Fraport punta alle quote di Generali e Morgan Stanley
MILANO - Gli aeroporti di Venezia e Treviso entrano nel mirino dei tedeschi della Fraport. La società di gestione dello scalo di Francoforte è pronta infatti a scendere in campo n ella partita per la conquista della Save, approfittando della scadenza del patto di sindacato a tre (Generali, Morgan Stanley e Finint) che attraverso Agorà Investimenti controlla il 40% delle due infrastrutture venete. L'accordo con Trieste arriverà al capolinea il prossimo 14 ottobre. E Fraport - visti i rapporti non proprio fluidi tra i soci-avrebbe affidato un mandato a Medio - banca per sondare la disponibilità del Leone e della banca d'affari Usa a cedere le loro partecipazioni. Il blitz del colosso tedesco è l'ennesimo colpo di scena di una telenovela partita un anno fa che ha già regalato all'aeroporto lagunare un balzo del 100% in Borsa. Piazza Affari ha iniziato a fiutare aria di battaglia nell'estate del 2012, quando Mario Greco - appena arrivato al vertice delle Generali-ha avviato una revisione delle partecipazioni non strategiche per concentrare la società sul core business assicurativo. E il tamtam del listino milanese ha indicato tra le potenziali quote in vendita quella della Save. Non solo perché gli aeroporti c'entrano poco con le polizze, ma soprattutto perché i ritorni dell'investimento erano stati modesti e lo sbarco della compagnia a Venezia, secondo le indiscrezioni, sarebbe stato frutto di un controverso asse di ferro tra Giovanni Perissinotto, il predecessore di Greco, e la Finint. Il divorzio, insomma, è nell'aria. E i complessi patti parasociali di Agorà (la quota di Generali vale circa il 13,6% di Save) rendono possibile ogni soluzione. De Vido e Marchi - viste le difficoltà finanziarie della loro cassaforte - stanno lavorando da mesi per convincere Morgan Stanley a rilevare la partecipazione delle Generali e blindare così il gruppo. Greco, però, forte del boom in Borsa dei titoli, sarebbe pronto ad aprire un'asta per la quota del Leone, vendendola al miglior offerente. Una mossa destinata a riaprire la battaglia per il controllo dello scalo rischiando di spiazzare Marchi & C. Fraport non è stata la sola a muoversi. Il fondo Amber ha rastrellato il 17,7% della Save, rilevando anche una quota dal Comune di Venezia, e sarebbe pronto ad appoggiare un partner industriale capace di creare valore e migliorare la governance. E anche F2I- che controna Napoli Capodichino, Torino Caselle e una quota importante in Sea- sarebbe sul " chi va là", pronta avalutare una discesa in campo nel caso si aprisse davvero la partita in Laguna. Fraport comunque ha tutte la carte in regola, soprattutto finanziariamente parlando, per far saltare il tavolo. Da sola o, nel caso, raggiungendo un'intesa per la gestione con Finint. Lo scalo di Francoforte capitalizza oltre 4 miliardi di euro in Borsa e da tempo ha deciso di giocare un ruolo da protagonista nel processo di consolidamento
delle strutture aeroportuali continentali. Finora, a dire il vero, senza troppo successo: nelle scorse settimane è stata bruciata sul filo di lana nelle gare per la gestione del nuovo maxi-aeroporto di Istanbul e per l'acquisto di tutti quelli portoghesi.
MILANO - Gli aeroporti di Venezia e Treviso entrano nel mirino dei tedeschi della Fraport. La società di gestione dello scalo di Francoforte è pronta infatti a scendere in campo n ella partita per la conquista della Save, approfittando della scadenza del patto di sindacato a tre (Generali, Morgan Stanley e Finint) che attraverso Agorà Investimenti controlla il 40% delle due infrastrutture venete. L'accordo con Trieste arriverà al capolinea il prossimo 14 ottobre. E Fraport - visti i rapporti non proprio fluidi tra i soci-avrebbe affidato un mandato a Medio - banca per sondare la disponibilità del Leone e della banca d'affari Usa a cedere le loro partecipazioni. Il blitz del colosso tedesco è l'ennesimo colpo di scena di una telenovela partita un anno fa che ha già regalato all'aeroporto lagunare un balzo del 100% in Borsa. Piazza Affari ha iniziato a fiutare aria di battaglia nell'estate del 2012, quando Mario Greco - appena arrivato al vertice delle Generali-ha avviato una revisione delle partecipazioni non strategiche per concentrare la società sul core business assicurativo. E il tamtam del listino milanese ha indicato tra le potenziali quote in vendita quella della Save. Non solo perché gli aeroporti c'entrano poco con le polizze, ma soprattutto perché i ritorni dell'investimento erano stati modesti e lo sbarco della compagnia a Venezia, secondo le indiscrezioni, sarebbe stato frutto di un controverso asse di ferro tra Giovanni Perissinotto, il predecessore di Greco, e la Finint. Il divorzio, insomma, è nell'aria. E i complessi patti parasociali di Agorà (la quota di Generali vale circa il 13,6% di Save) rendono possibile ogni soluzione. De Vido e Marchi - viste le difficoltà finanziarie della loro cassaforte - stanno lavorando da mesi per convincere Morgan Stanley a rilevare la partecipazione delle Generali e blindare così il gruppo. Greco, però, forte del boom in Borsa dei titoli, sarebbe pronto ad aprire un'asta per la quota del Leone, vendendola al miglior offerente. Una mossa destinata a riaprire la battaglia per il controllo dello scalo rischiando di spiazzare Marchi & C. Fraport non è stata la sola a muoversi. Il fondo Amber ha rastrellato il 17,7% della Save, rilevando anche una quota dal Comune di Venezia, e sarebbe pronto ad appoggiare un partner industriale capace di creare valore e migliorare la governance. E anche F2I- che controna Napoli Capodichino, Torino Caselle e una quota importante in Sea- sarebbe sul " chi va là", pronta avalutare una discesa in campo nel caso si aprisse davvero la partita in Laguna. Fraport comunque ha tutte la carte in regola, soprattutto finanziariamente parlando, per far saltare il tavolo. Da sola o, nel caso, raggiungendo un'intesa per la gestione con Finint. Lo scalo di Francoforte capitalizza oltre 4 miliardi di euro in Borsa e da tempo ha deciso di giocare un ruolo da protagonista nel processo di consolidamento
delle strutture aeroportuali continentali. Finora, a dire il vero, senza troppo successo: nelle scorse settimane è stata bruciata sul filo di lana nelle gare per la gestione del nuovo maxi-aeroporto di Istanbul e per l'acquisto di tutti quelli portoghesi.
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