[TR] Nuova Zelanda e Sydney con Emirates e Jetstar in eco - FINITO -


sono riuscito a ritagliarmi un po' di tempo solo stasera per continuare a leggere il TR. Intanto mi piace molto la tipologia del viaggio "on the road" , se poi il viaggio ti consente di "vivere" cose che a casa normalmente non puoi trovare ancora meglio (silenzio, luoghi isolati, poca gente!).
Complimenti per le foto, la natura la fa veramente da padrona!

Solo un piccolo appunto : dubito che la seguente frase sapendoti in viaggio di nozze possa esserre attribuita al terremoto

complici i movimenti di assestamento, fatichiamo a dormire.

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Vado controcorrente e dico che a me, a differenza di molti che hanno commentato qui, le foto di Enrico (peraltro davvero molto belle), mi hanno dato sensazioni non positive.
Non è per snobismo o per puro spirito di contraddizione. La mia posizione è un po’ più articolata.
Forse sono un po’ prevenuto, le destinazioni di viaggio dove è la natura ad essere protagonista non hanno mai esercitato su di me una grande attrattiva. Eppure so bene che sono molto ricercate: le savane africane, le foreste del Grande Nord, gli spazi australiani, la Patagonia…
No, credo proprio che non li vedrò mai.
Nei viaggi che ho fatto ho sempre cercato l’impronta dell’uomo, le differenze e i parallelismi fra culture e civiltà, i quadri animati delle città (detto per inciso, questo mi impedirà sempre e fortunatamente di visitare obbrobri quali parchi a tema o luoghi consimili che espongono solo falsi).
Ho sempre pensato che, tuttavia, un’eccezione l’avrei fatta prima o poi, e riguarda la Scozia: quella sì mi attrae.
Ma, almeno a giudicare dal quel pochissimo che ho visto per immagini, quelle di Enrico comprese, il paragone con la Scozia – che pure qualcuno ha menzionato – non regge.
Dalle foto della Nuova Zelanda che ho potuto vedere, non riesco a percepire la drammaticità che trasmette un paesaggio delle Highlands (o degli autentici fiordi norvegesi). Non riuscirei ad immaginare l’Isola del Sud come lo scenario di un romanzo.
In Scozia, il gotico che punteggia il paesaggio è autentico, autenticamente diroccato dal tempo, non falso come quella chiesa ad Oamaru (che Enrico molto correttamente riconosce essere di ben scarso valore architettonico, al pari dell’intero Paese).
Ma il vero problema non riguarda tanto il fatto che manca totalmente la presenza dell’uomo, quanto quella che mi sembra l’incapacità del paesaggio di compensare l’assenza dell’uomo.
La sensazione che mi avrebbero dato quei posti sarebbe stata probabilmente del tipo “Ma che ci faccio qui?”, dovendo contrastare l’istinto a recidermi le vene.
Enrico, i complimenti per il report e per le foto sono sinceri. Ma ti chiedo, se puoi, di smentire le sensazioni che le tue foto mi hanno dato.

Devo decisamente decidermi a bere molto molto di più'.
 
Sarà che sò romano... ma io pure cerco sempre la natura più che l'umanità.
Quali rovine, chiese o palazzi potrebbero mai stupirmi di più di quelli che c'avemo noi?
Quali opere d'arte, architetture o usanze saranno mai così più strane de 'na coda aah vaccinara, 'na pajata o un derby in curva?

Sarò snob, strafottente, arrogante o semplicemente fregnone, ma solo la natura mi stupisce. E a quella agogno.
 
L'"impronta dell'uomo" e i suoi derivati già mi triturano le gonadi per 350 giorni all'anno. Per i 15 che mi restano per le vacanze, scelgo la natura il più possibile, sperando che l'"impronta dell'uomo" non sia ancora riuscita a fare danno anche da quelle parti.
 
Chiedo scusa per la lentezza con la quale procede questo TR, ma purtroppo più veloce non riesco ad andare!
Questa è la terza e penultima parte, e contempla la settimana passata nell’isola nord della Nuova Zelanda, con il successivo trasferimento con 380 EK da AKL a SYD (dove contro ogni più basilare legge statistica non[\b] incontro Style) .

Arrivati ad Auckland nel pomeriggio da Queenstown ci dirigiamo immediatamente verso la penisola di Coromandel, che costituisce assieme alla zona della Bay of Islands meta di villeggiatura molto amata dagli abitanti della capitale della NZ.
Effettivamente i luoghi sono splendidi, anche se decisamente poco vivaci come del resto un po’ tutta la nazione.
La nostra destinazione per le tre notti successive è Whitianga, una piccola cittadina di mare posta sulla costa est della penisola, affacciata sul Pacifico
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Anche in questo caso è la natura a farla da padrona.

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Whitianga si trova a pochi chilometri da Cathedral Cove, una delle spiagge più famose del Paese: la fama è strameritata.

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L’unico aspetto negativo è costituito dall’oretta di cammino a piedi, lungo un percorso tutto fuorchè pianeggiante, per raggiungere la spiaggia: ma ne vale decisamente la pena!

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I giorni in zona trascorrono veloci, spesi per lo più in spiaggia, nonostante le temperature non siano particolarmente estive per i nostri canoni e dunque non si riescano a fare grandi nuotate.

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Purtroppo, come potete vedere nelle foto sotto, le spiagge erano affollatissime, ed è stato difficile anche trovare un lembo di spiaggia dove stendere l’asciugamano.:)

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Simpaticissimo il ferry che per 3 dollari porta turisti e locali avanti e indietro tra Whitianga e le spiagge a nord della baia.

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Aperitivo fai da te.

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Devo dire, anche per dare una risposta a chi addietro si domandava quanto possa essere consigliabile un viaggio in Nuova Zelanda, che effettivamente la nazione offre veramente poco dal punto di vista storico e artistico (credo che la più sfigata chiesetta di un nostro paese di 500 anime sarebbe monumento nazionale), ma quando si può godere di paesaggi come questo, non si può chiedere altro.

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Il programma di viaggio originario prevedeva un giro sino all’estremo nord dell’Isola alla Bay of Islands, ma i programmi sono fatti per essere cambiati e così facciamo noi causa un tempaccio veramente atroce che investe la zona.
Decidiamo quindi di prolungare la permanenza ad Auckland, e staremo qui sino alla partenza alla volta di Sydney.
Nell’avvicinamento alla città tappa all’aeroporto, per godere di un piacevolissimo spotting point che avevo già adocchiato all’arrivo ad AKL.

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Qualcuno qui su AC scrisse che la civiltà di un popolo si valuta dalla pulizia dei bagni, io invece credo si debba quantificare dal rispetto verso gli amanti dell’aviazione!
Qui siamo ai massimi livelli.

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Il posto è piacevolissimo, e c’è tantissima gente, da appassionati a famiglie con bambini.

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Spotter molto poco locale in attesa di traffico in arrivo.:)

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Questo è quello che sono riuscito a fare senza alcuno zoom particolare, e lo pubblico più che altro a scopo di testimonianza.
Non oso immaginare cosa potrebbero fare qui i nostri spotters armati dei loro cannoni!:)

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La testata pista è veramente vicina.

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A un certo punto dall’interno del sedime si espande nell’aria una nerissima nuvola di fumo. Cosa potrebbe essere stato?

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Aeroplanino per voli turistici, mai visto niente di simile!

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Dopo aver soddisfatto le mie voglie aviatorie ci dirigiamo verso Auckland, dove trascorreremo i cinque giorni successivi.
La città non è particolarmente estesa, né particolarmente caotica, anche se per gli standard locali pare una megalopoli con i suoi quasi un milione e mezzo di abitanti (un terzo della popolazione di tutta la NZ!).
La città si affaccia sul Golfo di Hauraki, divenuto celebre qui in Italia grazie alla campagna di Luna Rossa in America’s cup del 2000 e alle stralunate telecronache notturne di Cino Ricci.
Memorabile il promo di apertura delle regate con i Kiwis che soffiavano nelle vele di Black Magic!
Il legame con il mare è forte ed evidente, così come l’amore per la vela dei locali (non per niente Auckland è detta anche “La città delle vele”).
Il centro si sviluppa in prossimità del mare, lungo l’arteria principale che è Queen Street e che conduce alla stazione marittima e al famoso Viaduct Harbour, che era proprio la base delle imbarcazioni che parteciparono alle edizioni della America’s cup del 2000 e 2003, con notevole impulso per lo sviluppo delle aree interessate.

Iniziamo subito con qualche foto dalla zona del Viaduct Harbour dall’alto, dalla Sky Tower (come ogni città “giovane” che si rispetti Auckland non poteva non creare un proprio landamark tramite la costruzione di una torre).

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Haurbour Bridge.

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E pavimento trasparente (altro must per ogni torre turistica che si rispetti…:))

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La Sky Tower, aperta nel 1997, dal basso.

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Viaduct Harbour.

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Ospite d’onore, la mitica Black Magic.

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Riusciamo a riprenderla anche in navigazione, è possibile infatti noleggiarla per escursioni nel Golfo.

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La sede di Emirates Team New Zealand.

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Altra mitica imbarcazione da Coppa America, la KZ1 detta anche “Big boat”, che nel 1988 tentò la via delle grandi dimensioni e della potenza, ma che venne sportivamente distrutta dal leggerissimo e velocissimo catamarano di Stars and Stripes, con lunghi strascichi nelle aule dei tribunali.

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Per gli appassionati, questa è la storia (ovviamente di parte!:) della Big Boat.

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In giro per la città, decisamente anonima nel suo complesso.

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Tanto verde, anche qui.

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Un paio di pessime notturne.

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La One tree hill, che ha ispirato l’albun Joushua Tree degli U2, sito sacro per i Maori che sorge sul cono di un vulcano non attivo.

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Visitiamo L’Auckland War Memorial Museum, che racconta la storia della Nuova Zelanda sin da prima dell’arrivo degli occidentali.

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Sulla facciata sono incisi i nomi delle città fuori dalla patria in cui hanno perso la vita soldati Neozelandesi.

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Spazio espositivo dedicato alla civiltà Maori, il più interessante del museo.

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E zona dedeicata all’aviazione, con l’esposizione di uno Spitfire del 1945 e di uno Zero sempre del periodo.

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Propaganda di guerra.

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E propaganda dopo la guerra, per la vendita di lotti edificabili in Auckland.

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Merita decisamente la cittadina di Davenport, sobborgo residenziale e decisamente “da sghei” di Auckland, posto dall’altra parte della baia, oltre l’Harbour Bridge, e collegato con la città da corse di cinque minuti di ferry.
Noi andiamo in auto.

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Splendida vista della città di Auckland.

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Case.

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Favoloso mare.

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Nonostante la splendida giornata estiva le fantastiche spiagge vulcaniche della zona sono praticamente deserte, a causa del forte vento che è una costante del posto.

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La principale base della Marina Militare Neozelandese.

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E segnali di grande civiltà.

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Mentre passeggiamo sul lungomare scorgiamo una vera e propria chicca per gli appassionati di vela, il catamarano in fase di sviluppo con cui con tutta probabilità Prada\Luna Rossa trornerà in competizione nella prossima LVC.

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Come si sarebbe scritto in un tema a scuola, i giorni trascorrono velocemente e giunge il momento di partire.
La tratta da AKL a SYD fa parte del biglietto multitratta acquistato con EK, e questa volta si vola invece che con il “solito” 773 con l’A380.
Il volo è schedulato alle 18.40, ma come mio solito siamo in aeroporto con un bell’anticipo e in un amen abbiamo la nostra carta di imbarco in mano.

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Per fortuna che avevamo già fatto il check in on line, i banchi di Emirates sono infatti presi d’assalto da una fiumana di gente imcredibile, dovuta alla partenza, nell’arco di un’oretta, di ben tre (!!) WB con destinazione finale DXB, con scalo in Australia rispettivamente a Sydney (il nostro, con 380), Brisbane e Melbourne (entrambi con 773).

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Spaventosa la concorrenza ai vettori della zona, Air New Zealand e Qantas, alla faccia della quinta libertà!

Dopo rapidissimi controlli e le pratiche di emigrazione altrettanto rapide (incredibile la simpatia e la cortesia dell’agente doganale, preoccupatissimo che la Nuova Zelanda ci sia piaciuta e che ne facciamo buona pubblicità in Italia!), siamo airside.

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Il terminal per i voli internazionali è molto piacevole, luminosissimo e accogliente, anche se non particolarmente rilevante dal punto di vista architettonico. Niente Wi-Fi gratuito.

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Negozio dedicato al merchandising degli All Blacks, onnipresente.

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A disposizione dei pax c’è anche la carta da lettere intestata dell’aeroporto, prima volta che mi capita di vedere qualcosa di simile.

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Qualche WB a terra.

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E ci dirigiamo verso il satellite da cui imbarcano il bestione.

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Alcuni scatti alla balena.

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Voli in partenza.

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Entrambi per Sydney!

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L’imbarco è molto ordinato e dunque rapido, nonostante il 380 sia pieno a tappo.
Anche per questa tratta abbiamo i posti nelle estreme retrovie, fila 81!!:)
Consiglio a chiunque dovesse prendere il 380 EK in terza classe i posti 68A e K e 81A e K.

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Voliamo con A6-EDP, con un paio di mesi di vita.
Voglio spendere qualche parola sull’esperienza a bordo: volare sul 380 è superlativo.
La cabina è ariosa, spaziosa, luminosa, insomma, si sta proprio bene.
La curvatura molto poco pronunciata delle paratie laterali fa sì che sembri quasi di non essere su di un aereo, ma in una grande stanza, almeno questa è l’impressione che ho avuto io al primo volo sul bestione.
Inoltre il fatto che i posti laterali godano di qualche centimetro di separazione dalla paratia fa si che ci si senta ancora più “larghi”.

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Anche i finestrini danno l'impressione di essere più grandi del solito.

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La cabina dal fondo dell’aereo, con l’immenso compartimento crewrest nel mezzo (come mi incuriosirebbe vedere qualche foto dell’interno…AV di EK in linea, sù forza!!!:).

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E scaletta posteriore per l’upper deck (quella anteriore in radica e pelle umana è decisamente più figa!:).

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Il decollo, come già raccontato su queste pagine, è quasi impercettibile, sia in ragione del silenzio a bordo (costante per tutto il volo) sia mperchè non si avverte affatto né l’accelerazione né la velocità.
Un decollo ovattato, insomma.

Come da standard EK in Y, passaggio immediato con hot towels e menù, mentre coperta e cuffie sono già sul sedile.

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Niente amenity kit, invece, per questa tratta.
In un attimo siamo qui.

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Il volo procede tranquillamente, e arriva l’ora della cena.

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Questa volta il catering è decisamente di dubbio gusto, evidentemente i Kiwis non ce la fanno proprio a mettere insieme qualcosa di decente!:)
Durante il viaggio mi giunge una delle pochissime buone notizie calcistiche della stagione. (Ovviamente mi riferisco alla vittoria dello Swansea City!!)

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Sotto di noi, mare e nuvole.

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Giunge il momento del pezzo forte di ogni TR che si rispetti qui su Aviazione Civile.
Se la prima cosa che vi viene in mente è: “sfigato!”, sappiate che è la stessa cosa che ho pensato io rivendendo a casa questa atroce foto, ma tant’è, le tradizioni vanno rispettate e anch’io mi immolo al pubblico ludibrio per la causa.

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Poco prima dell’atterraggio (o forse sarebbe meglio dire dell’appontaggio) viene attivata la modalità di illuminazione della cabina da tramonto, rilassantissima.

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Quasi arrivati a SYD.

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Ora, non voglio fare sensazionalismo, ma vi giuro che abbiamo preso una cricca sulla pista di Sydney che mai avevo provato prima.
La sensazione già di per sé poco piacevole è stata resa ancora più “preoccupante” dal volto della ragazza AV seduta davanti a noi palesemente irrigidito, e dal fatto che nel galley di fianco sia venuto giù di tutto.
Per di più il monitor con la visuale dalla camera sulla coda mostrava l’aereo puntare tutto fuorchè il fondopista.
Insomma, un’esperienza poco piacevole.
Tant’è dopo un frenatone deciso ci fermiamo, e il simpatico AV spagnolo davanti a noi ci guarda con un espressione del genere: “Minkia che legnata!”:)

Il ritiro bagagli avviene in un attimo, e le pratiche di immigrazione idem.
Ci areniamo invece ai rigidissimi controlli tesi a scongiurare l’ingresso in Australia di alimenti, legno o comunque materiale biologico, a preservare il particolare ecosistema.
Veniamo infatti fatti allineare lungo una linea, con i nostri bagagli di fianco, e un simpatico beagle passa avanti e indietro ad annusare noi e loro, alla ricerca di mele o tamburelli di legno.
Altro che droga!:)
Veloce tragitto in taxi e siamo in hotel, il tempo di una passeggiata notturna sino al Darling Harbour e siamo a nanna.

Alla prossima e ultima, per fortuna mia e vostra:), parte del trip, con un leggero OT su Sydney e il ritorno a casa.

Grazie a tutti!!!
 
Ultima modifica:
Ma che xe un altra parte? Minghia! Mi non so!?

Ci vediamo fra un messe. Ti me gha copa' con sto TR. Ti gha fatto tre voli e 5 parti

Banniamolo, subito, porca. Va ben va ti perdono perche ti geri in viaggio di nozze

Le foto son stupende. Bravo Enrico, bel viaggio
 
Non oso immaginare cosa potrebbero fare qui i nostri spotters armati dei loro cannoni!
cantare tutti assieme
Yes I smoke shit straight off the roach clip
I roach it roll the blunt at once to approach it
Forward motion make you sway like the ocean
The herb is more than just a powerful potion
What's the commotion, yo I'm not joking around
People learning about, what they're smoking
My oven is on high, when I roast the quail
Tell Bill Clinton to go and inhale
Exhale, now you felt the funk of the power
Now feel the effects
I want to get high - so high!
forse?
 
Enrico, ottima parte... e la spiaggia fantastica!! bellissime anche le foto delle spotting... ma che macchina fotografica utilizzi se puoi dirmelo? fa delle foto veramente stupende! Grazie!
P.S. ti ho scritto via MP il mio indirizzo mail per quella questione... riesci a farmi avere news? Scrivimi dove sei più comodo, via MP o Mail... come vuoi! Grazie mille!