Corriere trapanese
L’Ultimo Tango a Birgi
Il gruppo armenoargentino di Eduardo Eurnekian punta sull’aeroporto “Vincenzo Florio”, anche se la crisi libica continua a colpire l’economia di tutto il territorio trapanese con danni sempre più pesanti
Crisi libica, concessione totale, Compagnia Immobiliare Azionaria, Eduardo Eurnekian, Euroairports, Sicilia Infrastrutture, Mimmo Turano, Salvatore
Ombra, Peppe Ortisi, consiglio provinciale, conti in rosso, aumento di capitale.
In una sola parola, Birgi. O meglio ancora, l’aeroporto “Vincenzo Florio”. C’è un filo rosso che lega uomini e cose, società, progetti e rappresentanti delle istituzioni. Un’associazione d’idee, iniziative, prospettive che portano ad un quesito comune e condiviso. Quale futuro per lo scalo trapanese? Nei prossimi mesi sarà una domanda ricorrente, che richiederà una risposta
chiara, netta, cristallina.
Crisi libica e guerra a Gheddafi
Il prezzo che sta pagando Birgi è tutto nei numeri che sono stati diramati dall’Airgest e dalle associazioni di categoria degli operatori turistici. Lo Stato Maggiore dell’Aeronau-tica Militare ha concesso 40 movimenti giornalieri dopo avere chiuso l’aeroporto dal 21 al 31 marzo. Con o senza risoluzione delle Nazioni Unite, con o senza bombe intelligenti, c’è uno stato di guerra permanente che non ha tempi prevedibili. Anzi, la resistenza di Gheddafi e del suo regime ha forse scompaginato i piani militari iniziali. I bombardamenti di Tripoli e delle altre città della Libia non fanno più notizia ma continuano. L’ae-roporto rimane a mezzo servizio e c’è chi invita a ringraziare periodicamente i militari che hanno concesso la riapertura parziale.
Non ci sono ristori che tengano. Non saranno sufficienti i 2 milioni di euro stanziati dalla Regione con un intervento legislativo dell’Ars. Non ci sono più notizie ma finirebbero comunque nel calderone di questa crisi anche i 10 milioni di euro promessi dal governo Berlusconi.
Concessione totale dello scalo
E’ stata per anni come l’araba fenice. Il 4 maggio è arrivato il via libera dell’Enac, ma ancora dal punto di vista burocratico non è operativa. La società di gestione non può dunque sfruttare i vantaggi del governo totale dello scalo. La concessione trentennale è comunque un punto di partenza. Ecco cosa dice la stessa Enac delle gestioni aeroportuali: “L'affi-damento della gestione totale a società di capitali, oltre a garantire l'afflusso di capitali privati per una migliore organizzazione e sviluppo di servizi in grado di soddisfare le crescenti esigenze dell'utenza, impegna le società stesse ad individuare le proprie strategie, adeguate alle esigenze del territorio e pertinenti con la vocazione dell'aeroporto gestito, per misurarsi nel mercato del trasporto aereo particolarmente sensibile agli
eventi internazionali e non meno all'andamento dell'economia nazionale ed estera, nella consapevolezza del ruolo assunto per il soddisfacimento di quell'interesse primario che è l'operatività in sicurezza dell'aeroporto”. Il lavoro dell’Enac è scandito da procedure e tempi: “Effettua l'istruttoria sui programmi di intervento, corredati dai piani di investimento e dai piani economico - finanziari presentati dalle società richiedenti per l'affidamento della concessione di gestione totale. All'esito della positiva istruttoria, previa sottoscrizione della convenzione di gestione totale, viene disposto l'affidamento in concessione con decreto interministeriale”.
Birgi rimane in attesa di completare l’iter e nel frattempo sitiene stretto il pacchetto azionario a maggioranza pubblica, 49% Provincia e 2% Camera di Commercio. Numeri importanti e significativi per far correre le carte e non fare inceppare i procedimenti. E’ una condizione essenziale per ambire alla concessione totale.
Compagnia Immobiliare Azionaria
La compagine societaria dell’Airgest affianca allo zoccolo duro pubblico anche gli investimenti privati. “Infrastrutture Sicilia srl” detiene il 38% delle azioni Airgest. La Compagnia Immobiliare Azio-naria sta per avere il 50% della “Infrastrutture”. Sta anche per incassare - il termine del pagamento della prima tranche scade alla fine di questo mese - anche 3 milioni e mezzo di euro.
Ha vinto un contenzioso con la “Euroairports”, che dovrà sborsare fino a 5 milioni e 250 mila euro. La seconda tranche è stata divisa in tre rate semestrali che dovranno essere liquidate entro il 15 novembre del 2012. A conclusione dell’operazione la CIA conserverà il 50% di “Infrastrutture Si-cilia”. La Compagnia Immobiliare Azionaria è una so-cietà quotata in borsa. L’11% delle azioni sono di Paolo Andrea Panerai, giornalista, fondatore e direttore di “Ca-pital” e del settimanale economico “Il Mondo”. La CAI, milanese, è poi controllata per il 49% dalla “Euroclass Mul-timedia Holding sa” e per il 2% da Felice D’Aniello. Il resto, circa il 38% delle azioni, fluttua sul mercato. La fiducia nello sviluppo di Birgi non ha mai avuto deroghe o ripensamenti.
L’ascesa dell’argentino Eduardo Eurnekian
Birgi ha addentellati internazionali non soltanto per le tratte della Ryanair, ma anche per la compagine azionaria privata. E’ sempre il contenitore “Infrastrutture Sicilia srl” che fa la differenza. Oltre alla Compagnia Immobiliare Azionaria c’è dentro anche la “Euroairports”. E’ un’altra società che ha dovuto registrare un cambiamento dei rapporti di forza interno, ma ha dovuto, soprattutto, pagare oltre 5 milioni di euro di to registrare un cambiamento dei rapporti di forza interno, ma ha dovuto, soprattutto, pagare oltre 5 milioni di euro di penale alla CIA. Il contenzioso è durato per qualche tempo ed è stato superato con un accordo transattivo. La “Euroairports” non ha rispettato i patti che la obbligavano all’acquisto delle quote di maggioranza della “Infrastrutture Sicilia srl” ed ha dovuto subire la reazione di CIA che si è fatta ragione con la carta bollata. La società inadempienteera sotto il controllo della “Miro Radice Finance” (50,19%), che poteva contare anche sul 48,6% della Infrastrutture Sicilia srl”. L’accordo tra CIA ed “Euroairports” è arrivato dopo l’intervento del gruppo armeno-argentino dell’imprenditore Eduardo Eurnekian che ha ottenuto la maggioranza delle azioni di “Euroairports”, con la sua Corporacion America-Europa. Eurnekian ha messo da parte il gruppo Radici facendo valere non soltanto la sua forza finanziaria ma anche l’esperienza nella gestione degli aeroporti. Il suo impegno è disseminato in tutto il mondo. Il gruppo armeno-argentino non si occupa di Birgi per beneficenza. E’ un interlocutore che segna e condiziona l’altro zoccolo duro, quello privato, che ha in aggiunta Cesare Dessena Quercioli, con circa l’8% delleazioni Airgest ed un posto nel consiglio d’amministrazione. Assieme a lui, il presidente Salvatore Ombra, il vice Paolo Angius ed i componenti Vit-torio Fanti, Ferdinando Cor-riere, Gino Lo Presti e Fabrizio Bignardelli. Per quanto riguarda Fanti c’è da dire che nel 2007 era il responsabile dell’area infrastrutture della “Miro Radici Finance”, mentre Lo Presti è un fedelissimo del presidente della Provincia Mimmo Turano, che l’ha chiamato anche alla presidenza della società “Megaservice”, controllatainteramente alla Provincia. Bignardelli è stato uno dei punti di riferimento dell’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.
Ortisi a difesa della quota pubblica
Il percorso avviato con la concessione totale ha già definito un confronto parallelo. Riguarda, in particolare, la posizione della Provincia all’interno della società di gestione dell’aeroporto di Birgi. “Negli ultimi tre anni – ha dichiarato il presidente Mimmo Turano, a margine di un incontro con una delegazione di operatori turistici del territorio – abbiamo fatto investimenti per oltre 5 milioni di euro”. Un dato significativo che ha portato la Provincia a sfiorare il 50% delle azioni. L’impegno finanziario è frutto del bilancio dell’amministrazione che ha partecipato a ripianare le perdite ed a puntare agli investimenti. Un ulteriore momento di riflessione sul ruolo del pubblico sarà possibile il prossimo 27 luglio quando il consiglio provinciale si occuperà in seduta straordinaria della gestione delle società. Peppe Ortisi (SeL) non ha dubbi in merito. Ritiene che la presenza di una maggioranza pubblica sia garanzia garanzia di sviluppo e di occupazione. Da qui la sollecitazione a Turano: “Deve fare chiarezza fino in fondo. Ha detto di voler ridurre la presenza della Provincia all’interno dell’Airgest. Non può dunque dire che non intende fare passi indietro. Bisogna essere diretti su questo punto. La concessione totale porterà nuovi introiti e farà sicuramente lievitare il valore delle azioni Airgest. Non si può pensare di fare cassa con la riduzione della partecipazione. L’aeroporto è uno strumento strategico per lo sviluppo del territorio. Non possiamo dimenticarlo, né inventarci ruoli che non ci competono. Gli sforzi economici, richiamati recentemente dal presidente della Provincia Turano, hanno permesso a Birgi di crescere e di proporsi come un aeroportomoderno ed efficiente”.
Le motivazioni del presidente Mimmo Turano
La strategia presidenziale sarebbe pressappoco questa. Turano vorrebbe rimanere protagonista dello sviluppo dell’aeroporto di Birgi senza però sentire il peso dei costi della gestione dello scalo. Vorrebbe alleggerire la presenza della Provincia nel pacchetto azionario, scendendo al 30, anche al 20%, per utilizzare le risorse sul fronte della promozione turistica del territorio. Una cura dimagrante che avrebbe tuttavia l’obiettivo di rilanciare l’impegno per potenziare l’aeroporto. Il presidente punterebbe ad un nuovo accordo con i privati e la stessa Ryanair da definire con soluzioni innovative potendo, tra l’altro, utilizzare l’esperienza di compagni di viaggio come l’argentino Eurnekian. Il presidente Turano non ha mai parlato di disimpegno, ma d’impegno con altri strumenti che vadano oltre la partecipazione azionaria. E’ tuttavia evidente che le indicazioni di Turano sonoin qualche modo condizionate dall’esame dei conti dell’Airgest, che sono in rosso. Sarebbe stato stimato un “buco” di 2 milioni e 500 mila euro, che dovrà essere comunque ripianato. Ma le casse degli enti locali sono sempre più fragili ed anche se il presidente ha potuto contare su ben due “tesoretti”, non ci sono sufficienti garanzie per imbarcarsi in operazioni ad alto rischio. L’inversione di rotta che Turano sta progressivamente imponendo alla “Megaservice” finisce per avere un valore simbolico che permette di comprendere meglio i fondamentali delle sue tesi sull’Airgest e sull’aeroporto.
La “Megaservice” produce passivi che l’amministrazione stenta, sempre di più, a tenere sotto controllo. La società è di proprietà della Provincia e di conseguenza an-che tutti i suoi debiti sono a carico della collettività provinciale. Turano ha chiesto al suo vertice di presentare un piano industriale che deve necessariamente prevedere una graduale esternalizzazione dei servizi. La società, in teoria, potrebbe anche essere messa sul mercato, ma non sarebbe per nulla facile trovare l’acquirente. Nel piano industriale dovranno avere priorità i lavoratori che senza una inversione di tendenza rischiano di ritrovarsi disoccupati da un giorno all’altro.
“Megaservice” ed Airgest sono realtà diverse, ma nella strategia di Turano c’è un punto di sintesi. Il presidente vuole evitare di utilizzare risorse soltanto e principalmente per ripianare debiti o per gestire l’ordinario. Sa bene che è una scelta a ri-schio di strumentalizzazione politica. Può, infatti, prestare il fianco all’accusa di voler svendere le azioni dell’Airgest. Il passo successivo nell’ottica della politica del sospetto sa-rebbe collegato ad un’altra ac-cusa, quella di avere favorito questo piuttosto che l’altro privato. Per ridurre la quota azionaria si possono seguire due strade, quella di non partecipare ad un aumento di capitale e l’altra di mettere le azioni sul mercato, con l’avvertenza di non deprezzarle.
Il futuro dell’aeroporto di Birgi
Le prospettive del “Vincenzo Florio” devono necessariamente confrontarsi con i numeri. L’Airgest, all’inizio dell’anno,presentava i suoi dati: “Nel 2010 dall'aerostazione sono passati 1.682.991 passeggeri, giunti all'aeroporto di Trapani - Birgi a bordo di 14.883 voli delle compagnie aeree Ryanair, AirOne e Meridiana, con la compagnia irlandese che fa la parte del leone con più del 90% del volume di traffico. Il personale Airgest ha assistito una media di 4.610 passeggeri al giorno, mantenendo bassissimo il tempo di caricamento e di consegna dei bagagli (inferiore ai 10 minuti). In percentuale il 2010 ha fatto registrare un incremento del +57,36% di passeggeri e un +47,77 per numero di voli rispetto all’anno precedente (nel 2009 le statistiche consegnano 1.068.528 passeggeri e 10.038 voli). Nel 2010 il mese di picco, per numero di passeggeri e voli, è stato, come di consueto, quello di agosto: 214.868 passeggeri (+61,61) e 1.584 movimenti (+36,67)”.
Poi c’è l’intervento militare in Libia che fa dire, sempre all’Airgest: “Le statistiche di giugno confermano il dato negativo già registrato nel mese di maggio. Un trend negativo ben oltre il -20% che mina pesantemente le performance di costante incremento che lo scalo ha fatto registrare dal 2006 al marzo 2011, mese di inizio delle indispensabili limitazioni imposte ai voli civili per esigenze operative della base del 37° Stormo coinvolta nelle operazioni NATO per la crisi libica.
Il numero di 40 movimenti giornalieri, fissati da Stato Maggiore Aeronautica ed ENAC, si traduce in un 23,73% in meno nel traffico passeggeri e in un 26,57% in meno nei movimenti dei velivoli”. C’è di mezzo anche la politica. L’aeroporto è cresciuto, ma la sua società di gestione non ha mai perso i caratteri del sottogoverno. Il presidente Turano ed il presidente Ombra non vanno d’accordo da molto tempo, ma dovranno convivere. Le scelte che saranno prese nei prossimi mesi ed anni avranno una valenza politica.