vorrei saperlo anch'io...
Visto che molti si sentono in obbligo di scrivere senza spere neanche le ragioni dello sciopero provo a riassumere quelle principali:
- Latte sottopagato: nell'ultimo quinquennio la produzione nazionale di latte ovicaprino è diminuita a causa di una progressiva perdita di redditività degli allevamenti. Oggi viene pagato 60 centesimi al litro. Vorrei sottolineare che il prezzo non viene deciso dai pastori (cioè i venditori del latte) ma da chi lo acquista ad es. grandi industriali, della serie io per un litro di latte ti offro 60 centesimi se ti va bene il prezzo è questo se non ti va bene è questo lo stesso. Ora vi faccio una domanda, ma quado andate al supermercato a comprare una qualunque cosa, non solo latte, il prezzo lo fa il venditore oppure lo fate voi acquirenti? Stesso discorso vale per carne, lana ecc.....
- Carne a 4 euro: anche la carne ovicaprina è sottopagata agli allevatori: 4 euro al chilo che diventano almeno 12 in macelleria.
- Troppi costi, guadagni in picchiata: questo settore ha registrato un incremento dei costi (combustibile, elettricità e mangimi), determinando una ulteriore pressione sul settore che già versa in una situazione critica sul piano della competitività.
- Export: anche nel mercato estero, le scarse strategie di difesa dell'immagine dei prodotti tipici italiani porta a sostituire l'acquisto del Pecorino Romano (95 per cento dell'export di formaggi ovicaprini) con prodotti simili provenienti da altri concorrenti stranieri. Inoltre, l'eccessiva dipendenza dall'export di un singolo prodotto (Pecorino Romano) su un unico mercato (Usa) rende vulnerabile tutta la filiera.
- Import: la crestita dell'importazione nell'Unione Europea di carne ovina che esercita una pressione al ribasso sul prodotto nazionale per la mancanza dell'obbligo di indicare l'origine in etichetta che consente di spacciare come nazionale la carne importata.
Cosa si vuole chiedere: tra le proposte che saranno avanzate il 30 agosto sul tavolo del ministero ci saranno la realizzazione di una filiera che elimini le intermediazioni e consenta il rapporto diretto con il mercato e i consumatori, interventi sulla trasparenza della filiera e sull'informazione (chissa quante volte avete acquistato un prodotto convinti che fosse Sardo e invece chissà da quale paese dell'est è arrivato), l'obbligo di indicare in etichetta l'origine della materia prima impiegata, il ritiro dal mercato del Pecorino Romano per smaltire gli stocks di prodotto, intervento che deve essere realizzato contestualmente alla sottoscrizione di un accordo pluriennale fra produttori e acquirenti.
Potete capire che la situazione è molto grave e non è nuova e la forza della disperazione porta ovviamente a questo tipo di manifestazioni (andare sotto il palazzo della regione a Cagliari o a Palazzo Chigi a Roma non fa nemmeno notizia visto che tutti i giorni ci sono manifestazioni da parte di vari settori). Si trata di persone che tutte le sante mattine si svegliano alle 5 del mattino anche il giorno di Natale, Pasqua sabati e domeniche incluse, che non ha un solo giorno di ferie l'anno (vorrei vedere quanti di voi, che tanto criticate i pastori sarebbe disposto a fare cosi tanti sacrifici, e tutto questo neanche per guadagnarci ma per perderci). Potte pensare ma perche non cambiano lavor se non si guadagna? Beh direi che in Sardegna le alternative non sono tante anzi non ce ne sono.
Penso anche che se non le vivete queste cose non si possono capire. Io posso "permettermi" nel mio piccolo e senza alcuna presunzione di parlarne perche ho lavorato in questo settore fino a quando mi son laureato e ho deciso di andare via dalla Sardegna, poi essendo un appassionato del settore aereo ho fatto di tutto per entrarci e ci sono riuscito, ma anche il settore aereo è perennemente in crisi come quello agricolo ragion per cui dopo qualche anno ho dovuto abbandonarlo e ora lavoro nel settore dei treni ad alta velocità che invece promette bene

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Stasera parto da Alghero per tornare a Roma, dovessi incontrare qualcuno di loro gli darei tutta la mia solidarietà.
ciao