L’Italia costruisce il primo aeroporto su terreno ‘solido’ in Antartide
La pista di decollo e atterraggio in costruzione in Antartide da parte degli Italiani. PNRA
Sarà italiana la prima aviopista su “morena” antartica, un progetto pilota grazie al quale il PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide), oltre ad assicurare i movimenti di personale delle nostre basi, sarà in grado di fornire servizi di logistica a coreani, cinesi, francesi e tedeschi e cesserà di dipendere dai mezzi americani per emergenze tecniche e operative.
“Per realizzare la pista utilizzeremo una morena, uno strato di detriti (argilla, sabbia, ghiaia e grossi massi), spesso circa un metro, che a sua volta poggia su un ghiacciaio alto 60-70 metri, ubicato su roccia. Su questi detriti, già presenti sul ghiacciaio in maniera naturale, stiamo aggiungendo materiale dello stesso tipo prelevato da siti circostanti, per aumentare lo spessore dello strato e portarlo al livello desiderato”, spiega Giuseppe De Rossi, dell’Unità Tecnica Antartide dell’Enea.e Responsabile del Progetto.
Nel corso del tempo, gli aerei sono stati scelti come mezzo per migliorare la qualità ed efficienza della ricercaeffettuata in Antartide e trasportare più agilmente lo staff fino alle basi, rispetto a quanto avveniva in precedenza con le navi.
“Inizialmente si sono realizzate piste su ghiaccio, perché si pensava che l’impatto per l’ambiente fosse limitato. In anni recenti si sono però iniziati a verificare dei fenomeni di scioglimento e di ristagno dell’acqua sulla superficie delle piste. Nel corso delle ultime estati antartiche alcune piste su ghiaccio blu, tra le quali Novolazarevskaja e l’australiana Wilkins, hanno avuto diversi problemi e alcune volte non si sono potuti effettuare dei voli già programmati. Sono problemi che non dovremmo riscontrare sulla nostra pista, una volta terminata e ricoperta con un adeguato strato di ghiaia, perché la morena protegge il ghiaccio. La morena stessa e il materiale riportato su di essa agiscono da coibenti rispetto al ghiaccio sottostante evitando la fusione dello strato superficiale dovuta alla radiazione solare”, aggiunge De Rossi.
Un ghiacciaio è come un fiume che scorre lento e costante. Grazie all’utilizzo di tecnologie satellitari, i ricercatori hanno potuto quantificare questo scorrimento.
“La morena è relitta, la parte di ghiacciaio sottostante risulta incastrato in una sorta di cul de sac e si muove solo pochi centimetri l’anno. Potremo ripristinare le eventuali crepe, che si formeranno comunque non prima di alcuni anni, riportando del nuovo materiale inerte, che ristabilirà la superficie della pista. Grazie a questo progetto, saremo meno limitati dalle condizioni ambientali per il trasporto di risorse umane in Antartide”, continua l’esperto. Il progetto, nel suo complesso, prevede anche la realizzazione di un eliporto e un hangar per i mezzi antincendio.
La riga rossa indica la nuova pista su morena. PNRA
All’aviopista stanno lavorando non solo i ricercatori, che forniscono dati utili per la fase di progettazione, ma anche operatori di macchine da cantiere provenienti da zone di montagna. La loro esperienza si sta rivelando molto utile per operare sul permafrost, una superficie abrasiva e dura come il calcestruzzo. Inoltre abbiamo avuto il decisivo contributo dell’Aeronautica Militare il cui Reparto Genio mette a disposizione competenze geotecniche e uomini e mezzi per la fase realizzativa. Il cantiere è composto per metà da mezzi del PNRA e per metà da mezzi del Genio Aeronautico. Questa collaborazione ha il duplice valore di fornire risorse pubbliche per concorrere alla realizzazione di un progetto Paese e contemporaneamente offre l’opportunità al personale del Genio di farsi una esperienza su suoli, non altrove disponibili in Italia, ma caratteristici di aree potenzialmente strategiche. Per ora, in una fase che è stata considerata di test, sono stati realizzati 400 metri di rilevato dei 2,2 km di aviopista previsti dal progetto.
“Con l’inserimento del progetto pista in Antartide tra quelli speciali del MIUR e del finanziamento relativo – racconta De Rossi – in questa spedizione abbiamo in programma di aprire ufficialmente il cantiere di costruzione della pista”.
Quello che ora manca è una nave per poter trasportare in loco gli ulteriori macchinari necessari alla realizzazione della pista e il carburante: l’Italica, l’ultima nave da carico della flotta italiana utilizzabile a latitudini polari, è infatti stata mandata in pensione lo scorso anno. “Per mantenere in vita le spedizioni del PNRA, oltre che per il cantiere della pista, è indispensabile un’altra nave polare entro breve tempo”, spiega De Rossi.
L’obiettivo, nel lungo periodo, è realizzare una pista sufficientemente lunga a consentire l’atterraggio e il decollo di aerei che non debbano rifornirsi in Antartide,riducendo così un’importante porzione del traffico navale attualmente impiegato per il trasporto di carburante.
“Così facendo, non solo diminuisce la quantità di anidride carbonica prodotta, ma si abbatte il rischio relativo allo sversamento di carburante nell’ambienteconnesso alle serie di successive manipolazioni necessarie per trasportare il carburante dalla nave al deposito e dal deposito alla pista”, puntualizza De Rossi.
In Antartide si riscontra un trend mirato all’ottimizzazione delle infrastrutture e il miglioramento delle tecnologie, che ha permesso la nascita joint venture, attraverso cui i Paesi condividono risorse e barattano servizi a seconda delle proprie expertise.
“In questa collaborazione/competizione il PNRA si è trovato a doversi confrontare con il dinamismo dei paesi asiatici ed è riuscito a far valere le proprie competenze. L’Italia si sta preparando ad avere un ruolo di primo piano in questo contesto, saremo in grado di offrire servizi alle grandi potenze asiatiche ed europee e di creare qualche nuovo posto di lavoro qualificato per i nostri connazionali”, conclude De Rossi.
https://it.businessinsider.com/litalia-costruisce-il-primo-aeroporto-su-terreno-solido-in-antartide/

La pista di decollo e atterraggio in costruzione in Antartide da parte degli Italiani. PNRA
Sarà italiana la prima aviopista su “morena” antartica, un progetto pilota grazie al quale il PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide), oltre ad assicurare i movimenti di personale delle nostre basi, sarà in grado di fornire servizi di logistica a coreani, cinesi, francesi e tedeschi e cesserà di dipendere dai mezzi americani per emergenze tecniche e operative.
“Per realizzare la pista utilizzeremo una morena, uno strato di detriti (argilla, sabbia, ghiaia e grossi massi), spesso circa un metro, che a sua volta poggia su un ghiacciaio alto 60-70 metri, ubicato su roccia. Su questi detriti, già presenti sul ghiacciaio in maniera naturale, stiamo aggiungendo materiale dello stesso tipo prelevato da siti circostanti, per aumentare lo spessore dello strato e portarlo al livello desiderato”, spiega Giuseppe De Rossi, dell’Unità Tecnica Antartide dell’Enea.e Responsabile del Progetto.
Nel corso del tempo, gli aerei sono stati scelti come mezzo per migliorare la qualità ed efficienza della ricercaeffettuata in Antartide e trasportare più agilmente lo staff fino alle basi, rispetto a quanto avveniva in precedenza con le navi.
“Inizialmente si sono realizzate piste su ghiaccio, perché si pensava che l’impatto per l’ambiente fosse limitato. In anni recenti si sono però iniziati a verificare dei fenomeni di scioglimento e di ristagno dell’acqua sulla superficie delle piste. Nel corso delle ultime estati antartiche alcune piste su ghiaccio blu, tra le quali Novolazarevskaja e l’australiana Wilkins, hanno avuto diversi problemi e alcune volte non si sono potuti effettuare dei voli già programmati. Sono problemi che non dovremmo riscontrare sulla nostra pista, una volta terminata e ricoperta con un adeguato strato di ghiaia, perché la morena protegge il ghiaccio. La morena stessa e il materiale riportato su di essa agiscono da coibenti rispetto al ghiaccio sottostante evitando la fusione dello strato superficiale dovuta alla radiazione solare”, aggiunge De Rossi.
Un ghiacciaio è come un fiume che scorre lento e costante. Grazie all’utilizzo di tecnologie satellitari, i ricercatori hanno potuto quantificare questo scorrimento.
“La morena è relitta, la parte di ghiacciaio sottostante risulta incastrato in una sorta di cul de sac e si muove solo pochi centimetri l’anno. Potremo ripristinare le eventuali crepe, che si formeranno comunque non prima di alcuni anni, riportando del nuovo materiale inerte, che ristabilirà la superficie della pista. Grazie a questo progetto, saremo meno limitati dalle condizioni ambientali per il trasporto di risorse umane in Antartide”, continua l’esperto. Il progetto, nel suo complesso, prevede anche la realizzazione di un eliporto e un hangar per i mezzi antincendio.

La riga rossa indica la nuova pista su morena. PNRA
All’aviopista stanno lavorando non solo i ricercatori, che forniscono dati utili per la fase di progettazione, ma anche operatori di macchine da cantiere provenienti da zone di montagna. La loro esperienza si sta rivelando molto utile per operare sul permafrost, una superficie abrasiva e dura come il calcestruzzo. Inoltre abbiamo avuto il decisivo contributo dell’Aeronautica Militare il cui Reparto Genio mette a disposizione competenze geotecniche e uomini e mezzi per la fase realizzativa. Il cantiere è composto per metà da mezzi del PNRA e per metà da mezzi del Genio Aeronautico. Questa collaborazione ha il duplice valore di fornire risorse pubbliche per concorrere alla realizzazione di un progetto Paese e contemporaneamente offre l’opportunità al personale del Genio di farsi una esperienza su suoli, non altrove disponibili in Italia, ma caratteristici di aree potenzialmente strategiche. Per ora, in una fase che è stata considerata di test, sono stati realizzati 400 metri di rilevato dei 2,2 km di aviopista previsti dal progetto.
“Con l’inserimento del progetto pista in Antartide tra quelli speciali del MIUR e del finanziamento relativo – racconta De Rossi – in questa spedizione abbiamo in programma di aprire ufficialmente il cantiere di costruzione della pista”.
Quello che ora manca è una nave per poter trasportare in loco gli ulteriori macchinari necessari alla realizzazione della pista e il carburante: l’Italica, l’ultima nave da carico della flotta italiana utilizzabile a latitudini polari, è infatti stata mandata in pensione lo scorso anno. “Per mantenere in vita le spedizioni del PNRA, oltre che per il cantiere della pista, è indispensabile un’altra nave polare entro breve tempo”, spiega De Rossi.
L’obiettivo, nel lungo periodo, è realizzare una pista sufficientemente lunga a consentire l’atterraggio e il decollo di aerei che non debbano rifornirsi in Antartide,riducendo così un’importante porzione del traffico navale attualmente impiegato per il trasporto di carburante.
“Così facendo, non solo diminuisce la quantità di anidride carbonica prodotta, ma si abbatte il rischio relativo allo sversamento di carburante nell’ambienteconnesso alle serie di successive manipolazioni necessarie per trasportare il carburante dalla nave al deposito e dal deposito alla pista”, puntualizza De Rossi.
In Antartide si riscontra un trend mirato all’ottimizzazione delle infrastrutture e il miglioramento delle tecnologie, che ha permesso la nascita joint venture, attraverso cui i Paesi condividono risorse e barattano servizi a seconda delle proprie expertise.
“In questa collaborazione/competizione il PNRA si è trovato a doversi confrontare con il dinamismo dei paesi asiatici ed è riuscito a far valere le proprie competenze. L’Italia si sta preparando ad avere un ruolo di primo piano in questo contesto, saremo in grado di offrire servizi alle grandi potenze asiatiche ed europee e di creare qualche nuovo posto di lavoro qualificato per i nostri connazionali”, conclude De Rossi.
https://it.businessinsider.com/litalia-costruisce-il-primo-aeroporto-su-terreno-solido-in-antartide/