Alitalia è senza soldi, le banche non aprono il portafogli e il Governo insegue la Cdp
Carlotta Scozzari 15 MINUTI 317
Non si sblocca la situazione in Alitalia, che ha ormai finito i soldi in cassa. E poiché i soci, gli italiani di Cai (soprattutto le due banche Unicredit e Intesa Sanpaolo) da una parte e gli arabi di Etihad dall’altra, continuano a essere divisi sulla strategia di rilancio del vettore aereo, di aprire il portafogli non vogliono nemmeno sentire parlare. Ecco che così, con l’ex compagnia di bandiera a un passo dal fallimento, il governo di Paolo Gentiloni sarebbe in pressing sulla Cassa depositi e prestiti (Cdp), il veicolo di investimento che utilizza come principale risorsa il risparmio postale e che è controllato dal ministero dell’Economia. Posto che la Cdp non può investire in azioni (equity) di società in perdita, come per l’appunto Alitalia, la strada che si sta cercando di imboccare è quella di un finanziamento da parte della Cassa che possa godere di una garanzia statale.
Nello specifico, come anticipato dal sito Formiche.net, il governo starebbe cercando di mettere in salvo Alitalia appigliandosi al comma di un decreto legge del 2003, che permetterebbe appunto di procedere con un finanziamento a garanzia pubblica. L’ostacolo principale, tuttavia, è rappresentato dalla possibilità che l’Unione europea possa inquadrare questo intervento come aiuto di Stato, bocciandolo. “Una situazione simile – ricorda Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all’Università Bicocca di Milano – si era già verificata nel 2008, quando Alitalia fu finanziata con un prestito statale di 400 milioni che non solo non fu mai rimborsato ma poco dopo fu bollato dall’Ue come aiuto pubblico. Il problema di prestiti di questo tipo è che se non hanno tassi di interesse di mercato il rischio che siano etichettati come sovvenzioni statali è altissimo”.
Il nodo principale che divide i soci è il nuovo piano industriale disegnato dall’amministratore delegato della compagnia aerea, Cramer Ball. Nei giorni scorsi, il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, aveva fatto sapere che il progetto presentato da Alitalia il 16 marzo prevede capitale (equity) e linee di credito pari a complessivi 2 miliardi di euro, di cui circa 900 milioni a carico di Etihad e 1.100 a carico degli azionisti e creditori italiani, “in aggiunta a quanto la compagine aveva già contribuito nel 2014, quando fu speso un miliardo e mezzo”. Peccato soltanto che questo stesso piano sembra sia stato accolto con freddezza da Unicredit e Intesa Sanpaolo. Non è un caso che gli istituti di credito, sia azionisti (hanno la maggioranza delle quote di Cai che controlla il 51% di Alitalia) sia creditori, abbiano deciso di affiancare all’ad Ball, sostenuto da Etihad (49%) un uomo “loro”: Luigi Gubitosi, da poco entrato in consiglio di amministrazione e in procinto di diventare presidente al posto di Luca Cordero di Montezemolo ma con deleghe più forti e un ruolo più operativo. La designazione di Gubitosi come presidente esecutivo tarda ad arrivare anche perché le stesse Unicredit e Intesa non sempre sono apparse perfettamente allineate su tutti i passaggi, ma si dice che sia ormai scontata, tant’è che è stato proprio l’ex numero uno della Rai e di Wind, insieme con Ball, ad andare a parlare con i sindacati. I quali pure hanno bocciato duramente il progetto di rilancio della compagnia targato Ball.
“Più che un piano industriale, mi sembra un piano di taglio e cucito”: è con questa battuta che il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha commentato il documento presentato dai vertici di Alitalia sulla riorganizzazione della compagnia nazionale di trasporto aereo. “E’ un progetto convincente”, si difende Ball. Il piano che l’ad ha messo a punto con il sostegno di Etihad prevede, infatti, 2.037 esuberi nel personale di terra, cifra composta tra l’altro da 800 esternalizzazioni e 500 contratti a termine non rinnovati. “Il governo deve fare di più”, dicono in coro le leader di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Anna Maria Furlan. Come visto, l’esecutivo Gentiloni si sta attivando con la Cdp, ma non è scontato che si riesca a sbloccare la situazione entro lunedì, quando i sindacati incontreranno Calenda e il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.
https://it.businessinsider.com/alit...no-il-portafogli-e-il-governo-insegue-la-cdp/