[h=1]Turkish Airlines sfida i grandi dei cieli
Kotil: "Vogliamo leadership mondiale"[/h][h=3]L'amministratore delegato della compagnia turca traccia i piani del gruppo. Dopo il premio come migliore vettore europeo punta in alto: "Siamo un hub naturale, dai noi transita il 66% del traffico globale. L'Ue però ci chiude la porta"[/h]di GIULIANO BALESTRERI
Temel Kotil, ad Turkish AirlinesMILANO - Sfruttare la posizione di Istanbul per far diventare Turkish Airlines la prima compagnia aerea mondiale. E ancora: diventare il biglietto da visita della Turchia, il grimaldello capace di far saltare il banco e aprire ad Ankara le porte dell'Unione europea. "Istanbul è un hub naturale. Lo era storicamente quando faceva da ponte tra Occidente e Oriente, lo è ancora di più oggi come crocevia aereo" dice l'amministratore delegato Temel Kotil, ingenere aeronautico, classe 1959, che spiega: "La nostra posizione ci permette di avere costi unitari più bassi dei nostri competitor anche per voli brevi. E non dimentichiamo che il 66% del traffico aereo mondiale transita entro le tre ore di volo dal nostro hub".
La crisi però sta mettendo in ginocchio l'intero settore.
Mantenere le tariffe sufficientemente basse con servizi di alta qualità ci sta premiando. Secondo Skytrax siamo la miglior compagnia europea, nelle prime 10 a livello mondiale. Vogliamo arrivare in cima. Essere i primi in Europa a ottenere le 5 stelle che oggi Skytrax assegna solo a sei vettori, tutti asiatici. E per farlo stiamo continuando a investire. Un trend iniziato nel 2003 con la privatizzazione della compagnia. Abbiamo un flotta giovane e moderna, l'età media sei nostri aerei è sei anni. Solo con l'utilizzo dei nuovi satelliti per la navigazione risparmiamo il 5% di carburante l'anno. E poi abbiamo la spinta dell'economia turca che cresce: il mercato interno è passato da 3 milioni di passeggeri nel 2003 ai 29 milioni del 2011. I nostri ricavi per chilometro crescono del 23% medio annuo, quelli del settore del 5,9%.
Rispetto ai competitor però voi avete alle spalle come azionista lo Stato che detiene ancora il 49% del capitale.
Vero, ma dal giorno della liberalizzazione abbiamo solo avuto un ordine: competere con i concorrenti e crescere investendo. A fine 2012 siamo arrivati a 40 milioni di passeggeri complessivi, nel 2003 erano 10,4 milioni: trasportiamo il 10,2% dei viaggiatori europei, al terzo posto tra compagnie aeree del continente.
Il mercato si contrae. La compagnie vanno a caccia di nuove rotte e voi cosa fate?
Continuiamo per la nostra strada. Nel 2003 trasportavamo 10 milioni di passeggeri su 65 aerei e verso 103 destinazioni, oggi voliamo verso 210 aeroporti (250 entro fine anno) su 200 aerei e ne abbiamo ordinati altri. La nostra strategia è chiara: prima ci consolidiamo in un mercato, poi investiamo per crescere. Lo abbiamo fatto nel 2003 e di nuovo nel 2010 quando abbiamo iniziato a puntare sulle rotte a lungo raggio. Lo facciamo sapendo di pagare molto a livello di margini, ma a noi interessa il lungo periodo: nel 2011 i profitti operativi sono calati al 3% (203 milioni di dollari contro i 299 dell'anno prima, ndr.), ma i ricavi continuano a crescere. Lo scorso anno sono arrivati a 8,1 miliardi. I numeri ci danno ragione.
E adesso quali sono le prossime tappe?
L'Africa. Stiamo spingendo molto. Mogadiscio è richiestissima e per noi vicina, lo stesso vale per il Rwanda. In Africa abbiamo 24 destinazioni, ne apriremo altre 14. Possiamo volare con aerei più piccoli che aumentano la percentuale di carico dei passeggeri e ottimizzano il lavoro del personale. Il nostro obiettivo è arrivare a 2mila voli al giorno
Le tensioni in Medio Oriente potrebbero danneggiarvi.
Per il momento no. Viaggiamo ovunque. Dall'Egitto alla Libia: in questo momento abbiamo chiuso solo le rotte verso la Siria.
L'Italia?
Per noi è un mercato importante. E aumenteremo la nostra presenza. Nessuno serve l'Asia dall'Italia come facciamo noi. Viaggiare attraverso Istanbul allunga di poco rispetto a un volo diretto proprio per la sua posizione geografica. E' un volo molto più breve rispetto ad altri che richiedono fermate - per esempio - nei paesi del Golfo.
Lei cita molto spesso l'Europa. Lufthansa sogna la fusione con voi, ma Bruxelles vi ha impedito di rilevare Lot, la compagnia polacca.
Su Lufthansa posso solo dire no comment. Si è scritto molto, ma sono decisioni che prenderanno gli azionisti. Io non ho alcun commento, quanto a Lot eravamo molto interessati, ma purtroppo l'Unione europea ci ha sbarrato la porta. Le compagnie di Paesi terzi non possono avere quote di maggioranza in società continentali e a noi un ruolo di secondo piano non interessa. Certo la nostra crescita, il nostro successo potrebbe essere un buon biglietto da visita per il Paese. Anche per accelerare l'integrazione tra Ue e Turchia.
Kotil: "Vogliamo leadership mondiale"[/h][h=3]L'amministratore delegato della compagnia turca traccia i piani del gruppo. Dopo il premio come migliore vettore europeo punta in alto: "Siamo un hub naturale, dai noi transita il 66% del traffico globale. L'Ue però ci chiude la porta"[/h]di GIULIANO BALESTRERI
La crisi però sta mettendo in ginocchio l'intero settore.
Mantenere le tariffe sufficientemente basse con servizi di alta qualità ci sta premiando. Secondo Skytrax siamo la miglior compagnia europea, nelle prime 10 a livello mondiale. Vogliamo arrivare in cima. Essere i primi in Europa a ottenere le 5 stelle che oggi Skytrax assegna solo a sei vettori, tutti asiatici. E per farlo stiamo continuando a investire. Un trend iniziato nel 2003 con la privatizzazione della compagnia. Abbiamo un flotta giovane e moderna, l'età media sei nostri aerei è sei anni. Solo con l'utilizzo dei nuovi satelliti per la navigazione risparmiamo il 5% di carburante l'anno. E poi abbiamo la spinta dell'economia turca che cresce: il mercato interno è passato da 3 milioni di passeggeri nel 2003 ai 29 milioni del 2011. I nostri ricavi per chilometro crescono del 23% medio annuo, quelli del settore del 5,9%.
Rispetto ai competitor però voi avete alle spalle come azionista lo Stato che detiene ancora il 49% del capitale.
Vero, ma dal giorno della liberalizzazione abbiamo solo avuto un ordine: competere con i concorrenti e crescere investendo. A fine 2012 siamo arrivati a 40 milioni di passeggeri complessivi, nel 2003 erano 10,4 milioni: trasportiamo il 10,2% dei viaggiatori europei, al terzo posto tra compagnie aeree del continente.
Il mercato si contrae. La compagnie vanno a caccia di nuove rotte e voi cosa fate?
Continuiamo per la nostra strada. Nel 2003 trasportavamo 10 milioni di passeggeri su 65 aerei e verso 103 destinazioni, oggi voliamo verso 210 aeroporti (250 entro fine anno) su 200 aerei e ne abbiamo ordinati altri. La nostra strategia è chiara: prima ci consolidiamo in un mercato, poi investiamo per crescere. Lo abbiamo fatto nel 2003 e di nuovo nel 2010 quando abbiamo iniziato a puntare sulle rotte a lungo raggio. Lo facciamo sapendo di pagare molto a livello di margini, ma a noi interessa il lungo periodo: nel 2011 i profitti operativi sono calati al 3% (203 milioni di dollari contro i 299 dell'anno prima, ndr.), ma i ricavi continuano a crescere. Lo scorso anno sono arrivati a 8,1 miliardi. I numeri ci danno ragione.
E adesso quali sono le prossime tappe?
L'Africa. Stiamo spingendo molto. Mogadiscio è richiestissima e per noi vicina, lo stesso vale per il Rwanda. In Africa abbiamo 24 destinazioni, ne apriremo altre 14. Possiamo volare con aerei più piccoli che aumentano la percentuale di carico dei passeggeri e ottimizzano il lavoro del personale. Il nostro obiettivo è arrivare a 2mila voli al giorno
Le tensioni in Medio Oriente potrebbero danneggiarvi.
Per il momento no. Viaggiamo ovunque. Dall'Egitto alla Libia: in questo momento abbiamo chiuso solo le rotte verso la Siria.
L'Italia?
Per noi è un mercato importante. E aumenteremo la nostra presenza. Nessuno serve l'Asia dall'Italia come facciamo noi. Viaggiare attraverso Istanbul allunga di poco rispetto a un volo diretto proprio per la sua posizione geografica. E' un volo molto più breve rispetto ad altri che richiedono fermate - per esempio - nei paesi del Golfo.
Lei cita molto spesso l'Europa. Lufthansa sogna la fusione con voi, ma Bruxelles vi ha impedito di rilevare Lot, la compagnia polacca.
Su Lufthansa posso solo dire no comment. Si è scritto molto, ma sono decisioni che prenderanno gli azionisti. Io non ho alcun commento, quanto a Lot eravamo molto interessati, ma purtroppo l'Unione europea ci ha sbarrato la porta. Le compagnie di Paesi terzi non possono avere quote di maggioranza in società continentali e a noi un ruolo di secondo piano non interessa. Certo la nostra crescita, il nostro successo potrebbe essere un buon biglietto da visita per il Paese. Anche per accelerare l'integrazione tra Ue e Turchia.