[TR] 787 Ethiopian – FCO-ADD


nicolap

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10 Novembre 2005
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Roma
[TR] 787 Ethiopian – FCO-ADD

Con poco preavviso mi devo mettere in viaggio per Addis Abeba, ed essendo un viaggio mordi-e-fuggi nemmeno prendo in considerazione l’ipotesi di un volo con scalo, sebbene l’idea di viaggiare con il 767 Ethiopian non sia entusiasmante.
Scopro invece con piacere che c’è un volo operato col 787 nella data di mio interesse, che mi consente non solo di volare sul Dreamliner per la prima volta, ma anche di sperimentare la nuova business di Ethiopian.

Il volo parte poco dopo mezzanotte, in una Fiumicino deserta come raramente capita di vedere.
Primo intoppo. Per un problema al software – mi sembra di aver capito – non c’è assegnazione dei posti a bordo. Non pochi mugugni si levano dalla fila passeggeri di economy, tenendo conto che il volo arriva da un’altra destinazione (Londra, credo), con parecchia gente già a bordo.
La business si riempie per metà a Roma (10 pax su 20 presenti), mentre l’economy carica a Roma circa 100 persone. L’aereo mi sembra in ogni caso pienotto.
“Er scaibbrigg” ci mette un quarto d’ora ad arrivare, bontà sua, portandoci al satellite, dove possiamo accedere alla lounge Alitalia, che però chiude alle 23:40.
L’imbarco è puntuale e ordinato. Nella mia esperienza dei voli per l’Etiopia, ho sempre notato un grande afflusso di turisti (circa i 3/4 dei passeggeri di solito), di fascia ben superiore a quelli estivi. Conseguentemente si hanno sempre file ordinate, silenziose, e rapide.



Scendo le scale e mi incammino verso l’aeroplano. Volerò con ET-ARF, e devo dire che – da subito – è proprio un’emozione il 787.



Sono rimasti solo due posti liberi in business, ed essendo salito per ultimo me la prendo in saccoccia e mi tocca il 4°, che ha un solo finestrino a mezzo chilometro dallo schienale.


L’insieme non è male, soprattutto per chi ha memoria del 767 della stessa compagnia. I sedili sono moderni, spaziosi, comodi e con un buon pitch. Quella che è un po’ sacrificata è la privacy con il vicino, che tuttavia io non avrò, restando vuoto il sedile accanto al mio.
C’è da dire che, più si vola, più ci si rende conto che la business AZ sia in realtà un qualcosa di più di una tradizionale business. E quindi il termine di paragone con le altre è quasi sempre favorevole ad AZ.


Sedili molto moderni e comodi, con comandi semplici ed intuitivi. Il problema resta tuttavia l’inclinazione. Siamo anni luce lontani dalla comodità di un full flat.


Buono lo spazio davanti alla seduta, anche se qualche centimetro in più non avrebbe guastato.


Ben organizzata la plancia frontale, e molto comodo il vano porta cuffie.


Monitor abbastanza grande (identico a quello AZ, direi), e discreto sistema di intrattenimento. Chiaro, intuitivo, e con comandi che funzionano bene.
Non ha mai funzionato la funzione “mappa”, rimasta inchiodata a Londra per tutto il tragitto. Non è presente invece la funzione “aerial camera”, ormai largamente diffusa – ed apprezzata – dai passeggeri.


Quadro d’insieme della cabina business.

in questa stupenda foto artistica si vede come il telecomando sia inserito in un alloggiamento del bracciolo centrale, accanto ad un vano portaoggetti. Il telecomando è molto ben fatto e funzionale, a differenza ad esempio di quello dell’orrido IFE del 777 AZ.


Spazio appena sufficiente, come dicevo, tra le due fila. Con l’accavallata della gamba, anche per i magrolini come me, si arriva quasi alla plancia.


Il bracciolo centrale non è molto largo, e di conseguenza con la presenza di due passeggeri, non c’è molto spazio per gli oggetti di entrambi.
Comodo il tavolo inserito nel vano verticale, ampio e stabile una volta estratto.


La fila centrale, vista dal mio sedile.


Amenity Kit. Non l’ho aperto, quindi non vi so dire cosa vi sia all’interno. La confezione è tuttavia ben fatta, e la cerniera sembra solida.


Viene servita la cena. Tovaglia, e poi vassoio con tovaglia e antipasti già disposti. Due panini, di cui uno con semi molto buono, in un insieme nel complesso gradevole e ordinato.
Non viene servito il menù, che è a mio avviso un elemento necessario per una moderna business di qualità.


L’insalata è composta da un letto di rucola e da fette di pomodoro. Fresca e saporita.


Condimento di olio e aceto balsamico “ad agitazione”, e kit sale e pepe in porcellana con disegni etnici. Molto carini ed eleganti.


Posateria insufficiente. Almeno un’altra forchetta e coltello sono a mio avviso indispensabili.


Il vero neo del pasto è questo … coso. Sembra una Manzotin delle razioni K, orrida e fetente. Il blob marrone a ore 12 risultava compatto al tatto, ed quindi rimasto dov’era, così come il cetriolo, che è una delle poche verdure che odio (a differenza di falkux, che per i cetrioli ha invece una vera passione).
Ho fatto quindi una specie di bis di insalata e pomodorino.


La scelta dei vini è alquanto limitata. Tra i due offerti ho optato per uno sudafricano, non male, ma nemmeno straordinario. La seconda scelta non me la ricordo nemmeno più.


Tre pietanze nella scelta del “main course”, invece, tutte molto allettanti. Scelgo il salmone, servito con riso allo zafferano e verdure, e accompagnato da verdure alla piastra.
Molto buono.


A seguire, la scelta, è tra frutta, dolce o formaggio. Scelgo quest’ultimo, che mi dimentico di fotografare, e di cui vi beccate quindi solo i resti. Si trattava comunque di un pezzetto di camembert, e di un piccolo cubetto di un formaggio inglese, entrambi molto buoni. Accompagnati da gallette.
Per concludere thè verde.


La foto non rende, ma l’effetto notte della cabina è molto gradevole, con una luminosità soffusa blu assolutamente piacevole.
La cabina del 787 è straordinariamente silenziosa, inoltre, e mi faccio quindi un breve ma piacevole sonno.


Sogno di leggere un TR di Sokol, e mi sveglio agitato di soprassalto, con la luce che invade ormai la cabina.
Un elemento di grande innovazione del 787 sono i finestrini. Enormi, oblunghi e senza tendine. C’è infatti un pulsante, sotto l’oblò (ebbene sì, io lo chiamo ancora così), che consente di brunire la visuale, rendendo la luce solare praticamente inefficace all’interno.


Guardate che incredibile differenza!


Altra particolarità del 787 è quella delle wingtips, all’estremità di un’ala già di per sé orientata verso l’alto.


In avvicinamento ormai ad Addis Abeba, sotto di noi scorrono uadi e ambe (ripidi canyon e piatti altopiani), elementi caratteristici e stupendi del panorama etiopico.


Ancora un po’ di paesaggio etiopico …


… che nell’altopiano di Addis Abeba è caratterizzato da terre fertili, popolate da agricoltori ed allevatori che vivono in piccoli villaggi. Dove l’abitazione tradizionale è il “tukul”, realizzato su pianta circolare e tetto conico. Come la casa di falkux a Pavia.


Ultima virata prima di Addis, e poi via in finale.


Dove ci mangiamo tutta la pista, sino alla fine.


Il raccordo della pista permette una lunga carrellata prima dell’area tecnica, e poi di quella cargo, dando una sbirciata a tutto ciò che succede in casa Ethiopian.


I 757 passeggeri mi sembra di capire siano sul viale del tramonto. Se non ho letto male la rivista di bordo, ne sono rimasti solo 4.


Anche quello qui dietro non sembra prossimo a riprendere il volo.
Molto eleganti questi piccoli aerei della scuola di volo Ethiopian, che se non sbaglio sono dei Diamond.


La linea cargo è invece montata su tre coppie di aerei. Gli MD-11F, …


… i 757F e i 777F.


Non ho idea di chi sia il proprietario di questo, che credo essere un DHC-2. Ingrandendo la foto, si legge sul portello che l’aereo è utilizzato per l’irrorazione di insetticidi anti-locuste, che qui danno ancora l’idea che cosa si intendesse per “piaga” nell’Antico Testamento.


Il piazzale a sinistra dell’aerostazione ospita tutto il traffico nazionale, con gli immancabili ed infaticabili DHC-8, che ho preso tante volte per andare in ogni angolo del paese.


Altra torre, con tanto di nome del posto.


E finalmente arriviamo alla moderna aerostazione, dove ci parcheggiamo alla destra di un 757.


Ultima carrellata di foto prima di lasciare l’aeroporto. La linea di questo aereo è veramente bella e innovativa.


E’ impressionante, per quel che mi ricordo delle foto che ho visto, la somiglianza con l’A-350.


Ed eccolo qui in tutta la sua interezza e bellezza.


Ciao bello! Che dire, nel formulare un giudizio? Ottimo prodotto, nel complesso, sebbene qualche accortezza qua e là potrebbe migliorare notevolmente l’offerta.
Non ho viaggiato sui loro 777, ma credo siano simili al 787. La vera pecca di Ethiopian sono i 767 e i 757. Mentre questi ultimi sono destinati ad uscire presto, mi sembra di capire, per i 767 (con cui ho volato al ritorno) è imperativamente urgente una brutale rottamazione degli interni con una più moderna configurazione.
Il servizio e l’offerta con il 787 prendono un 8, forse anche 8 e mezzo. E l’immagine complessiva è quella di una compagnia in forte espansione e costante attenzione al cliente.


Un po’ lugubri, anche se assolutamente necessari, i controlli anti-ebola.

Ciao, a si biri!
 

straniero

Utente Registrato
18 Settembre 2012
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90
Molto bello! peccato per il catering, decisamente. Il 787 dev'essere davvero un bell'aereo, sto cercando in tutti i modi di fare un giro per lavoro che lo preveda ma è dura.
 

mauro.

Bannato
26 Maggio 2010
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0
Molto interessante con precise e complete descrizioni; resta l'enigma "amenità kit" ma me ne farò una ragione.
Una J su un 787 non full flat mi pare però una grave carenza.
Ho anche molto apprezzato le scarpe nere che dopo le 19 sono un must. ;)
Il ritorno con 76?
 

nicolap

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magna...magna...
Sapere che una compagnia aerea ti mette in mano un aereo, e soprattutto dei passeggeri, mette i brividi.

Gradita anteprima il 787 di Ethiopian anche se dalla business di un aereo nuovissimo mi aspettavo molto ma molto di più. Per non parlare del catering.
Effettivamente è un po' poco per un aereo nuovo, ma è in ogni caso un significativo passo avanti rispetto allo stato dei 767. Sono curioso di provare i 777.

Molto bello! peccato per il catering, decisamente. Il 787 dev'essere davvero un bell'aereo, sto cercando in tutti i modi di fare un giro per lavoro che lo preveda ma è dura.
Non bello, bellissimo.

A si biri cun salludi!
:)

molto interessante, grazie e complimenti. Esiste un offerta di catering etnico?
In economy, il riso con il pollo che servono (servivano?) era un piatto etiope.

Veramente molto molto interessante.
Grazie!
Qualche foto OT, anche scattata in precedenti occasioni?
Adesso cerco di aggiungere qualche foto del passato.

Bel TR. Un po' scarno il catering, ma magari l'idea è quella di un pasto leggero per lasciare più tempo per riposare.
Il volo effettivamente è corto, e se aspetti la cena dormi poco.

Foto del volo di ritorno?
No. Non ero da solo e non le ho fatte, anche perchè mi sembra che business del 767ET già fosse stata postata da qualcuno. O sbaglio?
Aggiungici che ho praticamente chiuso bottega praticamente a portellone ancora aperto.

Molto interessante con precise e complete descrizioni; resta l'enigma "amenità kit" ma me ne farò una ragione.
Adesso lo apro e ti faccio le foto :)

Una J su un 787 non full flat mi pare però una grave carenza.
Verissimo, purtroppo. E tutta un'altra cosa.

Ho anche molto apprezzato le scarpe nere che dopo le 19 sono un must. ;)
Mica sono il prez io! :D

Il ritorno con 76?
763, sfortunatamente.

ottimo lavoro! thanx
grazie.
 

nicolap

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Un po’ di foto OT alla rinfusa, in anni e periodi diversi.

Aeroporto di Gondar, 2002 (credo).


Stesso posto, 2011 (aricredo).


Axum, 2010. La spianata degli obelischi, con quello (al centro) appena riconsegnato dall’Italia.


L’obelisco sgraffignato dagli italiani nel ’36, e sino al 2009(?) rimasto davanti alla FAO a Roma.
Mai nessuno che ricordi come l’Italia, unica tra le ex potenze coloniali, almeno qualcosa ha restituito di quello che s’erano fregati.


Axum, 2010. Matrimonio locale. Lui normale, lei abbastanza carina …


… amica della sposa gran topona.


Questa credo sia Makalle.


Ancora Axum, dopo la visita di Malboroli.


Axum, piazza centrale, 2005. Qualla sotto l’albero dovrebbe essere una FIAT 110.


Anche questa dovrebbe essere Makelle. Architettura coloniale italiana.


Quesat è una cosa stranissima cui ho assistito nel 2011. Il portiere dell’albergo mi dice “lo sa che stanotte facciamo la processione per l’Arca dell’Alleanza?”. Sveglia alle 4, discesa al buio alla spianata e incredibile processione cantata con Arca portata a spalle, e rigorosamente coperta.


Ancora cerimonia.


All’alba, nella chiesa dove l’Arca è tornata al suo posto. Nessuno la può vedere, tranne il custode.


Arichiesa e ariarca.


Vicino ad Adua, 200boh.


Adua, croce commemorativa della legnata presa da Baratieri contro ras Makonnen.


Monastero di Debre Damo, dove si sale con un corda, tirata dai monaci dall’alto. Momento della negoziazione non verbale con il monaco che mi dovrebbe tirare su.
Ne serviranno altri due.


segue …
 

nicolap

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Gondar, uno dei posti più belli dove sia mai stato. Ogni volta che ci torno mi dà la stessa sensazione di stupore della prima volta. Posto magico.

La città, vista dalla collina dove di solito vado in albergo. È ben visibile l’architettura di stile fascista che caratterizza i palazzi del centro.


Il castello, un tempo sede del comando italiano. Un posto incredibile, non a caso tutelato dall’UNESCO.


Mercato, venditrice di carbone vegetale.


Monastero, con i suoi particolari affreschi.


Particolare degli affreschi.


Il castello di Gondar. Da vedere, non sono parole per descriverne la bellezza.


Ancora castello


E ancora


E ancora


Palazzo della guardia, sempre nel compound del castello.




Le torri.


Uno dei saloni all’interno


Centro vecchio. Il palazzo delle Poste, chiaramente di origine italiana.


Questo non mi ricordo cosa fosse. Ma era bellissimo.


Giardino del posto di prima, con radici secolari che hanno invaso i muri.


Tramonti d’Africa. Non si possono descrivere a parole.


Il duro lavoro serale, sulla terrazza dell’albergo.