Io ritengo invece che lo spazio ci sia, dal momento che se tu non stai chiedendo di modificare il luogo di arrivo, non stai modificando per nulla il contratto di trasporto originariamente concluso.
In nessun contratto di trasporto il viaggiatore assume un impegno a portare a termine il viaggio. L'obbligazione tipica è unilaterale: il trasportatore si impegna a portarti dal punto A al punto B secondo le condizioni, i tempi e i modi che tu viaggiatore accetti, così come accetti che se non ottemperi a questi tempi e a questi modi il trasportatore sia svincolato dall'obbligazione (nel caso specifico, se per viaggiare da A a C perdi la connessione per tua colpa o scelta nel punto B, non puoi pretendere di essere portato fino a C; se il tuo bagaglio è finito a C, non puoi pretendere che te lo riportino gratis a B, e idem per gli altri casi di utilizza sequenziale).
Quindi, imho, da quello che ricordo del contratto di trasporto così come studiato 20 anni fa in diritto privato, ripeto che il viaggiatore non si assume un obbligo di completare il viaggio e non è tenuto a risarcire il trasportatore in questo caso. Le clausole suddette si applicano solo per il caso che tu chieda una modifica del contratto originariamente concluso per tua maggiore comodità, al che giustamente la compagnia può richiedere un prezzo maggiore e non è tenuta ad applicare il prezzo del contratto originario, stanti le mutate condizioni.
Persino le clausole delle compagnie americane sopra citate, dove i diritti del consumatore sono meno tutelati che in Europa, mettono l'accento sul carattere "unethical" della pratica, ma dicono chiaramente che non è un reato.
Secondo me (ma qui vorrei il parere di un avvocato) una compagnia che prelevasse unilateralmente soldi da una carta di credito di un cliente quale penale per un "no show" di questo tipo rischierebbe una denuncia per appropriazione indebita.