- 3 Luglio 2008
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Eccomi pronto per la seconda parte.... dove eravamo rimasti? Ah si, al mio drink rilassante, seguito dalla neuro bevanda energizzante.
Devo dire che quest'ultima si somma ad un livello di eccitazione fin troppo elevato. Risultato: tremore, vertigini, senso di onnipotenza, spossatezza, mitomania... Da questo momento in poi mi ripeto (e ripetete con me) la seguente frase: 'non è vero, io non sono qui'.
In trance mi butto sulla statale 5, diretto a nord. Mi rendo conto delle seguenti cose:1) a Vancouver ci si arriva agevolmente in auto senza 'inutili' viaggi in aereo. Ma, si sa, 'de inutilitate disputandum est'. 2) il cambio automatico non è affatto male. 3) a seattle radio diggei non prende. mi accontento di una roba locale che mi regalerà un'emozione più avanti.
Come canterebbe Guzzanti/ Venditti, all'uscita 186 del raccordo anulare... si prende la strada per Everett, Boeing Field, Paine Field e nomi associati vari. Per me è come nominare villaggi dell'isola-che-non-c'è. I cartelli stradali mi riportano alla realtà.
E, signore e signori, infine, ecco a voi....
Il karma 'non è vero, io non sono qui' è talmente forte che: sbaglio strada, faccio inversione a U facendo una manovra irripetibile, mi fermo, prendo una via laterale e finisco nel parcheggio dei 777.... Come un'oasi, si apre una radura dove becco un 773 di british brucare pacifico. Scendo per fare qualche foto, ma è tutto un girare di pullmini targati Boeing che ti prende un po' di timidezza a fare foto. Un cartello con una croce su una reflex molto simile alla mia, dissuade dal proseguire con il safari.
Mi calmo, riprendo la strada e sulle note trionfali di Breakfast in America, circumnavigo il sedime aeroportuale di Everett e giungo all'edificio da dove parte il giro. Il panorama dal parcheggio è la riproduzione precisa delle foto che per decenni ho visto sulle riviste specializzate. Tanto precisa che gli aerei sono perfettamente in scala (vi ricordate 'non è vero, io non sono qui'?)....
L'edificio ospita un museo dedicato, guarda un po', all'aviazione. Mi sarei aspettato di più sinceramente. C'è da dire, ad onor del vero, che pur non avendo tantissime cose in esposizione, è interessante e ben organizzato. Qualche scatto, dedicato soprattutto agli amanti dei dettagli..
Bene, basta chiacchiere. E' ora di giocare duro. Mi prendo il mio biglietto e mi imbarco per il Boeing Tour delle 9,30.
Purtroppo, da questo momento, niente foto. Si ritorna alla chiacchiera, ovvero al racconto di quello che ho visto. Si inizia con una presentazione in auditorium. Presentazione dell'Azienda, flilmato, luci, applausi. Siamo in tre. Sei mani che si spellano.
Dal retro dell'auditorium ci caricano su un van e percorriamo li tratto che ci separa dalla fabbrica vera e propria, che si trova dalla parte opposta rispetto alla pista. Potete immaginare il mio stato. Passiamo accanto, sotto, in mezzo, davanti ad una profusione di 787 mezzi completati, 748 e 777-300, tutti freschi di painting e in attesa di consegna. Il tour all'interno dello stabilimento, se così si può chiamare, prevede due ingressi, uno per visitare la linea di assemblaggio del 748, e del 777, l'altro per quella del 787. Una volta dentro, ci si affaccia da un paio di terrazze dedicate da cui si possono osservare dall'alto gli operai al lavoro. Troppo lunga la descrizione del tour interno, ma vi posso assicurare che:
- a vedre un 748 all'interno di un hangar ci si sente parecchio nani
- i rumori di trapano e martello fanno a pugni con l'idea di supertecnologia (all'interno è un fracasso a volte assordante)
- a vedere tanti 787 uno attaccato all'altro sembra di stare alla mattel, nel reparto produzione delle hotweels (per i nostalgici delle 'macchinine')
- e vedere aerei mezzi costruiti e verdi di primer è la prova provata che 'non è vero, io non sono qui'
il tour dura più o meno un'oretta, poi di nuovo tutti sul Van e si rientra all'edificio del Future of Flight. Nel tragitto ci spiegano che uno dei ponti che scavalca l'autostrada viene utilizzato per movimentare gli aerei, ma lo fanno solo nel cuore della notte per evitare di provocare incidenti stradali, causa curiosità degli automobilisti. Ti credo!
Vi risparmio il dissanguamento del portafogli allo store (opportunamente rifinito allo store di Chicago, tappa successiva del viaggio). Ormai preda di un febbrile stato di eccitazione, chiedo se per caso sta per atterrare qualcosa di interessante. Mi dicono di uscire e di cercare nel parcheggio un tizio a bordo di un Pick up rosso. Corro e mi avvicino a sto tipo che sembra un boscaiolo, con tanto di barba e camicia scozzese. Ripeto la domanda e lui, armato di ogni ben di dio (radio, scanner, binocolo, macchina fotografica....) mi dice che non sa (@#•##%W"$% ti tieni tutta quella roba allora) ma che dai movimenti sull'apron, forse sta per arrivare un Dreamlifter. E infatti, come un mostro, appare lontano nella nebbia. Corro verso la fence e.......
Subito dopo arriva direttamente dal concessionario di Renton questo... (riconoscete il cliente?)
Bene, è fatta e anche io sono fatto. Non capisco più niente e decido di rimettermi in auto per andare a vedere il Museum of Flight che si trova a sud di Seattle, più o meno a 40 Km. Un ultimo sguardo al building...
Ora, il Museum of Flight somiglia molto al Bourget di Parigi se si fanno queste sostituzioni:
All'aeroporto si sostituisce la fabbrica dei 737 (a perdita d'occhio)
Al 747 di Air France si sostituiscono i seguenti: il prototipo del 747, il prototipo del 737 e l'Air Force One (quello di Kenedy per intenderci)
Al Concorde di Air France si sostituisce il Concorde di BA... insomma, non c'entra niente!
All'ingresso, attraverso la cancellata, parcheggiato in bella vista un altro 787. Ma quanti casso sono?
Iniziamo il tour. Dedico una scarica di scatti a questo 737-primamaniera di Us.
Muso
Toppe (ammazza, sbagliato candeggio all'ultimo lavaggio?)
Carrello. N.B. nel vano ci si può entrare di testa. Esperienza mistica!
Controlli non distruttivi sulla cellula. Che poi è per noi un'utilissima legenda. Da allora controllo tutti i segni intorno ai rivetti e se vedo qualche triangolo, tiro la manica all'assistente di volo...
Carrello anteriore
Questo è un prototipo molto interessante di auto volante. Molto interessante, soprattutto la faccia del manichino in primo piano (si lo so, mio marito è un pirla...)
Il trancio del 737 sopra menzionato
Panoramica del museo, con un Blackbird laggiù.... vi assicuro che fa impressione, anche se non amo i militari.
E infine un po' di anticaglia...
Bene, per questa seconda parte è tutto. Ringrazio tutti per i graditissimi complimenti. Prossima puntata si esce all'aperto. Ma dovete aspettare perchè fa un freddo cane e il solo nominare la parola 'fuori' mi fa venire la polmonite. Un'anteprima di quello che vedrete? Ecco:
A presto!
Devo dire che quest'ultima si somma ad un livello di eccitazione fin troppo elevato. Risultato: tremore, vertigini, senso di onnipotenza, spossatezza, mitomania... Da questo momento in poi mi ripeto (e ripetete con me) la seguente frase: 'non è vero, io non sono qui'.
In trance mi butto sulla statale 5, diretto a nord. Mi rendo conto delle seguenti cose:1) a Vancouver ci si arriva agevolmente in auto senza 'inutili' viaggi in aereo. Ma, si sa, 'de inutilitate disputandum est'. 2) il cambio automatico non è affatto male. 3) a seattle radio diggei non prende. mi accontento di una roba locale che mi regalerà un'emozione più avanti.
Come canterebbe Guzzanti/ Venditti, all'uscita 186 del raccordo anulare... si prende la strada per Everett, Boeing Field, Paine Field e nomi associati vari. Per me è come nominare villaggi dell'isola-che-non-c'è. I cartelli stradali mi riportano alla realtà.
E, signore e signori, infine, ecco a voi....

Il karma 'non è vero, io non sono qui' è talmente forte che: sbaglio strada, faccio inversione a U facendo una manovra irripetibile, mi fermo, prendo una via laterale e finisco nel parcheggio dei 777.... Come un'oasi, si apre una radura dove becco un 773 di british brucare pacifico. Scendo per fare qualche foto, ma è tutto un girare di pullmini targati Boeing che ti prende un po' di timidezza a fare foto. Un cartello con una croce su una reflex molto simile alla mia, dissuade dal proseguire con il safari.

Mi calmo, riprendo la strada e sulle note trionfali di Breakfast in America, circumnavigo il sedime aeroportuale di Everett e giungo all'edificio da dove parte il giro. Il panorama dal parcheggio è la riproduzione precisa delle foto che per decenni ho visto sulle riviste specializzate. Tanto precisa che gli aerei sono perfettamente in scala (vi ricordate 'non è vero, io non sono qui'?)....

L'edificio ospita un museo dedicato, guarda un po', all'aviazione. Mi sarei aspettato di più sinceramente. C'è da dire, ad onor del vero, che pur non avendo tantissime cose in esposizione, è interessante e ben organizzato. Qualche scatto, dedicato soprattutto agli amanti dei dettagli..






Bene, basta chiacchiere. E' ora di giocare duro. Mi prendo il mio biglietto e mi imbarco per il Boeing Tour delle 9,30.

Purtroppo, da questo momento, niente foto. Si ritorna alla chiacchiera, ovvero al racconto di quello che ho visto. Si inizia con una presentazione in auditorium. Presentazione dell'Azienda, flilmato, luci, applausi. Siamo in tre. Sei mani che si spellano.
Dal retro dell'auditorium ci caricano su un van e percorriamo li tratto che ci separa dalla fabbrica vera e propria, che si trova dalla parte opposta rispetto alla pista. Potete immaginare il mio stato. Passiamo accanto, sotto, in mezzo, davanti ad una profusione di 787 mezzi completati, 748 e 777-300, tutti freschi di painting e in attesa di consegna. Il tour all'interno dello stabilimento, se così si può chiamare, prevede due ingressi, uno per visitare la linea di assemblaggio del 748, e del 777, l'altro per quella del 787. Una volta dentro, ci si affaccia da un paio di terrazze dedicate da cui si possono osservare dall'alto gli operai al lavoro. Troppo lunga la descrizione del tour interno, ma vi posso assicurare che:
- a vedre un 748 all'interno di un hangar ci si sente parecchio nani
- i rumori di trapano e martello fanno a pugni con l'idea di supertecnologia (all'interno è un fracasso a volte assordante)
- a vedere tanti 787 uno attaccato all'altro sembra di stare alla mattel, nel reparto produzione delle hotweels (per i nostalgici delle 'macchinine')
- e vedere aerei mezzi costruiti e verdi di primer è la prova provata che 'non è vero, io non sono qui'
il tour dura più o meno un'oretta, poi di nuovo tutti sul Van e si rientra all'edificio del Future of Flight. Nel tragitto ci spiegano che uno dei ponti che scavalca l'autostrada viene utilizzato per movimentare gli aerei, ma lo fanno solo nel cuore della notte per evitare di provocare incidenti stradali, causa curiosità degli automobilisti. Ti credo!
Vi risparmio il dissanguamento del portafogli allo store (opportunamente rifinito allo store di Chicago, tappa successiva del viaggio). Ormai preda di un febbrile stato di eccitazione, chiedo se per caso sta per atterrare qualcosa di interessante. Mi dicono di uscire e di cercare nel parcheggio un tizio a bordo di un Pick up rosso. Corro e mi avvicino a sto tipo che sembra un boscaiolo, con tanto di barba e camicia scozzese. Ripeto la domanda e lui, armato di ogni ben di dio (radio, scanner, binocolo, macchina fotografica....) mi dice che non sa (@#•##%W"$% ti tieni tutta quella roba allora) ma che dai movimenti sull'apron, forse sta per arrivare un Dreamlifter. E infatti, come un mostro, appare lontano nella nebbia. Corro verso la fence e.......





Subito dopo arriva direttamente dal concessionario di Renton questo... (riconoscete il cliente?)



Bene, è fatta e anche io sono fatto. Non capisco più niente e decido di rimettermi in auto per andare a vedere il Museum of Flight che si trova a sud di Seattle, più o meno a 40 Km. Un ultimo sguardo al building...

Ora, il Museum of Flight somiglia molto al Bourget di Parigi se si fanno queste sostituzioni:
All'aeroporto si sostituisce la fabbrica dei 737 (a perdita d'occhio)
Al 747 di Air France si sostituiscono i seguenti: il prototipo del 747, il prototipo del 737 e l'Air Force One (quello di Kenedy per intenderci)
Al Concorde di Air France si sostituisce il Concorde di BA... insomma, non c'entra niente!
All'ingresso, attraverso la cancellata, parcheggiato in bella vista un altro 787. Ma quanti casso sono?
Iniziamo il tour. Dedico una scarica di scatti a questo 737-primamaniera di Us.

Muso

Toppe (ammazza, sbagliato candeggio all'ultimo lavaggio?)

Carrello. N.B. nel vano ci si può entrare di testa. Esperienza mistica!

Controlli non distruttivi sulla cellula. Che poi è per noi un'utilissima legenda. Da allora controllo tutti i segni intorno ai rivetti e se vedo qualche triangolo, tiro la manica all'assistente di volo...

Carrello anteriore

Questo è un prototipo molto interessante di auto volante. Molto interessante, soprattutto la faccia del manichino in primo piano (si lo so, mio marito è un pirla...)

Il trancio del 737 sopra menzionato

Panoramica del museo, con un Blackbird laggiù.... vi assicuro che fa impressione, anche se non amo i militari.

E infine un po' di anticaglia...


Bene, per questa seconda parte è tutto. Ringrazio tutti per i graditissimi complimenti. Prossima puntata si esce all'aperto. Ma dovete aspettare perchè fa un freddo cane e il solo nominare la parola 'fuori' mi fa venire la polmonite. Un'anteprima di quello che vedrete? Ecco:

A presto!
Ebbene si! Anche io mi sono cimentato nell'impresa della visita al Boeing Field di Seattle. Viaggio programmato circa un anno fa e preso dopo vari tentativi con le miglia.
Premetto che ho scattato un'intera valanga di foto da cui piano piano sto riemergendo. Prometto almeno questa volta di portare a termine l'impresa, o almeno di postare le parti più succulente del viaggio (leggi, non saranno in questo primo post)
Iniziamo dall'inizio, partenza all'alba del 2 dicembre con un LIN AMS. I-BIKD in livrea vintage è stracarico di sudamericani che transitano ad Amsterdam per raggiungere Perù e Ecuador (la maggior parte di loro).
Scatto alle 6 di mattina di un brumoso inverno....
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Il volo è uno di quelli senza storia. Partenza e arrivo puntuale, anche se allo sbarco una hostess di KLM attende i pax diretti alle sopracitate destinazioni per indirizzarli al volo ai rispettivi gate. Pensavo che la maggior parte dei voli per il sudamerica partisse in serata, e invece....
Intanto cerco il mio volo. Ah dimenticavo, prima tappa sarà Vancouver. Portate pazienza, ne vale la pena, e poi Seattle arriverà subito dopo. Ecco il mio volo sul display...
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Bene, avrò quelle 4 ore abbondanti da spendere in aeroporto. Per fortuna sono CFA e mi infilo subito nella saletta di KLM. Confortevole e molto spaziosa, la trovo meglio di quelle di CDG, specialmente della sala al 2F che fa un po' pena. Comunque niente foto, non sono dell'umore giusto...
Rilassato e ritemprato mi incammino verso il gate. Tempo per scattare alcune foto nello Skyteam corner. Impressionante il numero di voli in partenza per gli USA, tra DL e KL....
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Nel 'safari' becco anche uno dei maledetti MD11 KLM.
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Dico così perchè è un aereo sul quale ho sempre voluto volare ed era pianificato anche sulla AMS YVR. Ma, ahimè, l'orario invernale a imposto un perentorio cambio macchina. Si vola con l'A330 (sai che divertimento). Comunque ecco qui Dam- Amsterdam (PH-AOA) con il quale farò la trasvolata atlantica.
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La storia dei cambi macchina è una maledizione che ha colpito tutti i miei ultimi viaggi. Così mi sono 'mangiato' un TU154 (sostituito da un banalissimo 320), un DC-9 (rimpiazzato da un Embraer 190) e, appunto, l'MD11 citato. Toccherà un giorno andare in Congo per prenderli tutti insieme. E forse rischiare di non tornare più. Imbarchiamo. Dal mio posto (43K) mi accorgo che a Audrey Hepburn hanno messo una pezza sul sigarone.
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Decollo in orario, non chiedetemi la pista perchè non me la ricordo. La prima parte del volo, di nuovo, è senza storia. Solito pranzo, solito panorama... qui a circa un'ora dal decollo...
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... e qui da qualche parte sopra l'Islanda...
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La cosa bella di questi voli verso l'ovest degli Stati Uniti è che di inverno si 'guadagna' una notte, pur essendo giorno in europa e quasi giorno in America. Buio pesto nel giro di mezz'ora (se la memoria non mi inganna). Ne approfitto per dormire un po'. Mi sveglio qui, in un mare di ghiaccio...
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Spettacolo! Ma ancor più spettacolare è il sorvolo della catena montuosa che separa Calgary da Vancouver. Non mi chiedete il nome chè alle medie ero un somaro in geografia...
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Non so se si apprezza dalle foto... sembra che le cime spuntino da un mare di neve. O forse sono le 10 ore di viaggio e le 2 bottiglie di vino rosso. Mah...
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Inizia la discesa...
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E con i diruttori ancora fuori viriamo per la 26R. Laggiù lo skybridge che, a dispetto del nome, non c'entra nulla con la navetta da e per l'aeroporto.
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Signore e signori, benvenuti a Vancouver... Ma dove sono le signore e i signori? Qui l'apron è praticamente deserto. Tanto che anche dentro regna uno strano silenzio... Già mi piace sto posto!
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Sbrigo velocemente le formalità solite (l'aeroporto è veramente superorganizzato), ritiro il bagaglio e in 40 min sono fuori.
Le foto che seguono sono un assaggio di una città che ho trovato veramente spettacolare...
Qui un miniflatiron a Gastown, ex quartiere industriale di Vancouver...
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L'immancabile acero arrossato...
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Il simpatico ADV di un pornoshop...
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Il giorno dopo, sveglia all'alba per andare sulla Grouse Mountain.
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Obiettivo, oltre alla giornata sulla neve, la salita sul generatore eolico che, dotato di piattaforma in vetro sospesa a 70 m, permette di dominare la valle a 360° (secondo me anche qualcosa di più). Ci si arriva in 40 min (avete capito? 40 min?!?!?!) dal centro, prendendo prima un traghetto, poi un autobus. La giornata è splendida e insieme a me ci sono parecchi snowborders. Invidia! Qui il porto...
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Ecco la vista dalla stazione di arrivo della funivia. Spettacolo, neh?
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E questo è solo l'assaggio. Mi aggrego ad un gruppo di gente malassortita (tutti di nazionalità diversa, compreso il sottoscritto) e mi avventuro alla volta della Pala Gigante. Non c'è che dire, proprio gigante (e proprio 367/ 368° di visuale da lassù)
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Questa non è che una piccola selezione di Vancouver, città davvero bellissima alla quale, per ragioni di spazio, non posso che dedicare queste poche foto (spero rappresentative). Bando alle chiacchiere. E' già ora di ripartire alla volta di SEA. Ma come ci andiamo? In pullmann (saranno 3 ore scarse)? Nooooo. In treno, macchina, somaro, carretto a pedali? Nemmeno per sogno! In aereo con un comodo volo diretto? Bah forse. In aereo con un volo improbabile via Portland? Bingo Sir! Ebbene si, mi sono fatto YVR/ PDX/ SEA, giusto per prendere l'Embraer 120 sul quale non ho mai volato. In realtà questo era nato come un brutto tiro fatto ad una persona che avrebbe dovuto essere con me (odia gli aerei, soprattutto quelli ad elica) ma che purtroppo non è potuta venire all'ultimo (questo TR è dedicato specialmente a questa persona, by the way).
Qui il volo diretto che avrei dovuto prendere, un banalissimo UA (o DL) operato da Horizon che è parte di Alaska Airlines (chi ci capisce qualcosa è bravo)...
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Finito l'imbarco del SEA, inizia quello per PDX. Veniamo però avvertiti che, causa nebbia a PDX, può essere che l'aereo faccia dietrofront e torni alla base. A questo punto mi avvicino al tizio del gate e gli dico che ho una connessione per SEA. Questo mi guarda come se fossi pazzo (in effetti lo sono) e mi dice che ormai è tardi per prendere il diretto (e chi lo vuole!). Poi mi chiede come mai questo stranoo itinerario. Io dico, eh, beh, si, vede, era il biglietto meno costoso (balla colossale). Vabbè. Imbarchiamo...
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Mi ha sempre fatto impazzire questa livrea bianco azzurrina schiuma da barba. Fa così barbiere. Per la cronaca, anche questo volo è un UA, operato da Air Canada Express, ex Jazz. Chi ci capisce... C-GEWQ è il Dash8-300 di oggi..
Decollo. Speriamo che rimangano attaccate ai mozzi...
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Il volo dura giusto il tempo di un succo di mela e di un giro di noccioline, che non fanno mai male. Leggevo che sono ricche di vitamina E su un barattolo di burro di arachidi. Le magie del marketing.. Non ricordavo la scomodità dei finestrini, o meglio, la visuale ingombrata da ala e motore. Poche le foto, giusto questa come cartolina: saluti dallo stato di Wachington.
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Arriviamo a PDX, nessuna traccia della nebbia preannunciata. Mejo! Ultima foto di GEWQ che ripartirà nell'arco di pochi minuti per YVR.
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Io invece me la faccio a piedi fino al terminal, una specie di stazione degli autobus dove commutano tutti i regionali. La sala è una stanza con due gate. Intravedo una pubblicità dell'aeroporto che dice 'il miglioro motore sono le vostre gambe!' a sostegno dell'imbarco a piedi, visto che da questo terminal non sono previsti autobus. Bella scelta, ecologica e sana. Vallo però a dire alla coppia di anziani in carrozzella che attendono l'imbarco per Eugene... Poco male. Quando scoprono che il loro volo è in ritardo, senza troppi complimenti si alzano dalla sedia a rotelle e vanno in bagno (ehhhhh???). Buffo, neh? Approfitto del tempo e del ritardo in arrivo per fare un minisafari a PDX. Salvo solo questo esemplare di 757 CO/UA, in quanto riflessi e finger vari sporcano il resto delle foto...
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Arriva l'imbarco del SEA e, usando le nostre gambe diesel, ci inforchiamo la lunga tettoia che ci porta al nostro velocipedeplano. Ecco qui, siorre e siorri, N233SW in tutto il suo splendore. Mi ci applico un bel po', tra i-phone e macchina fotografica. Ecco i risultati...
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L'interno del E120 Brasilia non è proporio il massimo del comfort. Tra l'altro il mio posto (1C) corrisponde ad un sedile rivolto nel senso opposto di marcia! le file 1 e 2 (coppie B e C) sono disposte a formare un piccolo salottino, come sui treni. Orrore. Mi cambio con l'1A, visto che è mezzo vuoto e viaggio nel posto singolo. (Un E120 mezzo vuoto significa che siamo in 5)...
Ri-decollo. Vi dico solo che vibrazioni e soprattutto rumore sono talmente forti che non si sente nulla. La hostess inoltre indossa un graziosissimo paio di tappi che fanno capolino dalle suoi padiglioni auricolari.. Per questo non ci si sente.. e che te lo dico a fare! Mi sfogo con un po' di foto. Quelle fatte con l'iphone ritraggono le eliche di pongo...
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Che tornano normali fotografate con la macchina seria. Sentite il rumore? E' roba da matti!
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Dopo l'atterraggio, attendo il mio bagaglio a mano e ne approfitto per fare qualche scatto. Uno normale e uno ai raggi X per evidenziare le scrostature sul muso del mototopo.. una bella riverniciata non sarebbe male. Già, ma in quale livrea?
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L'uscita da SEA è alquanto complicata, complice un guasto al people mover, la segnaletica non proprio chiara e il trenino che porta in città raggiungibile uscendo dall'aerostazione e percorrendo un pezzo di parcheggio multipiano. Certo, l'avrei cercato proprio lì... Perdo un po' di tempo, ma ho la fotruna di aver prenotato l'hotel in centro, proprio accanto alla stazione.
Una volta in città, via subito a vedere lo Space Needle, simbolo della città e protagonista di un famoso spot (forse anche più di uno)...
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Salgo per godermi la vista. Ecco la baia (?) di Seattle
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E downtown. Come potete vedere il 'centro' è relativamente piccolo.
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Bene, è ora di tornare in hotel, perchè domani mi attende il grande giorno. Apro la valigia e... sorpresa! Qualcuno ci ha ficcato il naso... Vabbè, in effetti conteneva un po' di cose che ai raggi X avranno destato sospetti (e non fate facili ironie, vi prego).
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Mi bevo una 'Neuro' bevanda rilassante per dormire, conservando la seconda 'Neuro', energizzante, per il risveglio...
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Per ora vi lascio qui. Nella seconda parte ne vedrete delle belle.. Un'anticipazione? Questo...
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Promesso che questa volta non vi lascerò a metà.
A presto!