[TR] LIN-AMS-PVG-CDG-LIN: Cineserie


flyLILB

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Ciao *** [orcapuzzola quanto detesto i vezzeggiativi, ma con le amiche occorre scendere a compromessi] io sono adesso in aeroporto sto pensando a te stami bene amore mio baci abracia parte il fatto che, visti i risultati, non saranno mai abbastanza tutte le lezioni di italiano che ti sto facendo, comunque sì, anch’io sono in aeroporto – ma a qualche centinaio di chilometri da quello dove stai tu – e sto attendendo l’aviogetto che mi scorterà nella mia prossima avventura di business, della quale ti ho raccontato l’altra settimana… Ah già, l’altra settimana, a voialtri devo spiegarlo. Flashback.

Senti, abbiamo un’urgenza per un altro dei nostri clienti, la nostra risorsa ci ha tirato il bidone e ora siamo scoperti, c’è da fare il training ai key users e le sessioni di test [orcapuzzola quanto detesto i test! ma tenete presente che io non lavoro su websites di compagnie aeree!] solo tu puoi tirarci fuori dalla m***a… ma cavoli, ma non lo sapete che voi stessi mi avete piazzato da mesi full-time su quest’altro progetto, mettetevi d’accordo una buona volta, io un’altra roba allo stesso momento non me la prendo in carico, guardate che se mi chiedete di fare del multitasking vi mando tutti a remare… Maddai è solo per una settimana, mica casca il mondo se per una settimana la MILF dell’hotel non ti vede [veramente, grazie al Cielo è un po’ che la nostra ha puntato il ‘ollega, così io posso dormire sonni tranquilli]… solo che… Solo che? Il training e i test vanno fatti a Shanghai.

Ah. A Shanghai.

Onestamente, in questo periodo non ho una gran voglia di viaggiare anche se è una cosa che adoro, guidare ogni santa settimana per duecentoepassachilometri x2 sulla Milano-Venezia è peggio che farsi le flebo di caffeina pura, e per giunta i rendez-vous del weekend mi costringono a fare altri cinquecentoepassachilometri facendomi tornare a casa alle quattroepassa di mattina – ah, com’è dura la vita del contractor mercenario! – ma alle volte occorre sacrificarsi per una causa seria, anziché per i clienti e le amiche, e produrre per il principale forum italiano di aviation enthusiasts un po’ di letteratura creativa. Non raggiungeremo ovviamente le vette dei più recenti TR da Namibia Taiwan e Nordcorea – ai cui autori va la mia massima stima – ma proveremo a scoprire questa parte del mondo da viaggiatore improvvisato che va dove il vento [o meglio, il broker di manodopera intellettuale] lo porta, come è mio solito fare. Quindi, sapete ciò che vi aspetta se continuate a scorrere verso il basso.

Per arrivare a Shanghai non c’è che l’imbarazzo della scelta. SkyTeam, StarAlliance, OneWorld nonché i (cit.) concorrenti sleali propongono un fracco di combinazioni. Il ‘ollega mette le mani avanti e mi dice di evitare il diretto Air China dalla brughiera – nonché le cinesi tutte – anche se il biglietto te lo tirano dietro [lui ha dei canoni estetici discutibili e contrariamente a me ritiene le asiatiche un po’ “scimmiette”, ma vorrei ben vedere quando assaggerà l’asiatica giusta!] per cui ci sentiamo autorizzati a sperimentare qualcosa di più fantasioso. La turca, con la quale ho avuto parecchie frequentazioni negli ultimi due anni [cfr. miei precedenti TR da ADB e TZX, non fraintendete] pensavo fosse a buon mercato per via della situazione politica un po’ così, ma con mio disappunto la nostra ha alzato sensibilmente il rate, quindi non salirò con lei. Le tre comari del Golfo hanno il problema che il viaggio si allunga di molto, visto che non sorvolano la Siberia, quindi lasciamo che le nostre si trovino altri ospiti. Transitare per FRA o MUC invece, a parte il rate più esoso rispetto alla turca, ci espone in questo periodo al concreto rischio di sciopero, quindi #ciaone . Mi resta quell’idea malsana di partire di nuovo da ZRH come feci lo scorso giugno [al bar non aspettano altro, ma a loro è meglio non farlo sapere] c’è una bizzarra combinazione ZRH-HEL-PVG fra il 320 di Air Berlin e il 350 di Finnair che mi ispira, manco dalla Finlandia da quasi vent’anni e ci sarei voluto tornare anche per poche ore… ma nel frattempo il cliente ha provveduto lui a procurarmi il biglietto anziché anticiparlo io – cosa che non mi capita da quand’ero sotto padrone. [Cinquecentosettanta euri con venti giorni di anticipo, dove la prenotazione posti – pure quelli centrali! – è da pagare a parte anche sul lungo raggio… è proprio vero che io sono un tipo all’antica e non capisco più come gira il mondo.] Ancora una volta quindi, questo forum si fumerà il volo con la renna (con buona pace dell’insider che ci sorveglia) nonostante non manchi molto a Natale, e faremo invece un itinerario da trasfertone imbruttito passando per i principali aspiratori dei pax milanesi.



È un bel pomeriggio soleggiato all’aviosuperficie cittadina del Parco Lambro.



Ma visto che LIN ce la siamo fatti tutti almeno una volta nella vita, saltiamo tutti i passaggi intermedi e rendiamo visita allo sponsor tecnico. È importante sottolineare che aeroporti di dimensione ben maggiore non sono hub come questo.



Loro invece, non hanno sufficienti risorse finanziarie per assicurarsi la partnership con AC.



Gli iconici banchetti vintage, di colore giallo Simpson. Su questo sfondo, il blu Aviazione Civile si staglia assai.



Il Tagesplan è decisamente scarso. Mandare in video quella là, in basso a destra, nel tentativo di elevarne il livello estetico è solo uno specchietto per le allodole. Altrove, il sabato è uno dei giorni migliori, insieme al giovedì.



Ma guardiamo un po’ fuori, va’, prima che faccia buio.



Padroni di casa – ma anche no.



L’ultimo baluardo del sindapalismo italiano – così almeno ci vogliono far credere.



Ma scendiamo giù di sotto al gate, ché tanto non c’è niente da vedere. Tralasciamo la foto segnaletica del piazzista di Amex, che schiviamo con una manovra degna del miglior Alberto Tomba dei tempi d’oro. Siamo in orario.



Al # [cancelletto] a fianco, scrutiamo le signorine di AZ con le loro divise nuove. È che la mise non sarebbe cattiva (a parte le calzette rosse, che in quest’immagine non si vedono) però personalmente mi sanno di antico, di un tempo che una volta era e che oggi non è più.



È ora che andiamo, come dice sempre quella mia amica un po’ petulante. Passiamo per ultimi come d’abitudine e sbirciamo il signorino mentre chiude il volo.



Troppa grazia imbarcare dal tentacolo, ma ce ne faremo una ragione. Sullo sfondo, il futuro terminal 2 di LIN, il secondo sogno inconfessabile di ogni milanese intra muros. [Il primo è la copertura dell’Idroscalo per farci la seconda pista, ça va sans dire.]



Lei ci porterà in cielo per all’incirca tre mezze ore. Peccato non si sia rifatta il make-up, le sue comari con la nuova livrea paiono più giovani.

Sat., Nov. 26th, 2016
LIN-AMS
Flight: AZ0112
Class: Y
Seat: 06A
Eqp: Airbus A320-216
Reg: EI-DTN
Scheduled: 1725-1920
Block to Block: 1725-1920
In Air: 1730-1856





Fuori dalla finestra la luce dei lampioni spara non poco – e i riflessi delle luci interne disturbano assai – ma ‘sto padellone di smartphone è senza dubbio meglio del Nokia antidiluviano dei miei precedenti TR.



Subito con la checklist del buon tripreportista. Il pitch è come (cit.) lanciare un salame nel corridoio, ma è solo perchè queste sono le seggiole che di volta in volta vengono riservate dal club level.



Lo schienale del 06B, infatti, mostra il séparé in posizione sollevata.



Feticismo I: Safety first.





Feticismo II: Letture edificanti.



Nel frattempo decolliamo dalla solita 36R. Là in fondo, l’angolo aliscafi.



Viale Forlanini e il Griglia Park.



Traffico regolare in tangenziale.



E altri scorci della Milano by night.







L’altro negozio di Victoria’s Secret è là in fondo.



Intanto la tendina del club level si chiude. Questo 320 all’interno ha delle sobrie lucette total white, così non ci vengono in mente strane idee sui Paesi Bassi e su ciò per cui questo Paese è noto. La sobrietà è data anche dall’assenza di qualsiasi forma di intrattenimento visivo.



Che le offro da bere?!? la signorina AV non è una coatta spetasciata come Er Pomata o certe sue comari, ma l’utilizzo del cosa anziché il che sarebbe particolarmente gradito. Nulla per cui valga la pena di scrivere sulla bacheca FB di AZ, comunque. Il panino vegetariano onestamente non lo sopporto da quando dieci anni fa facevo il pendolare settimanale sul LIN-CDG, ma se l’ho mangiato e ne sto resocontando su queste pagine vuol dire che è commestibile. Tuttavia l’arancia rossa non la forniscono più, a quanto pare con la spending review ci stanno andando pesante e questo è molto grave.



Ascolta, si fa sera (cit.).



La sciura del 06C, che fin dall’inizio mi guarda in cagnesco perchè sperava di trovare Brad Pitt fresco fresco di separazione [mentre io speravo di trovare Angelina Jolie anch’essa fresca fresca di, il piacere è quindi reciproco] si dà alla lettura nella lingua originale dell’attore.



Manca poco all’atterraggio. Là in fondo Amsterdam, le sue luci, le sue caffetterie, le sue vetrine.



Tocchiamo terra a Eindhoven e, come le ultime volte che siamo stati qua, risaliamo verso Schiphol l’Olanda tutta propriamente detta [intendiamo le due regioni amministrative dei Paesi Bassi] da sud a nord.



Al tentacolo non vedono l’ora di approcciarci.



Lasciamo defluire la coda.



E ringraziamo la nostra prima accompagnatrice della serata coi tre bacini d’ordinanza.



Time out. Il tempo di riordinare il resto degli appunti, poi andiamo avanti.
 

Moulinex

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3 Gennaio 2015
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arf arf arf!!
che frizzante inizio!!
perché il tentacolo NO a LIN e sì a AMS??
all'"Ascolta, si fa sera" son partite fragorose risa e lacrime! :D
aspetto il resto!!
 

londonfog

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8 Luglio 2012
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Londra
Bello e narrazione fantastica. Quando sono arrivato a "Ascolta si fa sera" mi sono quasi affogato dal ridere (stavo bevendo un caffe'!)
 

flyLILB

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Scusate il ritardo e grazie a tutti coloro che hanno apprezzato questo report. Ora mi raccomando, posate la tazza del caffè, mandate giù il boccone di brioche e soprattutto (cit.) mani sul volante, perchè non mi riterrò responsabile di eventuali conti della tintoria o del carrozziere. Né in particolare sono in grado di eseguire la manovra del Valsalva per buttar giù i bocconi fermi in gola, perchè l’ho solo sentita nominare da Aldo Giovanni e Giacomo.

Là in fondo ci sono i gates dei voli Schengen, ai quali siamo approdati. Non si vedono bene, ma sono tutte fusoliere color puffo.



A noi intanto tocca fare la coda per il controllo passaporti, rigorosamente manuale. C’è un fracco di gente. Solo ora, postproducendo l’immagine, noto che dalla balconata qualcuno si gode lo spettacolo.



Mentre alle macchinette non è dato accedere. A nessuno. Solo una volta in vita mia ho potuto fare il controllo automatico, evidentemente il fatto che io lo abbia superato avrà messo in allarme le agenzie di sicurezza di mezzo mondo.



Siamo dall’altra parte. L’atmosfera natalizia comincia a farsi sentire.



Il Tagesplan olandese, per varietà e livello estetico, è sicuramente meglio di quello italiano anche negli orari di stanca, anche se non raggiunge le vette che intendo io.



Il nostro PVG è al cancelletto E7, ma noi faremo una deviazione piuttosto lunga per dimostrare a voi e al mondo che Schiphol, come Linate, è uno hub.

[Orcapuzzola la foto mi è venuta mossa, mi toccherà tornar su per rimediare al danno…]



La signorina ha lo stesso sorriso di una mia cara amica, e usa lo stesso profumo di un’altra cara amica che tempo fa è partita per il paesello e mi manca molto. Scusate il messaggio cifrato e la parentesi da orsetto romantico.



L’acquario dei fumatori, come dicono nel milieu.



Ma torniamo al gate E7, va’, prima che l’aviogetto parta senza di noi.



Vista l’ora e le condizioni di luce non ottimali, lo spotting che ci è possibile fare è molto limitato. La keniota sta per tornare al paesello, a NBO.



Nel frattempo siamo arrivati al #.



Poiché vorrei fortissimamente sbolognare a qualcun altro la seggiola che il sistema mi ha assegnato, andiamo contro la nostra natura introversa e avviciniamoci ai signorini del banchetto, nella speranza di poter rimediare perlomeno una finestra. No il volo è pieno e non c’è possibilità di cambiare posto… Ma se volessi pagare l’extra e accedere al privé? Be’ sarebbero settecento euri… ma anche se tu ce li dessi sarebbe inutile, il volo è pieno anche davanti. [E pensare che quell’extra glielo avrei pure concesso… non datemi del maranza vi prego, voialtri maghi della spesa al discount.]

Per cui me ne torno sconsolato al mio divanetto e affogo nel wi-fi il diludendo. Il gestore ci omaggia di otto mezze ore di navigazione aggratis, rinnovabili. Non appena connessi, il telefono diventa come posseduto dal Parkinson e mitraglia i messaggini [sgrammaticati come d’abitudine, ad eccezione di quella che scrive in Schwyzerdütsch, solo che io quel dialetto non lo capisco!] delle amiche del bar, inspiegabilmente preoccupate delle mie sorti. Sì vi risponderò quando arrivo, ora però chiamano per l’imbarco.

Sat., Nov. 26th, 2016
AMS-PVG
Flight: KL0893
Class: Y
Seat: 36E
Eqp: Boeing 787-9
Reg: PH-BHC
Scheduled: 2120-1455+1
Block to Block: 2115-1450+1
In Air: 2130-1440+1 (Dur: 10hrs 10min)





La signorina, a differenza di me, ha avuto modo di attuare quell’idea malsana di partire da ZRH. Ce la ritroveremo a fianco, al 36D.



Noi invece ci ritroviamo qua. Con tutto il bene che posso volere al mitologico Dreamliner… ma qua in mezzo è il posto più sf**ato che un pax di lungo raggio possa avere.



Col volo a tappo, ça va sans dire, le cappelliere sono piene. Orcapuzzola ci toccherà passare le prossime dieci ore col keepall tra le gambe.



Tra gli schienali dei sedili vi è la presa universale per attaccare il PC – mentre sotto lo schermo dell’IFE c’è la USB per caricare il telefono. Apprezzo molto l’idea, ma stasera 1) il mio piano è cercare di dormire subito dopo la pappa, 2) se non avessi voluto dormire, la mancanza di spazio ci avrebbe reso impossibile portarci avanti col lavoro scrivendo in volo questo TR.



Ma proseguiamo con la checklist standard.







Visto che voliamo con KL, le signorine ci dotano della tenuta dei Puffi: cuscino bianco e copertina blu peyote.



Le cuffiette, che aggiungerò alla mia piccola collezione di gadgets aviotecnologici.



Il 787 non ha le bocchette singole, a differenza degli ordinari A3** e B73*. Il sistema di aerazione dovrebbe fare il suo sporco lavoro, ma su un volo così lungo non capirai mai se la ragione per cui arriverai a destinazione così rinc******ito è la mancanza d’aria, i feromoni dei vicini di seggiola o l’intruglio che le amiche ti hanno fatto bere al bar.



Vero è che questo aviogetto è molto più silenzioso degli ordinari narrowbodies o di un più grosso A330: se non fosse per l’accelerazione, non mi sarei mai accorto di essere decollato. Questo è l’unico aspetto positivo che ho potuto sperimentare. Per il resto, va detto con trasparenza… Cattle class is the new black. Be’ me lo aspettavo, ormai lo standard è quello per tutte le compagnie. Il punto è che al 36E un paio d’ore magari le reggi… ma dieci, proprio no. È proprio vero che sto invecchiando e divento sempre più burbero e intollerante.

La Sandy è la cosiddetta risorsa etnica di questo volo, i cui ospiti si dividono equamente fra asiatici ed occidentali. Rubiamo un’immagine della signorina alle prese col carrellino della pappa.



Questa birra locale in Italia te la tirano dietro, ma in un TR come lo fanno i cristiani questa foto è un must.



Plat de résistance. Visto che i noodles vorrei assaggiarli a destinazione – sempreché il cliente me lo consenta – scegliamo il pollo con riso e verdurine, accompagnato da una roba il cui sapore mi ricorda il coleslaw e una cremina coi biscottini sminuzzati sopra. Non so se dar loro la sufficienza o l’insufficienza, dalla turca onestamente mangiavo meglio. Degne di nota le posate, che pur essendo di plastica sono adeguatamente rigide e pratiche da maneggiare.



Un bicchierino di thè per mandare giù il tutto.



Nel frattempo le signorine passano a distribuire i fogliettini per l’immigration. All’arrivo, il bravo poliziotto Hu [che come sappiamo è il cuggino cinese di Huber] ci restituirà debitamente timbrata la parte di sinistra, la quale dovremo consegnare al ritorno. Cit. minacciosa Retain this card in your possession, failure to do so may delay your departure from China.



Il servizio finisce qua, poco dopo Москва. È ora di ravanare un po’ con l’IFE.



Il software e l’hardware touchscreen mi pare abbastanza evoluto, in particolare l’airscio’, che prevede la vista cockpit per gli adepti / nostalgici di Flight Simulator.



Ma quando proviamo a ravanare gli archivi musicali, scopriamo che il convento non è particolarmente fornito. O meglio, di roba ce ne sarebbe, ma tolti i pezzi mainstream delle radio generaliste, il grosso è costituito dalla trance della scuola di Rotterdam – più o meno la playlist che il nuovo supervisor del bar, con mio forte disappunto, ha imposto a danno della mie amate schifezze da lap-dance. Grazie al Cielo il sistema permette di ascoltare la propria musica preferita inserendo la chiavetta USB… ma anche no, perchè ogni tentativo a tal fine manda tutto in crash. Cavoli, è una congiura del vettore e del supervisor di cui sopra, scriverò un post di fuoco sulla bacheca FB di KL. Morale, attingeremo direttamente al database interno del telefono.



Su tutti i Dreamliner il wi-fi è presente e operativo. Ci si attacca alla rete, si inserisce il cognome e il codice di prenotazione e il sistema propone l’acquisto di pacchetti di traffico 5/10/20 MB a (mi pare) 5/10/20 EUR rispettivamente. [Il sito KLM propone offerte diverse, che non ho trovato al momento del login alla rete.] Non mi pare una gran cosa, e poi su questo volo preferirei dormire piuttosto che salutare le fidansate e pensare di farmi bello con loro a trentatremilapiedi. Posso farne a meno, mica devo salvare il mondo con un clic.

E finalmente le luci si spengono, lasciando quella sottile striscia color blu Oceano che mi è tanto familiare.





(Cercare di) dormire sulla seggiola centrale, nella parte centrale della fila, in cattle class, su un volo della durata netta di dieci ore, tra la signorina cinese del 36D (quella del sacchettino del dutyfree di ZRH) che ha il mio stesso problema di insonnia e non fa altro che dimenarsi e il ‘ollega del 36G che è subito crollato nel sonno più profondo e di farmi uscire a sgranchire le gambe manco a pagare, anche se questo è uno degli aviogetti più tecnologicamente avanzati al mondo… è una vera tortura. E io non ho una silhouette da rugbista, sarò leggermente sovrappeso ma non occupo tanto spazio, non abbaio inutilmente e normalmente sto tranquillo nella mia cuccia. L’esperienza del lungo raggio in queste condizioni non è quindi una cosa che mi sento di consigliare, anzi. Il jet lag di sette ore l’ho superato senza problemi, sia all’andata che al ritorno, ma fisicamente ne sono uscito distrutto, con la schiena e il c**o a pezzi. In particolare, se si reclina il sedile, la seduta scorre in avanti e sottrae ancora più centimetri al già limitato pitch. Nei limiti del possibile, cercate qualche error fare per le classi più abbienti [sempreché la solerte compagnia non ve l’annulli o ve la rimpiazzi con uno stopover su LPP] oppure pagate senza fiatare quello che vi chiedono per un posto in exit row o con adeguato spazio per le gambe.

Dopo circa cinque ore di supplizio, riusciamo ad alzarci e ad andare alla toilette. [Il selfie ovviamente, viste le mie condizioni fisiche, ve lo sognate.] Sbirciamo dall’oblò della porta posteriore e finalmente vediamo cosa c’è là fuori, nel mondo esterno. La sf**a stratosferica farà sì che passeremo sopra il deserto del Gobi – uno dei luoghi più aridi al mondo – proprio quando là sotto mi sa che piove. Ma guarda te.



La Sandy si appresta a preparare la colazione. Onestamente avrei apprezzato che gli AAVV passassero ogni tanto con un po’ d’acqua (come facevano su DL tre anni fa quando volavo su DTW) anziché semplicemente lasciare nel galley qualcosa da mangiare e da bere. Certo a me che ero confinato sul sedile centrale senza possibilità di muovermi sarebbe bastato suonare il campanello, ma io sono un timido patologico e non mi pareva il caso di scomodare lo staff per un semplice bicchier d’acqua.



Il ‘ollega della Sandy – che come tutti gli olandesi maschi parla come Peter Van Wood [mentre le femmine parlano tutte come Ellen Hidding] si mette a giocare col pannello luci. Sandy, which mood do you prefer?



Il nostro switcha dal blu Oceano al rosso Mulino, tanto per non farmi mancare nulla.



Siamo qua quando cominciano a servire la colazione.



Non ricordo più quale era l’alternativa, ma se ho scelto l’omelette voleva dire che l’altra cosa [roba cinese, mi sa] non si poteva vedere. Non mi è piaciuta, peccato. Del vassoietto, erano meglio la frutta e la vagonata di yogurt. Notare di nuovo le posate, che se altre compagnie adottassero sarebbe una gran bella cosa.



Dalla seggiola centrale non si ha la più pallida idea di dove ci si trovi e quale pista si stia puntando, ma il finale era di sicuro da sud a nord. Mi dispiace non potervi fornire l’ultima fase di questo volo. Nessun momento italotrash tipo gli applausi al touchdown, gli olandesi sono infatti delle personcine a modo.

Dopo aver lasciato defluire il grosso degli ospiti, un paio di testimonianze dal campo di battaglia.





Una sbirciatina al club level, da dove – cfr. inizio di questo post – mi hanno rimbalzato nonostante fossi disposto a pagare.



E prima di ringraziare la nostra accompagnatrice, testiamo le famosissime finestre cangianti del Dreamliner. Finalmente riusciamo a vedere qualcosa del mondo esterno.





La Cina ora è sul serio vicina, non è più una frase fatta. Sincronizziamo gli orologi.



Poco prima dell’immigration, là sulla destra, si passa il banchetto del controllo temperatura, nel caso qualche pax avesse la SARS, l’aviaria, la suina o la spagnola. Grazie al Cielo la polacca e la brasiliana non sono malattie contagiose, per cui lo staff non mi ferma.



Il bravo poliziotto Hu – al quale abbiamo accennato più sopra – non ci fa storie, ci timbra passaporto e departure card e ci lascia andare a ritirare il carrellino.



L’attesa per i bagagli è decisamente lunga, saranno stati almeno tre quarti d’ora, pare quasi d’essere a MXP o al FCO dei tempi d’oro. Quando il tapis roulant si muove, lui switcha in modo operativo. Evidentemente i voli da AMS sono a rischio, visto il tipo di souvenir che i turisti solitamente cercano di portarsi appresso. Avrei voluto documentarlo con altre immagini, ma era stupefacente l’affiatamento col suo poliziotto e la diligenza nel suo lavoro.



Subito dopo aver recuperato il trolley, il ‘ollega è preda di un raptus di workaholism [scusate il neologismo] e vuole scappare subito in hotel a lavorare, per cui non mi permetterà di prelevare un minimo di contante al Bancomat. [Col senno di poi, visto quello che (non) farò, non mi sarebbe nemmeno servito.] Il nostro cliente non ci farà fare la bella vita nel Bund di Shanghai o sulle piscine in cima ai grattacieli, perchè è situato in un capannone senza riscaldamento a due ore di autostrada dall’aeroporto. Un vero pustasc, come dice quel mio caro amico del bar. Questo significa che, con mio sentito rammarico perchè a farmi un minimo di cultura cinese ci avrei tenuto molto, non avrete nessun off-topic.

Ci sentiamo tra qualche giorno, quando avrò proseguito col riordino degli appunti e torneremo a casa. Grazie fin d’ora per la pazienza.
 
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flyLILB

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Non ho capito come ho fatto a loggarmi – sono due giorni che ci provo, il sito lo vedo tranquillamente, ma al login mi dà un messaggio di errore in aramaico – ma meglio approfittare dell’occasione e mandare avanti questo TR.

L’unico ricordo che sono stato in grado di portarmi dalla Cina è questo. Il panorama che si gode dalla finestra dell’hotel ricorda tanto l’hinterland milanese durante gli inverni degli anni Settanta. [Liberissimi di smentirmi, ma io trovo che sia peggiore l’aria di Parigi, e lo dico per lunga esperienza personale.]



Quaggiù gli indigeni scatenano la loro fantasia coi grembiulini impermeabili per gli scooter. Robe che neanche nei cartoni animati, signora mia. Per la precisione, i motorini cinesi sono quasi tutti elettrici e ogni tanto si incontrano motocarri [ah, era da quando feci la patente che non usavo questo termine!] che a guardarli rischiano di cadere a pezzi, ma dentro sono ecosostenibili al 100% con due motori elettrici alle ruote posteriori e un grosso pacco batterie sotto il cassone. Alla faccia della scarsa coscienza ambientale del Paese.



Anche nel mio hotel ci sono le maschere antigas – o meglio, antifumo – come in Nordcorea.



Questi piatti vuoti vogliono solo testimoniare la gentilezza della graziosa cinesina che ogni sera mi procurava gli avanzi della cucina – perchè certi italiani [non mi riferisco a me!] quando vanno all’estero in trasferta di lavoro, pensano di dover salvare il mondo con un clic e se non fai tardi non sei nessuno – visto che arrivavo puntualmente all’ora di chiusura del ristorante dell’hotel. Non saprò mai che razza di cibi la signorina mi ha procurato – comunicavamo col traduttore automatico del telefono – ma lascio volentieri che la nostra si tenga il segreto.



Meglio attaccare col viaggio di ritorno, va’, prima che sbrocco.

Lasciamo il capannone senza riscaldamento alle sei di sera del venerdì, già col favore delle tenebre, e nelle due ore di macchina previste arriviamo a PVG. Al ‘ollega qualcuno – Arco e Sabre si scaricano a vicenda la responsabilità – ha fatto uno scherzo di pessimo gusto 1) fumandosi la sua prenotazione e disconoscendo il biglietto regolarmente emesso e pagato (a rate standard, sottolineiamo, niente magheggi da hard discount), 2) perdendosi il bagaglio forse a FCO, forse a SVO, più probabilmente a LPP, 3) non recapitando all’hotel il bagaglio successivamente ritrovato, per cui ci tocca accompagnarlo – me e la ‘ollega cinese del luogo affinché faccia da interprete – all’area arrivi del terminal 2. Mentre loro combattono con la granitica burocrazia del luogo – cit. La valigia non può uscire dalla zona doganale ma tu non puoi entrarci per ritirarla, Franz Kafka è vivo e lotta insieme a noi! – io li abbandono in quanto questo TR non va lasciato incompleto e mi reco alle partenze del terminal 1, il gemello che sta esattamente di fronte, credo a un chilometro a piedi in linea d’aria.

Il trenino a levitazione magnetica credo non lo vedrò mai.



Questa è l’unica testimonianza che sono in grado di portare degli esterni di Pudong.



Per accedere alla zona partenze landside occorre passare un primo controllo di sicurezza, come in Turchia, ma grazie al Cielo ci sono solo io e non rientro nelle categorie fisiognomiche sospette, a differenza di certi su questo forum. [Si scherza, eh, lo scrivo solo per averlo letto da altri.]

Saliamo di un livello ed ecco l’area check-in. Per affollamento, pare d’essere a MXP 1 all’ora di punta.



I banchetti di China Eastern. Un solerte signorino mi stampa cortesemente la carta d’imbarco alla macchinetta – meno male che stavolta ci becchiamo una finestra – ma tanto devo fare lo stesso la coda (un po’ lenta, a dire il vero) per affidare il carrellino allo staff.



Proviamo anche stavolta a mettere in pratica quella malsana idea di chiedere quanto mi costerebbe l’extra del club privé [chi mi conosce sa bene che non ho mai vinto nessuna lotteria dell’upgrade, quindi tanto vale che io paghi…] ma il signorino del banchetto mi smonta con un rate improponibile. Tremilaquattrocento dollari americani… be’, forse è meglio che quei soldi io li spenda altrove al mio ritorno a casa, ho una mezza idea di, sicuramente godrò di più.

Prima di passare alla seconda doccia radioattiva della serata, facciamo la coda per il controllo passaporti – sì, la departure card ce l’ho, così posso lasciare indenne questo posto! – e ci becchiamo un messaggio di avvertimento del cuggino del bravo poliziotto Hu (quello incontrato all’andata) che non vuole si facciano foto.
Curiosamente, vengo puntato da una signorina anziché da un signorino per l’ispezione corporale, ma la nostra ahimè ha l’espressione (nonché la silhouette) da mastino.



Il Tagesplan di PVG, a quest’ora della sera, è peggio di quello di ZRH la domenica pomeriggio.



Shanghai Pudong non è uno hub. Ci sono ristoranti, negozi di souvenirs tabacchi profumi e altri generi coloniali e di lusso, ma di Victoria’s Secret non v’è traccia.



Però c’è il karaoke formato cabina telefonica, il che dovrebbe rimediare alla mancanza delle mutandine d’alto bordo.



Un po’ di spotting a random.

MU.



FM.



JL.



UL.



AC. [Non Air Canada, ma quegli altri.]



Le fidansate, che dopo una settimana di mia assenza non stanno più nella pelle, sono delle grandissime ruffiane e vorrebbero che portassi loro le borsette di Louis Vuitton o le scarpette di Christian Louboutin – la collezione di Victoria’s Secret l’hanno completata da mo’ – ma come noto, essendo in Cina, il rischio tarocco è sempre in agguato e loro non le puoi mica fregare così, quindi la mia MasterCard si risparmierà cifre importanti in stupidi regalini. Per una volta ci dedicheremo quindi a noi stessi, arricchendo la nostra debordante collezione di contenitori in latta e dilapidando i resti del nostro patrimonio nelle inutili cineserie qua sotto immortalate, che danno il titolo a questo TR.

Inquietante. Però 100% ecocompatibile, la zampetta funziona a energia solare.



Ma andiamo al gate, va’, giù al piano di sotto, il cui affollamento dimostra che anche questo volo è bello pienotto. Niente tentacolo per noi sf**ati di MU, mentre il ciccione AF anch’esso per CDG, che parte alla stessa ora, avrà tale onore.



Il wi-fi aggratis a PVG è operativo, non ricordo quanto tempo il gestore conceda ma è sicuramente superiore alle sei mezze ore. Al login si indica il proprio numero di cellulare, al quale giunge il codice di attivazione, così da ciacolare con le fidansate evocate più sopra come se non ci fosse un domani.

Il Cobus ci porta ai remoti che più remoti non si può. Contrariamente ai piani (l’operativo iniziale prevedeva un 777) la nostra accompagnatrice sarà un po’ più piccoletta. Col senno di poi meglio così, la configurazione 2-4-2 dovrebbe essere meno claustrofobica del 3-4-3.

Sat., Dec. 3rd, 2016
PVG-CDG
Flight: MU0553
Class: Y
Seat: 69L
Eqp: Airbus A330-243
Reg: B-5961
Scheduled: 0005-0530
Block to Block: 2355-1-0520
In Air: 0015-0515 (Dur: 12hrs 0min)





La signorina avrebbe forse bisogno di una doccia.



Vicino di banco.



Decolliamo verso nord dopo un estenuante taxeggio. Piazzarsi sulle seggiole di destra non permette di vedere le luci della città, quindi non ho niente da farvi vedere né del Bund né dei parties in piscina in cima ai grattacieli.

Di feticci e altri trofei.













Uno sguardo alla cabina, le cui sobrie luci bianche ci rammentano che gli aviogetti non sono dei luoghi di perdizione. Sulla sinistra notiamo una delle risorse etniche di questo volo, la quale questa notte si spartirà gli ospiti insieme al suo ‘ollega Maxime. [Con la e finale, lo ha precisato lui stesso per evitare di essere confuso col celebre ristorante high-end parigino.]



Se dobbiamo dirla tutta, la cena non è particolarmente invitante. Pollo al curry affiancato da un vero e proprio mattoncino di riso – secondo me poteva fungere egregiamente da zeppa per l’aereo – contorno di tofu (così pareva) e melanzane [niente da fare, più mi allontano dall’Italia più mi perseguitano!], una bustina di radici disidratate che non ho avuto il coraggio di toccare, si salvano i dadini di cocomero e la birra locale d’ordinanza. Voglio essere sincero, io sugli aerei non pasteggio a noccioline e champagne e non sono particolarmente choosy, ma la qualità poteva essere migliore.



Siamo qua quando abbiamo consumato tutta la pappa.



Se l’IFE è tecnologicamente al passo coi tempi, al contrario i contenuti lasciano piuttosto a desiderare. Orcapuzzola, i talent show hanno invaso anche la Cina. Grazie al Cielo abbiamo la USB per alimentare il telefono, mentre la presa universale di corrente è accanto alle nostre cosce, tra le due seggiole. Inutile aspettarsi il wi-fi su questo mezzo.



A questo punto, senza troppa convinzione, proviamo ad addormentarci. Le luci delle toilettes formano una curiosa combinazione nazionalpopolare.



Stare al posto finestrino sarà sicuramente meglio rispetto al posto centrale dell’andata, ma gli effetti sul mio c**o e la mia schiena sono pressoché gli stessi. Ribadisco quindi che l’esperienza del lungo raggio in cattle class è per stomaci forti – a prescindere dalla compagnia – a meno di un’adeguata preparazione atletica. Dodici ore nette di volo così, non le augurerei nemmeno al mio peggior nemico.

Non si vede una mazza [be’, il flash lo avrei usato volentieri per fargli un dispetto…] ma questa mummia è il francese del 69J. Svegliarsi mezzi rinc******iti e trovarsi a fianco una scena del genere è a dir poco spaventoso.



Per riprenderci dallo spavento, proviamo a guardare fuori. La Siberia pare meno desolata di quanto non ci facciano credere.



Quando la mummia si libera del suo bozzolo e si alza, noi corriamo alla toilette [no, niente selfie neanche qua!] e cerchiamo di restare in piedi il più a lungo possibile, con indubbio sollievo del nostro c**o.

Una sbirciatina al galley posteriore. Anche in questo caso bevande e snack a disposizione, ma nessun passaggio in corridoio con acqua da parte degli AAVV. Generally speaking, in questo volo lo staff indigeno mi è parso giovane e non troppo esperto, specie per quanto riguarda la conversazione in inglese.



Siamo sopra il Baltico quando cominciano a preparare la colazione.



Kalmar, Svezia.



Neanche a colazione il livello qualitativo migliora, ahimè. Uova strapazzate prosciutto verdurine e crocchetta di patata, più (ancora?!? vi hanno fatto un prezzaccio, eh?!?) dadini di cocomero, yogurt e un mattoncino di torta piuttosto indigesto. Forse il problema è mio che la mattina preferisco il dolce al salato – o più probabilmente, perchè la seggiola scomoda non mi mette di buonumore – ma mangio tutto unicamente perchè ho un certo senso di rispetto per il cibo.



Su dai resisti, ché manca poco. Uno scorcio della zona portuale di Amburgo, città dalla quale proviene quella mia amica del clan delle tedesche.



Se non sbaglio, laggiù dovrebbe essere Bruxell.



Atterrare sulla 08R e stare sulle seggiole di destra sarebbe la situazione ideale per godere della miglior visuale di Parigi. Ma purtroppo la nebbia che avvolge la città ci impedisce di scattare le foto che avremmo sognato.

I piccolini dormono ancora.



E dopo uno straordinariamente breve taxeggio, attracchiamo qua.



Il campo di battaglia non pare troppo scompisciato.



Uno sguardo alla stanzetta VIP da duecentottantatredollari di extra per ogni ora di utilizzo.



E i soliti tre bacini alla signorina.



Buon Natale e scusate se questa è stata una notte troppo lunga. Portate pazienza ancora qualche giorno, vi prego, così chiudo questa mazzata di viaggio e non vi rompo più le p***e.
 

flyLILB

Utente Registrato
Mi sento un po’ a disagio a postare uno straf*****issimo CDG-LIN nella stessa pagina in cui i decani del forum hanno fatto il viaggio della vita oltre la fine del mondo… Ma andiamo avanti, va’, così chiudo in fretta questo TR e lascio spazio a chi lo merita.

Alle cinque e mezza del mattino, neanche un orso ai gates 2M.





Il trenino senza conducente – è una linea indipendente rispetto al CDGVal – permette di raggiungere i terminals 2F e 2E rimanendo airside.



Alla terza seduta di radioterapia della nottata la fila non è lunga, ma dopo dodici ore in cattle class anche la minima perdita di tempo pare un’eternità. Grazie al Cielo la signorina non mi fa domande sul gatto a energia solare né sul contenuto delle scatole che ho acquistato a PVG, fondamentalmente perchè non ho la più pallida idea di cosa significhino quelle scritte in cinese.



Il controllo passaporti anche qua è rigorosamente analogico. ‘Ste diavolo di macchinette, il contribuente le ha pagate profumatamente… usarle no, eh?!?



Ad ogni modo il bravo poliziotto Huber [Hü-bé, il nostro è originario della Svizzera romanda ma non è imparentato nemmeno alla lontana con gli altri suoi omonimi che abbiamo incontrato in questo viaggio] non si insospettisce e ci fa ritornare in area Schengen.

La sottile striscia blu Pigalle ci attira verso il terminal 2F.



Dove il Tagesplan, almeno a livello quantitativo, è di tutto rispetto.



La caratteristica architettura del 2F mi riporta alla mente quel periodo in cui ero un quasi-resident da queste parti e facevo la spola settimanale con Milano. Teniamo a precisare che CDG non è uno hub, mentre Orly Ovest invece lo è.



Solo BBR all’orizzonte. Evidentemente qua gli slots sono decisi dagli HR di L’Oréal. [Questa è mooolto cattiva e politicamente scorretta, se non l’avete capita non vi preoccupate.]





Una volta localizzato il nostro # ci appartiamo al divanetto per collegarci al wi-fi del gestore aeroportuale. Le fidansate a quest’ora dormono della grossa, per cui non le disturberemo – tanto lo faranno loro tra poche ore.



Bonsoir mademoiselle – veramente, sarebbero le sette del mattino! – certo che ‘sto viaggio mi sta rinc******endo forte, eh. Ha ragione bonjour, voici ma carte d’embarquement, allons-y. La piccoletta della famiglia Airbus non aspetta che noi.

Sat., Dec. 3rd, 2016
CDG-LIN
Flight: AF1212
Class: Y
Seat: 18A
Eqp: Airbus A318-111
Reg: F-GUGR
Scheduled: 0720-0850
Block to Block: 0720-0835
In Air: 0730-0830



CPT e FO alle prese con la lista della spesa.



Ciao, sorellona.



Lui invece ci fa il pieno. Causa cambio gestione, abbiamo da poco convertito i bollini del Piccadilly di Balerna in punti Cumulus della Migros, speriamo che i buoni sconto per la benzina ci arrivino in fretta, non si sa mai con ‘sti svizzeri.



Andiamo, subito, senza fare le solite battutine maliziose. Come d’abitudine da queste parti facciamo il giro largo, passando in rassegna mezzo aeroporto.

2F.



2B e 2D.



2A e 2C.



Il solito rompic******i che dalla Milano-Venezia è venuto a sfanalarci pure qua.



Come previsto, decolliamo dalla 08L, quindi verso est. Il book di Parigi dall’alto ce lo faremo la prossima volta, se ne avremo modo.



Ultima checklist di questo TR.







Tutta la fila solo per noi, non mi par vero.



La cabina è mezza vuota. AF fatturerà comme il faut al ritorno, aspirando la prima ondata di pax linatini.



Ascolta, si fa mattina (cit.). Da oltre ventidue ore non vedevo la luce del sole.



Anche se il vetro lo hanno amorevolmente trattato con la chiave della Twingo.



Petit déjeuner. Café au lait et croissant. Non sarà come quello del mio bar, ma comincio a riconciliarmi con il mondo.



Ben presto siamo sopra le Alpi.



Là in fondo, la Val Padana.



Con tutto il male che uno può dire dell’Italia, mai come in questi giorni ho sentito la mancanza del mio Paese dopo questa mazzata cinese. L’unica cosa che salvo di questo viaggio è che il visto che il cliente mi ha fatto prevede due entrate e la seconda ce l’ho ancora a disposizione – mi scadrà a maggio 2017 – nel caso volessi tornarci per una visita più produttiva. Tornare a Milano e vedere dall’alto le cime delle Alpi spuntare da un bianco tappeto di nuvole è una scena commovente, che mi fa sentire aria di casa e soprattutto voglia di condividerla con le amiche del bar nonché con i lettori di questo TR. Ora perdonatemi per questa lunga e noiosa serie di aggregazioni di semplice vapore acqueo. L’Antartide è sull’altro TR, giusto a scanso di equivoci. Manca poco all’atterraggio, sì e no venti minuti.















È ora di scendere sulla Terra.





Il sorvolo della Paullese è l’inequivocabile segno della fine.



Touchdown. La chiesetta di Sant’Ambrogio in Linate.



Non avevo mai fatto caso al cadavere per le esercitazioni.



Il gestore questa volta ci concede il tentacolo, alla destra di Lady Olbia. Qualche pax con solo bagaglio a mano, di sicuro, avrà approfittato per fare transito alla faccia dei decreti bis.



Solito sguardo alla cabina prima di disimbarcare.





Les trois bisous comme d’habitude. Au revoir, ma chérie. [L’altra presunta francese, invece, non la vediamo da oltre un anno e mezzo, ma prima o poi riusciremo a elaborare il lutto.]



La riconsegna del trolley è abbastanza rapida, per gli standard del luogo. Il tapis roulant ce lo risparmiamo, tanto lo conosciamo benissimo.

E concludiamo finalmente questa mazzata esattamente da dove l’abbiamo iniziata. L’unica differenza rispetto alla partenza è il più rassicurante grigiore milanese – be’ diciamocelo, quel sole di una settimana fa pareva finto.



Voilà, finito, così non vi rompo più per un po’. Buon Anno e fate i bravi, almeno voi.

Ciao



******

Previously on AC:

2016/05: ZRH-IST-TZX + OT Postcards from Trabzon

2016/03: LUG-GVA + OT Les Demoiselles de Genève

2014/09 + 2014/12: MXP-IST/SAW-ADB + OT Postcards from Izmir

2013/09 + 2013/11: LIN-AMS-DTW + DTW-LGA + DTW-CDG-LIN + OT Biella & Pistone + OT Postcards from NYC

2012/10: LIN-MAD-AGP + OT Paletta & Secchiello