mauro.
Bannato
- 26 Maggio 2010
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A mio parere state confondendo due questioni.
La prima è quella relativa a ciò che ci si può aspettare al fine di un rilancio della compagnia: aerei, rotte, lounge, servizi, catering, prezzi, allestimenti, timing, programmi fedeltà, sito etc..
Qui non vi sono dubbi, nonostante voi vogliate averne, la SAI sta lavorando in questo senso. Ci vorrà tempo, ma i risultati arrivano. La questione dei maledetti DIP e DIR è nota, da sempre con CAI chi ci vola (E' toccato pure a me per NY) paga una J come su un qualunque aereo di LR in flotta. Pretendere che in ragione dell'allestimento le compagnie adeguino il prezzo sulla tratta, mi sembra ridicolo.
La seconda è il malcontento derivante dal rapporto diretto pax/dipendente. Il front line. Qui la questione è più complessa e con molti aspetti di incertezza. E' indubbio che vi sia una buona percentuale di forza lavoro che non onori il proprio impiego e l'azienda che gli da' da mangiare.
Fate uno sforzo, però, e accettate definitivamente il fatto che non si possa procedere ad un licenziamento dittatoriale, il codice non lo prevede. Accettate anche che la poca passione nel proprio lavoro possa nascere anche da come il datore di lavoro tratti e abbia trattato il lavoratore. Accettate inoltre che la scarsa motivazione possa essere addebitabile in massima parte dalla incertezza di prospettive che il datore di lavoro ha trasferito al lavoratore.
Abbraccio forte forte fin d'ora Nicolap.
Fatto questo grande sforzo di accettazione, il vero obiettivo è la soluzione del problema che non passa attraverso una guerra di trincea.
Il datore di lavoro, per essere davvero tale deve essere capace a trasmettere fiducia, senso di appartenenza, serenità, ambienti di lavoro funzionali e funzionanti, fornire prospettive di miglioramento e implementazione del ruolo e della prestazione lavorativa, e non ultimo appagamento nel senso più ampio del termine. Chi non ne è capace, o si trasferisce in Cina o chiude.
Questo è.
In AZ (non dico dal 1999), ma dal 2003 e poi dal 2005 in avanti il personale è stato solo oggetto di scambio - perdendoci - tra favoritismi sindacali e interessi manageriali e politici, ha visto il proprio ruolo perdere dignità e senso di appartenenza. Ogni criticità e difficoltà è stata a lui addebitata, additandolo come privilegiato sfaticato, quando in quella condizione era stato messo dal proprio datore di lavoro. E' passato attraverso la gogna di un fallimento e la vergogna di una successiva gestione cieca e prezzolata. "L'Alitalia, il male degli italiani" è stato lo slogan ronzante nel cervelletto di 50mln di concittadini (detratti chiaramente 20'000).
Senza poi parlare del fatto che lo spettro di essere licenziati incombe da troppi anni e ogni volta che sembra finita, si riaffaccia.
Ora, allora, quello che deve essere in grado di fare EY+thenewalitalians è conquistarsi i propri dipendenti non a schiaffoni, ne a spinte, ma con sicurezze, collaborazione, fiducia e soprattutto formazione.
Io spero che si capisca, voi per primi, che non vi sono altre strade checche ne dica la persona che mi viene tanta voglia di abbracciare di nuovo, o chi ne condivide la poco socratica visione.
La prima è quella relativa a ciò che ci si può aspettare al fine di un rilancio della compagnia: aerei, rotte, lounge, servizi, catering, prezzi, allestimenti, timing, programmi fedeltà, sito etc..
Qui non vi sono dubbi, nonostante voi vogliate averne, la SAI sta lavorando in questo senso. Ci vorrà tempo, ma i risultati arrivano. La questione dei maledetti DIP e DIR è nota, da sempre con CAI chi ci vola (E' toccato pure a me per NY) paga una J come su un qualunque aereo di LR in flotta. Pretendere che in ragione dell'allestimento le compagnie adeguino il prezzo sulla tratta, mi sembra ridicolo.
La seconda è il malcontento derivante dal rapporto diretto pax/dipendente. Il front line. Qui la questione è più complessa e con molti aspetti di incertezza. E' indubbio che vi sia una buona percentuale di forza lavoro che non onori il proprio impiego e l'azienda che gli da' da mangiare.
Fate uno sforzo, però, e accettate definitivamente il fatto che non si possa procedere ad un licenziamento dittatoriale, il codice non lo prevede. Accettate anche che la poca passione nel proprio lavoro possa nascere anche da come il datore di lavoro tratti e abbia trattato il lavoratore. Accettate inoltre che la scarsa motivazione possa essere addebitabile in massima parte dalla incertezza di prospettive che il datore di lavoro ha trasferito al lavoratore.
Abbraccio forte forte fin d'ora Nicolap.
Fatto questo grande sforzo di accettazione, il vero obiettivo è la soluzione del problema che non passa attraverso una guerra di trincea.
Il datore di lavoro, per essere davvero tale deve essere capace a trasmettere fiducia, senso di appartenenza, serenità, ambienti di lavoro funzionali e funzionanti, fornire prospettive di miglioramento e implementazione del ruolo e della prestazione lavorativa, e non ultimo appagamento nel senso più ampio del termine. Chi non ne è capace, o si trasferisce in Cina o chiude.
Questo è.
In AZ (non dico dal 1999), ma dal 2003 e poi dal 2005 in avanti il personale è stato solo oggetto di scambio - perdendoci - tra favoritismi sindacali e interessi manageriali e politici, ha visto il proprio ruolo perdere dignità e senso di appartenenza. Ogni criticità e difficoltà è stata a lui addebitata, additandolo come privilegiato sfaticato, quando in quella condizione era stato messo dal proprio datore di lavoro. E' passato attraverso la gogna di un fallimento e la vergogna di una successiva gestione cieca e prezzolata. "L'Alitalia, il male degli italiani" è stato lo slogan ronzante nel cervelletto di 50mln di concittadini (detratti chiaramente 20'000).
Senza poi parlare del fatto che lo spettro di essere licenziati incombe da troppi anni e ogni volta che sembra finita, si riaffaccia.
Ora, allora, quello che deve essere in grado di fare EY+thenewalitalians è conquistarsi i propri dipendenti non a schiaffoni, ne a spinte, ma con sicurezze, collaborazione, fiducia e soprattutto formazione.
Io spero che si capisca, voi per primi, che non vi sono altre strade checche ne dica la persona che mi viene tanta voglia di abbracciare di nuovo, o chi ne condivide la poco socratica visione.