Esuberi: si parte da quota 5.100-5.770
di Umberto Mancini
ROMA (28 agosto) - Un po’ meno di quanto previsto dal piano di Air France e stimato dal leader della Cisl in circa 6.700 esuberi (2.100 diretti, gli altri ”esternalizzati”), ma comunque un ”sacrificio“ in termini di posti di lavoro intorno a quota 5.100-5.700. Nel Piano Fenice - consegnato da Intesa ai nuovi soci - i dipendenti Alitalia dovrebbero essere nel 2009 circa 12.300-11.500 contro i 18.000 dell’attuale assetto.
Ovviamente sono solo indicazioni di massima. Anche perché - spiegano al ministero del Lavoro - si tratta solo di proiezioni, di un punto di partenza elaborato dai tecnici, di ipotesi. Non certo avvolarate dal governo. Che punta anzi a ridurre considerevolmente i tagli previsti. «Non lasceremo nessuno per strada» - dice Matteoli. Da lunedì il nodo occupazione sarà al centro della trattativa tra sindacati ed esecutivo. E che, vista la delicatezza del tema, rappresenterà il vero banco di prova per il futuro della nuova Alitalia. Senza accordo con piloti e sindacati c’è infatti il rischio concreto che tutto salti, con il fallimento dell’intera operazione. La Cgil è pronta ad alzare le barricate in assenza di un chiarimento completo. E prevede un conto salatissimo per i dipendenti. Così come l’Anpac e le altre associazioni, pronte a dare battaglia.
Ma vediamo da dove si parte. I tecnici di Intesa hanno inquadrato il problema in una cornice di fredda concretezza. Serve - si spiega a pagina 48 del Piano - uno snellimento del perimetro, aggregando la parte ”valorizzabile” di Alitalia e Air One, e un forte incremento della produttività. Come? Costruendo una nuova struttura dei costi in linea con i principali concorrenti del mercato. Ora Alitalia non rispetta questi parametri. Da qui la necessità di elaborare nuovi contratti; di integrare strutture e personale, oggi duplicate, sia nella manutenzione leggera sia nel settore dell’handling. E la necessità, per così dire fisiologica, di «dislocazione sul territorio delle risorse», leggi piloti e personale viaggiante, «nelle varie basi operative, che saranno 6», eliminando sprechi “congeniti” alla vecchia Alitalia. Insomma, non ci saranno più equipaggi che faranno la spola tra Roma e Milano senza produrre reddito, ma solo costi. Così come i contratti che verranno in qualche modo omogeinizzati ai benchmark del mercato. Che in pratica significa sacrifici per i piloti Alitalia e vantaggi per quelli di Air One. Tutto, sarà ovviamente oggetto di trattativa.
Ma entriamo nei dettagli. Intesa stima che tra i piloti gli esuberi potrebbero attestarsi in una forchetta che oscilla tra i 700-750. Alcuni dei quali verrebbero comunque ricollocati. Magari seguendo le sorti del settore Cargo, se questo finirà ad un altro operatore. Per gli assistenti di volo le stime arrivano a 1.100. Anche qui una fetta dovrebbe trovare una ricollocazione. Per Az Fly i lavoratori a rischio sono 1.500-1.600, mentre per Az Servizi, cioè la manutenzione, la quota sfiora 1.700.
Se il piano di Intesa dà un quadro di partenza, da Palazzo Chigi si fa sapere che si «farà tutto il possibile per evitare traumi» e ridurre le cifre iniziali. Insomma, si fa capire, che ci saranno «ricollocazioni e amortizzatori sociali molto forti e di lungo periodo». «Salvare Alitalia a scapito di tante persone - ha detto Matteoli - non sarebbe stato un successo». Allo studio c’è dunque un vasto sistema di protezione per evitare disagi sociali, nell’ambito delle leggi attuali.
Appare invece poco probabile che i dipendenti Alitalia in esubero possano essere assorbiti da altre aziende pubbliche. Piacerebbe invece ai sindacati, alla Cisl in particolare, la creazione di un polo nazionale della manutenzionee che si prenderebbe in carico i 1.700 di Az Servizi.
Il Messaggero