Resoconto di volo: sognando la California (catabasi ed anabasi)


tiefpeck

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27 Agosto 2011
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Nota: questo non è un trip report: non ci sono fotografie o informazioni turistiche. Queste sono solo note di un viaggio aereo che si è svolto secondo modalità diverse dal previsto, che vengono condivise perché potrebbero essere utili a chi, viaggiando, si trova in situazioni simili, o addirittura a chi, professionista del settore, potrebbe trarre spunti per verificare alcuni aspetti a prima vista perfettibili della vicenda.

Viaggio regolarmente in aereo e di solito le destinazioni si ripetono. Sono un po' sorpreso quando mi viene chiesto di andare in California, che ho visitato l'ultima volta in un'altra vita, poco e male. Sono ancora più sorpreso quando scopro che "the higher authority" deve andare a Los Angeles la settimana prima a quella della mia riunione. E dunque decido di mettere insieme piacere e dovere, e di aggiungere qualche giorno di vacanza prima della riunione di lavoro, nella segreta speranza in questo modo di migliorare leggermente la sinapsi altrimenti compromessa dalla differenza devastante di fuso orario.

Mi trovo così il 15 febbraio ad andare di umore sereno variabile verso il ben noto (per me) aeroporto di Schwechat, ufficialmente un hub di Lufthansa Group per quanto le dimensioni siano relativamente modeste (apparentemente, il sedicesimo aeroporto europeo per traffico nel 2022, davanti a Malpensa). Dopo un breve viaggio in taxi, un rapido check in al banco -- una rarità legata allo status di frequent flyer e/o al fatto che viaggio in premium economy, visto che tutta la barbon class deve ormai fare self check in ed anche self-tag -- con imbarco di due bagagli, ed un altrettanto rapido controllo di sicurezza, mi trovo in lounge a fare colazione con calma aspettando il volo che mi porterà a Monaco per una rapida coincidenza verso LA. Tutti i voli sono in orario, la mail è sotto controllo, è il momento di andare al gate.

Ed è proprio in questo momento che compare una scritta sul monitor di un lieve ritardo deli mio volo: e che sarà mai, la navetta con MUC è oraria, tempo per la coincidenza ce n'è, andiamo al gate. E nel tragitto (il volo imbarca al gate più remoto) il ritardo aumenta, pur nei limiti del gestibile. Ma gli altri voli sono in orario, motivo di preoccuparsi non c'è...

Oppure sì, perché i vari siti del settore danno il volo in arrivo da MUC come non ancora decollato, e dunque l'ottimismo su un ritardo contenuto ha poca ragione di essere. E qui emerge già un tema fondamentale di queste note di viaggio: la tecnologia mette a disposizione del passeggero informazioni prima che queste siano condivise dalla compagnia aerea, il che crea una asimmetria informativa e rende più difficile la gestione degli imprevisti e dei passeggeri coinvolti negli imprevisti.

Nel caso specifico, questo significa che chiedo alla biglietteria airside se è possibile cambiare l'itinerario vista l'incertezza sul volo per MUC: e qui incontro una signora gentile e professionale, che mi spiega come non vi siano ancora istruzioni di permettere il cambio, ma che chiederà conferma. Conferma che non arriva dopo qualche minuto, nel senso che la risposta è "business as usual": la signora aggiunge che, essendoci 15 passeggeri in coincidenza per LAX sul mio volo, LH probabilmente penserà a qualche forma di assistenza per assicurare una coincidenza ormai al limite.

E qui i casi sono due: o davvero chi ha preso la decisione di non permettere il cambio di biglietto non era ancora consapevole delle dimensioni del problema (cosa spero non vera), o ha pensato a soluzioni irrealistiche (peggio mi sento): reistradare i passeggeri a questo punto sarebbe stato non solo giustificato ma anche tempistico.

Rientro al gate con la coda tra le gambe ma anche con la buona notizia che in effetti il volo incoming da MUC è decollato, il che significa che sta per atterrare visto che di volo effettivo ci saranno una quarantina di minuti. Ed in effetti il volo atterra, e l'attracco del velivolo biancoblù al jetbridge fa tirare un sospiro di sollievo ai passeggeri in attesa dell'imbarco, schiacciati in un gate sottodimensionato. Se non fosse che qui accade un vero coup de théâtre, ed al posto del segnale di imbarco compare sul monitor la scritta "cancelled".

Il personale OS al gate, dopo aver ammesso un problema informatico globale, decide di rinviare per maggiori informazioni sui nuovi itinerari di viaggio ad un collega in procinto di arrivare. Si tratta di un topos culturale austriaco, specie nel servizio pubblico: "Kollege kommt" è il segnale certo che la questione riguarda altri, che chi pronuncia la frase è ormai un estraneo da non disturbare, e che la soluzione del problema è del tutto svincolata dal fatto di lavorare (e di percepire uno stipendio) per l'ente che ha creato il problema. In breve: fatti vostri.

Ovviamente non si attende il collega, ma si parte a passo celere (per non dire corsa col trolley) verso la biglietteria airside, all'altro lato del terminal 3 dell'aeroporto. E lì la situazione è diventata nel frattempo più confusa, con un discreto numero di persone (nel frattempo, anche il volo "gemello" per Francoforte era stato cancellato), distribuzione di numeri per la coda e priorità varie: di fatto, solo qualche passeggero di business riesce ad ottenere un nuovo biglietto.

A questo punto, altra sorpresa: la biglietteria airside viene chiusa "per motivi informatici" e la folla viene invitata alla biglietteria landside, che in realtà ha un numero di postazioni simili a quella airside e deve smaltire anche la domanda "normale". Il trasloco comporta uscire dalla zona airside passando per l'area di consegna bagagli e risalire al piano partenze: e qui mi viene in mente che forse c'è un ascensore che porta dritto davanti alla biglietteria landside. Il ricordo si dimostra esatto, e mi trovo qualche passo davanti ad un gruppone guidato da una assistente di terra OS verso l'agognata meta: il che, nelle circostanze, può fare la differenza tra avere un biglietto e no.

Qui una giovane, gradevole ed empatica signora si prende cura dei nostri biglietti, reistradandoci via LHR: ma il tempo di emissione dei biglietti (non solo dei nostri) è davvero spropositato a causa del problema informatico, e la coda alle nostre spalle si allunga. Mi viene data la carta d'imbarco per il prossimo volo, e mi viene chiesto di ritirare la carta d'imbarco per il successivo a Londra. Un ultimo consiglio prezioso: verificare al gate che i bagagli siano stati caricati. Un ringraziamento caloroso, e si riparte verso i controlli di sicurezza, anche se questa volta la destinazione sarà l'area non-Schengen, posta al piano superiore e ben meno frequentata di quella Schengen.

Qui si colgono ulteriori segni che forse oggi non è "business as usual": il gate viene cambiato all'ultimo momento, ed il volo per LHR è a sua volta in discreto ritardo causa "ritardato arrivo dell'aeromobile". Il problema è che su questo volo c'è un buon numero di passeggeri che deve andare negli USA grazie ad un'ondata di voli UA con coincidenze davvero al limite: ed il ritardo fa sì che l'atterraggio a Londra coincida con l'apertura dell'imbarco di questi voli. In ogni caso, controllo come raccomandato che i bagagli siano stati imbarcati, ricevendo conferma positiva.

Già abbastanza stanchi per via delle varie vicende (OS non ha offerto alcun buono pasto sebbene i ritardi siano ormai ben oltre le due ore -- e nella gran confusione ci può stare), ci si imbarca e finalmente si decolla. E qui devo dire che il personale di cabina è particolarmente distaccato, con punte di notevole scortesia, cosa che sorprende visto che dovrebbe essere a conoscenza dell'arrivo di un contingente di passeggeri sballottati da altri voli e già con un discreto stress. Ma tant'è, il contratto di trasporto aereo non prevede il sorriso anche se OS di questi sorrisi ne fa gran pubblicità.

Servizio francescano con acqua e microcioccolato. The higher authority decide per curiosità di ordinare una cotoletta alla milanese ("Wienerschnitzel") ripassata al forno a microonde: i due (di numero) pezzi di carne non sono male, il resto sono patate molto unte che in gran parte vengono saggiamente restituite.

Fortunatamente (e non per caso) OS ed UA sono allo stesso terminal di LHR, il 2. Però bisogna passare i controlli di sicurezza, peraltro decisamente vuoti, e poi far controllare la carta d'imbarco: solo che non ho la carta d'imbarco, ma un itinerario che non viene riconosciuto come valido dal sistema (qualsiasi cosa ciò voglia dire). Ovviamente c'è un unico posto di controllo, ed un gruppetto di compagni di sventure dietro di me che bestemmia orrendamente contro a) il poverino al posto di controllo con il mio itinerario in mano b) la signora seduta nella postazione (chiusa) di fianco c) me, che ho la colpa di esistere e di trovarmi lì in quel momento, con tutte le altre infinite opzioni disponibili. Dopo una conversazione inutile con un qualche supervisore, il poverino, temendo la furia della folla, decide di farmi proseguire, il che significa andare al banco UA come primo della fila dei questuanti.

Lì trovo un signore che evidentemente non si aspettava di trovarsi davanti un manipolo di sbandati ma che con flemma degna del paese che lo ospita comincia le procedure del caso, ovvero verifica di visti, ESTA, vaccinazioni COVID ecc. -- tutte informazioni già condivise con OS ed evidentemente perse nel buco nero informatico di Francoforte. Immodestamente, mi sono sentito come John Belushi quando paga le tasse dell'orfanotrofio. Con la carta d'imbarco in mano, consapevole che l'imbarco è iniziato da almeno un quarto d'ora, mi fiondo verso il gate da cui, secondo i cartelli, mi dividono una ventina di minuti. Evidentemente è il giorno della corsa col trolley, disciplina non ancora olimpica ma che potrebbe diventarlo presto, almeno per i seniores.

Il premio è dolcissimo: taglio il traguardo del gate sotto una scritta rossa lampeggiante "closing", e, dopo essermi sentito per un istante come uno degli agenti USA appena salito sul 747 Swissair in Argo, mi premuro di informare il personale di terra che altri stanno arrivando, perché nella fortuna non ci sono amici ma tra disgraziati la solidarietà è massima.

In parte a causa del rilassamento dopo questa (dis)avventura, in parte grazie al fatto che il volo è più pieno davanti che dietro e dunque ho un sedile libero a fianco, che Polaris è un bel prodotto anche in premium economy, che il personale di cabina pare non odiare il proprio mestiere come i colleghi OS appena lasciati, ma tratta il passeggero come un gradito ospite, la permanenza non è solo piacevole, ma associata con un senso di sollievo ed accoglienza che rimarrà con me a lungo. Del cibo ho già parlato nel thread apposito, mi rivedo "La grande bellezza" (perché approfitto di questi voli per vedermi film italiani) e mi addormento. Atterraggio in orario, saluti, immigrazione tutto sommato veloce e ritiro bagaglio al singolare, nel senso che uno arriva ma l'altro no.

E qui comincia la parte (per me, e credo, per altri) pedagogica della vicenda: cosa bisogna fare se manca un bagaglio? La prima ovvia risposta è: denunciarne la scomparsa, cosa fatta immediatamente, e devo dire che la recente introduzione delle email per le informazioni relative ai bagagli aiuta molto. Ma al momento della denuncia bisogna dire cosa c'era nel bagaglio, e qui ero del tutto impreparato, ed ho dato una risposta generica che risulterà poco utile, perché quella descrizione serve nel caso che il bagaglio abbia perduto l'etichetta e giaccia orfano -- ma io non lo sapevo, e non ci ho dato la giusta importanza. Stravolto di stanchezza in aeroporto ho potuto menzionare solo qualche oggetto particolarmente inutile e generico (vestito formale grigio e scarpe nere, necessario per la barba, ecc.).

Ed anche nei giorni seguenti non capivo perché il sito UA chiedeva descrizioni cosi dettagliate per il contenuto: solo dopo ho collegato con la necessità di scoprire dal contenuto il proprietario in caso la valigia abbia perso l'etichetta. (Come si possa perdere etichetta, sticker ed etichetta personale di un bagaglio rimane un mistero, ma evidentemente succede. Ed il mio bagaglio non aveva perso le maniglie.)
Facendo affidamento sulla straordinaria memoria femminile, sono riuscito a mettere insieme un elenco di 35 oggetti (per un valore di oltre 6 volte il massimale rimborsabile di 1550 dollari) per poi scoprire, una volta ricevuta la valigia, che non era nemmeno completo. Insomma, fate una lista accurata di quello che mettete in valigia, e se ci tenete veramente, considerate una copertura assicurativa perché le compagnie aeree rimborsano meglio a fronte degli scontrini, che di solito latitano, ed i limiti sono piuttosto bassi se ci si muove per lavoro.

Dopo aver fatto denuncia di smarrimento ed aver ricevuto un codice di riferimento parto verso la mia avventura californiana. Ed ogni tanto controllo online lo status della valigia, che rimane tuttavia in tracing, ovvero irreperita. E qui abuso della familiarità del forum per cercare una voce di conforto nel noto forumista East End Avenue, ineffabile bandiera di UA nonché persona di gentilezza e disponibilità eccezionali.

Col passare dei giorni aumentano le necessità e comincio ad acquistare vestiti d'emergenza, partendo dai fondamentali (da Ross), passando ad un cambio di pantaloni e di felpa (così scopro Nordstrom Rack) e finendo con un vestito da lavoro, recuperato tra la merce in clearance in un outlet nel deserto. Insomma, applico alla lettera la regola del non scialare, sperando in questo modo di non compromettere il rimborso spese.

I giorni passano veloci, il tempo si mette al brutto e cade la neve su Hollywood, ed è il momento di tornare. Check-in veloce e controllo sicurezza dignitoso -- e si è airside. Almeno al gate ci sono abbastanza sedie per i passeggeri in attesa, ed il volo è pieno (ma non così pieno da non accogliere qualche passeggero in stand-by -- colgo al volo un dipendente LH chiedere un posto in jumpseat, ed ottenere come risposta che oggi voleranno tutti ma proprio tutti).

Si vola con la regina, il che è sempre un onore -- anche se entrare e vedere una scala che sale mi inganna, e penso al cicciobus. Il sedile non è all'altezza di UA (sempre di premium economy parliamo), e l'amenity kit è decisamente modesto (si notano dei copricuffia inadatti agli auricolari forniti). Volo in perfetto orario, e visione di film (che raccomando): Siccità (che a dire il vero avevo cominciato a vedere in qualche altro volo, senza riuscire a finirlo, e dunque ero particolarmente contento di ritrovare) e Nostalgia.

A Francoforte coincidenza comoda, e domanda sbarazzina alla buttafuori di un service center in merito al bagaglio, con dritta giusta: vai al lost and found, e ti sarà risposto. Imbarco in orario su volo OS per VIE, cinture allacciate e... si attende. E poi si attende. E poi, si attende ancora, per un totale di 2 ore e 45 minuti, causa vento e possibilità di decollare da una sola pista. E qui vengono in mente due cose.

La prima è che ormai molti passeggeri si documentano su FR24 e siti simili -- sono sicuro che c'è chi manda già la richiesta di rimborso dall'aereo, tanto per portarsi avanti. E se capita, come è capitato a noi, che gli altri aerei decollano e noi no, l'umore non ne guadagna, e bisognerebbe forse spiegare il perché anche se talvolta il perché non c'è: il dubbio è che si trattasse di un volo con poche coincidenze, e tutto sommato sacrificabili. Concetto difficile da spiegare ad un gruppo di passeggeri ungheresi imbarcato con me che avrebbe potuto comodamente arrivare a casa da VIE con flixbus in 3 ore. (Ebbene sì, il volo VIE - BUD esiste due volte al giorno e feedera insieme a noi.)

La seconda è che con un ritardo di 2 ore il voucherino per coca e panino deve essere offerto, ma con il BoB se si è bloccati a bordo si ottiene nel miglior dei casi il bicchiere d'acqua. Gli americani sono più avanti con le tarmac delay rules, e visto che la UE adora regolamentare, forse sarebbe il caso di farlo anche in questo caso e far tenere un bel trolley di merendine di riserva da distribuire all'occorrenza. Lo so che le merendine fanno peso, ma passare 3 ore immobili e legati ad un sedile concepito in un club BDSM non fa piacere, ed allora almeno dateci da mangiare (diciamo così).

Arrivati a Vienna, incomincia il lavoro serio: la ricerca del bagaglio perduto. Il lost and found OS (stranamente vuoto) mi rinvia al mitico deposito (Lager, in lingua originale) delle valigie perdute dove trovo una gentile signora molto disponibile e competente -- e forse anche non troppo impegnata nel tardo pomeriggio di una domenica di fine febbraio. La valigia a Vienna non c'è, e se ne sono perse le tracce a Londra, dove sicuramente è stata mandata. Dunque, vediamo tra le valigie orfane di Londra, verificando tutte le candidate alla luce anche di eventuali discrepanze di descrizione. Bisogna scremare cinque schermate, e l'ultima candidata (ovvero quella da più tempo in giacenza) è proprio la mia, che riconosco grazie alla sommaria descrizione di qualche contenuto. Gioia sincera. Ora, basta riconciliare i codici LH - OS e quelli UA, visto che le due compagnie usano sistemi di tracciamento diversi, e sincerarsi che la valigia, dopo aver ritrovato il papà, non venga spedita in California. Ma tutto va per il meglio, ed il perduto bene torna a casa già martedì all'ora di pranzo, con tutto il suo contenuto praticamente intatto.
La signora delle valigie mi regala un ultimo consiglio (lei si è comprata un airtag, ma è del settore): stampare l'itinerario e metterlo in bella vista all'interno del bagaglio, così in caso di perdita di etichetta può essere attribuito subito. Ed io vi passo la dritta nello stesso spirito.

Un ultimo sforzo per preparare la lista dei beni comprati negli USA per far fronte al mancato arrivo della valigia e chiederne il rimborso a UA, che risponderà in 6-8 settimane. Si vedrà, anche se mi sono attenuto con grande prudenza alle indicazioni in merito alle interim expenses, che però sono necessariamente vaghe.

Sarà un segno, ma il mio prossimo biglietto per gli USA è stato emesso su stock UA, anche se volerò con metallo OS. E con una lista dettagliata del contenuto della valigia, just in case...
 
Ultima modifica:
La valigia persa, andando in California via LHR e la mesta ricerca dei beni di prima necessità da Ross. Un dejavu dello scorso Luglio.
Per altro, credevo che le Airtag fossero vietate.

Gesendet von meinem HD1903 mit Tapatalk
 
Una volta ho perso la valigia a SYD.
Dopo 6 gg in cui la davo ormai defunta , ( stai 6 gg in Australia senza nemmeno un paio di mutande e prova), sono ripassato dall'areporto andando a MEL, ho minacciato fisicamente (quasi) il custode del lost and found deposit, sono entrato e dopo 40 minuti di sfucugliare l'ho ritrovata.
Il problema che l'etichetta non segnava il mio nome ma un ignoto ( e probabilmente ignavo) Mr Tonk Lee, ( avevo perso la coincidenza a BKK e della serie, la sicurezza è un optional, hanno ben pensato di togliere la mia tag e mettere quella di un pax a bordo, intuisco).
Valigia recuperata senza problemi nonostante la tag Tonk Lee, è bastato dire "è mia".
Se ripassate da Syd andate pure e prendete su in deposito quello che avanza.
 
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Grazie, racconto piacevole e simpatico!

Non voglio rovinare un bel thread, ma sarebbe interessante un aggiornamento su airtag e equivalenti per i non fans della Mela.
 
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Reactions: enryb and Sciamano
Nota: questo non è un trip report: non ci sono fotografie o informazioni turistiche. Queste sono solo note di un viaggio aereo che si è svolto secondo modalità diverse dal previsto, che vengono condivise perché potrebbero essere utili a chi, viaggiando, si trova in situazioni simili, o addirittura a chi, professionista del settore, potrebbe trarre spunti per verificare alcuni aspetti a prima vista perfettibili della vicenda.

Viaggio regolarmente in aereo e di solito le destinazioni si ripetono. Sono un po' sorpreso quando mi viene chiesto di andare in California, che ho visitato l'ultima volta in un'altra vita, poco e male. Sono ancora più sorpreso quando scopro che "the higher authority" deve andare a Los Angeles la settimana prima a quella della mia riunione. E dunque decido di mettere insieme piacere e dovere, e di aggiungere qualche giorno di vacanza prima della riunione di lavoro, nella segreta speranza in questo modo di migliorare leggermente la sinapsi altrimenti compromessa dalla differenza devastante di fuso orario.

Mi trovo così il 15 febbraio ad andare di umore sereno variabile verso il ben noto (per me) aeroporto di Schwechat, ufficialmente un hub di Lufthansa Group per quanto le dimensioni siano relativamente modeste (apparentemente, il sedicesimo aeroporto europeo per traffico nel 2022, davanti a Malpensa). Dopo un breve viaggio in taxi, un rapido check in al banco -- una rarità legata allo status di frequent flyer e/o al fatto che viaggio in premium economy, visto che tutta la barbon class deve ormai fare self check in ed anche self-tag -- con imbarco di due bagagli, ed un altrettanto rapido controllo di sicurezza, mi trovo in lounge a fare colazione con calma aspettando il volo che mi porterà a Monaco per una rapida coincidenza verso LA. Tutti i voli sono in orario, la mail è sotto controllo, è il momento di andare al gate.

Ed è proprio in questo momento che compare una scritta sul monitor di un lieve ritardo deli mio volo: e che sarà mai, la navetta con MUC è oraria, tempo per la coincidenza ce n'è, andiamo al gate. E nel tragitto (il volo imbarca al gate più remoto) il ritardo aumenta, pur nei limiti del gestibile. Ma gli altri voli sono in orario, motivo di preoccuparsi non c'è...

Oppure sì, perché i vari siti del settore danno il volo in arrivo da MUC come non ancora decollato, e dunque l'ottimismo su un ritardo contenuto ha poca ragione di essere. E qui emerge già un tema fondamentale di queste note di viaggio: la tecnologia mette a disposizione del passeggero informazioni prima che queste siano condivise dalla compagnia aerea, il che crea una asimmetria informativa e rende più difficile la gestione degli imprevisti e dei passeggeri coinvolti negli imprevisti.

Nel caso specifico, questo significa che chiedo alla biglietteria airside se è possibile cambiare l'itinerario vista l'incertezza sul volo per MUC: e qui incontro una signora gentile e professionale, che mi spiega come non vi siano ancora istruzioni di permettere il cambio, ma che chiederà conferma. Conferma che non arriva dopo qualche minuto, nel senso che la risposta è "business as usual": la signora aggiunge che, essendoci 15 passeggeri in coincidenza per LAX sul mio volo, LH probabilmente penserà a qualche forma di assistenza per assicurare una coincidenza ormai al limite.

E qui i casi sono due: o davvero chi ha preso la decisione di non permettere il cambio di biglietto non era ancora consapevole delle dimensioni del problema (cosa spero non vera), o ha pensato a soluzioni irrealistiche (peggio mi sento): reistradare i passeggeri a questo punto sarebbe stato non solo giustificato ma anche tempistico.

Rientro al gate con la coda tra le gambe ma anche con la buona notizia che in effetti il volo incoming da MUC è decollato, il che significa che sta per atterrare visto che di volo effettivo ci saranno una quarantina di minuti. Ed in effetti il volo atterra, e l'attracco del velivolo biancoblù al jetbridge fa tirare un sospiro di sollievo ai passeggeri in attesa dell'imbarco, schiacciati in un gate sottodimensionato. Se non fosse che qui accade un vero coup de théâtre, ed al posto del segnale di imbarco compare sul monitor la scritta "cancelled".

Il personale OS al gate, dopo aver ammesso un problema informatico globale, decide di rinviare per maggiori informazioni sui nuovi itinerari di viaggio ad un collega in procinto di arrivare. Si tratta di un topos culturale austriaco, specie nel servizio pubblico: "Kollege kommt" è il segnale certo che la questione riguarda altri, che chi pronuncia la frase è ormai un estraneo da non disturbare, e che la soluzione del problema è del tutto svincolata dal fatto di lavorare (e di percepire uno stipendio) per l'ente che ha creato il problema. In breve: fatti vostri.

Ovviamente non si attende il collega, ma si parte a passo celere (per non dire corsa col trolley) verso la biglietteria airside, all'altro lato del terminal 3 dell'aeroporto. E lì la situazione è diventata nel frattempo più confusa, con un discreto numero di persone (nel frattempo, anche il volo "gemello" per Francoforte era stato cancellato), distribuzione di numeri per la coda e priorità varie: di fatto, solo qualche passeggero di business riesce ad ottenere un nuovo biglietto.
A questo punto, altra sorpresa: la biglietteria airside viene chiusa "per motivi informatici" e la folla viene invitata alla biglietteria landside, che in realtà ha un numero di postazioni simili a quella airside e deve smaltire anche la domanda "normale". Il trasloco comporta uscire dalla zona airside passando per l'area di consegna bagagli e risalire al piano partenze: e qui mi viene in mente che forse c'è un ascensore che porta dritto davanti alla biglietteria landside. Il ricordo si dimostra esatto, e mi trovo qualche passo davanti ad un gruppone guidato da una assistente di terra OS verso l'agognata meta: il che, nelle circostanze, può fare la differenza tra avere un biglietto e no.

Qui una giovane, gradevole ed empatica signora si prende cura dei nostri biglietti, reistradandoci via LHR: ma il tempo di emissione dei biglietti (non solo dei nostri) è davvero spropositato a causa del problema informatico, e la coda alle nostre spalle si allunga. Mi viene data la carta d'imbarco per il prossimo volo, e mi viene chiesto di ritirare la carta d'imbarco per il successivo a Londra. Un ultimo consiglio prezioso: verificare al gate che i bagagli siano stati caricati. Un ringraziamento caloroso, e si riparte verso i controlli di sicurezza, anche se questa volta la destinazione sarà l'area non-Schengen, posta al piano superiore e ben meno frequentata di quella Schengen.

Qui si colgono ulteriori segni che forse oggi non è "business as usual": il gate viene cambiato all'ultimo momento, ed il volo per LHR è a sua volta in discreto ritardo causa "ritardato arrivo dell'aeromobile". Il problema è che su questo volo c'è un buon numero di passeggeri che deve andare negli USA grazie ad un'ondata di voli UA con coincidenze davvero al limite: ed il ritardo fa sì che l'atterraggio a Londra coincida con l'apertura dell'imbarco di questi voli. In ogni caso, controllo come raccomandato che i bagagli siano stati imbarcati, ricevendo conferma positiva.

Già abbastanza stanchi per via delle varie vicende (OS non ha offerto alcun buono pasto sebbene i ritardi siano ormai ben oltre le due ore -- e nella gran confusione ci può stare), ci si imbarca e finalmente si decolla. E qui devo dire che il personale di cabina è particolarmente distaccato, con punte di notevole scortesia, cosa che sorprende visto che dovrebbe essere a conoscenza dell'arrivo di un contingente di passeggeri sballottati da altri voli e già con un discreto stress. Ma tant'è, il contratto di trasporto aereo non prevede il sorriso anche se OS di questi sorrisi ne fa gran pubblicità.

Servizio francescano con acqua e microcioccolato. The higher authority decide per curiosità di ordinare una cotoletta alla milanese ("Wienerschnitzel") ripassata al forno a microonde: i due (di numero) pezzi di carne non sono male, il resto sono patate molto unte che in gran parte vengono saggiamente restituite.
Fortunatamente (e non per caso) OS ed UA sono allo stesso terminal di LHR, il 2. Però bisogna passare i controlli di sicurezza, peraltro decisamente vuoti, e poi far controllare la carta d'imbarco: solo che non ho la carta d'imbarco, ma un itinerario che non viene riconosciuto come valido dal sistema (qualsiasi cosa ciò voglia dire). Ovviamente c'è un unico posto di controllo, ed un gruppetto di compagni di sventure dietro di me che bestemmia orrendamente contro a) il poverino al posto di controllo con il mio itinerario in mano b) la signora seduta nella postazione (chiusa) di fianco c) me, che ho la colpa di esistere e di trovarmi lì in quel momento, con tutte le altre infinite opzioni disponibili. Dopo una conversazione inutile con un qualche supervisore, il poverino, temendo la furia della folla, decide di farmi proseguire, il che significa andare al banco UA come primo della fila dei questuanti.

Lì trovo un signore che evidentemente non si aspettava di trovarsi davanti un manipolo di sbandati ma che con flemma degna del paese che lo ospita comincia le procedure del caso, ovvero verifica di visti, ESTA, vaccinazioni COVID ecc. -- tutte informazioni già condivise con OS ed evidentemente perse nel buco nero informatico di Francoforte. Immodestamente, mi sono sentito come John Belushi quando paga le tasse dell'orfanotrofio. Con la carta d'imbarco in mano, consapevole che l'imbarco è iniziato da almeno un quarto d'ora, mi fiondo verso il gate da cui, secondo i cartelli, mi dividono una ventina di minuti. Evidentemente è il giorno della corsa col trolley, disciplina non ancora olimpica ma che potrebbe diventarlo presto, almeno per i seniores.
Il premio è dolcissimo: taglio il traguardo del gate sotto una scritta rossa lampeggiante "closing", e, dopo essermi sentito per un istante come uno degli agenti USA appena salito sul 747 Swissair in Argo, mi premuro di informare il personale di terra che altri stanno arrivando, perché nella fortuna non ci sono amici ma tra disgraziati la solidarietà è massima.

In parte a causa del rilassamento dopo questa (dis)avventura, in parte grazie al fatto che il volo è più pieno davanti che dietro e dunque ho un sedile libero a fianco, che Polaris è un bel prodotto anche in premium economy, che il personale di cabina pare non odiare il proprio mestiere come i colleghi OS appena lasciati, ma tratta il passeggero come un gradito ospite, la permanenza non è solo piacevole, ma associata con un senso di sollievo ed accoglienza che rimarrà con me a lungo. Del cibo ho già parlato nel thread apposito, mi rivedo "La grande bellezza" (perché approfitto di questi voli per vedermi film italiani) e mi addormento. Atterraggio in orario, saluti, immigrazione tutto sommato veloce e ritiro bagaglio al singolare, nel senso che uno arriva ma l'altro no.

E qui comincia la parte (per me, e credo, per altri) pedagogica della vicenda: cosa bisogna fare se manca un bagaglio? La prima ovvia risposta è: denunciarne la scomparsa, cosa fatta immediatamente, e devo dire che la recente introduzione delle email per le informazioni relative ai bagagli aiuta molto. Ma al momento della denuncia bisogna dire cosa c'era nel bagaglio, e qui ero del tutto impreparato, ed ho dato una risposta generica che risulterà poco utile, perché quella descrizione serve nel caso che il bagaglio abbia perduto l'etichetta e giaccia orfano -- ma io non lo sapevo, e non ci ho dato la giusta importanza. Stravolto di stanchezza in aeroporto ho potuto menzionare solo qualche oggetto particolarmente inutile e generico (vestito formale grigio e scarpe nere, necessario per la barba, ecc.).

Ed anche nei giorni seguenti non capivo perché il sito UA chiedeva descrizioni cosi dettagliate per il contenuto: solo dopo ho collegato con la necessità di scoprire dal contenuto il proprietario in caso la valigia abbia perso l'etichetta. (Come si possa perdere etichetta, sticker ed etichetta personale di un bagaglio rimane un mistero, ma evidentemente succede. Ed il mio bagaglio non aveva perso le maniglie.)
Facendo affidamento sulla straordinaria memoria femminile, sono riuscito a mettere insieme un elenco di 35 oggetti (per un valore di oltre 6 volte il massimale rimborsabile di 1550 dollari) per poi scoprire, una volta ricevuta la valigia, che non era nemmeno completo. Insomma, fate una lista accurata di quello che mettete in valigia, e se ci tenete veramente, considerate una copertura assicurativa perché le compagnie aeree rimborsano meglio a fronte degli scontrini, che di solito latitano, ed i limiti sono piuttosto bassi se ci si muove per lavoro.

Dopo aver fatto denuncia di smarrimento ed aver ricevuto un codice di riferimento parto verso la mia avventura californiana. Ed ogni tanto controllo online lo status della valigia, che rimane tuttavia in tracing, ovvero irreperita. E qui abuso della familiarità del forum per cercare una voce di conforto nel noto forumista East End Avenue, ineffabile bandiera di UA nonché persona di gentilezza e disponibilità eccezionali.

Col passare dei giorni aumentano le necessità e comincio ad acquistare vestiti d'emergenza, partendo dai fondamentali (da Ross), passando ad un cambio di pantaloni e di felpa (così scopro Nordstrom Rack) e finendo con un vestito da lavoro, recuperato tra la merce in clearance in un outlet nel deserto. Insomma, applico alla lettera la regola del non scialare, sperando in questo modo di non compromettere il rimborso spese.

I giorni passano veloci, il tempo si mette al brutto e cade la neve su Hollywood, ed è il momento di tornare. Check-in veloce e controllo sicurezza dignitoso -- e si è airside. Almeno al gate ci sono abbastanza sedie per i passeggeri in attesa, ed il volo è pieno (ma non così pieno da non accogliere qualche passeggero in stand-by -- colgo al volo un dipendente LH chiedere un posto in jumpseat, ed ottenere come risposta che oggi voleranno tutti ma proprio tutti).

Si vola con la regina, il che è sempre un onore -- anche se entrare e vedere una scala che sale mi inganna, e penso al cicciobus. Il sedile non è all'altezza di UA (sempre di premium economy parliamo), e l'amenity kit è decisamente modesto (si notano dei copricuffia inadatti agli auricolari forniti). Volo in perfetto orario, e visione di film (che raccomando): Siccità (che a dire il vero avevo cominciato a vedere in qualche altro volo, senza riuscire a finirlo, e dunque ero particolarmente contento di ritrovare) e Nostalgia.

A Francoforte coincidenza comoda, e domanda sbarazzina alla buttafuori di un service center in merito al bagaglio, con dritta giusta: vai al lost and found, e ti sarà risposto. Imbarco in orario su volo OS per VIE, cinture allacciate e... si attende. E poi si attende. E poi, si attende ancora, per un totale di 2 ore e 45 minuti, causa vento e possibilità di decollare da una sola pista. E qui vengono in mente due cose.

La prima è che ormai molti passeggeri si documentano su FR24 e siti simili -- sono sicuro che c'è chi manda già la richiesta di rimborso dall'aereo, tanto per portarsi avanti. E se capita, come è capitato a noi, che gli altri aerei decollano e noi no, l'umore non ne guadagna, e bisognerebbe forse spiegare il perché anche se talvolta il perché non c'è: il dubbio è che si trattasse di un volo con poche coincidenze, e tutto sommato sacrificabili. Concetto difficile da spiegare ad un gruppo di passeggeri ungheresi imbarcato con me che avrebbe potuto comodamente arrivare a casa da VIE con flixbus in 3 ore. (Ebbene sì, il volo VIE - BUD esiste due volte al giorno e feedera insieme a noi.)

La seconda è che con un ritardo di 2 ore il voucherino per coca e panino deve essere offerto, ma con il BoB se si è bloccati a bordo si ottiene nel miglior dei casi il bicchiere d'acqua. Gli americani sono più avanti con le tarmac delay rules, e visto che la UE adora regolamentare, forse sarebbe il caso di farlo anche in questo caso e far tenere un bel trolley di merendine di riserva da distribuire all'occorrenza. Lo so che le merendine fanno peso, ma passare 3 ore immobili e legati ad un sedile concepito in un club BDSM non fa piacere, ed allora almeno dateci da mangiare (diciamo così).

Arrivati a Vienna, incomincia il lavoro serio: la ricerca del bagaglio perduto. Il lost and found OS (stranamente vuoto) mi rinvia al mitico deposito (Lager, in lingua originale) delle valigie perdute dove trovo una gentile signora molto disponibile e competente -- e forse anche non troppo impegnata nel tardo pomeriggio di una domenica di fine febbraio. La valigia a Vienna non c'è, e se ne sono perse le tracce a Londra, dove sicuramente è stata mandata. Dunque, vediamo tra le valigie orfane di Londra, verificando tutte le candidate alla luce anche di eventuali discrepanze di descrizione. Bisogna scremare cinque schermate, e l'ultima candidata (ovvero quella da più tempo in giacenza) è proprio la mia, che riconosco grazie alla sommaria descrizione di qualche contenuto. Gioia sincera. Ora, basta riconciliare i codici LH - OS e quelli UA, visto che le due compagnie usano sistemi di tracciamento diversi, e sincerarsi che la valigia, dopo aver ritrovato il papà, venga spedita in California. Ma tutto va per il meglio, ed il perduto bene torna a casa già martedì all'ora di pranzo, con tutto il suo contenuto praticamente intatto.
La signora delle valigie mi regala un ultimo consiglio (lei si è comprata un airtag, ma è del settore): stampare l'itinerario e metterlo in bella vista all'interno del bagaglio, così in caso di perdita di etichetta può essere attribuito subito. Ed io vi passo la dritta nello stesso spirito.

Un ultimo sforzo per preparare la lista dei beni comprati negli USA per far fronte al mancato arrivo della valigia e chiederne il rimborso a UA, che risponderà in 6-8 settimane. Si vedrà, anche se mi sono attenuto con grande prudenza alle indicazioni in merito alle interim expenses, che però sono necessariamente vaghe.
Sarà un segno, ma il mio prossimo biglietto per gli USA è stato emesso su stock UA, anche se volerò con metallo OS. E con una lista dettagliata del contenuto della valigia, just in case...
Come un viaggio aereo si può trasformare in un psicodramma.
Conclusione è che in qualsiasi aeroporto ti trovi e con qualsiasi compagnia aerea voli nel momento del bisogno diventa tutto estremamente difficile.
Se sei scafato e veloce te la cavi altrimenti soccombi agli eventi avversi.
 
Perdona una cosa ma tu imbarchi un collo contenente beni per oltre 9k$? Se si trattasse di materiale lavorativo/professionale, immagino sarebbe comunque assicurato. Se così non fosse, suppongo che non potessi portarli con te in cabina nel bagaglio a mano che probabilmente conteneva oggetti di altrettanto valore.
Si tertiur...
 
Grazie per la condivisione.
vado in ordine un po’ sparso :)

rispetto all’integrazione dei diversi sistemi informativi (primo fra tutti FR 24) anche a me è venuto il dubbio del perché spesso la compagnia condivida le informazioni “più tardi” rispetto a tool esterni.
Uno dei motivi che mi è venuto in mente e relativo a un recente volo per Istanbul in ritardo per… neve in Turchia (!!!): TK continuava a promettere che il Malpensa Istanbul sarebbe partito, e dunque arrivato, in perfetto orario. Al contrarioFR24 stimava la partenza in ritardo di un’ora e 20 minuti rispetto allo schedule, cosa rivelatasi più vera.
credo, però, che qualsiasi ritardo legato alle condizioni meteo possa subire cambiamenti repentini e forse la compagnia attende di avere “certezze“ prima di mettere in campo tutte le varie azioni, prima fra tutte avvisare i pax.

@Farfallina: no, non ci sono alternative altrettanto funzionali ad AirTag. Il concetto è abbastanza semplice: l’ AirTag può essere rilevato da qualsiasi iPhone nel raggio di azione, senza alcun tipo di software addizionale. Ovvero se perdi la tua valigia a LHR, è praticamente certo che un qualsiasi iPhone prima o poi le passi sufficientemente vicino per tracciarne la posizione.
Per il mondo Android servono soluzioni ad hoc, ad esempio chipolo o Tile. Concettualmente funzionano come il tag di Apple ma con una sostanziale differenza: affinché vengano riconosciute deve passare nel raggio di azione un telefono (iOS o Android) con la relativa applicazione installata e abilitata a funzionare in background. Ecco che, nello stesso caso di prima della valigia persa a LHR, diventa estremamente più raro che ci passi vicino un Android con installata l’app del produttore del trackerche hai scelto.

@Sciamano: LOL, anche io mi sono fatto la stessa domanda io ho provato a immaginare la mia normale valigia!

@feewy: ho letto un paio di volte la frase chiedendomi “ma come in California!?!” 😂
 
Perdona una cosa ma tu imbarchi un collo contenente beni per oltre 9k$? Se si trattasse di materiale lavorativo/professionale, immagino sarebbe comunque assicurato. Se così non fosse, suppongo che non potessi portarli con te in cabina nel bagaglio a mano che probabilmente conteneva oggetti di altrettanto valore.
Si tertiur...

In realtà la cosa ha sorpreso molto anche me. Ma un paio di cravatte di marca costano già un botto, un completo anche, un paio di camicie, scarpe ecc. ed il problema è che si chiede il costo d'acquisto non il valore attuale. Mi sono fermato quando il conto era oltre i 7K, ma spalmati su circa 40 oggetti non è un gran valore individuale tenendo presente qualche capo più costoso. Ed è vero che a causa della lunga permanenza e delle cose che intendevo fare, avevo messo in valigia del vestiario più ricercato del solito.

Inoltre, questo è il costo teorico, ma tanta merce si può trovare facilmente a meno (come ho fatto io per i vestiti acquistati d'emergenza), e la maggior parte dei capi era usata e dunque deprezzata. Il valore effettivo era dunque ben inferiore a 7K anche se a voler ricomprare ciascun capo sarei finito da quelle parti.

La mia riflessione è più che altro sulle distorsioni evidenti tra costo d'acquisto, costo di sostituzione e limiti alla responsabilità del vettore.
 
Il problema che l'etichetta non segnava il mio nome ma un ignoto ( e probabilmente ignavo) Mr Tonk Lee, ( avevo perso la coincidenza a BKK e della serie, la sicurezza è un optional, hanno ben pensato di togliere la mia tag e mettere quella di un pax a bordo, intuisco).

Oddio. A BGY una volta ho stampato tutti i bag tag che mi spettavano con la prenotazione e me ne erano avanzati un paio. Sottobordo, quando ho consegnato il passeggino, l'operatore mi ha chiesto «Le avanzano le etichette? Perché a me ne servirebbe una». Chissà se è stata una cosa simile

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Un problema pratico a cui non so rispondere: per risolvere davvero il problema della valigia bisogna andare in un deposito lost and found ed interagire con gli addetti, ma (almeno a Vienna) l'accesso ormai è possibile solo se si è già airside: va bene per chi ritorna da un viaggio come me, ma gli altri come fanno? Comprano un biglietto low cost solo per avere accesso?

Un tempo a Vienna si citofonava ad un portoncino e si entrava senza tante storie, ma mi rendo conto che non sia una soluzione ottimale per la sicurezza.
 
Grazie per la condivisione.
vado in ordine un po’ sparso :)

rispetto all’integrazione dei diversi sistemi informativi (primo fra tutti FR 24) anche a me è venuto il dubbio del perché spesso la compagnia condivida le informazioni “più tardi” rispetto a tool esterni.
Uno dei motivi che mi è venuto in mente e relativo a un recente volo per Istanbul in ritardo per… neve in Turchia (!!!): TK continuava a promettere che il Malpensa Istanbul sarebbe partito, e dunque arrivato, in perfetto orario. Al contrarioFR24 stimava la partenza in ritardo di un’ora e 20 minuti rispetto allo schedule, cosa rivelatasi più vera.
credo, però, che qualsiasi ritardo legato alle condizioni meteo possa subire cambiamenti repentini e forse la compagnia attende di avere “certezze“ prima di mettere in campo tutte le varie azioni, prima fra tutte avvisare i pax.

@Farfallina: no, non ci sono alternative altrettanto funzionali ad AirTag. Il concetto è abbastanza semplice: l’ AirTag può essere rilevato da qualsiasi iPhone nel raggio di azione, senza alcun tipo di software addizionale. Ovvero se perdi la tua valigia a LHR, è praticamente certo che un qualsiasi iPhone prima o poi le passi sufficientemente vicino per tracciarne la posizione.
Per il mondo Android servono soluzioni ad hoc, ad esempio chipolo o Tile. Concettualmente funzionano come il tag di Apple ma con una sostanziale differenza: affinché vengano riconosciute deve passare nel raggio di azione un telefono (iOS o Android) con la relativa applicazione installata e abilitata a funzionare in background. Ecco che, nello stesso caso di prima della valigia persa a LHR, diventa estremamente più raro che ci passi vicino un Android con installata l’app del produttore del trackerche hai scelto.

@Sciamano: LOL, anche io mi sono fatto la stessa domanda io ho provato a immaginare la mia normale valigia!

@feewy: ho letto un paio di volte la frase chiedendomi “ma come in California!?!” 😂
Grazie mille, mi hai fatto capire come funziona. Se ho capito bene però Airtag posso usarlo anche senza un Apple oppure devo capire se anche senza l'ultimo modello di Apple. Io non sono una fan della Mela seppur apprezzi la loro grande capacità di innovare.
 
Ma il buon vecchio A4 scritto a mano con i propri dettagli (nome, cognome, indirizzo, recapito) posizionato all’interno della valigia prima di chiuderla nessuno lo mette?
 
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Ma il buon vecchio A4 scritto a mano con i propri dettagli (nome, cognome, indirizzo, recapito) posizionato all’interno della valigia prima di chiuderla nessuno lo mette?
Ah ecco, pensavo di essere l'unico a farlo: il suddetto A4 più fotocopie dei passaporti dei passeggeri.
Ma forse sono strano io che stampo biglietti, itinerario di viaggio, voucher dell'hotel ed assicurazione, una copia per ogni valigia ed una per bagaglio a mano
 
Grazie mille, mi hai fatto capire come funziona. Se ho capito bene però Airtag posso usarlo anche senza un Apple oppure devo capire se anche senza l'ultimo modello di Apple. Io non sono una fan della Mela seppur apprezzi la loro grande capacità di innovare.

no, per usare AirTag serve un dispositivo iOS, aggiornato almeno alla versione 14.
vai però indietro di parecchio: basta un iPhone 6s del 2015.