«Esasperate perquisizioni». «No, normali controlli». Il leader dei Dhol Foundation a Verona: «Trattati come terroristi. Mi viene da chiedermi se e quando rimetterò piede in Italia»
TRIESTE - Un turbante è stato motivo di polemiche all'aeroporto Catullo di Verona. Il caso, che ricorda uno analogo avvenuto a Malpensa, ha riguardato il gruppo anglo-indiano dei Dhol Foundation, che proveniente da un concerto a Spilimbergo (Pordenone) ha lamentato controlli eccessivi, che però secondo le autorità dell'aeroporto hanno seguito i normali protocolli. «I componenti del gruppo e i loro accompagnatori - si legge in un comunicato degli organizzatori del Folkest Festival, a cui il gruppo aveva partecipato - sono stati oggetto di una esasperata perquisizione personale e letteralmente sequestrati fino alla partenza del volo. Secondo alcuni agenti della polizia aeroportuale il comportamento e l'aspetto dei pacifici musicisti della comunità sick era tale da costituire pericolo. In particolare, veniva avanzata la possibilità che i musicisti nascondessero proprio sotto il turbante esplosivo sufficiente per un attentato terroristico».
Secondo le autorità dell'aeroporto, però, si è trattato di un normale controllo: «La normativa vigente è molto chiara sul tema della sicurezza - spiegano - definendo l'obbligatorietà dei controlli. che sono effettuati sotto la supervisione della Polaria. Il personale addetto agisce secondo direttive impartite, nel rispetto del Programma Nazionali di Sicurezza e delle normative europee. Allo stesso tempo diventa sempre più importante tenere conto delle diverse sensibilità in una società multiculturale dove proprio gli aeroporti diventano luogo emblematico. Per questo le società di Gestione hanno predisposto, adiacente all'area dei controlli di sicurezza, uno spazio riservato, che consenta di svolgere i controlli necessari, nel rispetto della riservatezza». Pochi minuti dopo l'episodio il leader della band, nota per le sue collaborazioni con Peter Gabriel, Johnny Kalsi, ha emesso un comunicato nel quale ha sottolineato come, «dopo aver donato al pubblico italiano tanto amore con la mia musica, sono stato trattato come un terrorista. Sono deluso e amareggiato, mi viene da chiedermi se e quando rimetterò piede in Italia». (Ansa)
01 Agosto
TRIESTE - Un turbante è stato motivo di polemiche all'aeroporto Catullo di Verona. Il caso, che ricorda uno analogo avvenuto a Malpensa, ha riguardato il gruppo anglo-indiano dei Dhol Foundation, che proveniente da un concerto a Spilimbergo (Pordenone) ha lamentato controlli eccessivi, che però secondo le autorità dell'aeroporto hanno seguito i normali protocolli. «I componenti del gruppo e i loro accompagnatori - si legge in un comunicato degli organizzatori del Folkest Festival, a cui il gruppo aveva partecipato - sono stati oggetto di una esasperata perquisizione personale e letteralmente sequestrati fino alla partenza del volo. Secondo alcuni agenti della polizia aeroportuale il comportamento e l'aspetto dei pacifici musicisti della comunità sick era tale da costituire pericolo. In particolare, veniva avanzata la possibilità che i musicisti nascondessero proprio sotto il turbante esplosivo sufficiente per un attentato terroristico».
Secondo le autorità dell'aeroporto, però, si è trattato di un normale controllo: «La normativa vigente è molto chiara sul tema della sicurezza - spiegano - definendo l'obbligatorietà dei controlli. che sono effettuati sotto la supervisione della Polaria. Il personale addetto agisce secondo direttive impartite, nel rispetto del Programma Nazionali di Sicurezza e delle normative europee. Allo stesso tempo diventa sempre più importante tenere conto delle diverse sensibilità in una società multiculturale dove proprio gli aeroporti diventano luogo emblematico. Per questo le società di Gestione hanno predisposto, adiacente all'area dei controlli di sicurezza, uno spazio riservato, che consenta di svolgere i controlli necessari, nel rispetto della riservatezza». Pochi minuti dopo l'episodio il leader della band, nota per le sue collaborazioni con Peter Gabriel, Johnny Kalsi, ha emesso un comunicato nel quale ha sottolineato come, «dopo aver donato al pubblico italiano tanto amore con la mia musica, sono stato trattato come un terrorista. Sono deluso e amareggiato, mi viene da chiedermi se e quando rimetterò piede in Italia». (Ansa)
01 Agosto