[TR] LIN-MAD-AGP and Back + OT Paletta & Secchiello


flyLILB

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Cara Aviazione Civile,

Dopo un lungo periodo di osservazione silenziosa del sito, dei suoi usi e costumi, del suo slang, dei suoi protagonisti più o meno noti e degli immaginifici TR da essi postati, alla fine mi sono deciso a uscire dall’ombra e a crearmi un nick e a pubblicare questo rapporto di viaggio come doveroso – seppur non richiesto – rito di iniziazione.

Warning altrettanto doverosi sul numero e la qualità delle immagini: 1) l’attrezzo è un cellulare, un Nokia che con luce scarsa è una vera cio***a, 2) non è che puoi stare delle ore alla ricerca della posizione e della luce giusta, già la gente mi guardava con sospetto e poi si riguardava intorno, evidentemente alla ricerca di qualcuno della neuro piuttosto che di qualche air marshal.

Altro warning su quello che non troverete in questo TR: 1) la FAC, 2) il Pitch Test, 3) la Safety Card e in genere gli interni degli aerei. Non lamentatevi, tanto è inutile. Essenzialmente per la ragione sopra esposta, le altre forse le vedremo in seguito.

Le mie prime esperienze aviatorie – da passeggero, beninteso – risalgono alla metà degli anni ’90, quando rischiai di perdere il mio primo aereo perché credevo che si potessero passare i radiogeni solo dopo che sui tabelloni si fossero accese le lucette intermittenti accanto al proprio volo…

Poi di kerosene nelle ali ne è stato bruciato, e ora mi sa che sono diventato un misto tra Ryan Bingham e Viktor Navorski. Nel senso che del mondo dell’aviazione, a volte ne sono padrone, a volte ne sono prigioniero.

Ho passato periodi in cui prendere aerei era più normale che prendere il metro’; periodi in cui AAVV e addetti alla sicurezza mi riconoscevano al mio passaggio; periodi in cui al bar dell’aeroporto mi facevano lo sconto dipendenti (a mia insaputa) perché credevano che lì ci lavoravo davvero. Sono poi uno dei pochi che ottenne la Freccia Alata pagando i biglietti di tasca propria – o più correttamente, senza averne il rimborso a pie’ di lista dal proprio cliente ma annegandoli nella parcella.

Poi ogni tanto la pacchia finisce (leggi clienti che non ci sono, oppure che trovi troppo poco lontano) e perdi la mano col trolley e le carte d’imbarco.

Ma dopo un po’ ricominci a volare, e quant’è bello riprendere le buone vecchie abitudini.

Ma veniamo a questo TR.

Stavolta il cliente mi dice che c’è da andare a Malaga, non puoi mancare, vengono i consulenti da tutta Europa e pure dall’America. Il perché si debba andare – e cosa si debba fare laggiù, a parte stendersi in spiaggia e tracannare vino liquoroso fino a esplodere – quello non si sa, ma comunque bisogna andare. Dopo due anni che non volavo per lavoro, in effetti stavo un po’ facendo la muffa e non è che ne avevo molta voglia, di partire. Ma al richiamo della hostess che fa il gesto del nuoto a rana per indicarti l’uscita di sicurezza… non puoi resistere a lungo.

Voleremo con Iberia – o meglio con la sua figlioletta Air Nostrum, a parte una tratta operata dalla figliastra Iberia Express – in direzione Malaga passando per Madrid.

Partiamo. Sü demm, che per chi non mastica il milanish non è una voce del verbo sudare.

Partenza da casa alle 05:15, by car verso Linate, ci abbiamo cinquanta chilometri da fare. Sotto la pioggia battente.

Arriviamo alle 05:50 alla porta qui sotto, che molti di voi conosceranno.

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Andiamo al banchetto del check-in Iberia e lasciamo il trolley all’adorabile signorina mora coi baffi biondi sulla fronte. [Ho detto sulla fronte, non sotto il naso! Si chiamano mèches! E l’adorabile non è un’espressione ironica].

Ci incamminiamo subito verso i controlli di sicurezza, la coda è piuttosto lunga ma procede spedita. Siamo quasi tutti trasfertisti con portatile al seguito, quindi il giochetto di Ryan Bingham e dei managers asiatici non riesce.

Io intanto mi guardo intorno per vedere se c’è il securitas rosso che una volta mi salutava sempre (“Buonasera illustre” mi diceva, cavoli lo incontravo tutte le settimane), bon sarà per la prossima volta.

Inspiriamo bene e prendiamo la nostra buona dose di radionuclidi senza far sentire le campane alla signorina che sta dall’altra parte. Lì, quando suonano le campane non è che si è innamorati, anzi. Rimettiamo insieme i nostri pezzi (metallici, plastici e organici) e proseguiamo.

Io Linate non lo vedevo da giugno 2010 e da allora molte cose mi sembrano cambiate. Il fatto che tu sia obbligato a passare attraverso il Dufry mi fa storcere un po’ il naso, ma 1) sono ormai le 06:30 e tra poco chiamano per l’imbarco, 2) sono certamente più fastidiosi i venditori dell’American Express che una volta ti tendevano vere e proprie imboscate.

Invece i gates non mi sembrano cambiati. E oggi non c’erano quelli dell’Amex. Pericolo scampato.

[Niente foto dell’airside di LIN, lo conosciamo tutti no?].

Saliamo sul Cobus e salutiamo quello che mi pare il 320 AZ EI-DSC, mi sa che va a FCO.

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Il tarmac è abbastanza pieno, però piove ancora e il Cobus ci ha i vetri talmente appannati che non si vede nulla. C’erano dei bei soggetti, tipo un 320 in livrea Skyteam e il curioso 767 cargo di ABX (ma la pista di LIN è abbastanza lunga per i widebodies?). Peccato.

Finalmente arriviamo al nostro mezzo. [E chiedo scusa se ho copiato lo schemino qui sotto da qualche forumista più avvezzo di me].

Mon., Oct. 29th, 2012
LIN-MAD
Flight: IB8051 (YW8051)
Class: Y
Seat: 05A
Eqp: CRJ-900
Reg: EC-JXZ
Scheduled: 0710-0930
Block to Block: 0708-0922
In Air: 0715-0912

E l’ultimo chiuda la porta! (cit.)

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Aereo bello pienotto, in coda è rimasto qualche posto libero. Decolliamo dalla 36 come tradizione e subito dopo mi rendo conto della c****ta che ho fatto quando ho scelto la seggiola. È proprio vero che quando non voli per un po’, il professor Alzheimer si impadronisce di te.

Se voli di mattina in direzione sud-ovest (tipo MAD, guarda caso) è meglio che scegli i posti di destra, così non ti sbatte il sole in faccia e puoi vedere le Alpi sotto una luce stupenda. Io ovviamente mi sono cercato un posto di sinistra… Certo da sopra era bello vedere il mare, però se non chiudevi un po’ la tapparellina arrivavi a Malaga con un’abbronzatura che gli indigeni ti avrebbero sicuramente invidiato.

Qualche minuto di leggera turbolenza in fase di salita, poi le signorine dell’equipaggio passano col carrellino della pappa, ma evidentemente il fatto che qui il catering si paga a parte non ne decreta il successo. Eppure le AAVV erano carine e sorridenti.

Come preannunciato, non avrete l’autoscatto al cesso né la foto dello spazio tra i sedili, tuttavia di quest’ultimo ne possiamo parlare abbastanza favorevolmente. Quando riesco a piazzare la borsa del PC tra le gambe in senso longitudinale, io ne deduco che il pitch è umano. Questo è il mio personal pitch test e sui CRJ è meglio di certi Airbus, come scopriremo. [Lo spazio laterale è un po’ poco qui, ma almeno ti puoi appoggiare al finestrino]. Mi tocca fare così perché visto che le cappelliere sono sempre piene – certo che tanta gente si porta in cabina la propria casa, come le chiocciole! – io me ne faccio preventivamente una ragione e mi siedo subito tenendomi la roba sotto senza pensarci. Così non faccio perdere tempo alla crew. D’altra parte, questa pratica mi rende difficile rialzarmi se non dopo l’atterraggio (specie se mi tocca in più tenermi la giacca sopra le gambe), per cui niente FAC nemmeno se avessi voluto.

Dopo ormai due ore di viaggio, volteggiamo un po’ sopra Barajas e poi ci posiamo sulla 33R. A Madrid c’è un bel sole e un’aria frizzantina, con retrogusto di kerosene che ci fa sentire a casa nonostante tutto.

Ci dirigiamo verso il terminal 4 e andiamo in fondo alla lunghissima struttura, dove hanno già posteggiato gli altri fratellini di Air Nostrum. Niente tentacoli ma nemmeno i pullmini, l’entrata al terminal è proprio lì davanti.

Salutiamo il nostro EC-JXZ. Hasta la lisca!

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[Quel No Pisar non ha nulla a che fare con le funzioni fisiologiche. Questo me lo sono dovuto annotare con cura, visto che lo spagnolo io non lo parlo].

Io l’ultima volta che vidi Barajas fu nel 2001. Già, proprio quel giorno. Ma era il terminal vecchio, che mi ricordava tanto Parigi Orly Sud con i suoi sentieri separati di imbarco e disimbarco a mo’ di acquario – nel senso che sono divisi solo da vetrate. Il terminal 4 invece mi sembra nuovo di pacca – come il 4S, che da fuori mi pare uguale – però nonostante ci sia gente, mi dà l’impressione di essere un po’ freddo e spoglio. La galleria dei gates è molto alta, e forse è questo che mi trasmette questa sensazione.

La sua pianta a baguette – o meglio, a spaghetto crudo, vista la lunghezza – personalmente non mi sembra molto funzionale, perché se arrivi con il Bombardier YW e poi devi andare in un Paese non-Schengen ti tocca attraversarlo da cima a fondo. Ma forse è solo un effetto ottico.

Facciamo colazione – e pure pranzo allo stesso tempo – al baretto vicino al gate K86 e ci facciamo allegramente spennare. Sedici euri per 1) caffellatte con brioscina e zumo de naranja, 2) paninetto con jamòn e bottiglietta d’acqua. La crisi economica in Spagna, chi era costei! Bon, vediamo un po’ se il cliente ce lo ripagherà.

Al tabellone delle salite il nostro mezzo per AGP viene ancora dato in orario. Partiremo però mezz’ora dopo il previsto.

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Intanto una giovane tedesca mi chiede se il gate per Malaga è quello giusto. Va laggiù anche lei a lavorare – cavoli siamo già in due che non vanno in vacanza! – farà la cuoca non saprò mai dove di preciso, infatti si avvicinano i miei due colleghi costringendola ad allontanarsi tutta contrita, con mio indubbio disappunto (verso i colleghi, of course). La ritroverò all’arrivo al nastro bagagli: Good luck for your job, perché io l’unica parola di tedesco che conosco è Kartoffeln.

Al momento dell’appello tutti si mettono ordinatamente in fila. Ma intanto un tipo tarchiato con un largo cappello in pelle nera risale la fila zigzagando con nonchalance, si avvicina al banchetto del gate e… vorrà mica chiedere informazioni alla signorina? Ma nooo… swish! lo vediamo subito infilarsi nel tentacolo. Il nostro lo ritroveremo all’arrivo, anzi sarà un altro collega col quale dovremo dividere questi tre giorni di trasferta andalusa. Vista la scena, potreste pensare si tratti di un italiano, invece è un true Brit, sta non lontano dal castello di Windsor… da quelle parti evidentemente la coda si salta in maniera regale. [Mi pento amaramente di non aver ripreso la gag perché avrebbe fatto qualche fantastiliardo di visualizzazioni su Youtube, però quello ci ha colti tutti di sorpresa!].

Noi invece lasciamo smaltire la fila e poi ci avviciniamo al gate, senza passare davanti a nessuno.

Mon., Oct. 29th, 2012
MAD-AGP
Flight: IB8034
Class: Y
Seat: 05F
Eqp: CRJ-1000
Reg: EC-LJX
Scheduled: 1125-1235
Block to Block: 1154-1305
In Air: 1208-1300

Ci infiliamo anche noi nel tentacolo ma ne usciremo subito da un’apertura laterale, il mezzo è ancora un CRJ posteggiato appena fuori, così niente Cobus neanche stavolta.

L’aereo è pienotto come il precedente LIN-MAD. Le AAVV sono carine uguali e mi dicono Buenas dias. Ci accomodiamo sulla nostra seggiola e salutiamo due cugini più cresciuti di Iberia Express.

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Ci stacchiamo e costeggiando il terminal vediamo solo aerei giallorossi, pare d’essere sotto la Curva Sud dello Stadio Olimpico.

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Intanto un marcione IB taxeggia.

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Decolliamo dalla 36L passando in rassegna uno stormo di altri marcioni attaccati al terminal 4S.

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Ci avvitiamo sopra Madrid individuando il suo luogo più significativo. Il Santiago Bernabeu. [È in alto sulla destra]. Osserviamo quindi un momento di religioso silenzio.

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[Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo (cit.)].

Sulla rotta verso il mare, incrociamo un anonimo che libera la sua scia chimica…

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La Spagna vista dall’alto è ancora come me la ricordavo undici anni prima. Al di fuori di Madrid e delle regioni costiere, è un mezzo deserto.

Atterriamo a AGP sulla pista 13, quindi ci siamo fumati l’arrivo alla maniera di Ursula Andress in James Bond – i.e. provenendo dal mare. Purtroppo, fumeremo lo stesso prodotto anche al ritorno.

Posteggiamo al centro di un’area remoti che più grande e più vuota non si può – mentre nell’area tentacoli c’è gggente – disimbarchiamo e ringraziamo EC-LJX.

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La zona dei nastri bagagli – come tutto il terminal 3 di Malaga – mi pare anch’essa nuova di pacca. Solo un po’ spoglia, anch’essa, come Barajas 4, come se avessero appena finito di fare il cantiere. A differenza poi dei cristiani, il nastro gira in senso orario e non antiorario. Ci congediamo dalla cuoca tedesca e ci incamminiamo col saltacode inglese e gli altri due soci italiani verso l’ufficio. Siamo gli ultimi, aspettano solo noi.

[E qui comincia la parte OT].

Nei tre giorni che passeremo quaggiù, ci sposteremo tra l’hotel e l’ufficio con un bus tutto per noi – come ho ricordato all’inizio, sono venuti i consulenti da tutta Europa e siamo una cinquantina. Il cliente ha requisito un mezzo albergo sul lungomare di Torremolinos, però i consulenti il conto se lo dovranno pagare da soli…

La Costa del Sol ve augura un bienvenido caliente!

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[No, non ci daranno il tempo per andarci!].

Comunque, le stanzette hanno il balconcino vista mare, e questa è cosa buona e giusta.

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E la posizione ci permette di passeggiare sulla battigia la mattina presto cogliendo spunti assai piacevoli.

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Non si vede, ma il tipo di sinistra sta pescando con la canna.

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Il sole sorge sulla playa del Bajondillo.

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Ma purtroppo il bus ci strombazza e dobbiamo andare a lavorare.

Torremolinos non mi piace. Una città piena di palazzoni che Punta Perotti a confronto fu una pietra miliare dell’architettura contemporanea. Tutti albergoni o condomini per vacanzieri. Ce ne sono un fracco in vendita, di appartamenti, ma come ho detto il prodotto non mi interessa. Una città piena di palazzoni, ma con una rete stradale – a parte le tangenziali – da borgo medioevale. Non oso pensare al bord***o che è a luglio o agosto. A chi rifugge posti come Rimini, qui sembrerà di essere all’inferno; a chi invece li ricerca, qui ci andrebbe a nozze.

Sul lungomare circolano un sacco di gatti. Forse perché vicino all’hotel c’è un bar chiamato El Gato. Oppure perché qui c’è più trippa per gatti di quanta non ce ne sia altrove, forse la crisi morde un po’ meno. Forse. Non ho elementi per giudicare.

[Sconsigliamo il ristorante La Escalera, sulla Cuesta del Tajo. Non che si mangi male, ma 1) il servizio è luuungo come la fame, 2) il menu sembra alto così, ma è solo perché ha la traduzione in tutte le lingue nelle quali il Papa fa gli auguri di Natale. La realtà è che non c’è un c***o da scegliere, men che meno di tipico].

Avrei voluto fare una capatina a Malaga – sono solo una dozzina di chilometri – ma il bus di cui sopra non ci ha permesso nemmeno di vederla da lontano. Ritenta, sarai più fortunato.

Come tutti i megameeting che si rispettino, questi tre giorni si sono caratterizzati per una sequenza infinita di soporiferi Powerpoint e barbose presentazioni. Io il fritto lo digerisco bene, ma l’aria fritta, quella, no. L’ultima mattina però, dopo il coffee-break delle 10:15, ci accompagnano tutti e cinquanta un un’area del compound del cliente, ci fanno dono di un cappellino giallo scuro (wow, farò un figurone con la macchina!) e ci fanno accomodare su una tribuna tipo stadio. Di fronte, un percorso off-road realizzato un po’ sbancando la collina, un po’ spostando mucchi di terra.

E a quel punto ho finalmente capito perché ci hanno fatto venire tutti dagli Appennini alle Ande, dal Manzanarre al Reno.

Uno scoppio di mina – registrato, mica vero! – e comincia la Product Demo.

[Dedicato agli ex-bambini che da piccoli non poterono giocare con secchiello, paletta e ruspa di plastica, e che oggi si vorrebbero rifare con gli interessi… con le pale meccaniche e i bulldozer veri].

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[Dopo i trenini e le navi… questa direi è una première negli OT dei TR AC, o sbaglio?].

Questi bestioni mi sa che potrebbero sollevare e caricare un cicciobus (od obesoplano, che dir si voglia) come niente… ma non sarebbero molto delicati.

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Questi qua sotto, a confronto potrebbero sembrarvi piccoli… ma su strada non sono autorizzati a circolare.

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Intanto da sopra sono arrivate le escavatrici.

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E questi strani mezzi che tirano su la terra da sotto la pancia. Da vedere se entrano in un AN-225. Mi sa che nun gliela fa.

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Ora è il turno dei piccolini.

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E il balletto dei bobcats.

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Questo invece non ve lo raccomando se lo incontrate per strada.

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Però subito dopo ci hanno fatto vedere che l’artiglio può essere molto delicato. L’operatore ha aperto un uovo – e senza farne una frittata! – nascosto alla sua vista da una lastra metallica, muovendo l’attrezzo unicamente sulla base delle indicazioni del navigatore GPS integrato. Nei cantieri, questa tecnologia si è rivelata un portento.

E dopo oltre un’ora di palette e secchielli turbodiesel king-size, il gran finale.

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Qui lo chiamano The Malaga Big Push.

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E ora, tutti a fare la foto di gruppo davanti ai bulldozer!

Pioveva a dirotto e c’erano pure le sabbie mobili lì davanti, ma evidentemente il sacrificio delle scarpe della festa era il prezzo richiesto dal cliente per aver assistito a questa Product Demo.

Al di là dell’interesse che possono o meno suscitare questi mezzi – forse fuori luogo qui su AC, ma sicuramente gettonatissimo se fosse stato un forum concorrente tipo movimento-terra-acrobatico-punto-it – dietro queste dimostrazioni ci sono una meticolosa preparazione ed elevate capacità professionali: non solo di chi manovra questi bestioni, ma anche di chi ha realizzato questa struttura (ogni collinetta è progettata in funzione del massimo effetto scenico e della massima fruibilità da parte della tribuna, né più né meno come fosse un teatro) e di chi ha studiato e preparato le coreografie delle varie macchine (eh sì, coreografie!) e l’opportuno inserimento di suoni e musiche (eh sì, ci hanno messo pure Il Gladiatore!). Chapeau a tutte queste persone. Per gli eventuali feticisti della materia, una ricerca su Youtube con Malaga + il nome del ruspista fornirà molti risultati interessanti.

Poi, prima di lasciare la tribuna, si sono avvicinati a noi degli emissari del cliente che con insistenza ci volevano far firmare dei fogli… be’ non ero in vena di acquisti, però… il fatto è che quando mi hanno spiegato che il bobcat avrei dovuto registrarlo come bagaglio a mano – e avrei dovuto check-inare il PC portatile! – señorita es muy hermosa ma mi dispiace ho rifiutato categoricamente.

[No, in realtà il momento Mastrota non c’è stato… ma francamente non mi avrebbe stupito].

E qui finisce la parte OT, visto che dopo pranzo sbaracchiamo e torniamo a casa. Facciamo venire il taxi, carichiamo i due soci italiani e di nuovo il saltacode inglese e partiamo per il terminal 3 di AGP.

Arriviamo a questa porta intorno alle 16:00. Bene, saliamo.

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Come accennato all’arrivo due giorni prima, l’aerostazione mi sembra nuova di pacca e a prima vista, per via del soffitto alto – e delle proporzioni della struttura – mi ricorda la vituperata sala check-in di MXP 1. [Sì vabbe’, forse è l’effetto del vino liquoroso della sera prima…]. Con la differenza che quaggiù i passeggeri ci sono, e non sono pochi. Non oso pensare a com’era quest’estate.

Superiamo un lentiiisssiiimo check-in al banchetto Iberia – non per la fila lunga, ma proprio per la sciura del banchetto! – e una velocissima doccia radioattiva. Prendiamo airside un regalino da portare a casa – non il vino liquoroso, di quello ne ho abbastanza! – e ci avviciniamo al nostro gate.

Piacere, EC-FNR. Nice to meet you. Questo volo che ci porterà a Madrid, a differenza degli altri, è operato da Iberia Express.

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Il nostro è posteggiato accanto a due 737 di MoL.

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Mentre di fronte, al gate opposto al nostro, c’è un suo fratellino di Vueling che sta ciucciando i pax dal tentacolo. Credo vada a Bilbao.

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Embarque!

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La macchina è piena a tappo, ci sono un fracco di ragazzini che vanno a festeggiare Halloween – si riconoscono dai cerchietti per capelli con le corna fosforescenti. Mi auguro solo che non siano andati a festeggiare alla Madrid Arena. Teniamo sott’occhio il saltacode inglese – avevamo pronto il dito sulla modalità riprendi video – ma stavolta il nostro fa giudizio.

Passati tutti gli altri, ci tuffiamo anche noi nel tentacolo.

Wed., Oct. 31st, 2012
AGP-MAD
Flight: IB3873 (I23873)
Class: Y (be’… veramente, un po’ più giù… ma lo vediamo dopo)
Seat: 06A
Eqp: A320-211
Reg: EC-FNR
Scheduled: 1735-1855
Block to Block: 1745-1902
In Air: 1754-1854

Ci stacchiamo dal terminal salutando i due Boeing FR di prima.

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Nel frattempo arriva un hare-krishna (l’arancione inglese).

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Che va ad attaccarsi al lato opposto del terminal rispetto a FR. È comprensibile, che i due non si sopportino a vicenda.

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Il decollo, come anticipato nel report dell’andata, si effettua in direzione montagna (pista 31) – e passando sopra il centro prove del ruspista che abbiamo visto prima – per cui non sorvoliamo il mare. Uffa.

Oltre ad essere pieno a tappo, quest’aereo pare abbia una configurazione estrema, quanto a densità posti. Sedili Recaro ultra-slim e un pitch che non ha superato la mia prova della borsa del PC (vedere viaggio di andata). D’accordo sto esagerando, ma se dicessi che questo A320 ha lo stesso numero di posti di un A321 per esseri umani, non andrei molto lontano dalla realtà. Dal biglietto risulta una classe Economy ma dalla seggiola è una vera Cattle Class. Un po’ più giù, quindi. [Quelle volte che ero stato sugli A319 Easyjet, mi sembrava di avere più spazio…]. Movimenti alquanto limitati, molto vociare in cabina (ma questa è colpa dei pax, mica del vettore) per cui cerchiamo tranquillità tirando fuori quel libro recente sul potere degli introversi. La lettura mi ha distratto dal dare un giudizio ancorché superficiale sulla crew femminile. Chiedo venia.

Per fortuna abbiamo volato un’ora sola.

A un certo punto guardo verso ovest e vedo il sole spagnolo tramontare.

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Buenas noches, amigos de las noces! (cit.)

Atterriamo sulla 18R di Barajas che è buio pesto e taxeggiamo come l’altra volta verso il terminal 4. Posteggiamo vicino a un altro fratellino di Vueling… cavoli credevo che qui ci fossero solo gli aerei della Roma.

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[Sì lo so, il vetro era veramente lercio].

Caro EC-FNR, grazie del passaggio sei stato molto gentile, ma devo dirti sinceramente che non mi mancherai. Si sta un po’ strettini, da te.

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Una volta entrati nella galleria dei gates ci guardiamo intorno alla ricerca del tabellone delle salite. Poco lontano da noi c’è la barriera del controllo passaporti, nella quale lasciamo infilarsi il saltacode inglese che torna al paesello.

Ma se ora siamo al passaggio zona non-Schengen, allora vuol dire che l’area dei CRJ Air Nostrum è all’altro capo del terminal, a qualche decina di chilometri da qui… Bon, incamminiamoci ché l’ora scarsa che abbiamo a disposizione per raggiungere il gate passa in fretta.

Intanto noto una donna fotografare il soffitto della struttura. Un’altra infoiata che posterà le sue imprese su AC – oppure su aviaciòn-civil-punto-españa. Io proseguo per un po’, ma alla fine subisco il contagio.

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Abbassiamo lo sguardo.

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E tentiamo una foto artistica.

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Di sera, il T4 di Barajas ha un aspetto migliore, nonostante questo cellulare, con poca luce, faccia delle foto da andare dritti in galera. [E dovevo saperlo, è normale che cellulari e galere facciano pendant].

Arriviamo al nostro gate che il cartello indica Ultima Llamada… cavoli non abbiamo nemmeno il tempo di fermarci al baretto dell’altra mattina e farci spennare di nuovo. Vorrà dire che a bordo sperimenteremo il contenuto del carrellino della pappa.

Scendiamo una scala e ci ritroviamo davanti a un Comunitat Valenciana simile a quello che ci aveva portati qui da Milano lunedì scorso. Su di sopra dicevano che era l’ultima chiamata, ma per montare a bordo, come si vede, la coda non finisce più.

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Wed., Oct. 31st, 2012
MAD-LIN
Flight: IB8050 (YW8050)
Class: Y
Seat: 05F
Eqp: CRJ-900
Reg: EC-JYV
Scheduled: 2010-2215
Block to Block: 2002-2206
In Air: 2022-2203

Accanto, abbiamo un fratellino. Più in là, la seconda coda che spunta è quella di un frullino ATR72.

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Finalmente saliamo a bordo dell’aereo pieno e, una volta trovata la seggiola, notiamo un CRJ-1000 con la pubblicità della Castiglia che sembra quello che ci aveva portato due giorni prima a Malaga.

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Andiamo a taxeggiare verso la 15L ma prima di decollare, ci tocca fare un po’ di fila. Il capitano ha tirato il numerello dal rotolino prima di uscire dall’apron? Se no, chiediamo al saltacode inglese se ci può aiutare…

In cielo c’è una bella luna piena, ma al mio attrezzo fotografico quella luce non basta… vabbe’, aspettiamo il catering ché ci ho fame, lo hanno annunciato subito dopo aver raggiunto la quota di crociera ma sono arrivati quando ormai stavo per perdere la pazienza.

Un Menù Hispanico, por favor. Paninetto col prosciutto crudo e lattina di acqua col gas. La signorina carina e sorridente mi dice però che l’acqua col gas, a differenza della coca e dell’acqua senza, non farebbe parte del menu, ma il prezzo si rivela essere lo stesso, otto euri e mezzo. Più o meno quello che avrei speso a terra al baretto spennapolli.

[Qualche anno fa, quand’ero tra i principali finanziatori della buonanima di Volareweb – be’, lo ero sicuramente di più rispetto agli azionisti! – mandavo sempre in crisi le AAVV quando chiedevo il menu panino-lattina-caffè, solo che con l’ultimo volo della sera il paninetto era a metà prezzo… non sapevano mai quanto farmi pagare].

Niente foto alla pappa, mi dispiace non è che si tratta di un Dom Perignon sul jet di Briatore. Comunque era commestibile. In genere non disprezzo i pasti aerei.

Proseguiamo il volo senza trovare alcun punto di riferimento a terra. È buio pesto, e poi l’ultima volta che feci questa rotta fu nel 2001, come dissi prima, per cui non me la ricordo. Io mi sento meglio quando ho un’idea di dove mi trovo. E il capitano – be’, i capitani di tutti i quattro mezzi su cui sono salito in questi giorni – non è molto loquace, non dice quota e velocità al suolo, al massimo impartisce all’equipaggio i tradizionali ordini Cabin crew prepare for take-off / landing – in spagnolo, però.

All’ora della discesa, ci tuffiamo nelle nuvole e ne usciamo solo quando individuiamo il casello di Melegnano della A1. Ci siamo. Un attimo e tocchiamo la 36 sotto una pioggia torrenziale.

Sloggiamo in fretta, ci fiondiamo sul Cobus e salutiamo la Comunitat Valenciana. Un posto che ho visto solo alla televisione o impresso sul fianco degli aerei. Chissà se un giorno potrò colmare la mancanza.

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Piove anche dentro al Cobus. Che è più gonfio del metro’ all’ora di punta. Vabbe’, resistiamo ancora un attimo.

L’attesa trolley è stata minore rispetto all’andata a Malaga. Non è vero quindi che a Milano siamo sempre i peggiori, con la riconsegna bagagli.

Fine del TR. Ripartiamo ancora by car verso casa, ci abbiamo ancora cinquanta chilometri da fare. Sotto la pioggia battente, ancora.

Ringrazio tutti per la pazienza che avrete avuto. Poche foto e molte parole – troppe? – per compensarne la mancanza, lo so, purtroppo quelle oggi descritte sono rotte alle quali non sono avvezzo – sebbene non siano tanto rare – per cui non ho avuto la possibilità di cogliere buoni fotospunti. Un tempo ero un pendolare del Milano-Parigi, quella sì che è una tratta che conosco bene.

Il mio giudizio su Iberia / Air Nostrum e i suoi mezzi:

Sui voli regional chiedo poco e mi aspetto altrettanto poco, per cui a questa esperienza in generale e ad Air Nostrum do la sufficienza. Fa un po’ specie che su un legacy carrier la pappa si paghi a parte, ma ormai questa è la direzione in cui va il mercato. Se pensiamo poi che tra mangiare a terra e in aria i prezzi non sono poi tanto diversi, la cosa fa un po’ meno specie.
Sulla condizione delle cabine, i CRJ non sono così cattivi, se penso che una volta vidi gli stessi mezzi di Lufthansa Cityline e non ho trovato differenze. Il pitch è umano per una statura media e le seggiole non sono sfondate, e questo a me basta. Con questi mezzi, ricordiamolo, i trolley registrati come bagaglio a mano non si possono portare in cabina, te li fanno lasciare sottobordo, ma a me questo interessa poco visto che il mio carrellino, io lo check-ino di default. Questa nota sarà comunque di aiuto ai lettori che, come le chiocciole menzionate in precedenza, vivono in simbiosi con la loro valigia. Il fatto che gli aerei li ho trovati sempre pieni, falsano però la mia capacità di giudizio.
Sull’equipaggio, a parte la poca loquacità dei capitani evidenziata prima, anche a loro do la sufficienza, perché l’unico momento nel quale ne ho avuto bisogno è stato per prendere il paninetto con jamòn durante l’ultimo volo, e le signorine sono state cortesi e carine. Io non sono di quelli che pigiano il pulsante arancione tanto per misurare i loro tempi di risposta. Poi vabbé, al di fuori delle fasi di pre-decollo e pre-atterraggio e del défilé col carrellino, la crew si barrica nella sua tana e tira la tenda, ma questo non mi scandalizza, teniamo presente che siamo su voli a corto-medio raggio e questo ci può stare.
Voli puntuali, a parte il MAD-AGP dove abbiamo perso mezz’ora, ma questa è stata la prima volta che sono stato con loro e non ho ulteriori elementi per giudicare.
Aeroporti iberici (MAD T4 / AGP T3) francamente un po’ freddi, anche se nuovi e puliti, ma dovrei frequentarli più spesso per ritornare con un’analisi più ragionata. Non vorrei però arrivare al terminal 4 di Barajas con una coincidenza troppo stretta. È troppo lungo, se sei sfortunato coi gates di arrivo e ripartenza.
Nota di demerito per Iberia Express. Non tanto per il servizio, quanto per la configurazione dei 320, che potremmo comprendere in una low-cost ma non in una legacy – seppure si tratti di una figliastra. I sedili Recaro faranno tanto fico e tanto Formula 1, ma se sei alto un metro e settantacinque, a confronto stai più comodo sulla monoposto di Schumacher.
Infine, se la velocità abituale del check-in di Malaga è la stessa che ho riscontrato in questo TR, allora AGP d’estate dovrebbe essere l’aeroporto che accumula più ritardi al mondo.

Grazie ancora e saluti a tutti.
 
Molto bello il trip report.... D'accordo con l'analisi di IB express ed Air Nostrum, l'aeroporto di Malaga come quello di VCE lo uso 2/3 volte al mese e mai nessun volo è in ritardo causa ritardi nell'accettazione anche se è vero che il banco IB è lentino qualche volta. completamente in disaccordo con l'analisi degli aeroporti, permettimi che paragonare il T3 di AGP con la sala del T1 di MXP è come (per rimanere in terra andalusa) paragonale il vino Jerez con l'acqua Santa..... :)
 
Bel report!!! A proposito di concorrenza.....su quei giocattolini ci sono montati un sacco di componenti che costruiamo nell'azienda dove lavoro io (nel mio caso specifico l'elettronica, cruscotti allarmi e centraline varie)....
 
Ottimo TR di presentazione!!!
Ma da quando Air Nostrum vola su Linate? Io ho sempre visto Airbus di Iberia.
 
-Benvenuto su A.C.
-Complimenti per il TR, soprattutto la parte scritta. Mi è piaciuta un sacco.
-Consiglio: una compattina da 60 euro fa foto migliore di qualsiasi cellulare.

Ciao
 
Gran bel TR, divertente e ben scritto. Grazie.
Su Iberia Express non saprei, ma forse è un vizio spagnolo, perché il pitch più stretto della mia vita l'ho trovato su un 320 Vueling. Al confronto Ryanair è una First Class della Emirates (oddio, non esageriamo, diciamo una Y+). Io non arrivo a 1,70 e non mi ci stavano le gambe, letteralmente.
 
Bello e divertente! La parte OT Paletta & Secchiello era proprio imprevedibile: il carosello dei bulldozer è uno spettacolo davvero surreale. Grazie!
 
Impressionante la "rappresentazione" che vi ha organizzato il cliente! Molto divertente.
Bel TR, ma al prossimo prometti di aggiungerci qualche foto aviatoria in più! ;)
 
Grazie a tutti per gli apprezzamenti e per essere stati clementi col mio primo TR. Sì, la prossima volta prometto che mi dedicherò di più alla cattura immagini.

Paragonare il T3 di AGP con la sala del T1 di MXP è come (per rimanere in terra andalusa) paragonale il vino Jerez con l'acqua Santa..... :)

Hai ragione. Il fatto è che quando la sera prima tracanni vino liquoroso fino ad esplodere, anche i cessi di Malpensa 2 ti paiono la lounge Emirates di Dubai... ;)

Purtroppo ora mi tocca chiedere che ti bannino perche' compri o lavori per la concorrenza :D

Il mio lavoro potrebbe un giorno portarmi proprio dal tuo, di ruspista... ;) Il fatto di essere un mercenario del computer mi espone a questi rischi (e opportunità).

Ma da quando Air Nostrum vola su Linate? Io ho sempre visto Airbus di Iberia.

Anch'io un tempo, quando tornavo a LIN ogni venerdì sera, trovavo sempre posteggiati un 320 e un 321 Iberia. Quel lunedì invece c'erano il "mio" CR9 e un 320 che sarebbe partito di lì a un'ora. Evidentemente la crisi ha fatto letteralmente restringere gli aerei.

Consiglio: una compattina da 60 euro fa foto migliore di qualsiasi cellulare.

La compattina l'avevo lasciata a casa per contenere il peso della borsa del PC... sai com'è, già mi tiro dietro un server portatile, per cui anche il milligrammo mi fa la differenza. Ma quando ho visto le foto fatte con quel cellulare - specie quelle al buio - me ne sono amaramente pentito.

A me sembri tutto tranne che un neofita.

Ho passato alcuni anni della mia vita recente a fare il pendolare tra Milano e Parigi. Chiaro che negli aeroporti e sugli aerei mi sentivo più a casa che a casa. Ho osservato e ho imparato molto da questo ambiente. Certe cose ti restano nel sangue, specie quando credi in quella massima che diceva (pressappoco) conta più il viaggio che la destinazione.