Riggio parla di una nuova pista a FCO l'anno prossimo. Mi sono perso qualcosa io?
Caos Fiumicino, Riggio: "L'aeroporto non può essere un'oasi nel deserto"
Il presidente dell’Enac reduce dal vertice con il ministro Del Rio e Adr. Al centro della riunione la gestione dell’emergenza dopo il rogo del 29 luglio: dalla scarsità di vigili del fuoco al presidio del territorio circostante. Ma anche investimenti, servizi ai passeggeri, conflitto low cost
di Andrea Scutellà
ROMA. Quattro ore di fiamme tra le sterpaglie e i rovi che lambiscono l’aeroporto di Fiumicino. Tanto è bastato per mettere ko per oltre 4 giorni il più importante scalo italiano. “Nel caso specifico il problema è stato il fumo: il vento lo ha portato sull’unica pista, dato che l’altra è ferma per lavori. In più i vigili si erano allontanati per spegnere l’incendio e senza di loro non si può partire né atterrare”, ha spiegato Vito Riggio, presidente dell’Enac. Le ore lavoro perso, poi, si pagano a caro prezzo: ce ne vogliono almeno 12 per recuperarne una. “Quando un aeroporto resta fermo per 4 ore gli aerei non partono e si riempiono i piazzali. Ce ne vogliono almeno 24-48 per liberarsi e tornare a regime. Cosa accaduta per tutte le compagnie, tranne Vueling”, conclude. Riggio è reduce dal vertice con il ministro Graziano Del Rio e Adr, convocato per “individuare i punti di fragilità cronica del sistema” dal titolare dei Trasporti.
Com’è andato l’incontro?
"Molto bene, il ministro ha mostrato attenzione alla questione Fiumicino e in generale al sistema della pianificazione aeroportuale”.
Si è parlato di sanzioni pesanti per la Vueling?
“Sì, saranno quelle previste dal regolamento europeo (le cifre variano da 50mila euro fino a 1 milione, ndc) noi dobbiamo solo applicarle. Il ministro ha sottolineato l’importanza del rigore nell’applicazione del diritto dei passeggeri. Normalmente sono infrazioni minori, un conto però irrogare è una sanzione singola, un conto è un pacchetto, visto che i comportamenti, in questo caso, sono ripetuti. Basti pensare che abbiamo dovuto contattare l’autorità spagnola”.
Come ha reagito Vueling alle vostre sollecitazioni?
“L’amministratore delegato si è scusato immediatamente, ma il problema non sono le parole, sono i fatti. Dopo le nostre pressioni, comunque, c’è stato un radicale miglioramento: volevano cancellare 4 voli, ma quando abbiamo minacciato di ritirare le autorizzazioni in Italia, li hanno reinseriti. Sono stati aiutati anche da Adr, che gli ha trovato alberghi che non avevano e un charter per smaltire il traffico. Ma quando succede un fatto straordinario tutte le compagnie devono avere un piano di riserva, non si possono lasciare le persone senza informazioni. Bisogna avere aerei di ‘backup’: è inammissibile dire ‘Io questo aereo non ce l’ho, perciò cancello il volo’”.
Ma è una politica tipica di Vueling o di tutte le compagnie low cost?
“È una situazione che nasce dal fatto che durante l’estate alcune compagnie - e non parlo di colossi come Easyjet o Ryanair - tendono a prendere più impegni di quelli che possono mantenere. In parte si risolve in overbooking, a volte invece succede che su un giro complessivo, l’ultima tratta accumula un ritardo tale che si preferisce cancellarla. Ma è inaccettabile”.
Sanzioni in vista solo per Vueling? Ritardi e cancellazioni non hanno interessato anche compagnie più rinomate come Alitalia?
“Gli altri si sono rimessi in piedi prima. A me risultano segnalazioni anche per Alitalia, ad esempio, adesso le verificheremo, ma non si può irrogare una sanzione sulla base di una denuncia qualunque. C’è un’istruttoria aperta di cui si occuperà la direzione aeroportuale di Fiumicino”.
Emergenza a parte, quali sono le maggiori criticità venute fuori nell’incontro?
“Anzitutto la carenza di vigili del fuoco. Sono dovuti intervenire all’esterno dell’aeroporto e quindi hanno lasciato scoperte le piste. Senza di loro non si poteva né decollare, né atterrare. E questo succede perché non c’è più la Caserma all’esterno. Il ministro ha proposto che una parte di antincendio lo possa fare Adr, oppure che vengano potenziati i vigili del fuoco con un contingente dedicato all’intervento esterno. Bisogna poi individuare una figura di ‘manager dell’emergenza’ che sia interno al gestore aeroportuale e che abbia però l’autorità per intervenire nei confronti di strutture dipendenti da altri ministeri, come quello dell’Interno, o di autorità locali. C’è un problema di presidio del territorio circostante: il rogo sembrerebbe nato da un cumulo di rifiuti vicino la pineta. Pensi che ce n’è anche una privata che blocca una pista importante: gli aerei possono volare fino ad una certa ora e poi devono staccare. Non siamo riusciti ad abbatterla né a comprarla per l’opposizione degli ambientalisti, io avevo anche proposto di ripiantare 10mila alberi altrove. Sono cose che vanno al di là delle competenze del direttore aeroportuale. E allora il ministro ha detto: assumiamo il coordinamento del rapporto tra il più grande aeroporto italiano e il suo territorio. È un passo importante, c’era un po’ la sensazione che l’aeroporto fosse un’oasi nel deserto”.
E sul fronte investimenti?
“Il ministro ha voluto un’analisi dettagliata sugli investimenti: dal 2001 -anno della privatizzazione- al 2012 non c’era la convenzione tra Enac e Ministero e non si era fatto l’adeguamento tariffario. Appena nominato commissario nel 2003 fissai un contratto, il ministro dell’Economia lo bloccò per non aumentare le tariffe ad Alitalia pubblica e cercare di salvarla. Ci sono voluti 10 anni per avere il primo contratto di programma, perché a dicembre del 2012 lo approvò Monti. Da quando è entrato in vigore siamo passati da una media di 60 milioni l’anno agli 800 milioni in corso,
entro l’anno prossimo sarà consegnato un nuovo pezzo di aeroporto e una nuova pista. Ci stiamo riprendendo, ma con 10 anni di ritardo: sia il ministro che noi, però, abbiamo chiesto maggiori sforzi ad Adr”.
Non c’è un problema di convivenza tra voli low cost e compagnie tradizionali?
“Il Terminal 1 è il più efficiente ed è gestito da Alitalia. Soltanto il Terminal 3 vede insieme compagnie tradizionali e low cost. Ora con il nuovo molo le seconde verranno concentrate in una parte dell’aeroporto. Altrimenti non sapremmo dove metterle: o raddoppiamo Fiumicino (come stiamo facendo) o costruiamo un nuovo aeroporto, ma nel Lazio non c’è più spazio, Viterbo potrebbe assorbire al massimo 2 0 3 milioni di passeggeri e Grosseto è un aeroporto militare aperto anche al traffico civile, ma non certo a questi livelli”.
Si è parlato anche di handler - le società di servizi a terra - durante l’incontro?
“Noi abbiamo già fatto un decreto per limitarle a 3, ora è in corso la gara che ha requisiti molto più stringenti. Speriamo che si concluda entro l’anno, così dal 2016 non ci ritroveremo più con i 5 attuali. Purtroppo ci saranno anche conseguenze dal punto di vista umano, per i lavoratori, ma a questo punto per noi l’efficienza è tutto. Le società di handling gestiscono il rapporto frontale con i passeggeri: in biglietteria, al check-in, con i bagagli”.
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