billypaul
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mercoledì 27 luglio 2011, 08:00
Ryanair, la regina low cost lascia a terra perfino Alitalia
di Tony Damascelli
Informate l’Alitalia: quelli di Ryanair hanno messo la freccia. Ventitré milioni e mezzo, per la precisione ventitré milioni e trecentomila passeggeri, hanno usufruito, nell’anno duemila e dieci, delle offerte proposte dalla compagnia irlandese, centomila viaggiatori in meno di quella tricolore che gode di questo vantaggio per le rotte intercontinentali, altrimenti il sorpasso sarebbe già avvenuto.
E avverrà, stando alle previsioni di Michael O’Leary, capo, amministratore, portavoce, bandiera, insomma Ryanair in persona. Si vola lo stesso e si spende meno. La puntualità al decollo e all’arrivo sfiora il 93 per cento per i 773 irlandesi, percentuale che si abbassa all’80% per gli aerei di casa nostra; meglio sarebbe non dire della consegna bagagli, con relativo smarrimento, siamo a 10 contro 1, indovinate un po’ voi chi è in netto vantaggio di efficienza di servizio. I dati sono stati illustrati, perfidamente, in conferenza stampa, con l’annuncio di 7 nuovi voli su Roma, Ciampino permettendo e Viterbo sognando, considerata la nostra velocità burocratica. La qualcosa dovrebbe farci imbufalire anche perché non è che ’sti irlandesi siano il massimo della simpatia, su alcuni voli Ryanair l’accoglienza non è delle più calde, si può andare incontro a qualche cancellazione nemmeno annunciata, senza rimborso e con l’esclusione di un «sorry» da copione, c’è il caso che un bagaglio sia fuori misura per centimetri due e dunque comporti biglietto maggiorato o che il sedile non sia tra i più confortevoli ma, stando ai numeri, si tratterebbe di asterischi, piccoli incidenti di percorso in confronto a un’offerta che soddisfa il pubblico e che fa registrare una sensibile tendenza all’aumento.
Insomma mentre l’Alitalia continua a rullare, premette, promette ma alla fine non mantiene, il turista o passeggero di affari sceglie la formula migliore, immediata, garantita, a costi più vantaggiosi. La nostra compagnia di bandiera pensa ancora al prestigio, alla forma, alla tradizione ma rischia di dimenticare la sostanza: l’aeromobile deve decollare, deve volare, deve atterrare, non importa se a bordo vengono serviti gratuitamente snack, bibite e giornali, se la bellezza degli stewards e delle hostess è da isola dei famosi o se sono abbigliati dalle grandi griffe, conta la puntualità, conta il portafoglio, soprattutto quando si viaggia in famiglia e in gruppo. Ma, dicono gli avversari, gli scali, nel senso di aeroporti, sono lontani dalle capitali o dalle città più importanti. Perché Fiumicino o Malpensa sono raggiungibili a piedi da via del Corso o piazza Duomo?
Ricordo i tempi di aquila selvaggia, come era definito lo sciopero improvviso, non annunciato che bloccava i voli e dunque il lavoro. Erano i favolosi anni Settanta Ottanta, a bordo di un Milano-Londra, insieme con un illustre inviato de Il Giornale, ci venne servito il pranzo; nel menù una fetta di carne di origine e morbidezza non meglio precisate. Dopo alcuni tentativi con coltello, forchetta, serramanico, denti, cacciavite (Bin Laden era all’asilo, dunque era ancora possibile portare il necessaire a bordo) il collega convocò la hostess agguerrita, le restituì il vassoio con la seguente spiegazione: «Guardi, sia gentile, sono abituato a mangiare di tutto ma l’aquila selvaggia no, prego». Ryanair non corre nemmeno questo rischio. Alitalia invece, se non si sveglia, potrebbe fare la figura del pollo.
IlGiornale.it
Ryanair, la regina low cost lascia a terra perfino Alitalia
di Tony Damascelli
Informate l’Alitalia: quelli di Ryanair hanno messo la freccia. Ventitré milioni e mezzo, per la precisione ventitré milioni e trecentomila passeggeri, hanno usufruito, nell’anno duemila e dieci, delle offerte proposte dalla compagnia irlandese, centomila viaggiatori in meno di quella tricolore che gode di questo vantaggio per le rotte intercontinentali, altrimenti il sorpasso sarebbe già avvenuto.
E avverrà, stando alle previsioni di Michael O’Leary, capo, amministratore, portavoce, bandiera, insomma Ryanair in persona. Si vola lo stesso e si spende meno. La puntualità al decollo e all’arrivo sfiora il 93 per cento per i 773 irlandesi, percentuale che si abbassa all’80% per gli aerei di casa nostra; meglio sarebbe non dire della consegna bagagli, con relativo smarrimento, siamo a 10 contro 1, indovinate un po’ voi chi è in netto vantaggio di efficienza di servizio. I dati sono stati illustrati, perfidamente, in conferenza stampa, con l’annuncio di 7 nuovi voli su Roma, Ciampino permettendo e Viterbo sognando, considerata la nostra velocità burocratica. La qualcosa dovrebbe farci imbufalire anche perché non è che ’sti irlandesi siano il massimo della simpatia, su alcuni voli Ryanair l’accoglienza non è delle più calde, si può andare incontro a qualche cancellazione nemmeno annunciata, senza rimborso e con l’esclusione di un «sorry» da copione, c’è il caso che un bagaglio sia fuori misura per centimetri due e dunque comporti biglietto maggiorato o che il sedile non sia tra i più confortevoli ma, stando ai numeri, si tratterebbe di asterischi, piccoli incidenti di percorso in confronto a un’offerta che soddisfa il pubblico e che fa registrare una sensibile tendenza all’aumento.
Insomma mentre l’Alitalia continua a rullare, premette, promette ma alla fine non mantiene, il turista o passeggero di affari sceglie la formula migliore, immediata, garantita, a costi più vantaggiosi. La nostra compagnia di bandiera pensa ancora al prestigio, alla forma, alla tradizione ma rischia di dimenticare la sostanza: l’aeromobile deve decollare, deve volare, deve atterrare, non importa se a bordo vengono serviti gratuitamente snack, bibite e giornali, se la bellezza degli stewards e delle hostess è da isola dei famosi o se sono abbigliati dalle grandi griffe, conta la puntualità, conta il portafoglio, soprattutto quando si viaggia in famiglia e in gruppo. Ma, dicono gli avversari, gli scali, nel senso di aeroporti, sono lontani dalle capitali o dalle città più importanti. Perché Fiumicino o Malpensa sono raggiungibili a piedi da via del Corso o piazza Duomo?
Ricordo i tempi di aquila selvaggia, come era definito lo sciopero improvviso, non annunciato che bloccava i voli e dunque il lavoro. Erano i favolosi anni Settanta Ottanta, a bordo di un Milano-Londra, insieme con un illustre inviato de Il Giornale, ci venne servito il pranzo; nel menù una fetta di carne di origine e morbidezza non meglio precisate. Dopo alcuni tentativi con coltello, forchetta, serramanico, denti, cacciavite (Bin Laden era all’asilo, dunque era ancora possibile portare il necessaire a bordo) il collega convocò la hostess agguerrita, le restituì il vassoio con la seguente spiegazione: «Guardi, sia gentile, sono abituato a mangiare di tutto ma l’aquila selvaggia no, prego». Ryanair non corre nemmeno questo rischio. Alitalia invece, se non si sveglia, potrebbe fare la figura del pollo.
IlGiornale.it
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