebbero essere in corso.

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Come sempre in questi casi, spero in una bella lavata di capo accompagnata da una qualche denuncia penale sanizza per i responsabili.
 
A naso penso dipenda da due cose: il momento in cui è arrivata la segnalazione (appena dopo il decollo? Sulla verticale di CIA? Già in fase di discesa? etc.) e l'attendibilità della stessa.
 
Dal sito dell'AMI.


05/09/2014
- Giovedì 4 settembre un velivolo di linea, con tratta Lamezia Terme-Orio al Serio, ha fatto scattare l'allarme di “scramble” a seguito di un sospetto dirottamento con minaccia di ordigno a bordo riportato dall’Autorità competente.
L’evento ha attivato il sistema di difesa aerea avviando la procedura di ‘scramble’, ovvero il decollo immediato di velivoli caccia intercettori dell’Aeronautica Militare in servizio di allarme sul territorio nazionale.

Alle ore 22.14, il CAOC-TJ (Combined Air Operation Center di Torrejon) agenzia NATO responsabile di settore, ha ordinato lo “scramble”. I due caccia Eurofighter partiti dall’aeroporto di Grosseto in pochissimi minuti, sotto il controllo dei radar della difesa aerea assicurata dall’Aeronautica Militare, hanno eseguito la procedura di intercettazione in contatto con l’Autorità Governativa Nazionale (NGA).

Una volta verificato l’atterraggio in sicurezza del velivolo di linea da parte dell’NGA, è stato comunicato l’ordine di rientro alla base per i due Eurofighter del 4° Stormo.

Tutta l’attività, così come le procedure (nazionali e NATO) per la sorveglianza e controllo continuo dello spazio aereo, si sono confermate efficaci, oltre che prontamente e professionalmente eseguite.

L'Aeronautica Militare assicura la sorveglianza dello spazio aereo nazionale 365 giorni all'anno, 24 ore su 24, con un sistema di difesa integrato, fin dal tempo di pace, con quello degli altri paesi appartenenti alla NATO. Il servizio è garantito dal 4° Stormo di Grosseto, dal 36° Stormo di Gioia del Colle e dal 37° Stormo di Trapani con velivoli caccia Eurofighter.
 
Orio, falso allarme bomba su volo
Identificati gli autori dello scherzo


Gli agenti della polizia di Stato dell’Ufficio di frontiera aerea di Lamezia Terme hanno identificato gli autori di una telefonata anonima fatta il 4 settembre con la quale si segnalava una bomba a bordo del volo Ryanair partito da Lamezia e diretto a Bergamo

La telefonata aveva fatto scattare il piano antiterrorismo ma a bordo dell’aereo non venne trovato nessun ordigno. Le indagini della Polaria sono state dirette dalla Procura di Lamezia Terme. La telefonata anonima era giunta al centralino dell’aeroporto di Lamezia Terme. Un uomo, con inflessione dialettali tipiche del Nord Italia, aveva annunciato la presenza della bomba sul volo Ryanair partito da Lamezia Terme e diretto a Orio al Serio.

A bordo dell’aereo c’erano 187 passeggeri e 6 membri di equipaggio. L’allerta aveva portato anche all’attivazione di difesa aerea da parte del Caoc-Tj (Combined Air Operation Center di Torrejon), Agenzia della Nato responsabile del settore, della procedura «Scramble» con il decollo immediato di due velivoli caccia intercettatori dell’Aeronautica Militare «Eurofighter» del 4° Stormo, decollati dall’aeroporto di Grosseto e che avevano scortato il volo Ryanair fino all’atterraggio, in sicurezza, allo scalo di Orio.

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/orio-falso-allarme-bomba-su-volo-identificati-gli-autori-dello-scherzo_1086245_11/
 
Orio, falso allarme bomba su volo
Identificati gli autori dello scherzo


Gli agenti della polizia di Stato dell’Ufficio di frontiera aerea di Lamezia Terme hanno identificato gli autori di una telefonata anonima fatta il 4 settembre con la quale si segnalava una bomba a bordo del volo Ryanair partito da Lamezia e diretto a Bergamo

La telefonata aveva fatto scattare il piano antiterrorismo ma a bordo dell’aereo non venne trovato nessun ordigno. Le indagini della Polaria sono state dirette dalla Procura di Lamezia Terme. La telefonata anonima era giunta al centralino dell’aeroporto di Lamezia Terme. Un uomo, con inflessione dialettali tipiche del Nord Italia, aveva annunciato la presenza della bomba sul volo Ryanair partito da Lamezia Terme e diretto a Orio al Serio.

A bordo dell’aereo c’erano 187 passeggeri e 6 membri di equipaggio. L’allerta aveva portato anche all’attivazione di difesa aerea da parte del Caoc-Tj (Combined Air Operation Center di Torrejon), Agenzia della Nato responsabile del settore, della procedura «Scramble» con il decollo immediato di due velivoli caccia intercettatori dell’Aeronautica Militare «Eurofighter» del 4° Stormo, decollati dall’aeroporto di Grosseto e che avevano scortato il volo Ryanair fino all’atterraggio, in sicurezza, allo scalo di Orio.

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/orio-falso-allarme-bomba-su-volo-identificati-gli-autori-dello-scherzo_1086245_11/

Mi vien da ridere a quanto scrivono, se ci fosse stata una bomba davvero a bordo cosa avrebbero potuto fare i due caccia?
Cmq se la vedranno brutta
 
Gli italiani secondo me capiscono solo una cosa: quando si tocca loro il portafoglio.
Spero in una sanzione pecuniaria (molto) pesante per i simpaticoni.
 
Il giallo dell'allarme bomba sul volo Ryanair Lamezia-Bergamo: due indagati e troppi misteri

Tre schede telefoniche acquistate da un pakistano che non si riesce a rintracciare. Una telefonata anonima per una bomba, rivelatasi inesistente, su un aereo. E due persone che sostengono di aver fatto uno scherzo a un amico, ma hanno fatto sparire i telefoni usati. E' lo scenario dell'inchiesta sull'allarme bomba del 4 settembre scorso sul volo della Ryanair partito da Lamezia Terme e diretto a Bergamo. Un episodio che, per certi versi, potrebbe avere i contorni e gli ingredienti di una spy story.

Nell'inchiesta, condotta dalla Polaria di Lamezia Terme, sono indagati un uomo di 31 anni con precedenti penali e la sua convivente di 28, residenti in provincia di Brescia. Dopo il decollo dell'aereo ci fu la telefonata anonima al centralino dell'aeroporto di Lamezia Terme e un uomo, con una forte inflessione dialettale del Nord Italia, segnalò la presenza della bomba sull'aereo. L'allerta portò all'attivazione del dispositivo di difesa aerea da parte del Caoc-Tj, l'agenzia della Nato responsabile del settore, e della procedura "Scramble" con il decollo immediato di due velivoli caccia intercettori dell'Aeronautica militare, decollati dall'aeroporto di Grosseto, che scortarono il volo della Ryanair fino all'atterraggio, in sicurezza, presso l'aeroporto di Orio al Serio. A bordo dell'aereo di linea però non fu trovata alcuna bomba.

Gli agenti della Polaria, diretti dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, avviarono le indagini riuscendo ad accertare che la telefonata era stata fatta con un telefono cellulare dalla provincia di Brescia. Si è poi risaliti alla scheda telefonica che era stata acquistata, con altre due sim, dieci giorni prima della telefonata anonima da un cittadino pakistano che aveva usato il proprio passaporto per l'acquisto. Dalle indagini sono emerse una serie di stranezze: per esempio il fatto che il cittadino pakistano non risulta rintracciabile e la sua identità non esiste in alcuna delle banche dati delle forze dell'ordine. Altro elemento riguarda le firme sui documenti di acquisto delle schede, che sono diverse fra loro.

Dalle indagini è emerso anche che le schede sono state usate per contattare soltanto quattro utenze telefoniche, tra cui il centralino dell'aeroporto di Lamezia Terme. Attraverso la testimonianza delle persone che hanno ricevuto le telefonate, tutte residenti in Toscana e Lazio, i poliziotti hanno identificato gli autori della telefonata anonima, i quali si sono giustificati sostenendo di avere voluto fare uno scherzo a un amico che era sull'aereo.

Ma negli ambienti investigativi restano ancora molti dubbi e interrogativi. Per esempio: che fine ha fatto il pakistano che ha acquistato le schede telefoniche? Perché i due indagati si sono disfatti delle schede e dei telefoni dopo aver fatto la telefonata anonima? Si tratta di un semplice scherzo oppure si è voluto testare il dispositivo antiterrorismo? A queste domande si sta cercando di dare una risposta. L'unico dato certo per il momento è che, come hanno sostenuto gli inquirenti, "la vicenda ha dei contorni strani che vanno chiariti".

Repubblica
 
Rischiano di pagare 150 mila euro
per lo scherzetto dell’allarme bomba


Lo scherzo è stato organizzato il 4 settembre scorso da due persone, residenti nel Bresciano e ora indagate a piede libero con l’accusa di procurato allarme in concorso tra loro.

L’importo di 150 mila euro è la somma delle spese che lo Stato ha dovuto sostenere per azionare la macchina antiterrorismo che è scattata, come prevede la prassi, dopo la loro telefonata al centralino dell’aeroporto di Lamezia.

Nelle prossime ore i due saranno infatti denunciati – assicura la polaria calabrese – anche alla Corte dei conti di Catanzaro perché provveda ad avviare la procedura per la richiesta di rimborso dell’ingente somma. Sempre che Ryanair, oppure qualche passeggero, non decidano di chiedere a loro volta un rimborso in sede civile per il danno (materiale o biologico, anche se nessuno si era in realtà fatto male e nessun passeggero si era reso conto di nulla): in tal caso le cifre rischiano infatti di crescere esponenzialmente.

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/rischiano-di-pagare-150-mila-europer-lo-scherzetto-dellallarme-bomba_1086532_11/
 
Un ex boss della Magliana dietro l’allarme bomba sul volo per Orio

Il boss della Magliana, il pakistano con passaporto falso, la convivente di uno ‘ndranghetista di Gioia Tauro, il contatto con la moglie di un ergastolano. C’è quanto basta per immaginare che ben altri obiettivi si nascondono dietro quel tentativo di far passare come uno scherzo la telefonata alla polizia aeroportuale di Lamezia Terme, lo scorso 4 settembre, che annunciava una bomba a bordo dell’aereo in volo da Lamezia a Orio al Serio.
Il bresciano e l’amante dell’omicida
Il riserbo degli inquirenti, coordinati dal procuratore della Repubblica di Lamezia Domenico Prestinenzi, è massimo. Gli agenti della Polaria sono riusciti in tempo record a individuare la persona che la sera del 4 settembre scorso, alle 21,32, ha telefonato al centralino della Polaria annunciando che a bordo del volo Ryanair FR5903 «c’è una bomba». Prima di pronunciare la frase, però, l’interlocutore ha chiesto all’operatore se il volo fosse già partito. Solo allora la voce maschile con accento settentrionale, ha dettato la frase che ha messo in allarme il sistema di difesa aereo nazionale. Il telefonista si chiama Andrea Traini ed ha 31 anni. Nessun precedente penale. Con lui è stata denunciata anche Melinda Mangut, una rumena di 28 anni che è la convivente di Marcello Giacobbe, di Gioia Tauro, arrestato con il fratello Biagio, lo scorso marzo, dai carabinieri di Gioia Tauro, perché accusato di essere il mandante dell’omicidio di Arcangelo Pelaia. All’origine del delitto una faida familiare, scoppiata nel 2005, con l’uccisione dei cugini Leonardo e Saverio Giacobbe. Proprio per vendicare i parenti Marcello Giacobbe e i suoi fratelli, legati ai Molè, cosca storica della Piana di Gioia Tauro, hanno ordinato l’assassinio di Arcangelo Pelaia, fratello di Giuseppe, ritenuto l’autore del duplice delitto avvenuto sul lungomare di Gioia Tauro.
La scheda con nome falso
I due indagati, Traini e la Mangut, risiedono a Bedizzole, in provincia di Brescia. Al dirigente della Polaria Ferruccio Martucci che li ha interrogati, hanno detto che si è trattato di uno scherzo perché volevano mettere paura a un loro amico che si trovava sul volo Lamezia-Bergamo. Dalle indagini sviluppate con tecniche tradizionali (ma è stato utilizzato ampiamente anche Facebook), senza l’ausilio di intercettazioni – il reato contestato ai due non le prevede – è stato possibile comporre un puzzle che alimenta i sospetti su un intrigo internazionale dove i protagonisti sarebbero uomini della ‘ndrangheta ed elementi dell’ex banda della Magliana. Un sospetto che si è fatto strada quando la polizia ha scoperto che la scheda utilizzata per fare la telefonata al centralino della Polaria, è stata attivata il 13 agosto e ha funzionato sino al 4 settembre - giorno, appunto, dell’allarme. L’ultima telefonata è stata proprio quella al centralino della Polaria di Lamezia. La scheda è stata comprata in un negozio di telefonia di Brescia, l’«Aimad», gestito da un pakistano. Ad acquistarla un altro pakistano che si è presentato al venditore con un passaporto falso. Negli archivi della polizia non esiste nessun individuo con quelle generalità. Addirittura, nel passaporto, la residenza coincide con la filiale del Banco di Brescia. C’è poi un particolare che ha allarmato ancor di più gli inquirenti. Il pakistano ha acquistato altre due schede assieme a quella utilizzata per la telefonata in aeroporto. I contratti, però, sono stati firmati con nomi diversi.
Le chiamate sospette con la stessa sim
La scheda e il telefonino sono poi finiti nelle mani di Andrea Traini e Melinda Mangut. I due indagati hanno detto di averli acquistati a poco prezzo al mercato nero. Ma è davvero possibile che i due abbiano acquistato una sim per fare una bravata e qualche altra telefonata e poi abbiano deciso di buttarla via, assieme al telefono? Non è stato affatto così, perché in realtà quella scheda è servita ai due per chiamare l’aeroporto, ma anche per fare altre sei telefonate, precedenti la chiamata che ha scatenato l’allarme: due a una donna che vive con il figlio in una località del Lazio, altre tre telefonate alla moglie di un ergastolano, di origini romane. E soprattutto, una chiamata ha raggiunto il cellulare in uso a un ex esponente della banda della Magliana, che vive nella Capitale e si trova agli arresti domiciliari. È un personaggio che sta collaborando con gli inquirenti. Anzi, al momento è un uomo chiave dell’inchiesta, che ha permesso di individuare i due indagati. L’uomo è stato interrogato e, messo alle strette – nella rubrica del suo cellulare era rimasto memorizzato il numero di telefono partito dall’apparecchio che utilizzava la sim card intercettata – ha fornito i nomi dei due indagati che vivono a Brescia, e il loro domicilio. Il boss romano potrebbe aver detto altro. E su questo stanno lavorando gli investigatori di Lamezia Terme. L’attenzione degli inquirenti si starebbe concentrando su Marcello Giacobbe, l’uomo di Melinda Mangut, indagato in passato per traffico di opere d’arte. La sua convivente non ha un posto di lavoro, così come non ce l’ha Andrea Traini, l’altro indagato. Il loro tenore di vita è però molto agiato. Che Melinda sia una nuova dama bianca al servizio delle cosche che la utilizzano per i traffici nazionali e internazionali di cocaina? E se la telefonata all’aeroporto di Lamezia fosse stata fatta per tastare il grado di allarme aereo in caso di attentati? La vicenda resta al momento un giallo.

http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/14_novembre_01/volo-ryanair-4-settembre-allarme-bomba-magliana-banda-340a8162-61a5-11e4-8446-549e7515ac85.shtml