Autobus, aerei, ponti, autostrade. Quale sarà il ruolo della Cassa depositi e prestiti con il nuovo esecutivo è ancora poco chiaro ma assume, invece, un ruolo sempre più predominante nei pochi sprazzi di politica industriale gialloverde fin qui prodotti Ferrovie dello Stato. È stata in effetti una delle prime aziende pubbliche a ricevere, anche in tempi piuttosto celeri, il marchio del Governo del Cambiamento con la cacciata dell'amministratore delegato di nomina renziana Renato Mazzoncini e l'arrivo al vertice di Gianfranco Battisti: uomo che conosce bene le Ferrovie, già ad di Fs Sistemi Urbani e al vertice della Divisione Passeggeri di Trenitalia quando venne avviata l'Alta Velocità, è stato scelto dal Movimento 5 Stelle per riportare le ferrovie italiane a misura di pendolare, con investimenti puntati principalmente sul trasporto regionale dopo anni di risorse spese sulla rete AV.
L'attenzione rivolta ai problemi locali dei viaggiatori non esonera però il Governo dal tirare Fs in ballo su tutte le questioni industriali e infrastrutturali più o meno gravi e impellenti. Ferrovie potrebbe entrare in Alitalia, Ferrovie (via Italferr) potrebbe entrare nella ricostruzione del Ponte Morandi di Genova, Ferrovie (via Busitalia) potrebbe entrare nel capitale di Industria Italiana Autobus. Tutti dossier al vaglio del Governo gialloverde mentre ancora non è chiaro come voglia risolvere il groviglio relativo alla fusione con l'Anas: il ministro dei Trasporti Toninelli ha assicurato che entro l'anno le due partecipate torneranno ad essere aziende distinte, dopo il frettoloso ingresso della società autostradale guidata da Gianni Armani in Fs decretato a dicembre scorso dal Governo Gentiloni ormai in scadenza. Per ora il futuro dell'azienda che gestisce 26mila chilometri di autostrade italiane resta un'incognita. Sulla questione Battisti non si è sbilanciato, parlando di "un'operazione conclusa, già da gennaio Anas è un azienda del gruppo", ha detto al Forum Ambrosetti di Cernobbio.
Lo stesso ad di Ferrovie è però consapevole del ruolo che spetta alla sua azienda, soprattutto ora che è tornato in voga nel dibattito pubblico l'intervento dello Stato nelle crisi industriali. L'ultimo esempio è il più calzante: "Il Mise ha ricevuto ufficialmente una manifestazione d'interesse da parte di Ferrovie dello Stato ad entrare nella compagine societaria di Industria Italiana Autobus", ha annunciato Di Maio. Da tempo IIa (450 dipendenti), nata dall'accorpamento della ex Bredamenarini di Bologna e l'ex Irisbus di Avellino, è sull'orlo del crac: lavoratori in cassa integrazione, piani industriali disattesi e produzione ai minimi, per di più delocalizzata in Turchia alla controllata Karsa. I sindacati hanno quindi salutato con favore l'interesse di un colosso come Fs, attraverso la sua controllata per il trasporto pubblico su strada, Busitalia. Un'operazione che ricorda molto quella fatta nel 2012 a Firenze - quando Busitalia allora guidata da Mazzoncini, rilevò l'Ataf, l'azienda di tpl del capoluogo toscano, allora guidato da Matteo Renzi. D'altronde il piano industriale di Fs ereditato da Battisti punta al 25% del trasporto locale entro il 2026. Busitalia affiancherà quindi Leonardo, già presente nell'azionariato di IIa.
Ferrovie sarà "probabilmente" chiamata, poi, a fare la sua parte nella ricostruzione del Ponte Morandi di Genova insieme a Fincantieri. Lo farà attraverso la sua controllata al 100% Italferr, azienda specializzata nella costruzione di infrastrutture per l'Alta Velocità la cui competenza ingegneristica decennale si è rivelata, forse in maniera un po' tardiva, indispensabile ai piani del Governo, irremovibile finora nell'impedire alla famiglia Benetton di "toccare pietra" del nuovo ponte. Fincantieri, leader mondiale nella cantieristica navale, ha però una controllata nata meno di due anni fa, Fincantieri Infrastructure, che non ha nel suo curriculum opere di dimensioni simili o pari al Ponte Morandi. Come riporta Start Magazine, al momento la controllata di Fincantieri lavora alla costruzione di quattro ponti ad arco in Belgio, due di 123 metri e due di 128 metri, oltre a un altro ponte sul Ticino. È chiaro che difficilmente il Governo potrà procedere all'affidamento diretto dei lavori alla "giovane" Fincantieri Infrastrucutre per rifare un ponte lungo 1,2 chilometri senza affiancarle un partner di standing elevato nel settore. Autostrade per l'Italia non lesina i suoi appelli al Governo per fare la sua parte ma il MiT, pur di non cedere all'insistenza di Atlantia, ha fatto intendere un ruolo quasi certo di Italferr.
Molto probabile è infine l'ingresso di Ferrovie in Alitalia. Toninelli non ne fa mistero - tenendo però il riserbo sulla percentuale di capitale che Fs potrà rilevare - anche perché i tempi sono ormai stretti: il 31 ottobre è il termine per la procedura di vendita dell'ex vettore di bandiera, ed entro il 15 dicembre va restituito il prestito ponte di 900 milioni. I rumors dicono che Ferrovie potrebbero entrare nel capitale con una quota fino al 30% ma "di percentuali non si è ancora parlato", ha tagliato corto Toninelli, ammettendo però che si sta ragionando su Fs: "È un partner strategico per Alitalia" e di sinergie tra le due società "ce ne sono eccome". Stessa linea dell'amministratore di Fs Battisti che da Villa d'Este si è detto pronto a fare la sua parte, viste le "molte sinergie possibili", soprattutto in un'ottica di "messa a sistema" dei trasporti. Messa a sistema che non conosce confini: dai binari alle strade, fino al cielo.
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/13/un-braccio-armato-di-nome-fs_a_23526107/