Interessante. Tratto da teleborsa.it editoriale di Fabio Michettoni
L'Alitalia non sa più volare.
Ha smesso parecchi decenni fa. La sua peculiarità migliore, adesso, è quella di bruciare continuamente cassa. Precisamente 270 mln di Euro nel 1° semestre 2009.
La nuova compagnia di cordata, meglio dire una piccola cordata di compagni di merende, era partita male e stante la situazione economica generale era molto difficile avere belle speranze a breve. Ma da qui, a ipotizzare sei mesi fa una perdita di oltre 270 mln di Euro, cosa che effettivamente è stata dichiarata dai vertici della CAI, era sicuramente più difficile.
Adesso, tenendo conto che, per tamponare il buco pauroso creatosi in questi pochi mesi di attività, si prospetta ancora l'intervento governativo, questa volta dalla Cassa Depositi e Prestiti, ci viene da chiederci con che faccia si presenteranno gli amministratori della CAI a bussare cassa e con che faccia gli risponderanno gli artefici politici di questo scempio. Uno scempio fatto di totale disservizio per i passeggeri, senza alcun appello o beneficio del dubbio.
Alitalia o CAI, pari sono, è attualmente parcheggiata tra motorini e file di mattoni cotti al sole.
Avete presente i cimiteri dell'aviazione USA nel bel mezzo del deserto del Nevada? Beh l'Alitalia di adesso è così; in attesa di cannibalizzare qualche pezzo che ancora funziona e venderlo al miglior offerente.
Alitalia-CAI è un'operazione concepita male e partita peggio, una sorta di traghettamento finanziario su un bene statale fatto con la consapevolezza dello Stato stesso, un regalo sul modello Autostrade/Autogrill o Telecom, che porterà sicuramente benefici economici ai proponenti. Punto. Non ci saranno benefici per la collettività e questo lo si sapeva prima di cominciare. Anzi, il conto è stato già pagato in anticipo dai contribuenti. E poi il peedigree degli amministratori non ha nemmeno un bullone aeronautico a connetterne le varie componenti neuroniche, figuriamoci che razza di sapienza aeronautica è stata infusa in un ideale e prospettico piano industriale.
Il trasporto aereo ha livelli notevoli di criticità, serve gente del mestiere che sa dove piantare le bandierine, non servono finanzieri "pro domo mea". Serve passione. Serve attenzione ai valori veri. Serve gente alla Jack Welch. E' qui la sostanziale differenza che passa tra manager di valore e manager di successo. Altrimenti lo Stato avrebbe fatto miglior figura a proporre una sorta di Chapter 11. Come è stato fatto per General Motor e Chrysler.
L'Alitalia non sa più volare.
Ha smesso parecchi decenni fa. La sua peculiarità migliore, adesso, è quella di bruciare continuamente cassa. Precisamente 270 mln di Euro nel 1° semestre 2009.
La nuova compagnia di cordata, meglio dire una piccola cordata di compagni di merende, era partita male e stante la situazione economica generale era molto difficile avere belle speranze a breve. Ma da qui, a ipotizzare sei mesi fa una perdita di oltre 270 mln di Euro, cosa che effettivamente è stata dichiarata dai vertici della CAI, era sicuramente più difficile.
Adesso, tenendo conto che, per tamponare il buco pauroso creatosi in questi pochi mesi di attività, si prospetta ancora l'intervento governativo, questa volta dalla Cassa Depositi e Prestiti, ci viene da chiederci con che faccia si presenteranno gli amministratori della CAI a bussare cassa e con che faccia gli risponderanno gli artefici politici di questo scempio. Uno scempio fatto di totale disservizio per i passeggeri, senza alcun appello o beneficio del dubbio.
Alitalia o CAI, pari sono, è attualmente parcheggiata tra motorini e file di mattoni cotti al sole.
Avete presente i cimiteri dell'aviazione USA nel bel mezzo del deserto del Nevada? Beh l'Alitalia di adesso è così; in attesa di cannibalizzare qualche pezzo che ancora funziona e venderlo al miglior offerente.
Alitalia-CAI è un'operazione concepita male e partita peggio, una sorta di traghettamento finanziario su un bene statale fatto con la consapevolezza dello Stato stesso, un regalo sul modello Autostrade/Autogrill o Telecom, che porterà sicuramente benefici economici ai proponenti. Punto. Non ci saranno benefici per la collettività e questo lo si sapeva prima di cominciare. Anzi, il conto è stato già pagato in anticipo dai contribuenti. E poi il peedigree degli amministratori non ha nemmeno un bullone aeronautico a connetterne le varie componenti neuroniche, figuriamoci che razza di sapienza aeronautica è stata infusa in un ideale e prospettico piano industriale.
Il trasporto aereo ha livelli notevoli di criticità, serve gente del mestiere che sa dove piantare le bandierine, non servono finanzieri "pro domo mea". Serve passione. Serve attenzione ai valori veri. Serve gente alla Jack Welch. E' qui la sostanziale differenza che passa tra manager di valore e manager di successo. Altrimenti lo Stato avrebbe fatto miglior figura a proporre una sorta di Chapter 11. Come è stato fatto per General Motor e Chrysler.