Lufthansa perde 381 milioni e annuncia 3500 licenziamenti

  • Autore Discussione Autore Discussione DANYFI80
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Tutto il modello economico sta modificandosi. Il mondo è sempre più globalizzato, quindi il trasporto aereo serve, ma per funzionare ha bisogno di margini, e per come sono strutturate oggi, le compagnie devono fare numeri, e se non si applicano tariffe di di 400 RT per gli USA sul LR gli aerei non si riempono. Quindi o finisce la crisi, o crolla il prezzo dei combustibili, o molti rimarranno a terra. A forza di chiuderne il sistema si stabilizzerà su numeri sostenibili, e i prezzi si alzeranno perchè l'offerta potrebbe essere addiruttura minore della domanda. In molti settori questo processo è già iniziato.
 
No?!??! No, incredile, anche LH ? I fenomeni? i grandissimi? Loro si che ..non invece quei beduini di.....E anche swiss è andata sotto? MA no ci deve essereuno sbaglio.
Leggete meglio..
Fuori dalla bassa ironia, è del tutto evidente che il trasporto aereo, fatta eccezione per le 3 sorelle degli Emirati e del Qatar, è messo veramente male.
E non è solo per il prezzo del fuel (altissimo):la tensione sui prezzi vs costi non si tiene praticamente piu' , riusciranno a sopravvivere solo i grandissimi vettori e comunque con grandi fusioni (e relative lacrime e sangue) e perchè , comunque , le compagnie non ce la fanno piu' ad essere le sole mucche da mungere: aumenti le tasse inquinamento e le pagano le compagnie, e gli fai pagare le UE emission trading (grande genialata), e gli fai pagare tutti i balzelli per gli aeroporti, la sicurezza, la crisi del dopo scuola e quella delle bietole, del supporto alla tragedia xy etcetc.
Per inciso , la strada della costola low cost l ha portatavanti anche IB con IB express, che i civilissimi e colti e raffinati lavoratori di IB hanno peso benissimo e con il sorriso sulle labbra ..(non come gli itagliani piangioni e mantenuti..vediamo ora i coltissimi germanici)
 
ps i post con le note sui carburanti e loro dinamiche erano veramente molto ben fatti, Tks
 
Non sono assolutamente d'accordo.
Nel campo dell'estrazione petrolifera la tecnologia è enormemente avanzata negli ultimi anni, rendendo economicamente profittevoli campi petroliferi precedentemente non convenienti. Inoltre sono sempre più in via di sfruttamento le scisti bituminose che, se da un lato crea gravi problemi ambientali, hanno però notevolmente incrementato le riserve petrolifere mondiali.
Inoltre nel settore del gas naturale, bene parzialmente succedaneo del petrolio, sia la quantità delle riserve accertate che la loro sfruttabilità economica sta conoscendo un vero boom, tant'è che il prezzo del gas naturale è pesantemente depresso. Si assiste a un sempe maggiore scollamento del prezzo del petrolio da quello del gas, prezzi che invece erano tradizionalmente strettamente correlati.
La verità che per ogni barile di petrolio realamente acquistato per reali fini di consumo, ce ne sono 10 oggetto di compravendita a soli fini speculativi. Il prezzo del petrolio è oggi molto frutto di una bolla speculativa di carattere esclusivamente finanziario, che poco ha a che vedere con la reale domanda ed offerta.
Concordo in pieno con la prima parte dell'analisi. E' da circa 40 anni che sento dire che le scorte di petrolio si esauriranno in 40 anni (basta andare a rileggersi il famoso "I limiti dello sviluppo", rapporto conclusivo dell'analisi del Club di Roma guidato da Aurelio Peccei). Oggi (in questi anni, diciamo) siamo circa al punto di equilibrio, le nuove scorte economicamente sfruttabili individuate ogni anno eguagliano circa i consumi annui. E quando parlavo di elasticità scarsa ma non nulla nel lungo periodo intendevo proprio il fatto che l'aumento del prezzo del petrolio rende economicamente convenienti risorse altrimenti non utilizzabili.
Non concordo invece sulla parte relativa alla speculazione. Questa, infatti, non può che vivere sugli squilibri temporanei fra domanda e offerta (permettendo per altro l'esistenza di un mercato efficiente, ma questo è un altro paio di maniche), ma nel lungo periodo è assolutamente ininfluente. Infatti alla fine, nel "mitico" lungo periodo, sono domanda e offerta reali a determinare i prezzi.
Per un'analisi delle bolle speculative direi che varrebbe la pena ripartire dai tulipani olandesi (http://www.borsaedintorni.it/storia-economica/la-crisi-dei-tulipani-olandesi/). Fra l'altro proprio in quel periodo gli olandesi "inventarono" la società per azioni (Società delle Indie Olandesi), la borsa valori e i primi contratti derivati.
 
le compagnie non ce la fanno piu' ad essere le sole mucche da mungere: aumenti le tasse inquinamento e le pagano le compagnie, e gli fai pagare le UE emission trading (grande genialata), e gli fai pagare tutti i balzelli per gli aeroporti, la sicurezza, la crisi del dopo scuola e quella delle bietole, del supporto alla tragedia xy etcetc.

Vero, più tutte le tasse che gravano sul passeggero. Prossima perla (italiana) l'aumento dell'IVA dal 10 al 12% da ottobre che colpirà anche i biglietti aerei, ma le varie tasse "turistiche" proliferano in vari paesi europei, compresa la Germania.
 
Concordo in pieno con la prima parte dell'analisi. E' da circa 40 anni che sento dire che le scorte di petrolio si esauriranno in 40 anni (basta andare a rileggersi il famoso "I limiti dello sviluppo", rapporto conclusivo dell'analisi del Club di Roma guidato da Aurelio Peccei). Oggi (in questi anni, diciamo) siamo circa al punto di equilibrio, le nuove scorte economicamente sfruttabili individuate ogni anno eguagliano circa i consumi annui. E quando parlavo di elasticità scarsa ma non nulla nel lungo periodo intendevo proprio il fatto che l'aumento del prezzo del petrolio rende economicamente convenienti risorse altrimenti non utilizzabili.
Non concordo invece sulla parte relativa alla speculazione. Questa, infatti, non può che vivere sugli squilibri temporanei fra domanda e offerta (permettendo per altro l'esistenza di un mercato efficiente, ma questo è un altro paio di maniche), ma nel lungo periodo è assolutamente ininfluente. Infatti alla fine, nel "mitico" lungo periodo, sono domanda e offerta reali a determinare i prezzi.
Per un'analisi delle bolle speculative direi che varrebbe la pena ripartire dai tulipani olandesi (http://www.borsaedintorni.it/storia-economica/la-crisi-dei-tulipani-olandesi/). Fra l'altro proprio in quel periodo gli olandesi "inventarono" la società per azioni (Società delle Indie Olandesi), la borsa valori e i primi contratti derivati.

A parte il fatto che "nel lungo periodo saremo tutti morti" e che nel mondo attuale della leva finanziaria in realtà la speculazione può avere una durata molto maggiore che in passato, in generale ma è proprio il principio liberista tradizionale che nel medio-lungo periodo il prezzo di un bene rispecchi l'equilibrio fra domanda e offerta è un po' antiquato. O meglio, non tiene conto di tutta la domanda di un bene. Questo vale soprattutto per le materie prime, in particolare per il petrolio.
Ti dimentichi della domanda che vede il petrolio, o meglio i suoi titoli rappresentativi, come riserva di valore.
Il concetto di bene come riserva di valore fu introdotto da Keynes riguardo alla moneta (ed esteso ai metalli preziosi). Recentemente tale concetto è stato esteso anche ad alcune materie prime, soprattutto al petrolio.
Il petrolio, o meglio i suoi titoli rappresentativi, non hanno solo una domanda relativa agli effettivi bisogni di consumo, ma vi è una domanda sempre maggiore del petrolio come riserva di valore. Questa pur essendo di carattere finanziario, non è affatto solo legata a speculazioni di breve periodo, ma a motivi di investimento finanziario a medio-lungo termine. Questo comporta che il petrolio, nel suo prezzo, non rispecchia solo i bisogni di consumo di tale materia prima, ma ormai ha una componente finanziaria non episodica, ma strutturale. Questo comporta che il prezzo del petrolio ormai sia fisiologicamente superiore al reale prezzo di equilibrio fra domanda ed offerta del petrolio.
 
A parte il fatto che "nel lungo periodo saremo tutti morti" e che nel mondo attuale della leva finanziaria in realtà la speculazione può avere una durata molto maggiore che in passato, in generale ma è proprio il principio liberista tradizionale che nel medio-lungo periodo il prezzo di un bene rispecchi l'equilibrio fra domanda e offerta è un po' antiquato. O meglio, non tiene conto di tutta la domanda di un bene. Questo vale soprattutto per le materie prime, in particolare per il petrolio.
Ti dimentichi della domanda che vede il petrolio, o meglio i suoi titoli rappresentativi, come riserva di valore.
Il concetto di bene come riserva di valore fu introdotto da Keynes riguardo alla moneta (ed esteso ai metalli preziosi). Recentemente tale concetto è stato esteso anche ad alcune materie prime, soprattutto al petrolio.
Il petrolio, o meglio i suoi titoli rappresentativi, non hanno solo una domanda relativa agli effettivi bisogni di consumo, ma vi è una domanda sempre maggiore del petrolio come riserva di valore. Questa pur essendo di carattere finanziario, non è affatto solo legata a speculazioni di breve periodo, ma a motivi di investimento finanziario a medio-lungo termine. Questo comporta che il petrolio, nel suo prezzo, non rispecchia solo i bisogni di consumo di tale materia prima, ma ormai ha una componente finanziaria non episodica, ma strutturale. Questo comporta che il prezzo del petrolio ormai sia fisiologicamente superiore al reale prezzo di equilibrio fra domanda ed offerta del petrolio.
Purtroppo noi stiamo vivendo il "lungo periodo" dei keynesiani, e in effetti se va avanti così saremo in effetti tutti morti.
Battute a parte, il concetto di riserva di valore non mi è mai sembrato convincente; infatti il discorso regge, forse, solo in periodi di inflazione elevata (che del resto i keynesiani auspicano in modo implicito per ammorbidire il deficit di bilancio dello stato, altrimenti insostenibile) in cui i beni reali hanno un vantaggio sui beni nominali. Ma nei periodi di bassa inflazione l'investimento in un bene "privo di rendimento" è antieconomico. Tesaurizzare una merce significa infatti immobilizzare un capitale che potrebbe essere invece impiegato in attività che generano un rendimento (ad esempio la borsa valori, che ha un tasso di rendimento medio nel lungo periodo di circa il 7% annuo).
E comunque nel momento in cui parliamo di investimenti di lungo periodo usciamo dal concetto di speculazione per entrare in quello di investimento (con le diverse connotazioni di rischio/rendimento).
 
Licenziamenti in vista (più di 200) probabili presso Lufthansa Technik di Basilea. La notizia non è però ancora stata ufficializzata. Le officine basilesi erano inizialmente di proprietà Crossair, poi passate a Swiss Technik e infine riscattate, con un'operazione poco comprensibile, da Lufthansa Technik.
 
Volevo aggiungere a quanto detto da Balente una considerazione "terra terra" e cioè che non ci possono essere Compagnie Aeree in perdita costante con Hub aeroportuali che fanno in realtà gli "affittaspazi" e che guadagnano cifre importanti. Non portate il paragone sugli scarsi guadagni di FCO , visto che gli hanno permesso di comprare senza metterci una lira ed usando la cassa generata. Sto parlando degli aeroporti Nazionali importanti e sopratutto di quelli Europei (CDG/FRA/LHR): secondo me non può resistere questa sproporzione nei risultati....
 
Licenziamenti in vista (più di 200) probabili presso Lufthansa Technik di Basilea. La notizia non è però ancora stata ufficializzata. Le officine basilesi erano inizialmente di proprietà Crossair, poi passate a Swiss Technik e infine riscattate, con un'operazione poco comprensibile, da Lufthansa Technik.

Si precisa che i posti cancellati a Basilea Euroairport sono 222 su un totale di 304 dipendenti: una ristrutturazione che cancella quasi l'officina di Basilea di Lufthansa Technik Switzerland (LTSW). I motivi sono riconducibili alla forza del CHF e alla diminuzione delle richieste manutentive di aerei regionali. Ventidue dipendenti andranno a SWISS come addetti alla manutenzione dei motori.
 
La unit low cost di LH si chiamera' Direct4U

Lufthansa Vies With Air France for Low-Cost European Cure

Deutsche Lufthansa AG (LHA)
may shift a swathe of flights to a new low-cost division operating as many as 90 jets as the German carrier follows Air France-KLM Group in seeking to end years of losses on European routes.
The unit, with the working name Direct4U, would combine short-haul flights not based at Lufthansa’s two main hubs with discount arm Germanwings, reducing expenses while maintaining service standards and prices, according to Chief Executive Officer Christoph Franz and details given in a staff newsletter.



Lufthansa Vies With Air France for Low-Cost Cure to Europe Ills

Lufthansa aims to turn a profit even on trips over modest distances with high fixed costs and no links to lucrative long-haul services.

Lufthansa aims to turn a profit even on trips over modest distances with high fixed costs and no links to lucrative long-haul services. Photographer: Hannelore Foerster/Bloomberg




Lufthansa Vies With Air France for Low-Cost Cure to Europe Ills

The unit, with the working name Direct4U, would combine short-haul Lufthansa flights away from major hubs with discount arm Germanwings, reducing expenses while maintaining service standards and prices, according to comments from Chief Executive Officer Christoph Franz and details given in a staff newsletter. Photograph: Mike Wilkinson/Bloomberg

The unit, with the working name Direct4U, would combine short-haul Lufthansa flights away from major hubs with discount arm Germanwings, reducing expenses while maintaining service standards and prices, according to comments from Chief Executive Officer Christoph Franz and details given in a staff newsletter. Photograph: Mike Wilkinson/Bloomberg

Lufthansa’s plan aims to turn a profit on shorter trips that don’t feed passengers onto lucrative inter-continental services. Air France says it will simplify European flights and cut routes that lose cash, and British Airways owner IAG (IAG) has created Iberia Express to lower the break-even point in Spain.
“Short-haul wasn’t contributing even in the good times and high fuel prices have sharpened airlines’ attention to that,” said Gerald Khoo, an analyst at Espirito Santo in London with a “neutral” rating on Lufthansa. Net income at airlines will fall to $3 billion in 2012 from $7.9 billion last year as fuel costs increase, the International Air Transport Association predicts.

Ryanair Skeptical

At IAG, or International Consolidated Airlines Group SA, which posted a 249 million-euro first-quarter loss, CEO Willie Walsh said in a May 24 interview that margins in the industry have become “unacceptable” and that a new approach is required.
Michael O’Leary, CEO of Ryanair Holdings Plc (RYA), Europe’s biggest discount airline, said May 21 that mainline carriers aren’t equipped to operate a low-cost model and that the current experiments will fail, like others in the past 15 years. The Irish carrier said its own earnings will likely fall this year as a slowing European economy prevents it from increasing fares sufficiently to make up for surging jet-fuel costs.
Lufthansa is seeking 1.5 billion euros in cost savings through 2014 after its first-quarter loss widened to 381 million euros. The German company has scrapped a plan to buy Finnair Oyj (FIA1S)’s catering operations after freezing new investments as part of the cost-cutting program, the Nordic carrier said today.
Shares of Cologne-based Lufthansa were trading 0.3 percent higher at 8.56 euros as of 12:30 p.m. in Frankfurt, paring their decline this year to 6.8 percent, while IAG is down 4.6 percent and Air France-KLM has lost 14 percent. That contrasts with gains of almost 15 percent at Ryanair and 27 percent at Luton, England-based EasyJet Plc, Britain’s largest discount carrier.

Pay Grades


Lufthansa is “talking concretely” about revamping short- haul flights away from Frankfurt and Munich, Franz said May 24.
The plan requires a 90-strong fleet with about 36 Airbus SAS (EAD) A320-series planes from Germanwings, 30 more from Lufthansa Direct, provider of main-brand short-haul flights away from the two hubs, and the rest from Eurowings, which operates Bombardier Inc. (BBD/B) CRJ900 regional jets, said a union official with knowledge of the plan who wouldn’t be named because details aren’t public.
While pilots moving over from Lufthansa won’t be paid any less, new recruits would join on lower rates, he said.
Employees were first notified about the changes last month in a letter from board member Carsten Spohr, who wrote that an “organizational merger” of Lufthansa Direct and Germanwings would focus on Dusseldorf, Berlin, Hamburg, Stuttgart and Cologne and “create a uniform shared fleet in order to finally cap losses being made in decentralized traffic.”

Job Cuts


There are no plans at the moment to use the Direct4U name on planes or to extend the model to Frankfurt and Munich, Franz said in the interview, while adding that that can’t be completely ruled out. The possibility also remains that some workers could be moved to Germanwings contracts, he said.
In a recent message to staff, Europe’s second-biggest airline said it aims to cross-leverage competencies rather than transform the short-haul network into a no-frills operation.
“The plan is not somehow to copy the business model of low- cost carriers, but to combine the cost advantages of Germanwings with the operational and network strengths of Lufthansa,” it said May 25 in the “Lufthanseat” newsletter. “Savings will not be made at the expense of customers, but for customers.”
Lufthansa said May 3 it would cut 3,500 office jobs, or 20 percent of the total, and that number will include positions eliminated by the short-haul integration. The German carrier added yesterday that as many as 1,000 posts may also be lost at the LSG Sky Chefs inflight-catering unit, the world’s biggest.

Smaller Fleet


Franz is working on the short-haul makeover after Air France (AF) said May 24 it would reduce its European business to three units to help deliver more than 2 billion euros in annual savings and lift productivity by 20 percent after parent Air France-KLM Group suffered a 597 million-euro first-quarter loss.
The Brit Air, Regional and Airlinair brands, which operate regional aircraft to smaller cities, will become one division, leisure flights from Paris Orly airport will be operated by discount unit Transavia and Air France’s own short-haul brand will introduce a new no-frills class.
Aircraft utilization will also be improved, with 34 planes likely to be cut from the short-haul fleet by 2014 with no impact on capacity, Air France said. The number of surplus staff is to be indicated next month after labor talks end, it said.
IAG, the European No. 3, is seeking a return to profit at its Spanish division through less-generous contracts at Iberia Express. The aim is to cut pilot pay by 62 million euros, or one fifth, while improving productivity 25 percent as Iberia seeks to match profitability levels at sister company British Airways.
CEO Walsh said that in seeking a lower cost base, IAG will avoid repeating mistakes such as the creation in 1997 of Go, a no-frills carrier sold to 3i Group and later bought by EasyJet. (EZJ)
“When BA created Go the intention was to be competitive against Ryanair and EasyJet, but it started competing with BA,” Walsh said. “Now where we create these airlines they’re very focused and we’ll avoid that unhealthy cannibalization.”

http://www.bloomberg.com/news/2012-...-france-for-low-cost-cure-to-europe-woes.html