Quindi i sindacalisti che hanno parlato di referendum abrogativo sono degli ignorantoni?
Termine inappropriato. Il lavoratore approva o meno ciò che la rappresentanza gli propone. Abrogare e' relativo alle norme non ai contratti o agli accordi.
Quindi i sindacalisti che hanno parlato di referendum abrogativo sono degli ignorantoni?
Hogan deve valutare l'investimento in Alitalia come un ottimo affare, per non aver ancora mandato a f.....o tutto e tutti!
Se io mi trovassi in mezzo al deserto senza acqua da una settimana, e mi venisse offerto un bicchiere d'acqua, l'accetterei al volo, sapendo che non ne troverei altra...
Ovviamente una birretta fresca sarebbe meglio, ma al beduino potrebbero girare le b...e se rifiutassi l'acqua e chiedessi una birra!
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Davvero interessante, grazie per averla postata. Suggerisco anch'io di ascoltare l'intervistahttp://www.radio24.ilsole24ore.com/player.php?filename=Fri18.mp3&archivio=1
Interessante discussione a partire dal min. 21.00
Davvero interessante, grazie per averla postata. Suggerisco anch'io di ascoltare l'intervista
Vertenze di un altro mondo in difesa di casta e privilegi
Capaci di rifiutare l'ultima scaluppa di salvataggio come nel caso Alitalia o di barricarsi contro i tagli ai super stipendi dei dipendenti del parlamento
Antonio Signorini - Sab, 26/07/2014 - 11:02
Protetti da bolle che evitano a pochi fortunati una atmosfera irrespirabile. Parte di comunità combattive e autoreferenziali, pronti al sacrificio estremo pur di non intaccare uno stile di vita.
Poco importa se, tutto intorno, il mondo cambia.
Riforme e vertenze sindacali stanno facendo sembrare l'Italia il set di un B movie di fantascienza degli anni Cinquanta. I marziani, manco a dirlo, sono pezzi di sindacato e di politica, impegnati a difendere stipendi ingiustificabili, status impensabili per la stragrande maggioranza dei lavoratori e regole superate.
A volte gli extraterrestri si rifiutano di salire nell'ultima scialuppa di salvataggio come nel caso Alitalia. Ieri sono stati resi noti i risultati del referendum tra i lavoratori, premessa necessaria all'accordo che dovrebbe salvare per l'ennesima volta la compagnia aerea italiana. Alla consultazione ha partecipato solo il 26,95% degli aventi diritto, pari a 3.555 dipendenti su 13.190. Un normale silenzio assenso per i sindacati che erano schierati per il sì, sicuri che l'accordo resti valido. Il referendum era effettivamente abrogativo e riguarda solo l'aspetto economico, cioè un taglio al costo del personale che si tradurrà in circa 100 euro in meno in busta paga per i livelli più bassi.
Sacrificio necessario a mantenere in vita la compagnia, comunque inaccettabile per una parte dei lavoratori. Contro i tagli si è schierata la Uilt, oltre ad alcune sigle di autonomi. A favore dell'accordo Filt-Cgil, Fit-Cisl, Ugl trasporti e Usb. Sull'altra parte dell'accordo, quella che riguarda gli esuberi, i fronti sono invertiti, con la Cgil contraria, Cisl e Uil a favore.
In entrambi i casi, trattative sull'orlo del burrone. Anche ieri la compagnia emiratina ha avvertito che l'accordo di tutti è essenziale. Ma un pezzo di sindacato conduce la vertenza come se fossimo nel 1973, come se non stessero circolando con insistenza voci su un possibile disimpegno di Etihad (l'ultima ieri, smentita da Alitalia e dalla compagnia di bandiera degli Emirati arabi uniti). E come se, fuori dall'astronave-Alitalia, non ci fosse un ambiente a dir poco ostile. È di pochi giorni fa un sondaggio di Confapi industria dal quale emerge che il 60% delle Pmi nei prossimi mesi ricorrerà a licenziamenti, tagli agli stipendi più alti e contratti di solidarietà.
Se la vertenza Alitalia puzza un po' di antico, quello che sta accadendo in questi giorni in Parlamento è ai confini della realtà. I tagli per gli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato sopra i 240mila euro toccheranno pochi dipendenti. Circa 140, su un migliaio. Non riguarderanno tutta una serie di figure professionali, commessi, assistenti e operatori tecnici, che comunque godono di un trattamento che non trova paragoni nel privato e nemmeno nel resto del pubblico impiego. Il sacrificio che viene chiesto non è minimamente paragonabile al più blando piano di ristrutturazione aziendale, ma nel pianeta-Parlamento il super stipendio è una trincea invalicabile.
Ci sono forme di vita aliena - e non poche - anche nell'arte. E anche in questo caso non bisogna andare lontani nel tempo per trovarne una. Il Teatro dell'Opera di Roma si trova sull'orlo della liquidazione perché due sigle, Fials e Cgil, hanno indetto uno sciopero contro il piano di ristrutturazione. La legge Bray prevede che i teatri lirici possano accedere a fondi pubblici solo se si impegnano a risanare i conti. Il piano per l'Opera di Roma non prevede né mobilità né licenziamenti e nemmeno tagli allo stipendio, ma i sindacati chiedono di aumentare l'organico dell'Orchestra da 92 a 117 unità in modo da permettere una rotazione migliore e su questo le due sigle hanno indetto uno sciopero che potrebbe fare saltare incassi importanti (quelli di una rappresentazione della Bohème in programma per oggi) e tutto il piano.
Gli enti lirici italiani sono famosi per le indennità fantasiose concesse ai dipendenti, orari comodi e stipendi in media doppi rispetto a quelli degli insegnanti. Ma, si sa, anche i sindacati degli orchestrali degli enti pubblici sono pronti a sfidare tutte le leggi, anche quelle della fisica. Come i marziani.
L'accordo per il salvataggio della compagnia è stato sottoposto a referendum sindacale. Il quorum non è stato raggiunto (ha votato solo il 26,95% dei lavoratori), ma alcune sigle, come la Uil, sostengono che l'intesa vada comunque annullata. Facendo fallire la compagnia
In rivolta tutte le sigle sindacali dei dipendenti della Camera dopo la decisione dell'Ufficio di presidenza di mettere un tetto massimo agli stipendi a 240mila euro. Addirittura i sindacati avrebbero pronto la denuncia alla Procura per comportamento antisindacale
Il teatro va verso la chiusura per il boicottaggio da parte della Cgil e degli autonomi della Fials che hanno fatto saltare anche la terza recita consecutiva de La Bohème e il piano di risanamento. Tutto di fronte a un accordo raggiunto dalla sovrintendenza con il 70% dei lavoratori
Il Giornale
Ma sì, tanto chi ce corre
Ma nei 31 milioni di euro che devono sborsare perlopiu i naviganti è compreso anche il milione che si è intascato a titolo di buona uscita l'ex ad per aver lavorato pochissimi mesi?
A te sembra corretto indire un referendum con una tempistica che impedisce di fatto il voto a buona parte degli aventi diritto?
Ma le stesse considerazioni perche'non si fanno per Poste che all'ultimo decide di voler investire solo nella newco?
E di CAI che ha affrontato il tutto a ridosso dell'ennesimo ultimatum? Le condizioni di Etihad erano a loro concescenza da tempo ma hanno atteso le ultime date disponibili per affrontarle.
Forse gli irresponsabili non sono solo i naviganti.
Ringrazia Iddio che si sta mobilitando mezzo mondo per permettervi di lavorare ancora.
Non è mica un tipo di referendum soggetto a quella norma costituzionale...non fare confusione con referendum come quelli per abrogare una legge dello Stato.Non sono assolutamente daccordo.
L' art 75 della Costituzione, in materia di referendum, cita inequivicabilmente :
" LA Proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi".
Sinceramente vista cosi' azzarderei che un indicazione autorevole sulla questione esiste.
Ma era così difficile ottenere i risparmi desiderati impostando le riduzioni di stipendio su base progressiva e senza suddividere in categorie i lavoratori?
Tipo: sui primi 10.000€ annui viene operata una riduzione di X%, sulla quota tra 10.000 e 20.000€ viene operata una riduzione di Y% (un po' più alta) e via dicendo?
Sarebbe stato più semplice da calcolare ed avrebbe richiesto ai lavoratori di qualsivoglia settore sacrifici commisurati alle possibilità offerte dai rispettivi stipendi.
Mi rispondo da solo: in questo modo tante, troppe persone che vivono "intermediando", avrebbero visto svanire la loro quota di potere...
Manovre di stampa in preparazione del piano B.... va a finire che a forza di tirare la corda le assemblee sindacali quelli della Uil (e pensare che il Partito Repubblicano manco esiste più...a parte qualche sacca qua e la) le fanno in fila all'ufficio del lavoro. Se passano ad un piano B dopo che non frignino se non vengono riconosciuti ammortizzatori sociali come sono abituati, se il personale viene cercato sul libero mercato senza liste di anzianità ecc e se i sindacati e sindacalisti diventano figure superflue.Vertenze di un altro mondo in difesa di casta e privilegi
Capaci di rifiutare l'ultima scaluppa di salvataggio come nel caso Alitalia o di barricarsi contro i tagli ai super stipendi dei dipendenti del parlamento
Antonio Signorini - Sab, 26/07/2014 - 11:02
Protetti da bolle che evitano a pochi fortunati una atmosfera irrespirabile. Parte di comunità combattive e autoreferenziali, pronti al sacrificio estremo pur di non intaccare uno stile di vita.
Poco importa se, tutto intorno, il mondo cambia.
Riforme e vertenze sindacali stanno facendo sembrare l'Italia il set di un B movie di fantascienza degli anni Cinquanta. I marziani, manco a dirlo, sono pezzi di sindacato e di politica, impegnati a difendere stipendi ingiustificabili, status impensabili per la stragrande maggioranza dei lavoratori e regole superate.
A volte gli extraterrestri si rifiutano di salire nell'ultima scialuppa di salvataggio come nel caso Alitalia. Ieri sono stati resi noti i risultati del referendum tra i lavoratori, premessa necessaria all'accordo che dovrebbe salvare per l'ennesima volta la compagnia aerea italiana. Alla consultazione ha partecipato solo il 26,95% degli aventi diritto, pari a 3.555 dipendenti su 13.190. Un normale silenzio assenso per i sindacati che erano schierati per il sì, sicuri che l'accordo resti valido. Il referendum era effettivamente abrogativo e riguarda solo l'aspetto economico, cioè un taglio al costo del personale che si tradurrà in circa 100 euro in meno in busta paga per i livelli più bassi.
Sacrificio necessario a mantenere in vita la compagnia, comunque inaccettabile per una parte dei lavoratori. Contro i tagli si è schierata la Uilt, oltre ad alcune sigle di autonomi. A favore dell'accordo Filt-Cgil, Fit-Cisl, Ugl trasporti e Usb. Sull'altra parte dell'accordo, quella che riguarda gli esuberi, i fronti sono invertiti, con la Cgil contraria, Cisl e Uil a favore.
In entrambi i casi, trattative sull'orlo del burrone. Anche ieri la compagnia emiratina ha avvertito che l'accordo di tutti è essenziale. Ma un pezzo di sindacato conduce la vertenza come se fossimo nel 1973, come se non stessero circolando con insistenza voci su un possibile disimpegno di Etihad (l'ultima ieri, smentita da Alitalia e dalla compagnia di bandiera degli Emirati arabi uniti). E come se, fuori dall'astronave-Alitalia, non ci fosse un ambiente a dir poco ostile. È di pochi giorni fa un sondaggio di Confapi industria dal quale emerge che il 60% delle Pmi nei prossimi mesi ricorrerà a licenziamenti, tagli agli stipendi più alti e contratti di solidarietà.
Se la vertenza Alitalia puzza un po' di antico, quello che sta accadendo in questi giorni in Parlamento è ai confini della realtà. I tagli per gli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato sopra i 240mila euro toccheranno pochi dipendenti. Circa 140, su un migliaio. Non riguarderanno tutta una serie di figure professionali, commessi, assistenti e operatori tecnici, che comunque godono di un trattamento che non trova paragoni nel privato e nemmeno nel resto del pubblico impiego. Il sacrificio che viene chiesto non è minimamente paragonabile al più blando piano di ristrutturazione aziendale, ma nel pianeta-Parlamento il super stipendio è una trincea invalicabile.
Ci sono forme di vita aliena - e non poche - anche nell'arte. E anche in questo caso non bisogna andare lontani nel tempo per trovarne una. Il Teatro dell'Opera di Roma si trova sull'orlo della liquidazione perché due sigle, Fials e Cgil, hanno indetto uno sciopero contro il piano di ristrutturazione. La legge Bray prevede che i teatri lirici possano accedere a fondi pubblici solo se si impegnano a risanare i conti. Il piano per l'Opera di Roma non prevede né mobilità né licenziamenti e nemmeno tagli allo stipendio, ma i sindacati chiedono di aumentare l'organico dell'Orchestra da 92 a 117 unità in modo da permettere una rotazione migliore e su questo le due sigle hanno indetto uno sciopero che potrebbe fare saltare incassi importanti (quelli di una rappresentazione della Bohème in programma per oggi) e tutto il piano.
Gli enti lirici italiani sono famosi per le indennità fantasiose concesse ai dipendenti, orari comodi e stipendi in media doppi rispetto a quelli degli insegnanti. Ma, si sa, anche i sindacati degli orchestrali degli enti pubblici sono pronti a sfidare tutte le leggi, anche quelle della fisica. Come i marziani.
L'accordo per il salvataggio della compagnia è stato sottoposto a referendum sindacale. Il quorum non è stato raggiunto (ha votato solo il 26,95% dei lavoratori), ma alcune sigle, come la Uil, sostengono che l'intesa vada comunque annullata. Facendo fallire la compagnia
In rivolta tutte le sigle sindacali dei dipendenti della Camera dopo la decisione dell'Ufficio di presidenza di mettere un tetto massimo agli stipendi a 240mila euro. Addirittura i sindacati avrebbero pronto la denuncia alla Procura per comportamento antisindacale
Il teatro va verso la chiusura per il boicottaggio da parte della Cgil e degli autonomi della Fials che hanno fatto saltare anche la terza recita consecutiva de La Bohème e il piano di risanamento. Tutto di fronte a un accordo raggiunto dalla sovrintendenza con il 70% dei lavoratori
Il Giornale
Se ricordi DT aveva approntato un contributo di solidarietà proprio in base allo stipendio per chi guadagnava oltre 40000 € annui... Evidentemente questo ibrido è venuto fuori proprio dalla trattativa con i sindacati con ognuno a difendere il proprio orticello e il proprio peso. Fra l'altro da come leggo da giorni il problema non è nemmeno quello del contributo di solidarietà o degli esuberi, ma quello del peso fra sindacati.Più che semplice sarebbe stato obbligatorio e saggio, sapendo che era una situazione già piena di attriti. Se è vero che si è detto no alla cigs e se si cercava veramente la pax aziendale, si doveva dire no pure a questa trovata.
Quindi, mi pare di capire, secondo te visto che non c'è piu tempo, ci incxxxxamo i piloti, neanche li facciamo venire ai tavoli e se non firmano è colpa loro.
Se ricordi DT aveva approntato un contributo di solidarietà proprio in base allo stipendio per chi guadagnava oltre 40000 € annui... Evidentemente questo ibrido è venuto fuori proprio dalla trattativa con i sindacati con ognuno a difendere il proprio orticello e il proprio peso. Fra l'altro da come leggo da giorni il problema non è nemmeno quello del contributo di solidarietà o degli esuberi, ma quello del peso fra sindacati.