[Corriere fiorentino, 30/05/2010]
Aria di divorzio fra Benetton e gli enti pubblici torinesi che sono soci in Sagat, la società che attraverso Aeroporti Holding controlla il 33,4% di Adf, Aeroporto di Firenze spa. Le divergenze sembrano ormai inconciliabili, e si profila una spartizione per mettere fine al rapporto: Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino concentrerebbero la loro presenza sullo scalo di Caselle, «liquidando» i soci trevigiani con la permuta della loro quota (indiretta) nella società fiorentina. In questo modo crescerebbe il peso di Benetton in Adf.
Barbara Bonino, assessore ai trasporti della Regione Piemonte, conferma la richiesta di un tavolo fra soci pubblici e privati per parlare di un eventuale riassetto di Sagat. «Abbiamo chiesto— ha spiegato— di rivedere l’impostazione dell’assetto societario e delle strategie industriali di Sagat. Per noi è prioritario ragionare sullo sviluppo di Caselle, che ha buoni margini di crescita: tutte le azioni vengono prese in considerazione rispetto a questo obiettivo».
La priorità Caselle è argomento bipartisan: «L’input dei soci pubblici è chiaro e netto, gli utili prodotti a Torino devono essere investiti a Torino», dice Stefano Lo Russo, consigliere comunale e coordinatore della segreteria del Pd piemontese. Nessuna certezza sui tempi dell’operazione, in attesa del tavolo: soci pubblici e privati di Sagat sono vincolati a una gestione concordata dal patto parasociale che, come l’intero Cda, è in scadenza nel 2011.
Il divorzio non avrebbe conseguenze radicali sulla governance di Peretola: Biagio Marinò, a capo del comitato esecutivo nominato nei giorni scorsi, è stato designato come Ad di Sagat proprio da Benetton, che attraverso la holding Sintonia detiene il 24,39% della società torinese. Il consolidamento della posizione di Benetton in Adf, se avvenisse, «non sarebbe un fatto negativo», dice il presidente di Confindustria Firenze, Giovanni Gentile: «Probabilmente è più vicino ai nostri interessi un socio industriale, anziché un socio che fa capo a enti pubblici lontani da questo territorio».
La nuova pista, desiderata anche dal socio privato per accrescere le potenzialità di Peretola, rimane per Gentile «l’obiettivo principale, determinante, la chiave non solo dello sviluppo dello scalo, ma della competitività del territorio: e questo è condiviso da tutti nella compagine societaria di Adf».
I rapporti fra Torino e Treviso da tempo non sono idilliaci. Gli eventi sono precipitati con la presentazione del bilancio 2009 di Sagat, che registrava utili per 4,9 milioni di euro. Il management ha proposto che 4 milioni fossero distribuiti come dividendo, ma Benetton ha chiesto a sorpresa anche un extradividendo di 6 milioni. Di fronte all’opposizione dei soci pubblici, durante un’audizione in Consiglio comunale, Marinò ha rivelato l’esistenza di un «tesoretto» da 40 milioni di riserve, definendo l’extradividendo «compatibile con i piani finanziari dell’impresa». Impresa che nel 2009, lamenta l’associazione Fly Torino, oltre ai mancati investimenti per lo sviluppo dei voli, ha registrato 40 esuberi.
Il Consiglio comunale è insorto: dopo la levata di scudi contro l’extradividendo, è stata approvata all’unanimità una mozione che chiedeva di non distribuire nemmeno i 4 milioni originariamente previsti, per poterli investire nello sviluppo. Una posizione simile a quella dei soci pubblici di Adf, pronti a congelare per tre anni il dividendo proprio in nome dello sviluppo.
Benetton, dal canto suo, ha disertato l’assemblea degli azionisti Sagat, dove è stato approvato il dividendo da 4 milioni. Il vicesindaco Tom Dealessandri, che ha espresso voto favorevole tra le polemiche, ha ammesso che nei prossimi mesi si potrà discutere «sia sul progetto di sviluppo, sia sugli assetti societari» di Caselle, inclusa la partecipazione indiretta del Comune in Aeroporti Holding.
di Leonardo Testai
Aria di divorzio fra Benetton e gli enti pubblici torinesi che sono soci in Sagat, la società che attraverso Aeroporti Holding controlla il 33,4% di Adf, Aeroporto di Firenze spa. Le divergenze sembrano ormai inconciliabili, e si profila una spartizione per mettere fine al rapporto: Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino concentrerebbero la loro presenza sullo scalo di Caselle, «liquidando» i soci trevigiani con la permuta della loro quota (indiretta) nella società fiorentina. In questo modo crescerebbe il peso di Benetton in Adf.
Barbara Bonino, assessore ai trasporti della Regione Piemonte, conferma la richiesta di un tavolo fra soci pubblici e privati per parlare di un eventuale riassetto di Sagat. «Abbiamo chiesto— ha spiegato— di rivedere l’impostazione dell’assetto societario e delle strategie industriali di Sagat. Per noi è prioritario ragionare sullo sviluppo di Caselle, che ha buoni margini di crescita: tutte le azioni vengono prese in considerazione rispetto a questo obiettivo».
La priorità Caselle è argomento bipartisan: «L’input dei soci pubblici è chiaro e netto, gli utili prodotti a Torino devono essere investiti a Torino», dice Stefano Lo Russo, consigliere comunale e coordinatore della segreteria del Pd piemontese. Nessuna certezza sui tempi dell’operazione, in attesa del tavolo: soci pubblici e privati di Sagat sono vincolati a una gestione concordata dal patto parasociale che, come l’intero Cda, è in scadenza nel 2011.
Il divorzio non avrebbe conseguenze radicali sulla governance di Peretola: Biagio Marinò, a capo del comitato esecutivo nominato nei giorni scorsi, è stato designato come Ad di Sagat proprio da Benetton, che attraverso la holding Sintonia detiene il 24,39% della società torinese. Il consolidamento della posizione di Benetton in Adf, se avvenisse, «non sarebbe un fatto negativo», dice il presidente di Confindustria Firenze, Giovanni Gentile: «Probabilmente è più vicino ai nostri interessi un socio industriale, anziché un socio che fa capo a enti pubblici lontani da questo territorio».
La nuova pista, desiderata anche dal socio privato per accrescere le potenzialità di Peretola, rimane per Gentile «l’obiettivo principale, determinante, la chiave non solo dello sviluppo dello scalo, ma della competitività del territorio: e questo è condiviso da tutti nella compagine societaria di Adf».
I rapporti fra Torino e Treviso da tempo non sono idilliaci. Gli eventi sono precipitati con la presentazione del bilancio 2009 di Sagat, che registrava utili per 4,9 milioni di euro. Il management ha proposto che 4 milioni fossero distribuiti come dividendo, ma Benetton ha chiesto a sorpresa anche un extradividendo di 6 milioni. Di fronte all’opposizione dei soci pubblici, durante un’audizione in Consiglio comunale, Marinò ha rivelato l’esistenza di un «tesoretto» da 40 milioni di riserve, definendo l’extradividendo «compatibile con i piani finanziari dell’impresa». Impresa che nel 2009, lamenta l’associazione Fly Torino, oltre ai mancati investimenti per lo sviluppo dei voli, ha registrato 40 esuberi.
Il Consiglio comunale è insorto: dopo la levata di scudi contro l’extradividendo, è stata approvata all’unanimità una mozione che chiedeva di non distribuire nemmeno i 4 milioni originariamente previsti, per poterli investire nello sviluppo. Una posizione simile a quella dei soci pubblici di Adf, pronti a congelare per tre anni il dividendo proprio in nome dello sviluppo.
Benetton, dal canto suo, ha disertato l’assemblea degli azionisti Sagat, dove è stato approvato il dividendo da 4 milioni. Il vicesindaco Tom Dealessandri, che ha espresso voto favorevole tra le polemiche, ha ammesso che nei prossimi mesi si potrà discutere «sia sul progetto di sviluppo, sia sugli assetti societari» di Caselle, inclusa la partecipazione indiretta del Comune in Aeroporti Holding.
di Leonardo Testai