Alitalia e Ferrovie: accordo raggiunto


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DusCgn

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ripps

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17 Giugno 2017
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Roma, 12 dic. (askanews) - Bene la proroga del prestito ponte al 30 giugno, ma sul futuro ci sono poche certezze. Questo il commento della Fnta (Federazione Nazionale Trasporto Aereo) che riunisce i piloti e gli assistenti di volo di Anpac, Anpav e Anp al termine dell'incontro al Mise sull'Alitalia.

La Federazione, si legge in una nota, "esprime soddisfazione per la proroga della scadenza della restituzione del prestito ponte e l'avvio concreto dell'impegno di FS nel progetto di rilancio di Alitalia. Ancora però si registrano poche certezze sulle reali possibilità di reperire le risorse necessarie a capitalizzare la nuova azienda e che ammontano a circa due miliardi e non risultano chiare le volontà dei due partner internazionali, Delta e Easyjet, che hanno manifestato interesse di avere nel nuovo progetto".

"I piloti e gli assistenti di volo di Alitalia, anche in virtù delle precedenti esperienze di partnership internazionale che hanno devastato la compagnia - prosegue -, sono seriamente preoccupati e vigili sull'evolversi della situazione ed hanno manifestato al Ministro Di Maio il forte auspicio di un coinvolgimento preventivo nello sviluppo del piano industriale e nella definizione del ruolo dei partner. Alitalia per poter sopravvivere e rilanciarsi, senza per l'ennesima volta bruciare soldi dei contribuenti, dovrà sviluppare su mercati in grado di generare utili, quali le direttrici di lungo raggio da e per il Nord America e quelle internazionali da Milano Linate. Su entrambi i mercati Delta ed Easyjet sono leader e andrà seriamente valutato il loro effettivo e reale interesse nel partecipare al progetto per un effettivo sviluppo di Alitalia su tali mercati e non per mero posizionamento difensivo dei propri interessi commerciali. A livello più ampio e di sistema Fnta ha avuto risposta positiva al Ministro sulla proroga del finanziamento del Fondo di Solidarietà del Trasporto Aereo per la gestione delle crisi aziendali ed ha sollecitato un impegno del Governo perché favorisca in ambito Confindustria la nascita di una rappresentanza datoriale partecipata ed efficace dei vettori aerei basati in Italia che si possa confrontare con le rappresentanze del personale dipendente dai vettori per definire un sistema di regole comuni".
 

Farfallina

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23 Marzo 2009
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Roma, 12 dic. (askanews) - Bene la proroga del prestito ponte al 30 giugno, ma sul futuro ci sono poche certezze. Questo il commento della Fnta (Federazione Nazionale Trasporto Aereo) che riunisce i piloti e gli assistenti di volo di Anpac, Anpav e Anp al termine dell'incontro al Mise sull'Alitalia.

La Federazione, si legge in una nota, "esprime soddisfazione per la proroga della scadenza della restituzione del prestito ponte e l'avvio concreto dell'impegno di FS nel progetto di rilancio di Alitalia. Ancora però si registrano poche certezze sulle reali possibilità di reperire le risorse necessarie a capitalizzare la nuova azienda e che ammontano a circa due miliardi e non risultano chiare le volontà dei due partner internazionali, Delta e Easyjet, che hanno manifestato interesse di avere nel nuovo progetto".

"I piloti e gli assistenti di volo di Alitalia, anche in virtù delle precedenti esperienze di partnership internazionale che hanno devastato la compagnia - prosegue -, sono seriamente preoccupati e vigili sull'evolversi della situazione ed hanno manifestato al Ministro Di Maio il forte auspicio di un coinvolgimento preventivo nello sviluppo del piano industriale e nella definizione del ruolo dei partner. Alitalia per poter sopravvivere e rilanciarsi, senza per l'ennesima volta bruciare soldi dei contribuenti, dovrà sviluppare su mercati in grado di generare utili, quali le direttrici di lungo raggio da e per il Nord America e quelle internazionali da Milano Linate. Su entrambi i mercati Delta ed Easyjet sono leader e andrà seriamente valutato il loro effettivo e reale interesse nel partecipare al progetto per un effettivo sviluppo di Alitalia su tali mercati e non per mero posizionamento difensivo dei propri interessi commerciali. A livello più ampio e di sistema Fnta ha avuto risposta positiva al Ministro sulla proroga del finanziamento del Fondo di Solidarietà del Trasporto Aereo per la gestione delle crisi aziendali ed ha sollecitato un impegno del Governo perché favorisca in ambito Confindustria la nascita di una rappresentanza datoriale partecipata ed efficace dei vettori aerei basati in Italia che si possa confrontare con le rappresentanze del personale dipendente dai vettori per definire un sistema di regole comuni".
Nazionalizzazione senza se e senza ma e senza partner che non accettino la gestione dell'azienda da parte dei naviganti.
 

Dancrane

Amministratore AC
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10 Febbraio 2008
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Le ultime notizie dal MISE danno lo Stato al 14/15%. Ora, se tanto mi dà tanto, sui 2 miliardi che servono abbiamo:

300 milioni dello Stato
500 milioni di FS
1,2 miliardi di U2 e DL

Quindi i partner industriali devono cacciare il 60% del capitale. Per contare una beata fava.

Auguri.
 

geardown3green

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15 Luglio 2011
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Secondo anello di Saturno
Le ultime notizie dal MISE danno lo Stato al 14/15%. Ora, se tanto mi dà tanto, sui 2 miliardi che servono abbiamo:

300 milioni dello Stato
500 milioni di FS
1,2 miliardi di U2 e DL

Quindi i partner industriali devono cacciare il 60% del capitale. Per contare una beata fava.

Auguri.
Ma i rappresentanti di U2 e DL si sono presentati con i pantaloncini corti il secchiello e la paletta ?
 

Farfallina

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Le ultime notizie dal MISE danno lo Stato al 14/15%. Ora, se tanto mi dà tanto, sui 2 miliardi che servono abbiamo:

300 milioni dello Stato
500 milioni di FS
1,2 miliardi di U2 e DL

Quindi i partner industriali devono cacciare il 60% del capitale. Per contare una beata fava.

Auguri.
Se cacciano il 60% del capitale valà che contano un bel po'. Magari una soluzione del genere, vuol dire che potrebbero riuscire dove AF e EY non sono riuscite essendo in minoranza.
 

Farfallina

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No, no, sono venuti proprio Bastian e Lundgren bramosi di ascoltare ed imparare da chi è stato in grado di spiegare lo spread a Mario Draghi.
Malfidente, giggino e l'assicuratore gli hanno venduto una polizza, una bottiglietta di acqua di Napoli, una casa abusiva crollata a Ischia e nel pacchetto AZ ci hanno messo anche uno stand al parco sul nuovo ponte di Genova.
 

belumosi

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Le ultime notizie dal MISE danno lo Stato al 14/15%. Ora, se tanto mi dà tanto, sui 2 miliardi che servono abbiamo:

300 milioni dello Stato
500 milioni di FS
1,2 miliardi di U2 e DL

Quindi i partner industriali devono cacciare il 60% del capitale. Per contare una beata fava.

Auguri.
Le possibilità che la maggioranza delle azioni finisca in mani non italiane (quindi non controllabili dalla politica), secondo me sono pari a zero.
 

Dancrane

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Le possibilità che la maggioranza delle azioni finisca in mani non italiane (quindi non controllabili dalla politica), secondo me sono pari a zero.
Condivido. Ma le cifre dicono questo, al momento. Quindi, se la parte nazionale vuole mantenere la maggioranza, o diminuisce l’apporto di capitale complessivo, oppure si alza l’apporto capitale lato Stato/FS. Non vedo altre soluzioni.
 

Marco Clemente

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Le ultime notizie dal MISE danno lo Stato al 14/15%. Ora, se tanto mi dà tanto, sui 2 miliardi che servono abbiamo:

300 milioni dello Stato
500 milioni di FS
1,2 miliardi di U2 e DL

Quindi i partner industriali devono cacciare il 60% del capitale. Per contare una beata fava.

Auguri.
Secondo questo schema o U2 e DL avranno la maggioranza e quindi varranno un bel po di fave o non metterrano tutti sti soldi. Non vedo altre alternative..
 

ripps

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17 Giugno 2017
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Secondo questo schema o U2 e DL avranno la maggioranza e quindi varranno un bel po di fave o non metterrano tutti sti soldi. Non vedo altre alternative..

Dovrebbe essere cosi infatti:


A conti fatti è il modello Air France. Con lo Stato azionista diretto della compagnia e uno o più partner industriali, vedi l’americana Delta Air Lines, a decidere le strategie con la supervisione del governo. L’ipotesi prevederebbe l’ingresso del Tesoro nel capitale della nuova società che gestirà Alitalia. Tramite la conversione di una parte del prestito-ponte da 900 milioni che dovrà essere rimborsato allo Stato entro giugno 2019 con tanto di interessi (in proposito il decreto Semplificazione dispone che sarà la Cassa dei servizi energetici e ambientali, come avvenuto già per Ilva, a rilevare la titolarità del fido). L’entità della conversione dipenderà dalla valutazione della compagnia ed è subordinata all’ok dell’Unione europea che pretende che ciò avvenga a condizioni di mercato. Lo schema, ha detto il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio incontrando i sindacati del trasporto aereo, prevede una partecipazione pubblica del 14%. Non è chiaro se questa ricomprende anche la quota detenuta da Ferrovie dello Stato che ha già presentato un’offerta vincolante per la compagnia condizionata alla ricerca di un soggetto industriale che possa condividerne l’onere di impresa. È presumibile possa essere aggiuntiva e arrivare al 30%, una partecipazione seppur non di controllo ma utile a configurare una sorta di golden power da parte del governo sulle scelte di apertura e chiusura di nuove rotte, che faranno Delta ed easyJet possibili azionisti di riferimento.


Il nodo delle trattative con questi due interlocutori, che non escluderebbero un paio di grossi fondi infrastrutturali interessati all’Alitalia che sta nascendo, è chi guiderà davvero la compagnia. Guardano tutti agli errori del passato. Con l’emiratina Etihad al 49% per i vincoli comunitari che ha sempre lamentato di non aver avuto le mani libere per quel 51% in mano ai privati. Qui il modello potrebbe essere leggermente difforme. Con una partecipazione estera al 70% o anche più (dipenderà dal negoziato tra il governo e Bruxelles), la facoltà di scegliere l’amministratore delegato che presumibilmente non sarà italiano, ma la condizione vincolante da parte dell’esecutivo di non ridurre il grado di connettività dell’Italia nei confronti del mondo preferendo lo scalo di Parigi a quello di Roma Fiumicino per l’alimentazione delle rotte intercontinentali più remunerative. È una trattativa complicatissima che potrebbe riaprire un altro fronte con il governo francese già accusato da Roma di avere maggiori margini di manovra in Europa sul rapporto tra deficit e Pil. Perché nei fatti connettere gli Stati Uniti, l’America Latina o l’Asia da Roma o da Parigi potrebbe incidere anche sui flussi turistici e sui volumi commerciali delle società di gestione aeroportuale.

Non è un caso che Delta Air Lines sia anche azionista di Air France-Klm al 10% (come China Eastern che la connette con il quadrante est del mondo) e ormai ne etero-dirige le scelte da Atlanta avallando la nomina di Anne Rigail, prima donna al vertice. Ciò che cambia semmai nell’operazione Alitalia è il supporto di easyJet che, consapevole dei limiti del modello lowcost e in un mercato aereo sempre più globalizzato e con economie di scala nell’acquisto di velivoli alla portata solo di pochi colossi dei cieli, avrebbe così la possibilità di sbarcare in SkyTeam e di fare il feederaggio per i voli a lungo raggio riducendo le rotte in sovrapposizione con Alitalia. Al resto penserebbe Ferrovie dello Stato, almeno a connettere meglio gli aeroporti principali con l’Alta velocità ferroviaria tra Roma, Firenze e Venezia, con Milano Malpensa in posizione defilata almeno fino a quando non si chiariranno i rapporti con l’operatore Trenord. Non da meno è la questione occupazionale. Di Maio ha assicurato che non ci sarà alcun esubero, tanto meno verrà venduta la parte di handling che interessava a Swissport. I sindacati, rassicurati, restano alla finestra. La segretaria Cisl, Annamaria Furlan, ha aperto all’ipotesi di una partecipazione dei dipendenti nel capitale. Con un consiglio di sorveglianza ed alcuni rappresentanti nel board.

Fabio Savelli - Corriere della Sera
 

belumosi

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Dovrebbe essere cosi infatti:


A conti fatti è il modello Air France. Con lo Stato azionista diretto della compagnia e uno o più partner industriali, vedi l’americana Delta Air Lines, a decidere le strategie con la supervisione del governo. L’ipotesi prevederebbe l’ingresso del Tesoro nel capitale della nuova società che gestirà Alitalia. Tramite la conversione di una parte del prestito-ponte da 900 milioni che dovrà essere rimborsato allo Stato entro giugno 2019 con tanto di interessi (in proposito il decreto Semplificazione dispone che sarà la Cassa dei servizi energetici e ambientali, come avvenuto già per Ilva, a rilevare la titolarità del fido). L’entità della conversione dipenderà dalla valutazione della compagnia ed è subordinata all’ok dell’Unione europea che pretende che ciò avvenga a condizioni di mercato. Lo schema, ha detto il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio incontrando i sindacati del trasporto aereo, prevede una partecipazione pubblica del 14%. Non è chiaro se questa ricomprende anche la quota detenuta da Ferrovie dello Stato che ha già presentato un’offerta vincolante per la compagnia condizionata alla ricerca di un soggetto industriale che possa condividerne l’onere di impresa. È presumibile possa essere aggiuntiva e arrivare al 30%, una partecipazione seppur non di controllo ma utile a configurare una sorta di golden power da parte del governo sulle scelte di apertura e chiusura di nuove rotte, che faranno Delta ed easyJet possibili azionisti di riferimento.


Il nodo delle trattative con questi due interlocutori, che non escluderebbero un paio di grossi fondi infrastrutturali interessati all’Alitalia che sta nascendo, è chi guiderà davvero la compagnia. Guardano tutti agli errori del passato. Con l’emiratina Etihad al 49% per i vincoli comunitari che ha sempre lamentato di non aver avuto le mani libere per quel 51% in mano ai privati. Qui il modello potrebbe essere leggermente difforme. Con una partecipazione estera al 70% o anche più (dipenderà dal negoziato tra il governo e Bruxelles), la facoltà di scegliere l’amministratore delegato che presumibilmente non sarà italiano, ma la condizione vincolante da parte dell’esecutivo di non ridurre il grado di connettività dell’Italia nei confronti del mondo preferendo lo scalo di Parigi a quello di Roma Fiumicino per l’alimentazione delle rotte intercontinentali più remunerative. È una trattativa complicatissima che potrebbe riaprire un altro fronte con il governo francese già accusato da Roma di avere maggiori margini di manovra in Europa sul rapporto tra deficit e Pil. Perché nei fatti connettere gli Stati Uniti, l’America Latina o l’Asia da Roma o da Parigi potrebbe incidere anche sui flussi turistici e sui volumi commerciali delle società di gestione aeroportuale.

Non è un caso che Delta Air Lines sia anche azionista di Air France-Klm al 10% (come China Eastern che la connette con il quadrante est del mondo) e ormai ne etero-dirige le scelte da Atlanta avallando la nomina di Anne Rigail, prima donna al vertice. Ciò che cambia semmai nell’operazione Alitalia è il supporto di easyJet che, consapevole dei limiti del modello lowcost e in un mercato aereo sempre più globalizzato e con economie di scala nell’acquisto di velivoli alla portata solo di pochi colossi dei cieli, avrebbe così la possibilità di sbarcare in SkyTeam e di fare il feederaggio per i voli a lungo raggio riducendo le rotte in sovrapposizione con Alitalia. Al resto penserebbe Ferrovie dello Stato, almeno a connettere meglio gli aeroporti principali con l’Alta velocità ferroviaria tra Roma, Firenze e Venezia, con Milano Malpensa in posizione defilata almeno fino a quando non si chiariranno i rapporti con l’operatore Trenord. Non da meno è la questione occupazionale. Di Maio ha assicurato che non ci sarà alcun esubero, tanto meno verrà venduta la parte di handling che interessava a Swissport. I sindacati, rassicurati, restano alla finestra. La segretaria Cisl, Annamaria Furlan, ha aperto all’ipotesi di una partecipazione dei dipendenti nel capitale. Con un consiglio di sorveglianza ed alcuni rappresentanti nel board.

Fabio Savelli - Corriere della Sera
Vediamo se ho capito bene: U2 e DL dovrebbero mettere il grosso dei soldi e avere la maggioranza delle quote.

MA...

non potrebbero aprire e chiudere rotte senza il benestare di Giggino,
e non potrebbero toccare il personale.

Mi sembra una barzelletta.
 

Marco Clemente

Utente Registrato
8 Febbraio 2016
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Perché, a cosa serve?

Inviato dal mio VKY-L09 utilizzando Tapatalk
Dall’articolo del corriere della sera si capisce che non è proprio la stessa cosa avere voli diretti dall’Italia verso il resto del mondo o passare da Parigi o Monaco.... con ciò nom voglio dire assolutamente che debba essere AZ per me va bene anche IG o qualcun’altro. Ma condivido appieno questa tesi.
 
Stato
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