Thread Aeroporti di Linate & Malpensa dal 1 giugno


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Facile che la collocazione sia andata deserta per piu motivi:
Gamberale tenterà chiaramente al ribasso massimo
l'impossibilità di gestire a livello aziendale gli aeroporti ma la politicizzazione che ce dietro
la mancanza o la poca capacità di avere slot sul LR e di creare un solo aeroporto globale
la politica che vorrà ancora metterci il becco e comandare
questo mi viene in mente
 
Ora questo sarà incavolato come un cobra.

A me Gamberale non è mai piaciuto, sia chiaro.

Doveroso riconoscere che avevi ragione, lo stesso vale per Marlboro.

Gamberale ha pagato non poco il 29,75% di SEA (385 milioni); senza nemmeno considerare il premio di maggioranza, sarebbero 1,3 miliardi per l'intera SEA (una valutazione pari alla fascia alta della forchetta dell'IPO). Ovviamente è un metodo di valutazione molto "rozzo".

E' la seconda (o terza?) volta che la quotazione di SEA non va in porto. C'è chi attribuisce la colpa ai dissidi tra i soci, chi alla situazione economica sfavorevole, io credo che la privatizzazione sia stata gestita male sin dall'inizio: prima si è fatta un'asta pubblica, poi si è decisa la quotazione. Pisapia e Tabacci hanno sbagliato in modo evidente.
 
Facile che la collocazione sia andata deserta per piu motivi:
Gamberale tenterà chiaramente al ribasso massimo
l'impossibilità di gestire a livello aziendale gli aeroporti ma la politicizzazione che ce dietro
la mancanza o la poca capacità di avere slot sul LR e di creare un solo aeroporto globale
la politica che vorrà ancora metterci il becco e comandare
questo mi viene in mente
L' IPO fallisce per un solo motivo, il prezzo ;-)
Puoi addurre tutte le scuse, ma da piú parti gli analisti hanno scritto che la quotazione avveniva a premio rispetto ai multipli di aziende comparabili (prima fra tutte Gemina) quando tutti sanno che un' azienda entra in borsa "a sconto" ovvero deve risultare piú conveniente per un asset / fund manager comprare SEA sul mercato primario piuttosto che Gemina sul secondario.
In questo caso penso che la differenza l'abbia fatta F2i che come giá detto ha spinto per un prezzo alto per non "realizzare" la minusvalenza sulla partecipazione mentre i soci pubblici, visto il bisogno di liquiditá che hanno, avrebbero anche accettato un prezzo minore.
 
. C'è chi attribuisce la colpa ai dissidi tra i soci, chi alla situazione economica sfavorevole, io credo che la privatizzazione sia stata gestita male sin dall'inizio: prima si è fatta un'asta pubblica, poi si è decisa la quotazione. Pisapia e Tabacci hanno sbagliato in modo evidente.

non posso che quotare, si è prima venduto (pur a buoni prezzi) il 30% della società con un bando "su misura", mentre poi il Comune ha insistito nel voler quotare la società senza incassare un euro (l'IPO prevedeva infatti la vendita delle quote della Provincia ed un aumento di capitale che andava ad ingrossare le riserve societarie). A che pro?
 
Sea, Tabacci attacca F2i e le banche in conflitto d'interesse: erano anche azionisti del Fondo

Bruno Tabacci punta il dito contro F2i e le banche collocatrici, in particolare Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) e Unicredit, dopo il fallimento dell'Ipo della Sea. «Negli ultimi 20 giorni, e in particolare durante lo svolgimento dell'offerta pubblica - sottolinea l'assessore al Bilancio del Comune di Milano in un colloquio con Radiocor - il fondo F2i ha messo in atto una serie di comportamenti che hanno danneggiato l'operazione». «Senza di essi - aggiunge - si poteva concludere l'Ipo con successo, visto che abbiamo visto tutti che il mercato azionario si stava avviando verso una fase favorevole».

Ma Tabacci non risparmia critiche neppure alle «banche socie» di F2i che hanno partecipato all'operazione in qualità di collocatori (tecnicamente come joint bookrunner), vale a dire Banca Imi e Unicredit. «Due istituti che hanno agito in odore di conflitto d'interessi, e non aggiungo altro», sottolinea. In caso di conclusione dell'Ipo, F2i avrebbe dovuto svalutare in bilancio la partecipazione in Sea, pari al 29,75%, rilevata l'anno scorso per una valorizzazione complessiva della società di 1,3 miliardi. Avrebbe così contabilizzato una minusvalenza superiore a 100 milioni di euro, che sarebbe pesata sui suoi principali sponsor: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Merrill Lynch, Cdp e le Fondazioni bancarie.

http://www.ilsole24ore.com/art/fina...tabacci-attacca-banche-conflitto-211256.shtml


Curioso tra l'altro che il figlio di Tabacci lavora per un'azienda che è partecipata sempre da F2i accusata da Tabacci senior.
 
Sea: F2i, "abbiamo impedito un'illegalita', no a scaricabarile"


(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 30 nov - "Non e' accettabile che la responsabilita' di un fallimento annunciato sia scaricata ora su chi ha cercato di far rispettare le regole ed ha chiesto responsabilmente trasparenza verso il mercato". E' questa, secondo quanto risulta a Radiocor, la linea espressa dai rappresentanti di F2i nel consiglio di amministrazione di oggi che ha sancito il ritiro dell'Ipo Sea. "La Provincia dovrebbe spiegare perche' ha accettato il valore di 800 milioni quando solo a luglio scorso, quando si tento' di fare uno scambio non legittimo tra Comune e Provincia senza pubblicita' e senza gara, il valore sarebbe stato di 1,1 miliardi - hanno osservato - Abbiamo impedito una illegalita'. E' questo che ci viene rinfacciato? Di questo veniamo accusati?". Insomma, "noi amministratori abbiamo tutti la responsabilita' verso gli azionisti della gestione aziendale e della creazione di valore. Solo senza tener presente questo ruolo si e' potuto accettare di ridurre in maniera cosi' drammatica e immotivata il valore della azienda che amministriamo".
I rappresentanti di F2i hanno fatto notare "lo scarso interesse dei mercati in questo difficile momento economico e in particolare nel settore del trasporto aereo, che era ben noto a tutti". "La richiesta da noi fatta di integrare il prospetto informativo e' del 15 novembre scorso, ma dalla fine di ottobre gli investitori istituzionali avevano gia' fatto presente che a 800 milioni di valore avrebbero acquistato soltanto il 40% dell'offerta e questo e' cio' che e' puntualmente accaduto". Piuttosto, hanno concluso "bisognerebbe piuttosto spiegare perche' un'azienda fatta valutare 11 mesi fa da Kpmg 1,3 miliardi di euro sia stata posta oggi in vendita a 800 milioni". Insomma, "c'e' piuttosto da chiedersi ancora per quale ragione si sia cercato a tutti i costi di collocare ora e con un flottante cosi esiguo la Sea in Borsa, quando perfino il tentativo fatto lo scorso anno fu fermato pur partendo da valutazioni migliori. Perche' si e' voluto fare un tentativo spericolato senza tenere in nessun conto le richieste ragionevoli da noi presentate in assemblea?"
 

Ma Tabacci non risparmia critiche neppure alle «banche socie» di F2i che hanno partecipato all'operazione in qualità di collocatori (tecnicamente come joint bookrunner), vale a dire Banca Imi e Unicredit. «Due istituti che hanno agito in odore di conflitto d'interessi, e non aggiungo altro», sottolinea. [/url]


e lo scopre ora che ci può essere conflitto di interesse? ma chi ha nominato gli advisor se non il Comune, azionista di maggioranza della società?
 
Sea non va in Borsa, scontro tra soci

Domanda insufficiente, piano ritirato. Scontro tra Pisapia e il fondo di Gamberale (F2i), esposto alla Consob

MILANO - Anziché approdare in Borsa, la quotazione della Sea arriva in Consob e, con ogni probabilità, anche in Procura. Il collocamento della società degli aeroporti di Linate e Malpensa atteso per venerdì 6 ma saltato ieri per mancanza di sufficienti acquirenti dopo 15 giorni di roadshow fra l'Europa e gli Usa, ha prodotto una forte reazione del presidente Giuseppe Bonomi e del Comune di Milano, primo azionista con il 54% circa. Nel mirino è finito il secondo socio, il fondo per le infrastrutture F2i guidato da Vito Gamberale, da sempre contrario ai tempi e ai prezzi adottati per l'ipo anche perché avrebbe dovuto contabilizzare una perdita elevata, visto che 11 mesi fa aveva comprato il 29,6% valorizzando Sea 1,3 miliardi. Ora molto probabilmente scoppierà una guerra legale.

Ma anche il terzo socio, la Provincia di Milano, ha un problema in più da risolvere: avendo necessità di fare cassa per centrare il patto di Stabilità, ieri sera ha annunciato che il suo 14,6% di Sea (dentro la holding Asam) in vendita con l'ipo sarà adesso oggetto di un'asta pubblica. Operazione che però non si annuncia facile: appena lunedì scorso è andata deserta un'altra asta pubblica, sempre di Asam, relativa alle autostrade e tangenziali milanesi (Serravalle). E soprattutto non è chiaro chi potrà essere interessato a una fetta di Sea dove i due soci maggiori litigano e dopo che il mercato ha rifiutato l'ipo. Lunedì un consiglio Asam approfondirà il tema.

La giornata di ieri è stata molto tesa: prima le banche collocatrici Mediobanca, Banca Imi, Unicredit, Morgan Stanley, Bnp Paribas, Deutsche Bank hanno preso atto della insufficiente (40%) percentuale di compratori per il 23,8% circa di Sea offerto a un valore di 800-1.075 milioni; quindi un consiglio di amministrazione di Sea ieri pomeriggio ha preso atto della situazione ritirando l'offerta. Ma il board - in cui siedono anche due rappresentanti di F2i, Renato Ravasio e Mauro Maia, ha anche dato mandato a Bonomi «di compiere ogni atto necessario e opportuno al fine della tutela dell'azienda» per la fallita ipo: l'atto consisterebbe in un esposto in Consob che dovrebbe essere consegnato lunedì all'autorità di vigilanza sui mercati. L'esposto dovrebbe contenere rilievi specifici, e potenzialmente rilevanti sotto il profilo penale, su presunte turbative del mercato, fra l'altro attraverso le lettere tra i soci F2i e Comune finite sui giornali. In effetti le critiche dei consiglieri targati F2i alle indicazioni di Bonomi sul dividendo atteso del 70% (non deliberato dall'assemblea) e sulla mancata comunicazione del traffico in calo a ottobre e novembre hanno fatto sì che la Consob richiedesse a Sea un supplemento al prospetto informativo. In più F2i e Comune hanno polemizzato apertamente, tanto che nel prospetto Sea ha parlato di «conflittualità» tra i soci che potrebbe avere effetti negativi sulla gestione dell'azienda.

Sulla stessa linea di Sea il sindaco Pisapia: «Vi è l'esigenza di fare massima chiarezza. Il fatto che centinaia di investitori abbiano manifestato interesse per la quotazione aveva confermato la fondatezza e la trasparenza della scelta assunta da Comune e Provincia» e l'esito negativo dell'ipo «evidenzia l'esistenza di fattori che hanno turbato il clima e fortemente condizionato le decisioni degli investitori». E l'assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, ha sottolineato anche il conflitto di interesse tra F2i e Intesa Sanpaolo e Unicredit, contemporaneamente collocatrici e socie del fondo.

Ieri al consiglio Sea i rappresentanti di F2i avrebbero invece ribadito di avere adempiuto a un «dovere di trasparenza verso il mercato». E avrebbero sottolineato anche che solo un anno fa una quotazione a 1,1 miliardi è stata accantonata e che dunque forse non era il momento opportuno per un'ipo. Secondo fonti delle banche sarebbero state queste tensioni tra i soci - più che il prezzo - ad aver allontanato gli investitori. Ma è anche vero che alcuni istituti avevano criticato l'esiguità del flottante. Insomma fattori oggettivi e di governance tra i soci (che ora potrebbero avere conseguenze anche nei patti parasociali tra Comune e F2i): la tempesta perfetta in mezzo alla quale è affondata l'ipo della Sea.

http://www.corriere.it/economia/12_dicembre_01/sea-non-va-in-borsa-massaro_1bb12a0e-3b81-11e2-97b1-3dd2fef8db49.shtml
 
Poco fa ai controlli di sicurezza dell'hub milanese ho notato con piacere che hanno installato dei lettori ottici per le carte d'imbarco. Era ora!

Inoltre ieri mattina in arrivo atteso il bagaglio 3 minuti. Non so se peró se fosse un exploit dovuto allo scarso traffico del sabato mattina.
 
Sea,ritiro Ipo non è brutta figura,"succede sul mercato"

lunedì 3 dicembre 2012 11:15

MILANO, 3 dicembre (Reuters) - Lo stop alla quotazione di Sea in Borsa per mancanza di adesioni non è stata una brutta figura e il comune di Milano ha fatto il migliore affare degli ultimi 10 anni quando ha venduto l'anno scorso a F2i il 29,75% del capitale della società che gestisce gli scali aeroportuali milanesi.

Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.

"(La cessione a F2i) è stato il migliore affare degli ultimi dieci anni. La quota è stata pagata un prezzo al di là del valore effettivo e quell'anno il bilancio del comune è stato salvato proprio dalla cessione con bando internazionale di parte della quota in Sea", ha detto il sindaco a margine della conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici.

Alla domanda se il ritiro della quotazione fosse stata una brutta figura per Milano, Pisapia ha così risposto: "No, assolutamente. Voglio ricordare che è la terza volta che inizia il processo di quotazione che poi non va in porto. Sono cose che succedono nel mercato. Qui bisogna trovare, se ci sono, delle responsabilità".

Oggi il sindaco parlerà della vicenda in consiglio comunale.

Venerdì scorso il cda di Sea ha discusso la presentazione di un esposto in Consob contro F2i per aver ostacolato l'Ipo.

Nelle scorse settimane il fondo di Vito Gamberale aveva duramente criticato l'operazione. Nel cda di Sea ci sono anche due rappresentanti del fondo di private equity.

Relativamente all'ipotesi di esposto in Consob, Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano che con l'ipo avrebbe ceduto il 14,8% del capitale, ha detto: "Mi sembra giusto che la Consob verifichi. Se c'è stata turbativa d'asta lo chiarirà qualcun altro".

(Giancarlo Navach)
http://it.reuters.com/article/italianNews/idITL5E8N35DU20121203?sp=true
 
Dopo il pasticcio su Sea adesso mezza sinistra chiede la testa di Tabacci

Chiara Campo - Lun, 03/12/2012 - 07:35

Resa dei conti in maggioranza. Dopo il fallimento della quotazione Sea e l'imbarazzo su come procedere, la sinistra cerca i colpevoli in casa.

La Provincia (attraverso Asam) oggi avvierà l'asta-lampo per vendere entro fine anno il 14,5% della società ed evitare il crac. Se l'acquirente, nonostante l'esposto che oggi Sea depositerà in Consob contro F2i per turbativa d'asta ( il fascicolo dovrebbe scivolare anche in Procura), sarà ancora il fondo di Vito Gamberale che un anno fa comprò il 30% dal Comune, il suo pacchetto salirebbe al 45%. E la maggioranza del Comune perderebbe drasticamente peso sui piani industrialeie valore. Ieri sera il sindaco ha riunito un vertice ristretto a Palazzo Marino, c'erano l'assessore al Bilancio Bruno Tabacci e il dg Davide Corritore, registi della doppia operazione - asta del 2011 e tentativo di quotazione con la Provincia -, le capigruppo del Pd Carmela Rozza, di Sel Ines Quartieri e di Milano x Pisapia Anna Scavuzzo. Nel clou delle primarie, impossibile allargare l'incontro ai segretari di partito e discutere di strategie: la riunione di maggioranza si terrà oggi. Ma intanto si procede per ostacoli, e il primo da superare è il consiglio comunale nel pomeriggio. Sul tema Giuliano Pisapia si attende duri attacchi dal centrodestra, ma anche fuoco amico. É depositata da mesi una mozione dell'Idv che chiedeva le dimissioni dell'assessore Tabacci. Dopo il pasticcio su Sea rischia di tornare alla ribalta, anche Sel è al limite. Il presidente dell'aula Basilio Rizzo, esponente della sinistra radicale e il più avverso all'asta di un anno fa, premette che per ora chiede «le dimissioni del cda di Sea» ma a Tabacci riserva accuse durissime. «Voglio ancora pensare che il sindaco sia stato consigliato male - premette - anche se senza essere degli economisti era evidente da mesi che non saremmo andati in Borsa». E Tabacci «scopre ora il conflitto di interessi tra F2i, che ha fortemente voluto come socio in Sea, e le banche che collocavano le azioni sul mercato? Ci ha sempre raccontato che F2i è il braccio di Cassa depositi e prestiti e dunque del governo, avrebbe agito come un socio semi-pubblico. Peccato che ha fatto ricorso contro lo scambio di quote tra Provincia e Comune, poi la guerra per bloccare la Borsa. Ha agito contro le istituzioni. E il governo non ha detto nulla». Ora, incalza, «mi attendo che sindaco e Tabacci facciano di tutto per bloccare l'asta della Provincia, si battano per una deroga al Patto, ma si prenda tempo fino a marzo e la nuova Regione subentri nell'azionariato a Palazzo Isimbardi». Mission Impossible? «A cosa serve che Tabacci a ogni piè sospinto dica che bussa alla porta di Monti quando vuole, e che Pisapia lo abbia messo in giunta come facilitatore dei rapporti con Roma, se poi governo e fondi istituzionali ci remano contro? Dimostri il contrario, ha già fatto fare a Milano e al sindaco una figuraccia. O dovremo riflettere anche in vista di Expo».
Ma anche Rizzo è nel mirino del Pd, che avrebbe voluto vendere in blocco Sea all'asta mesi fa ma si fermò di fronte alle sue barricate per mantenere il 50,1% delle azioni. C'è anche questa ipotesi sul tavolo, ma politicamente è scivolosa: i tempi stretti e la maggioranza deve andare compatta. «Blocchiamo la Provincia», poi in extrema ratio «meglio vendere tutto che restare azzoppati» ammette però anche Rizzo. O il Comune rischia di rimanere col cerino in mano.

http://www.ilgiornale.it/news/milan...zza-sinistra-chiede-testa-tabacci-861572.html
 
La lezione di Sea
Di Admin (del 03/12/2012 @ 08:00:00, in Osservatorio Nazionale, linkato 86 volte)

L’insuccesso della quotazione Sea non ha avuto nulla d’imprevedibile, in compenso dovrebbe servire da lezione per l’intero sistema Italia. Ove non si voglia farsi ripetutamente e costosamente del male. I giornali lo presentano come il frutto della lite fra azionisti, e segnatamente fra il comune di Milano e il fondo F2I, ma quello è un aspetto secondario, sebbene colorito.

I due azionisti possono anche, se li diverte, continuare a suonarsele davanti a qualche giudice, ma noi tutti faremmo assai male a non capire il senso del giudizio espresso dal mercato. Decisivo, perché riguarda non solo quella quotazione, ma l’intero processo di vendita di parte consistente del patrimonio pubblico. Cui, meglio prima che dopo, si dovrà mettere mano.

Per conoscere i dati del problema non era necessario pagare, con generosità, uno stuolo di consulenti, noi li avevamo messi in fila su queste pagine. Erano accessibili allo strepitoso prezzo di un euro e venti centesimi. Un anno fa la società Sea (che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa, controllata dal comune, per il 54,8%, e dalla provincia di Milano, per il 14,56) era stata valutata 1,3 miliardi.

Valutazione non teorica, perché sulla base di quel valore era stata venduta una quota a F2I (il 29,75%). Dopo un anno, che gli amministratori hanno descritto come di grandi successi e guadagni, è stata presentata al mercato con una forchetta che andava da 800 milioni a 1 miliardo e 75 milioni. Come anche qui anticipato, il limite più basso è stato considerato troppo alto. Già questo doveva essere più che sufficiente per sconsigliare d’avviare il processo di quotazione.

La colpa del ritiro ora si attribuisce alla condotta di F2I (partecipata da Cassa Depisti e Prestiti e da fondazioni bancarie, quindi con una natura pubblica, ma con la disciplina di un fondo privato). Non c’è dubbio che il fondo ha fatto di tutto per evitare di incassare una svalutazione della propria quota, ma c’è da chiedersi se, in questo modo, ha ostacolato o favorito una seria politica di dismissioni.

Perché se si ammette che quel che il pubblico vende possa svalutarsi anche della metà del valore, in un tempo così breve, chi mai comprerà? Se l’indicatore Sea fosse stato assunto a termometro generale, allora il mercato si sarebbe preparato a chiedere di pagare subito la metà di tutto quello che lo Stato italiano vorrà vendere. Non è neanche una zappata sui piedi, sarebbe stato come darsela direttamente in fronte.

Il Comune di Milano, oggi, sembra lamentarsi del fatto che gli è stato impedito di prendere il patrimonio dei milanesi, svalutarlo e, non contento, di piazzarlo in Borsa a danno dei risparmiatori. Che è come dire che un risparmiatore milanese sarebbe stato fregato più volte. Vale per l’intero patrimonio pubblico: procedere in questo modo è suicida.

Come si è potuti cadere in un simile abbaglio? Semplice: pretendendo di andare in Borsa non a vendere un progetto di sviluppo, ma per fare cassa, per dare soldi alla provincia, con la pretesa, comunque, che a comandare sarebbe rimasto il comune, quindi la giunta, quindi la maggioranza politica, quindi la politica. Stavano quotando la politica. Ecco l’errore. E siccome dovremo fare vendite e quotazioni, meglio prendere nota dell’errore e non ripeterlo.

Le municipalizzate sono dei mostriciattoli. Le municipalizzate quotate sono dei mostri. Per venderle, com’è saggio fare, o ne quoti la contendibilità, quindi non tieni la mano pubblica in maggioranza e al comando, oppure fai entrare soggetti finanziari in grado di valorizzare e vendere. Era il caso di F2I, che non andava sfidato a svalutare la propria quota, ma, semmai, a prendere il resto alla medesima valorizzazione. Non lo hanno fatto solo perché volevano continuare a comandare, ma con i soldi degli altri. Non poteva che finire male.

La politica di dismissioni deve accompagnarsi a quella di valorizzazione e liberalizzazione, altrimenti è una truffa: vuoi per il cittadino, vuoi per il risparmiatore, vuoi per entrambe. Nel caso degli aeroporti, inoltre, vendere va di pari passo con il preparare un serio piano nazionale degli scali, altrimenti si prendono musate come questa e come quella incassata dal comune di Torino, che volendo vendere partecipazioni Sagat (società che gestisce Caselle) non trova compratori. Il mercato, quello vero, ambisce a far profitti, non a diventare socio del sindaco.

Serve una politica nazionale delle dismissioni, servono scelte che rendano libero e prezioso quel che si vende e serve che i vari pezzi della troppo vasta e onnipresente mano pubblica non giochino a fregarsi a vicenda. Senza ciò si può solo svendere e impoverirsi, subordinando l’interesse collettivo a piccole convenienze. La lezione è chiarissima. Speriamo gli scolari non siano troppo testoni.

Per approfondimenti visita Davide Giacalone

Più info: http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=14355#ixzz2DzTM9gAF
 
Re: Mancata quotazione di SEA

[...] com’era nell’aria da qualche giorno, era stata ritirata dopo che l’operazione non aveva riscosso sufficiente interesse da parte degli investitori.[...]

Del tutto falso. Il discredito mediatico è da domandare a chi è citato nell'articolo e che - da intercettazioni, non mie affermazioni - si era già visto "un'asta cucita addosso".
Non fare quotare SEA rende molto più facile appropiarsene che non doverla contendere a centinaia di azionisti.
 
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