- 10 Dicembre 2007
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C'era una volta...
Sul finire degli anni 90, c'era una compagnia aerea italiana bianco-rosso-verde della quale non ricordo il nome, basata a FCO. Era l'unica compagnia di dimensioni medio-grandi della nazione e l'unica che le assicurava una conveniente rete di voli intercontinentali.
Invero, la compagnia era gestita maluccio, gli sprechi imperversavano, la gestione di stampo rigorosamente politico-sindacale e il nepotismo una prassi consolidata. Per non parlare del servizio reso ai passeggeri. Nonostante tutto questo, ai vertici della compagnia, qualcuno si è accorto che forse sarebbe stato più redditizio posizionare il grosso dei voli a lungo raggio con relativi feed in un altro aeroporto, situato in una remota zona del nord del paese chiamata Brughiera: tale aeroporto di Malpensa: un nome che già di suo, difficilmente porta fortuna...
Ma tant'è, l'idea era ottima: si andava ad intercettare il traffico della zona più ricca del paese e la posizione nettamente più centrale in Europa rispetto a FCO, avrebbe permesso di federare al meglio una buona fetta dei pax dell'intero continente sul nascente hub (parola che in inglese significa "mozzo", in italiano "aeroporto con i controc...ni"). Anzi, la dirigenza ci credeva così tanto da mettere persino nel conto i costi che lo spostare in continuazione i dipendenti residenti nella capitale fino in Brughiera avrebbe comportato. Senza contare le pressioni interne per mantenere tutti i voli a FCO cristallizzando lo status quo.
A FCO sarebbero comunque rimasti un discreto numero di voli a lungo raggio, ottimizzati per servire la capitale, centro turistico-religioso di rilevanza mondiale.
Ma torniamo nel nebbioso nord. Per permettere a MXP di svolgere al meglio il suo nuovo compito, si era addirittura costruito un terminal tutto nuovo, dotato delle più moderne infrastrutture, a partire da uno spettacolare pavimento che nei decenni seguenti sarebbe stato apprezzato da quasi tutti i passeggeri. Ma questo è un dettaglio irrilevante.
Ma non è finita qui: i lungimiranti manager della compagnia tricolore di cui sopra, precorrendo i tempi futuri che avrebbero visto una concentrazione delle aziende del settore, avevano preso accordi con una compagnia olandese (il cui nome mi pare iniziasse con la K), per una fusione che avrebbe creato una tra le prime 3 compagnie europee. Le due aziende sembravano fatte apposta per convolare a giuste nozze, il successo una cosa scontata.
Ovviamente c'era il presupposto che il rinnovato aeroporto di MXP, diventasse l'aeroporto della sua città di riferimento (anche in questo caso la memoria non mi è amica), quindi andava chiuso il piccolo aeroporto a due passi dalla città che fino a quel momento aveva servito il grosso dei voli a breve e medio raggio. Nessun problema. Tutto già contemplato negli accordi tra le due compagnie aeree e avallato dal governo centrale. Anche qui un successo assicurato.
Ci si era però dimenticati di un fattore cruciale: gli abitanti della grande città del nord destinataria di questa piccola "rivoluzione aerea". E' ben vero che il nuovo hub avrebbe portato posti di lavoro, sviluppo economico e una buona quantità di collegamenti a lungo raggio, ma aveva un difetto: era lontano. Terribilmente lontano. Praticamente un viaggio via terra prima di un viaggio via volo.
In verità i km dal centro erano una cinquantina, non pochissimi, ma nemmeno una follia. Per lenire il problema, si erano presi alcuni provvedimenti: di era costruito un nuovo tratto di ferrovia che collegava direttamente il terminal ad una stazione in centro, sia pure diversa da quella principale, si era aggiunta una corsia all'autostrada, eliminando quella di emergenza (dettagli dai quali si vede la furbizia di un popolo) e ulteriori lavori erano programmati nel tempo.
Ma nonostante tutto, sembra che gli abitanti della grande città fossero tremendamente infelici. Volevano troppo bene al piccolo aeroporto a due passi dalla città, tanto bene da non riuscirsene a separare. A partire da chi ci lavorava: taxisti e negozianti erano terrorizzati all'idea di doversi spostare nel nuovo grande aeroporto, manifestavano e facevano pressioni perchè il piccolo aeroporto non chiudesse. A dirla tutta, sembra che anche qualche politico di seconda fascia (quelli senza l'aereo di stato) ed alcuni imprenditori, non abbiano affatto gradito l'idea del doppio viaggio (terra + aria) che i cambiamenti in atto lasciavano presagire. E a dirla fino in fondo, aggiungerei che anche qualche passeggero "normale" era sulla stessa lunghezza d'onda di politici ed imprenditori.
Però ormai le carte erano firmate e il destino del piccolo aeroporto segnato.
Ma intanto nel sottobosco si lavorava per evitare quella sciagurata chiusura.
Si iniziarono a fare pesanti pressioni sul governo centrale (titolare di queste decisioni), affinchè si trovasse un qualche compromesso. Parola quest'ultima, quanto mai utilizzata nelle decisioni relative al paese del quale stiamo parlando. Da notare che anche le compagnie aeree straniere (spalleggiate dalla UE) erano contrarie a questo trasferimento e lo erano esclusivamente per tutelare i loro pax, che sarebbero stati costretti alla "traversata nel deserto" necessaria a raggiungere il nuovo aeroporto. Chi dovesse pensare che c'entrava la concorrenza con la compagnia bianco-rosso-verde, è sicuramente in errore.
E fu così che venne trovata la soluzione geniale. Trasferire a MXP tutto, tranne i voli per la capitale, quelli più pregiati sul piano dei guadagni e sul piano del "peso" politico-economico dei viaggiatori.
L'hub era salvo e la rotta interna principale continuava ad essere servita nella maniera più comoda.
Il piccolo aeroporto rimaneva aperto, così come i suoi negozi e i suoi taxi.
Ma c'erano due categorie che rosicavano nell'ombra: la prima era costituita dalle compagnie concorrenti, che si vedevano escluse dal piccolo e comodo aeroporto anche se rimaneva aperto, la seconda, da tutti i viaggiatori interni che si sentivano trattati come pax di serie B rispetto a quelli che volavano sulla capitale. E quindi anche gli abitanti della grande città, cominciarono in massa a pretendere che anche la "loro" destinazione favorita, partisse dal piccolo aeroporto comodo.
C'era il dettaglio che quei voli interni avrebbero dovuto portare nel grande aeroporto nuovo tanti pax per riempire i voli intercontinentali, ma questo va preso per quello che è: appunto un dettaglio.
E fu così che si rimise mano alla legge. Ora si poteva volare dal piccolo aeroporto, elegantemente soprannominato city airport, verso tutte le capitali UE, i maggiori hub europei e le zone economicamente depresse, tra le quali figurava il sud della nazione.
Tutto con un numero massimo di voli previsto dal decreto in questione.
Per gli abitanti della grande città, fu una grande gioia. Finalmente potevano tornare ad usare, sia pure parzialmente, il "loro" aeroporto. Ovviamente sto parlando di quello piccolo.
Andrebbe anche notato che a causa di questa decisione, la ormai arcinota compagnia bianco-rosso-verde aveva dovuto sdoppiare i voli tra i due aeroporti con conseguente aumento di costi, ma mi rendo conto che tutto non si può avere e che passerei per lezioso.
Intanto la compagnia olandese, promessa sposa della nostra, chiedeva conto della mancata chiusura dell'aeroportino, diventando sempre più nervosa. Fino a quando decise di rompere il fidanzamento, gesto che rese alla compagnia bianco-rosso-verde una bella somma sotto forma di penale, grazie alla quale la compagnia nazionale riuscì a pubblicare con grande soddisfazione un bilancio in attivo, credo il migliore della sua storia. Il senso di orgoglio nella nazione in questione era alto: gli olandesi avevano provato di far chiudere il piccolo aeroporto della grande città, ma erano stati sgamati e il loro piano era miseramente fallito. E in più si era riusciti a scucir loro tanti fiorini.
Ma fa parte della selezione della specie: il più furbo sopravvive e si evolve, l'altro...
Infatti pochi anni dopo, gli olandesi si sarebbero fatti raggirare fondendo la loro compagnia con quella della Francia. I risultati di tale folle operazione, sono sotto gli occhi di tutti.
Nel frattempo, la compagnia bianco-rosso-verde con astuta mossa strategica, si ridimensionava per meglio rispondere alle mutate esigenze del mercato. Per ragioni puramente tecniche si è dovuta usare la parola "fallimento" e per evitare problemi sociali si è deciso di pagare (con soldi pubblici) 7 anni di ferie ai cosiddetti esuberi, ma ora la compagnia è più snella e forte che mai.
E con mossa avveduta e apprezzata dai più, ha abbandonato in gran parte lo scomodissimo aeroporto lontano della grande città del nord, per riposizionarsi sull'amato aeroportino appena fuori porta.
E per gli abitanti della grande città, è stata nuovamente festa grande. La conferma che volare dal piccolo aeroporto è un loro diritto inalienabile.
Invero il numero dei voli previsto dal decreto di cui sopra, sembra sia stato ampiamente superato, ma pare sia stato scovato un escamotage chiamato "code share" per aggirare lo spirito della legge pur rispettandone la lettera. O almeno è quello che mi hanno raccontato.
Anzi, pare che recentemente, grazie a questo "trucchetto" siano arrivati altri voli sul city airport e altri arriveranno. Ed è storia di questi giorni.
Oggi gli abitanti della grande città del nord sono una comunità felice ed appagata: negli anni, lavorando duramente e facendo tutte le pressioni politiche possibili sul governo centrale, sono riusciti nel loro scopo. Avere il "loro" aeroporto (indovinate a quale mi riferisco) ben aperto e con sempre più voli. Certo, a causa di questo e della dipartita della compagnia bianco-rosso-verde, il traffico nel grande aeroporto della Brughiera è un po' calato, ma è sicuramente colpa della crisi incalzante. Tanto che recentemente la società di gestione ha ribadito la sua soddisfazione per i risultati ottenuti.
Per concludere questa bella favola, terminata con il lieto fine, va comunque notato che c'è sempre qualche bastian contrario. Pare che in alcuni forum di aviazione, alcuni forumisti residenti nella grande città del nord (degenerati e meritevoli di ban
), si ostinino a sostenere che non è colpa dei loro concittadini se il piccolo aeroporto è rimasto aperto e abbia contribuito a spegnere i sogni di hub del "fratello maggiore" lontano. Ma appunto, è tutta una favola...
Sul finire degli anni 90, c'era una compagnia aerea italiana bianco-rosso-verde della quale non ricordo il nome, basata a FCO. Era l'unica compagnia di dimensioni medio-grandi della nazione e l'unica che le assicurava una conveniente rete di voli intercontinentali.
Invero, la compagnia era gestita maluccio, gli sprechi imperversavano, la gestione di stampo rigorosamente politico-sindacale e il nepotismo una prassi consolidata. Per non parlare del servizio reso ai passeggeri. Nonostante tutto questo, ai vertici della compagnia, qualcuno si è accorto che forse sarebbe stato più redditizio posizionare il grosso dei voli a lungo raggio con relativi feed in un altro aeroporto, situato in una remota zona del nord del paese chiamata Brughiera: tale aeroporto di Malpensa: un nome che già di suo, difficilmente porta fortuna...
Ma tant'è, l'idea era ottima: si andava ad intercettare il traffico della zona più ricca del paese e la posizione nettamente più centrale in Europa rispetto a FCO, avrebbe permesso di federare al meglio una buona fetta dei pax dell'intero continente sul nascente hub (parola che in inglese significa "mozzo", in italiano "aeroporto con i controc...ni"). Anzi, la dirigenza ci credeva così tanto da mettere persino nel conto i costi che lo spostare in continuazione i dipendenti residenti nella capitale fino in Brughiera avrebbe comportato. Senza contare le pressioni interne per mantenere tutti i voli a FCO cristallizzando lo status quo.
A FCO sarebbero comunque rimasti un discreto numero di voli a lungo raggio, ottimizzati per servire la capitale, centro turistico-religioso di rilevanza mondiale.
Ma torniamo nel nebbioso nord. Per permettere a MXP di svolgere al meglio il suo nuovo compito, si era addirittura costruito un terminal tutto nuovo, dotato delle più moderne infrastrutture, a partire da uno spettacolare pavimento che nei decenni seguenti sarebbe stato apprezzato da quasi tutti i passeggeri. Ma questo è un dettaglio irrilevante.
Ma non è finita qui: i lungimiranti manager della compagnia tricolore di cui sopra, precorrendo i tempi futuri che avrebbero visto una concentrazione delle aziende del settore, avevano preso accordi con una compagnia olandese (il cui nome mi pare iniziasse con la K), per una fusione che avrebbe creato una tra le prime 3 compagnie europee. Le due aziende sembravano fatte apposta per convolare a giuste nozze, il successo una cosa scontata.
Ovviamente c'era il presupposto che il rinnovato aeroporto di MXP, diventasse l'aeroporto della sua città di riferimento (anche in questo caso la memoria non mi è amica), quindi andava chiuso il piccolo aeroporto a due passi dalla città che fino a quel momento aveva servito il grosso dei voli a breve e medio raggio. Nessun problema. Tutto già contemplato negli accordi tra le due compagnie aeree e avallato dal governo centrale. Anche qui un successo assicurato.
Ci si era però dimenticati di un fattore cruciale: gli abitanti della grande città del nord destinataria di questa piccola "rivoluzione aerea". E' ben vero che il nuovo hub avrebbe portato posti di lavoro, sviluppo economico e una buona quantità di collegamenti a lungo raggio, ma aveva un difetto: era lontano. Terribilmente lontano. Praticamente un viaggio via terra prima di un viaggio via volo.
In verità i km dal centro erano una cinquantina, non pochissimi, ma nemmeno una follia. Per lenire il problema, si erano presi alcuni provvedimenti: di era costruito un nuovo tratto di ferrovia che collegava direttamente il terminal ad una stazione in centro, sia pure diversa da quella principale, si era aggiunta una corsia all'autostrada, eliminando quella di emergenza (dettagli dai quali si vede la furbizia di un popolo) e ulteriori lavori erano programmati nel tempo.
Ma nonostante tutto, sembra che gli abitanti della grande città fossero tremendamente infelici. Volevano troppo bene al piccolo aeroporto a due passi dalla città, tanto bene da non riuscirsene a separare. A partire da chi ci lavorava: taxisti e negozianti erano terrorizzati all'idea di doversi spostare nel nuovo grande aeroporto, manifestavano e facevano pressioni perchè il piccolo aeroporto non chiudesse. A dirla tutta, sembra che anche qualche politico di seconda fascia (quelli senza l'aereo di stato) ed alcuni imprenditori, non abbiano affatto gradito l'idea del doppio viaggio (terra + aria) che i cambiamenti in atto lasciavano presagire. E a dirla fino in fondo, aggiungerei che anche qualche passeggero "normale" era sulla stessa lunghezza d'onda di politici ed imprenditori.
Però ormai le carte erano firmate e il destino del piccolo aeroporto segnato.
Ma intanto nel sottobosco si lavorava per evitare quella sciagurata chiusura.
Si iniziarono a fare pesanti pressioni sul governo centrale (titolare di queste decisioni), affinchè si trovasse un qualche compromesso. Parola quest'ultima, quanto mai utilizzata nelle decisioni relative al paese del quale stiamo parlando. Da notare che anche le compagnie aeree straniere (spalleggiate dalla UE) erano contrarie a questo trasferimento e lo erano esclusivamente per tutelare i loro pax, che sarebbero stati costretti alla "traversata nel deserto" necessaria a raggiungere il nuovo aeroporto. Chi dovesse pensare che c'entrava la concorrenza con la compagnia bianco-rosso-verde, è sicuramente in errore.
E fu così che venne trovata la soluzione geniale. Trasferire a MXP tutto, tranne i voli per la capitale, quelli più pregiati sul piano dei guadagni e sul piano del "peso" politico-economico dei viaggiatori.
L'hub era salvo e la rotta interna principale continuava ad essere servita nella maniera più comoda.
Il piccolo aeroporto rimaneva aperto, così come i suoi negozi e i suoi taxi.
Ma c'erano due categorie che rosicavano nell'ombra: la prima era costituita dalle compagnie concorrenti, che si vedevano escluse dal piccolo e comodo aeroporto anche se rimaneva aperto, la seconda, da tutti i viaggiatori interni che si sentivano trattati come pax di serie B rispetto a quelli che volavano sulla capitale. E quindi anche gli abitanti della grande città, cominciarono in massa a pretendere che anche la "loro" destinazione favorita, partisse dal piccolo aeroporto comodo.
C'era il dettaglio che quei voli interni avrebbero dovuto portare nel grande aeroporto nuovo tanti pax per riempire i voli intercontinentali, ma questo va preso per quello che è: appunto un dettaglio.
E fu così che si rimise mano alla legge. Ora si poteva volare dal piccolo aeroporto, elegantemente soprannominato city airport, verso tutte le capitali UE, i maggiori hub europei e le zone economicamente depresse, tra le quali figurava il sud della nazione.
Tutto con un numero massimo di voli previsto dal decreto in questione.
Per gli abitanti della grande città, fu una grande gioia. Finalmente potevano tornare ad usare, sia pure parzialmente, il "loro" aeroporto. Ovviamente sto parlando di quello piccolo.
Andrebbe anche notato che a causa di questa decisione, la ormai arcinota compagnia bianco-rosso-verde aveva dovuto sdoppiare i voli tra i due aeroporti con conseguente aumento di costi, ma mi rendo conto che tutto non si può avere e che passerei per lezioso.
Intanto la compagnia olandese, promessa sposa della nostra, chiedeva conto della mancata chiusura dell'aeroportino, diventando sempre più nervosa. Fino a quando decise di rompere il fidanzamento, gesto che rese alla compagnia bianco-rosso-verde una bella somma sotto forma di penale, grazie alla quale la compagnia nazionale riuscì a pubblicare con grande soddisfazione un bilancio in attivo, credo il migliore della sua storia. Il senso di orgoglio nella nazione in questione era alto: gli olandesi avevano provato di far chiudere il piccolo aeroporto della grande città, ma erano stati sgamati e il loro piano era miseramente fallito. E in più si era riusciti a scucir loro tanti fiorini.
Ma fa parte della selezione della specie: il più furbo sopravvive e si evolve, l'altro...
Infatti pochi anni dopo, gli olandesi si sarebbero fatti raggirare fondendo la loro compagnia con quella della Francia. I risultati di tale folle operazione, sono sotto gli occhi di tutti.
Nel frattempo, la compagnia bianco-rosso-verde con astuta mossa strategica, si ridimensionava per meglio rispondere alle mutate esigenze del mercato. Per ragioni puramente tecniche si è dovuta usare la parola "fallimento" e per evitare problemi sociali si è deciso di pagare (con soldi pubblici) 7 anni di ferie ai cosiddetti esuberi, ma ora la compagnia è più snella e forte che mai.
E con mossa avveduta e apprezzata dai più, ha abbandonato in gran parte lo scomodissimo aeroporto lontano della grande città del nord, per riposizionarsi sull'amato aeroportino appena fuori porta.
E per gli abitanti della grande città, è stata nuovamente festa grande. La conferma che volare dal piccolo aeroporto è un loro diritto inalienabile.
Invero il numero dei voli previsto dal decreto di cui sopra, sembra sia stato ampiamente superato, ma pare sia stato scovato un escamotage chiamato "code share" per aggirare lo spirito della legge pur rispettandone la lettera. O almeno è quello che mi hanno raccontato.
Anzi, pare che recentemente, grazie a questo "trucchetto" siano arrivati altri voli sul city airport e altri arriveranno. Ed è storia di questi giorni.
Oggi gli abitanti della grande città del nord sono una comunità felice ed appagata: negli anni, lavorando duramente e facendo tutte le pressioni politiche possibili sul governo centrale, sono riusciti nel loro scopo. Avere il "loro" aeroporto (indovinate a quale mi riferisco) ben aperto e con sempre più voli. Certo, a causa di questo e della dipartita della compagnia bianco-rosso-verde, il traffico nel grande aeroporto della Brughiera è un po' calato, ma è sicuramente colpa della crisi incalzante. Tanto che recentemente la società di gestione ha ribadito la sua soddisfazione per i risultati ottenuti.
Per concludere questa bella favola, terminata con il lieto fine, va comunque notato che c'è sempre qualche bastian contrario. Pare che in alcuni forum di aviazione, alcuni forumisti residenti nella grande città del nord (degenerati e meritevoli di ban