La tassa sui voli tedeschi: l’ennesimo errore statalista
La tassa sui voli tedeschi: l’ennesimo errore statalista
Il Governo tedesco, guidato da Angela Merkel, ha confermato pochi giorni fa la manovra finanziaria di rigore che porterà 80 miliardi di euro nelle casse dello Stato Teutonico in 4 anni. Questa manovra è fatta sia di tagli alla spesa sociale, che di nuove tasse. E una di queste nuove entrate è al centro delle polemiche: la tassa sui biglietti aerei. Il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble ha confermato che l’introito di questa imposta sarà di circa un miliardo di euro l’anno ed entrerà in vigore dal prossimo anno. La strutturazione della tassa sui biglietti aerei prevede un sovrapprezzo di 8 euro per le tratte di breve distanza, 25 euro per il medio raggio e 45 euro per le rotte a lunga percorrenza. Se questa nuova imposta, che pesa il 5 per cento della manovra finanziaria quadriennale, dovesse entrare realmente in vigore, sarebbe un grave colpo per l’aviazione tedesca che vedrebbe la propria competitività diminuire.
La Germania, nonostante la presenza di Lufthansa, è uno dei Paesi in Europa che meno ha visto sviluppare il proprio traffico aereo dal momento della liberalizzazione dei voli europei del 1997.
L’indice dei voli per abitante, che mette in relazione il numero di viaggi annuali con la popolazione in ogni Paese Europeo, era nel 2009 inferiore a 2 voli per abitante. La media europea “viaggiava” sopra il valore di 2,5 e Gran Bretagna e Spagna registravano rispettivamente un valore di 3,25 e 3,29 voli per abitante.
Solamente Francia e Italia avevano nel 2009 un indice piú basso e dunque la Germania vede uno sviluppo del traffico aereo non eccezionale.
L’introduzione di questa nuova imposta è un rischio per le imprese aeronautiche tedesche, perché di fatto molti viaggiatori preferiranno viaggiare verso le destinazioni intercontinentali passando da hub differenti da quelli di Monaco e Francoforte.
La competizione nel settore del trasporto aereo è così forte che una tassa di 45 euro per tratta non è indifferente nella scelta della compagnia aerea. Se un biglietto intercontinentale ha un prezzo di 300 euro solo andata, l’introduzione dell’imposta significa aumentare il prezzo del 15 per cento. Nei voli a breve raggio, ad esempio, Ryanair ha un prezzo del biglietto medio di 40 euro e dunque il sovrapprezzo raggiungerà il 20 per cento (8 euro).
Il Governo tedesco spera che i voli diretti di breve raggio non siano sostituibili, mentre per le destinazioni intercontinentali suppone che il tasso di utilizzo di altri hub stranieri sia limitato.
Negli ultimi anni diversi Paesi europei hanno deciso di “fare cassa” grazie al settore del trasporto aereo. Questo è dovuto al fatto che il trasporto aereo, grazie alla liberalizzazione, è cresciuto a “ritmi cinesi” con un raddoppio del traffico tra il 1997 e il 2007.
Gran Bretagna, Olanda e Irlanda hanno introdotto tasse che hanno scoraggiato il traffico nell’ultimo biennio, mentre in Italia ci si prepara all’aumento delle tasse aeroportuali di 3 euro.
Questi incrementi della pressione fiscale in realtà portano introiti limitati per i bilanci sofferenti degli Stati dell’Unione Europei, ma penalizzano fortemente il traffico aereo.
Oltretutto una struttura della tassazione che ha un peso identico in termini monetari, non incide ugualmente percentualmente sul prezzo del biglietto.
Ryanair con un prezzo medio per tratta di 40 euro, vede un sovrapprezzo del 20 per cento, mentre Lufthansa o altre compagnie tradizionali, che hanno un prezzo medio del biglietto superiore ai 100 euro, vedono l’impatto fermarsi al 5 per cento circa.
In questo modo si colpiscono maggiormente i consumatori low cost e le compagnie come Ryanair ed Easyjet.
L’aumento del gettito dovuto all’introduzione della tassa sui biglietti sarà certamente compensato da una caduta dei ricavi che provocherà una diminuzione del gettito.
Come al solito i problemi dei bilanci statali sono “curati” colpendo settori dell’economia dinamici.
fonte: ChicagoBlog