Thread Linate 14 gen/15 feb


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sarrebal

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9 Novembre 2005
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New York, NY, Estero.
Bene cosi'.
Sabelli e Colaninno finalmente dicono quello che e' ovvio da 11 anni. Se vuoi Malpensa hub devi chiudere Linate.
Ora finalmente e' stato detto chiaramente, altrimenti tutto a Roma.
Liberalizzino pure tutte le rotte al mondo e pure quelle sulla luna, vedremo quante compagnie verranno a fare l'hub.
L'hub non lo fanno gli enti locali e le societa' di gestione (che devono solo regolamentare e fornire infrastrutture ai fini dell'hub). L'hub lo fanno le compagnie aeree.
CAI ha detto pubblicamente che non lo fara' se non si chiude Linate.
LH non lo ha detto pubblicamente, ma sono sicuro che lo ha detto privatamente.
Ma i politici han detto che preferiscono tenere quel cesso immondo perche' si risparmiano 20 minuti di strada. Scelta legittima, per carita'. Poi pero' non vengano a chiedere le rotte intercontinentali. Vedremo a fine anno i numeri COMPLESSIVI del sistema aeroportuale milanese (senza neppure considerare la qualita' dei collegamenti) e poi vedremo chi ha ragione.
 

dario abbece

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2 Ottobre 2008
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milano
Alitalia: 70% imprenditori preferisce treno per Milano-Roma
di ANSA
Camera Commercio, dopo Freccia Rossa valutare destino Linate
(ANSA) - MILANO, 19 GEN - Oltre il 70% degli imprenditori milanesi ha dichiarato di voler utilizzare i treni ad alta velocita' per raggiungere Roma. E' quanto emerge da un sondaggio della Camera di Commercio del capoluogo lombardo negli ultimi giorni, dopo oltre un mese di servizio del nuovo collegamento ad alta velocita'.Con l'entrata in funzione del Freccia Rossa 'bisogna valutare attentamente il destino e le potenzialita' della proposta di ridimensionare Linate in questi termini'.
 

EK412

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12 Gennaio 2008
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Milano, Lombardia.
Sangalli e Boselli incommentabili.

Bonomi si nasconde dietro a frasi paravento più da democristiano che da leghista indurito. E quando la stessa cosa gliela chiederà Lufthansa che risponderà? Ancora "Abbiamo altri progetti..." o cos'altro ???

Concordo con Malpensante sulla pirlocrazia.
Premesso che Lufthansa non penso chiederà la stessa cosa (chiusura o limitazione alla RM-MI, infattibile a livello giuridico comunitario), se la risposta sarà quella, la controrisposta tedesca sarà quella di togliere in massa ogni singolo volo fatta eccezione di quelli per per la Germania.

Ho sufficiente fiducia in Bonomi e Mayrhuber per credere che la risposta sarà (o sia stata, in privato) di tutt'altro genere.
Il futuro di SEA e del sistema aeroportuale milanese sono in mano a questi due personaggi. Alitalia ormai è tagliata fuori, fatto salvo il suo testardo aggrapparsi a Linate, che - volendo - può venir meno facilmente.
 

dario abbece

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2 Ottobre 2008
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milano
Milano, 19 gen. (Apcom) - Sul futuro di Linate "bisogna lavorare, sedersi ai tavoli e approfondire, non servono gli slogan". Lo ha detto Salvatore Mancuso, vicepresidente della nuova Alitalia e azionista della compagnia tramite il fondo Equinox, in merito alle perplessità e preoccupazioni sollevate dagli imprenditori lombardi per l'eventuale ridimensionamento dell'aeroporto di Forlanini. "Non sono cose che si decidono in un giorno, si tratta di scelte industriali", ha aggiunto, a margine dell'assemblea straordinaria degli azionisti di Alitalia.
 

kernel

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16 Novembre 2005
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Milano, Lombardia.
Premesso che Lufthansa non penso chiederà la stessa cosa (chiusura o limitazione alla RM-MI, infattibile a livello giuridico comunitario), se la risposta sarà quella, la controrisposta tedesca sarà quella di togliere in massa ogni singolo volo fatta eccezione di quelli per per la Germania.

Ho sufficiente fiducia in Bonomi e Mayrhuber per credere che la risposta sarà (o sia stata, in privato) di tutt'altro genere.
Il futuro di SEA e del sistema aeroportuale milanese sono in mano a questi due personaggi. Alitalia ormai è tagliata fuori, fatto salvo il suo testardo aggrapparsi a Linate, che - volendo - può venir meno facilmente.

Magari non vol dire nulla ma questi voli LHI che fine hanno fatto? Io non vedo in giro più pubblicità a riguardo e Cadorna è addobbata in stile U2 non LHI...
Io temo molto che l'utente medio non sappia manco che esistono quei voli...
 

Eliogabalo

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15 Aprile 2008
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platinum city
Ovvio, avendo dei Q.I. da bambino dell'asilo possono solo partorire idee da bambini dell'asilo.

E il peggio è che gli si ritorcerà tutto contro perché pensano di avere a che fare con la vecchia AZ. La guardano con aria di sufficenza...
gli si ritorce peggio di come gli è andata in questi ultimi dieci hanni ?
riuscendo a distruggere tutto ciò che han toccato
sarebbe difficile per tutti ma probabile per loro se continuano così
 

goafan

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Analisi: "Aeroporti, la politica del tutti contro tutti non paga"

Aeroporti, la politica del tutti contro tutti non paga

sergio luciano
Un decreto Burlando, tre decreti Bersani e un decreto Treu: ovvero, "Linate, all'inferno e ritorno". Per capire quale colossale pasticcio politico-economico sia riscoppiato sul settore aeroportuale italiano dopo l'accordo della «nuova» Alitalia con Air France e per quale ragione è inverosimile che se ne esca bene (e che la Lega abbia partita vinta nella sua pur comprensibile difesa di Malpensa), bisogna tornare con la memoria al 1998, quando l'attuale governatore della Liguria, Claudio Burlando, era ministro dei Trasporti del governo D'Alema, e partecipò validamente alla migliore trattativa mai fatta dalla vecchia Alitalia * allora guidata da Domenico Cempella, a sua volta il miglior capo azienda mai transitato in via della Magliana * con la compagnia di bandiera olandese Klm.
L'Alitalia, che grazie agli ottimi accordi sindacali fatti nel '96 da Cempella con il sindacato piloti e gli altri sindacati veniva da ben due anni consecutivi di bilanci in attivo, era un partner che faceva gola. E gli olandesi le si allearono volentieri, comprandone una quota di capitale e prenotando un'alleanza strategica che avrebbe dovuto condurre a una completa fusione, dove il ministero del Tesoro italiano e i soci di controllo della compagnia olandese avrebbero avuto una sostanziale parità di controllo. A una condizione: che Alitalia puntasse su Malpensa, facendone veramente quell'aeroporto di smistamento intercontinentale (in gergo: hub) che Fiumicino non era (allora) e che si sarebbe potuto perfettamente integrare, secondo gli olandesi, con il traffico gestito dall'aeroporto di Amsterdam, Shipol, efficientissimo ma saturo.
Affinché ciò avvenisse, era necessario che Alitalia trasferisse da Fiumicino a Malpensa la sua base di armamento (lo scalo, cioè, dove una compagnia mantiene parcheggiata la maggior parte degli aerei quando non volano, ne fa la manutenzione eccetera) e che Linate si riducesse a puro aeroporto cittadino, cedendo a Malpensa i propri voli da e per le capitali europee e i principali capoluoghi di regione italiani. Esigenza ovvia: se i cittadini campani, o siciliani o baresi fossero arrivati a Fiumicino o Linate e non a Malpensa dalle loro città di partenza avrebbero cercato di proseguire verso New York o Tokyo o San Paolo direttamente da quegli scali, senza sobbarcarsi l'ulteriore e lungo trasferimento da Fiumicino o Linate a Malpensa.
Quel famoso primo decreto Burlando prescriveva quindi che, nel giro di pochi anni, Linate avrebbe potuto conservare solo i voli-navetta per e da Roma. E prevedeva che da questa dieta dimagrante forzata di Linate, Malpensa avrebbe tratto nuovo spazio. Apriti cielo. Se il decreto piacque alla Sea * la società che gestiva sia Linate che Malpensa * e al Comune di Milano, che con la Regione Lombardia controlla appunto la Sea, non piacque affatto ai milanesi, per il quale il vicinissimo scalo di Linate era ed è molto più comodo di Malpensa, lontano 55 chilometri (130 euro, oggi, in taxi!) mal collegato via treno (una corsa ogni mezzora) e scomodo anche al suo interno.
Accadde quindi che da una parte gli enti locali di Roma (sindaco Francesco Rutelli) e del Lazio (governatore Francesco Storace) si schierarono contro il decreto Burlando, per tutelare il traffico su Fiumicino contro la prospettiva che il trasloco di Alitalia a Malpensa impoverisse lo scalo romano; la società Aeroporti di Roma, che gestiva Fiumicino, fu privatizzata, e venduta ai Benetton e alla famiglia Romiti, i quali ovviamente si schierarono a tutela dell'ormai loro aeroporto; infine anche la stessa Sea che, con il Comune di Milano e la Regione Lombardia era stata inizialmente favorevole all'accordo, iniziò una prudente retromarcia per la paura dei politici locali di scontentare i loro elettori.
Avvenne, insomma, che con tre successivi decreti il ministro Pierluigi Bersani, che subentrò a Burlando, e poi il ministro Tiziano Treu che gli si avvicendò, smontarono completamente il primo decreto; quindi Linate conservò tutti i suoi voli; e all'Alitalia l'opposizione sindacale al trasferimento di gran parte del personale da Roma a Milano scatenò tante agitazioni ,inducendo tanti sovra-costi (trasferte pagatissime, alberghi di prima categoria, taxi, autonoleggi eccetera), da mandare all'aria l¹intero progetto. Risultato: la Klm decise di recedere da quel fidanzamento con una promessa sposa assolutamente inaffidabile come si era dimostrata Alitalia. E, pur di mollarla, pagò una profumata penale con cui Alitalia imbellettò il bilancio 2001.
Oggi, a distanza di dieci anni, siamo esattamente al punto di prima: Air France chiede all'Alitalia una scelta secca: o Fiumicino o Malpensa. I politici lombardi e laziali sono schierati l'uno contro l'altro. Alitalia si dice pronta a scegliere Malpensa, come le chiede il governo, a patto che Linate chiuda (visto che oggi, con l'alta velocità ferroviaria, la meno gettonata navetta Milano-Roma non basterebbe a farlo funzionare). Ma di chiudere Linate nessuno osa parlare. E si sa che Air France, e quindi Alitalia, preferiscono in cuor loro di restare imperniati a Fiumicino. Insomma: niente di nuovo, e niente di serio.
Per disciplina di schieramento, la Lega dice di credere a un futuro autonomo di Malpensa anche senza Alitalia, in quanto i voli «saranno liberalizzati». Ma è una fiducia mal riposta, in quanto non basta la volontà di questa o quella compagnia aerea straniera, come per esempio Lufthansa, per spostare da Roma a Malpensa determinati voli, senza la corrispondente disponibilità degli Stati dai quali o per i quali quei voli partono. E in un quadro del genere, la politica commerciale della compagnia di bandiera, in questo caso la nuova Alitalia co-gestita dall'Air France pesa moltissimo sulle scelte degli stati stranieri.
Per dare a questa o quella compagnia straniera gli spazi che si libereranno a Malpensa occorrerebbero degli accordi statali bilaterali che senza il consenso delle rispettive compagnie di bandiera non quagliano mai.
La Lega non porterà a casa in concreto lo sbandierato risarcimento per Malpensa, la Sea avrà un grosso problema aziendale per far funzionare sia Malpensa che Linate, con meno voli Alitalia di oggi; e non è detto che alla lunga Air France consenta sempre che i voli Alitalia privilegino Fiumicino rispetto agli aeroporti francesi. Quindi, se il giudizio sull'utilità per il sistema Paese dell'operazione "Alitalia privata" va tenuto in sospeso, quello sul suo impatto sul sistema aeroportuale italiano può già essere dato: sarà un impatto decisamente negativo. E non è colpa di Air France, ma della mancanza di una qualunque politica nazionale dei trasporti in Italia. Da vent'anni a questa parte, a dir poco.

Sergio Luciano è direttore di Panorama Economy.

IL SECOLO XIX

CIAO
_goa
 

almetano

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7 Novembre 2005
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Pianeta Terra
la pianificazione del sistema aeroportuale avrebbe aiutato la compagnia di bandiera e non l'avrebbe esclusivamente subita, come si evince dall'articolo

mi spiace non si faccia riferimento a tutte le società aeroportuali comunali che vogliono il Londra, il New York e adesso anche il Miami... anche quello deturpa il sistema aeroportuale, altro che Malpensa e Fiumicino
 

setIRSposition

Moderatore
6 Novembre 2005
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272
Giusto per dovere di cronaca, riporto parte dell'intervista ad Antonio Tajani, pag. 3 dell'edizione odierna di LiberoMercato. Qualcuno aveva scommesso su di lui?

Ricordo che il soggetto in questione è vice-presidente della Commissione Europea, nonché Commissario Europeo ai Trasporti e alle Infrastrutture.

 

Michele-TRN

Bannato
7 Novembre 2005
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Torino
Gli articoli di questi giorni sono assolutamente disarmanti, e mettono a nudo un'incompetenza e inadeguatezza della classe politica in materia aeronautica che ha dell'incredibile (e che produce solo danni!).

Non sono un fan di MXP, ma da contribuente trovo assurdo aver speso vagOnate di € per costruire un aeroporto nuovo, per mantenere in vita un aeroporto vecchio e fatiscente come LIN. La logica industriale imporrebbe di concentrare il traffico su un solo scalo, fare sinergia di personale, attività, servizi... e invece si tiene in vita un aeroporto che toglie linfa vitale all'hub che non decolla... Il tutto nella convinzione che Milano non può essere da meno di Londra e quindi può permettersi tranquillamente di alimentare 3 scali (contando BGY), convinti che LH riuscirà tranquillamente a basare le agognate 60 macchine a MXP mentre AZ & co. continuano a fare hub su LIN, anzi convinti che LH da MXP distruggerà (?!) AZ su LIN.

A guardare le foto dei WB in batteria nei vari hub europei viene da mangiarsi le mani: è incredibile che il Nord Italia con la ricchezza che produce non sia stato in grado di realizzare quanto le altre aree ricche dell'Europa hanno fatto in materia di aviazione civile, continuiamo ad alimentare gli hub stranieri e a fare la fortuna delle major europee, il tutto grazie ai nostri lungimiranti amministratori.
 

malpensante

Bannato
6 Novembre 2005
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bel paese là dove 'l sì suona
ILSOLE24ORE.COM
A Linate solo il Milano-Roma

di Marco Alfieri e Marco Morino

20 gennaio 2009

Malpensa hub solo in cambio di un Linate piccolo piccolo, limitato alla navetta Milano-Roma. Ma gli imprenditori milanesi non ci sentono. E anche il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, punta i piedi: «Un conto è razionalizzare, un conto è mortificare Linate».

L'alternativa/capestro non è nuova ma ieri è stata ribadita dai vertici di Cai, Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, al consiglio straordinario della Camera di commercio di Milano riunito al gran completo. «Colaninno e Sabelli hanno riconosciuto il ruolo di Malpensa non solo per l'economia lombarda e del nord, come hub di interesse nazionale», ha commentato il presidente della CdC ambrosiana, Carlo Sangalli. «Il previsto aumento dei voli intercontinentali di Alitalia da 3 a 14 è un passaggio incoraggiante. Ma c'è il problema di Linate, il suo ridimensionamento suscita forti perplessità e preoccupazioni» fissa i paletti Sangalli.

L'incontro con le imprese
Al consiglio allargato dell'ente camerale hanno partecipato anche Gaetano Miccichè, responsabile Corporate di Intesa-Sanpaolo e Salvatore Mancuso, l'ex presidente del Banco di Sicilia in rappresentanza dell'azionista di Alitalia Equinox. Secondo Mancuso, ieri mattina «si sono sciolti quasi tutti i nodi e finalmente si stanno chiarendo le cose». In particolare, dal lato squisitamente industriale, i vertici di Cai avrebbero ribadito la maggior redditività del mercato padano sul lungo raggio, rispolverando le simulazioni fatte nel Piano Fenice su sei rotte tipo (New York, Tokyo, Buenos Aires, San Paolo, Boston e Chicago). Dai calcoli, Alitalia da Malpensa avrebbe un ricavo medio sui passeggeri dei voli intercontinentali del 20% più alto rispetto a Fiumicino.

Peccato ci sia di mezzo il macigno Linate. Paradossalmente «Sabelli è stato di grande onestà intellettuale, ripetendo quanto aveva già detto a Roma la scorsa settimana, ossia che per Alitalia Malpensa è una priorità, ma bisogna chiudere Linate», tassativo, spiega il presidente di Sea, Giuseppe Bonomi, presente anche lui al "plenum" di ieri mattina. Un aut aut talmente complicato e stretto nei tempi (la nuova Alitalia chiede il sacrificio di Linate entro la prossima stagione estiva) da sembrare quasi una scusa ex post per non investire sullo scalo varesino (facendo al contempo fuoco di sbarramento ad eventuali competitor come Lufthansa). Ipotesi contro cui si schiera praticamente tutta l'imprenditoria ambrosiana. «Malpensa hub con un Linate come ora ce lo sogniamo» ragiona il presidente della Camera della Moda, Mario Boselli. «Noi però non possiamo rinunciare al Forlanini che funziona bene in vista di una futura meravigliosa Malpensa. Non possiamo rinunciare al certo per l'incerto» aggiunge Boselli.

«È inaccettabile la previa limitazione del Forlanini», avrebbe insistito il presidente di Assolombarda Diana Bracco. «Prima Cai cominci a investire su Malpensa, e poi contestualmente si discute di un ridimensionamento di Linate. Chiediamo insomma a Cai un impegno per l'economia che ruota intorno allo scalo di Malpensa. È infatti indispensabile che in vista dell'Expo 2015 si possa contare su un'infrastruttura adeguata alla gestione e alla valorizzazione di un evento di tale portata». Il rilancio di Malpensa? «Passa attraverso il completamento delle infrastrutture che permettono l'accessibilità all'aeroporto», aggiunge però Sangalli, in questo in linea con le stesse richieste di Lufthansa (che pone anche la questione di un ridimensionamento di Linate per investire massicciamente sullo scalo varesino). E poi, chiosa il presidente della CdC, con l'entrata in funzione del Freccia Rossa, «oltre il 70% degli imprenditori milanesi ha dichiarato di voler utilizzare i treni ad Alta velocità per raggiungere la capitale». Per questo «bisogna valutare attentamente la proposta di ridimensionare Linate in questi termini». Il rischio, infatti, è che nello scalo cittadino non restino nemmeno quei 2 milioni di viaggiatori che oggi fanno la navetta con la capitale.

Dal governatore
Nel tardo pomeriggio Colaninno e Sabelli si sono trasferiti al Pirellone, sede della Regione Lombardia. Ad attenderli Roberto Formigoni accompagnato dall'assessore Raffaele Cattaneo. Terminato l'incontro, Formigoni riassume i termini della questione: «La proposta di Alitalia è quella di ridurre Linate solo alla navetta Milano-Roma. A questa soluzione non siamo favorevoli, un conto è razionalizzare, un conto è mortificare Linate». Circa il prospettato declassamento di Linate alla sola navetta con Roma, Formigoni ricorda ai vertici Cai-Alitalia che una simile prospettiva era già stata bocciata dall'Unione europea nel giugno del '98. E a fronte della riproposizione del vecchio piano Fenice, la nuova Alitalia e Regione Lombardia hanno deciso di istituire una commissione di lavoro. Se non funzionasse, Formigoni ribadisce che punterà su «un piano di liberalizzazione dei voli nazionali e internazionali».
 
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