Aeroporto di Catania, piani per il rilancio


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Aeroporto di Catania, piani per il rilancio

Si ipotizza anche la pista lunga a Gerbini

Ritrovata armonia tra Enac e Sac per portare avanti i programmi

CATANIA - C’è stato un “gran consulto” ieri in aeroporto nella sede della Sac per individuare le difficoltà del più affollato scalo del Mezzogiorno che cresce sempre, ma senza avere ancora risolto le sue criticità strutturali. Una specie di «esame del sangue» per l’aeroporto di Fontanarossa. Erano presenti, oltre ai vertici della Sac Bonura e Mancini, il presidente dell’Enac Vito Riggio, con il direttore generale Quaranta, il sindaco di Catania Enzo Bianco, l’assessore regionale ai Trasporti, Pizzo. Presente anche il prefetto Romano, che in quanto commissario alla Provincia è socio Sac. Ci si consenta un appunto, senza voler polemizzare dal momento che i veleni sono finiti: mancavano i giornalisti. Una società aeroportuale che ha enti pubblici come soci non dovrebbe avere il dovere della trasparenza e tenere presente questo principio come prioritario? L’aeroporto di Catania interessa tutti i siciliani.

In sostanza si sono tenuti gli stati generali di Fontanarossa che ha 7 milioni di passeggeri e deve essere programmato per accoglierne 20 milioni con un investimento di 600 milioni da parte della Sac nell’arco della concessione quarantennale, secondo il contratto di programma stilato tra Enac e Sac il 22 maggio 2007. Si è discusso dei due grandi problemi che riguardano l’aeroporto dei siciliani (serve 7 province su 9).

Il primo problema è quello delle risorse finanziarie perché, nonostante la Sac abbia un bilancio attivo (e ne sarebbe gradita la pubblicazione), non può avere tutta la disponibilità per affrontare gli impegni futuri che sono onerosi. Per questo motivo ha incaricato un advisor per preparare l’approdo alla Borsa di Milano e reperire quindi nuove risorse attraverso una sorta di azionariato popolare. Ma come tutti sanno le procedure per entrare in Borsa sono molto lunghe e dispendiose, anche se tutti si augurano che mettano il turbo e che abbiano l’atteso successo.

Il secondo grande problema, connesso al primo, è l’allungamento della pista che verrebbe portata da 2.600 metri a oltre 3.000. Per entrare nel giro del traffico aereo internazionale Fontanarossa deve avere una pista sufficientemente lunga per accogliere i grandi aerei e farli ripartire a pieno carico, diciamo gli Airbus 380, altrimenti resterebbe sostanzialmente un aeroporto domestico. Ma per allungare la pista occorre che le Ferrovie abbassino la linea ferrata per qualche centinaio di metri in modo che la pista possa passarci sopra. E sarebbe una pista con la coda lievemente rialzata, il che rappresenterebbe una novità. Tuttavia le Ferrovie, che avrebbero già predisposto il progetto di loro competenza con Italferr, non sembra abbiano molta voglia di procedere speditamente, nonostante le insistenze del sindaco Bianco e del governatore Crocetta. E se le Ferrovie non procedono, la Sac non può predisporre il progetto dell’allungamento della pista, da realizzare in autofinanziamento.

C’è un’idea, che tutto sommato non dispiace a Vito Riggio, che di aeroporti nel mondo ne ha visti tanti: realizzare una pista di 4.000 metri nella piana di Catania, nell’area che comprende Sferro e Gerbini. «La ferrovia già esiste, mettere un trenino al servizio dell’aeroporto distante 30 chilometri è abbastanza semplice.
Quanti aeroporti ci sono al mondo collegati a distanza con il centro dello scalo? Secondo me, se ci fossero troppe difficoltà, quella potrebbe essere una soluzione».

Staremo a vedere se quest’idea che risale ai tempi di Crisafulli e di Musumeci tornerà a riaffiorare e interesserà la Sac. Ma se si facesse la stazioncina di Gerbini dedicata all’aeroporto, si farebbe poi quella della piattaforma logistica con fermata a Fontanarossa lungo la linea ferroviaria Siracusa-Catania-Messina? Ai tecnici l’ardua sentenza.

Cos’è emerso da questo vertice? Intanto una reciprova volontà di mettere fine alle diversità di vedute per contribuire tutti ai migliori destini dello scalo più importante del Sud. E in questo ruolo di ambasciatore, Enzo Bianco è stato prezioso nello smussare gli angoli. Poi parlando della volontà di quotazione in Borsa non è stato escluso in futuro l’ingresso di una socio privato adeguato all’importanza dell’aeroporto. Inoltre è stato assicurato che entro l’anno funzionerà l’ex aeroporto Morandi, attiguo all’aeroporto attuale, che servirà a smaltire i controlli passeggeri evitando code troppo lunghe. Si è parlato anche di come spingere per risolvere la questione della pista più lunga. L’ostacolo anche in questo caso è rappresentato dalle limitate risorse.

Ma il risultato più importante è stata la rinnovata serenità di rapporti tra la Sac e l’Enac che in passato aveva suscitato fibrillazioni. Ora il clima è diventato sereno e non resta che portare avanti i progetti. I siciliani ci stanno a guardare.

http://www.lasicilia.it/articolo/ae...ncio-si-ipotizza-anche-la-pista-lunga-gerbini
 

pello

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è d'obbligo avere il 380 sennò sei solo un provincialotto :sconfortato:

non riescono mai a fare il passo lungo tanto quanto la gamba
 

flapane

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Per entrare nel giro del traffico aereo internazionale Fontanarossa deve avere una pista sufficientemente lunga per accogliere i grandi aerei e farli ripartire a pieno carico, diciamo gli Airbus 380, altrimenti resterebbe sostanzialmente un aeroporto domestico.
Eh sì. Eh sì. :clown:
 

AZ209

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Fontanarossa, la Sac ottiene un finanziamento da 80 milioni

31 Marzo 2015
In Municipio, a Catania, sono state illustrate le finalità del finanziamento e le modalità attraverso cui saranno utilizzati i fondi

CATANIA. «Una boccata d'ossigeno per l'economia della nostra provincia e una possibilità concreta per centinaia di disoccupati di trovare un'occupazione». Lo ha detto Salvatore Bonura, presidente della Sac, società che gestisce l'aeroporto 'Fontanarossa' di Catania, in merito al finanziamento da 80 milioni di euro ricevuto per la realizzazione del piano di interventi dello scalo etneo. «Alla Sac - ha aggiunto Bonura - questo finanziamento permetterà di realizzare altri parcheggi, uno dei quali nei terreni che saranno ceduti dal Comune di Catania e l'altro in un'altra area già nella disponibilità della Sac. Un'altra opera che sarà realizzata sarà la riqualificazione del vecchio terminal 'Morandi' dove già sono stati avviati i lavori in autofinanziamento per realizzare uno spazio che sarà destinato, nei prossimi mesi, ad ospitare i prodotti di eccellenza dell'agroalimentare siciliano e alla creazione di un punto vendita dei prodotti di nicchia siciliani di aree per la promozione dei territori».

In Municipio, a Catania, sono state illustrate le finalità del finanziamento e le modalità attraverso cui saranno utilizzati i fondi. «Un finanziamento complesso da 80 milioni di euro - ha detto l'ad Sac, Gaetano Mancini - che certamente rappresenta un elemento significativo. Questo sottolinea due cose importanti: la capacità di fare squadra e il fatto che essendo un'operazione di mercato e non un finanziamento statale questa operazione riconosce alla Sac, una società tutta pubblica, la capacità di produrre utili e di attirare finanziamenti. Un aspetto assai importante che credo non sia così scontato nel Mezzogiorno».

Alla presentazione, presso Palazzo degli elefanti, hanno partecipato il sindaco di Catania, Enzo Bianco, gli enti soci Sac, Roberto Vergari, direttore centrale Infrastrutture, Aeroporti e Spazio aereo di Enac, l'advisor Mediobanca, Massimo D'Adamo, gli esponenti degli istituti di credito coinvolti (Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo) e i consulenti che hanno seguito l'operazione.

http://catania.gds.it/2015/03/31/ae...ttiene-un-finanziamento-di-80-milioni_334922/
 

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Ripesco il thread per un aggiornamento sul progetto dell'allungamento della pista a CTA, e ritorna in auge l'idea di un nuovo aeroporto a Gerini nella piana di Catania suggerito dal Presidente della Regione Sicilia stesso.


Aeroporto, Musumeci frena su allungamento pista
L'esperto: «Ragionevole». Torrisi: «Ne parliamo»


Secondo Giuseppe Inturri, docente di Trasporti all'università di Catania, l'ipotesi che si faccia da zero un nuovo aeroporto in contrada Gerbini, nella Piana di Catania, non è da bollare come impossibile. Anzi, potrebbe essere una buona opzione. Perché a Fontanarossa, adesso, bisogna fare i conti con i limiti imposti dal territorio

«L'aeroporto di Catania, quando toccherà quota 12 milioni, sarà al collasso. Non avrà più dove andare, perché essendo concepito nel 1924, mancano i sub sistemi di un'area non più suscettibile di ulteriori allargamenti». La spia rossa sullo sviluppo futuro di Fontanarossa viene accesa non da uno sprovveduto, ma dal presidente della Regione in persona. Intervistato oggi dal quotidiano La Sicilia, Nello Musumeci si domanda «che senso abbia spendere 280 milioni per interrare la ferrovia di Bicocca e allargare la pista, quando in sei-sette anni si può costruire un grande scalo aeroportuale nel cuore della Sicilia». A una precisa domanda dell'intervistatore, il governatore rispolvera l'idea, che per primoaveva lanciato nel 1998, di una poderosa struttura aeroportuale da costruire in contrada Gerbini, nella Piana di Catania. Aggiungendo che se ne riparlerà a breve, «quando avrò in mano alcuni studi tecnici».

Una posizione che potrebbe sorprendere, specie se raffrontata all'entità di investimenti e progetti che balla intorno allo scalo dedicato a Vincenzo Bellini. Come il miglioramento dei collegamenti ferroviari veloci verso l'aeroporto e il sogno di lungo periodo di una pista più lunga, buona per intercettare i voli intercontinentali. Il ragionamento di Musumeci invece non spiazza gli esperti. «Giustamente il governatore si pone il problema dei limiti all'operatività dell'aeroporto - commenta a MeridioNews Giuseppe Inturri, docente di Trasporti all'università di Catania - mi pare corretto che venga identificata questa criticità e che si dica "pensiamoci bene" in vista di impegni economici importanti». Vero è che l'aeroporto etneo - arrivato da poco a superare i nove milioni di passeggeri in transito - può crescere ancora, ma tale sviluppo per limiti naturalmente presenti non potrà snodarsi in eterno.

Il professore prova a sintetizzare: «La capacità di un aeroporto dipende da quello che accade lato terra e lato mare. Sui movimenti orari (Catania al momento movimenta 24 aerei l'ora) ci sono ancora margini ma siamo quasi al limite, mentre dal punto di vista dello scalo passeggeri mi pare che il limite sia già stato superato tant'è che è in corso l'allargamento della stazione». A comprimere lospazio vitale del Bellini c'è anche la vicina base militare di Sigonella. «Da lì vengono autorizzati tutti i movimenti e sicuramente incide anche l'entità del traffico militare, che noi non conosciamo - specifica Inturri - come quando volano i droni: i regolamenti prevedono che per dieci minuti il traffico aereo venga bloccato».

Poi bisogna spostarsi sull'impatto degli interventi infrastrutturali in programma. «Allungare la pista non significa solo interrare la ferrovia, ma anche spostare interamente gli impianti merci della stazione Bicocca, che da quel punto di vista è la più importante della Sicilia». Ridisegnare la mappa ferroviaria intorno a Fontanarossa avrebbe effetti diretti anche su Catania città: «Il piano waterfrontprevede di interrare la stazione centralee di spostare gli impianti di piazza Europa su Bicocca - ricorda Inturri - tutto dunque si ripercuote sulla città e andrebbe considerato nel complesso di studi approfonditi». Ecco che dunque, se si guarda al rapporto costi-benefici, le parole di Musumeci assumono ben altra valenza. «L'allungamento della pista consente sì di agganciare il traffico intercontinentale, ma questo non porterà di colpo i passeggeri a 15 milioni - aggiunge l'esperto - e va poi comunque considerato che l'aeroporto prima o poi arriverà al limite anche sul piano del rumore e degli effetti sui quartieri intorno allo scalo oppure sulla vicina Playa».

Catania poi, secondo Inturri - dovrebbe godere di più dei benefici dell'aumento dei transiti. «Gli incrementi di oggi quasi non vedono perché non lasciano nulla alla città in termini di più occupazione o più turismo, il sospetto è che la città resti solo un passaggio obbligato e basta, sostenendo i costi del traffico senza averne benefici». L'ipotesi del nuovo scalo di Gerbini non appare più come solo una boutade: «Uno studio di fattibilità non mi sembra idea sbagliata, tenendo ben presente che un aeroporto lontano da centri urbani deve poter contare su collegamenti terresti efficientissimi. Si rischia altrimenti l'effetto Malpensavissuto subito dopo l'apertura di quello scalo, quando ancora non c'era la ferrovia e non ci andava nessuno». Ma anche l'esperto, cambiando per un attimo prospettiva, ammette: «Fossi però il gestore dell'aeroporto tiferei per l'allungamento».

E per Nico Torrisi, amministratore delegalto della Sac, la società a partecipazione pubblica che gestisce Fontanarossa, ciò resta «indispensabile». Il manager con radici politiche nel movimento Sicilia futura - all'opposizione ma dialogante con il centrodestra di Musumeci - non si fa trovare impreparato: «Abbiamo avuto modo di incontrarci, conosco la sua posizione e non c'è alcuna ostilità nei confronti di Fontanarossa». L'ex assessore di Crocetta si concentra sullo scenario della privatizzazione, fortemente auspicata da Musumeci nella stessa intervista: «Il percorso era già avviato, anzi quasi concluso, poi Crocetta e i commissari bloccarono il progetto di realizzazione». In ogni caso non è Torrisi a decidere: «Occorre individuare un percorso sul quale stiamo lavorando e poi proporlo ai soci che delibereranno». L'ad si spinge a ipotizzare, infine, che l'esame di alcune proposte di privatizzazione su cui si lavora al momento potrebbe avvenire, da parte dell'assemblea dei soci, «nel secondo trimestre 2018».

http://catania.meridionews.it/artic...sta-lesperto-ragionevole-torrisi-ne-parliamo/
 

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Aeroporto di Catania, in “arrivo” il Terminal C.
Baglieri (Presidente SAC): “Pronto a fine giugno”


CATANIA – Il 2017 è stato l’anno dei record per l’Aeroporto di Catania. In virtù dei 9,1 milioni di passeggeriregistrati nel corso dei 12 mesi, l’aerostazione etnea si è aggiudicata ancora una volta il primato di primo aeroporto del Mezzogiorno, nonché quello di sesto d’Italia.

Numeri eccellenti corroborati anche dal crescente numero di rotte nazionali ed internazionali che in queste settimane stanno innalzando sempre più la frequenza di voli da e per la città di Catania, incidendo così in maniera decisiva sul futuro della stessa infrastruttura aeroportuale.

In risposta a queste esigenze, a maggio 2017 Sac, azienda che gestisce l’aeroporto internazionale, e l’Enac, hanno firmato un contratto di programma che prevede l’erogazione di 95 milioni di euro per una serie di interventi infrastrutturali con data di consegna lavori fissata per il 2020.

Tra le operazioni in agenda, particolare priorità è stata data alla realizzazione del nuovo Terminal C che andrà a rimpiazzare l’ex centro polifunzionale enogastronomico “Norma”. I lavori sono stati ufficialmente inaugurati il 15 gennaio 2018 e prevedono un importo di 734.543,86 euro. La struttura, secondo il progetto, verrà utilizzata come terminal partenze per compagnie low cost.

I voli che transiteranno dal nascente terminal riguarderanno l’area Schengen. La struttura comprenderà 4 check-in, 4 varchi di sicurezza e 4 gates con percorsi tattili per non vedenti che prevederanno anche appositi punti di chiamata dell’assistenza da parte dei Prm, ovvero passeggeri con disabilità o a mobilità ridotta.

Ma quando sarà pronto il nuovo capolinea? “Per quanto riguarda il Terminal C – ha dichiarato a NewSicilia la professoressa Daniela Baglieri, dal 2016 presidente di Sac – si sta procedendo come da programma. Immagino che a fine giugno dovrebbe essere completato, almeno così ci è stato riferito in sede di concilio“.

Se i tempi di consegna dovessero essere rispettati, l’aeroporto internazionale Vincenzo Bellini riuscirebbe quindi a dotarsi in tempo di una nuova appendice in grado di snellire il traffico aereo in vista della bella stagione, periodo nel quale l’aerostazione registra il numero più alto di arrivi e partenze.

Un altro progetto che riguarda l’aeroporto etneo è quello relativo alla ristrutturazione e al potenziamento del vecchio terminal Morandi, intitolato al celebre meteorologo catanese Filippo Eredia e attualmente in stato di abbandono dopo la chiusura dell’8 maggio 2007, in concomitanza con l’inaugurazione dell’attuale aerostazione.

Per quello si sta ancora lavorando per il bando” ha aggiunto la presidente Baglieri. Il bando in questione scadrà il 16 aprile e l’importo complessivo sarà pari a 1,7 milioni di euro. La prima seduta pubblica della gara avverrà il 18 aprile.

https://newsicilia.it/cronaca/aerop...ri-presidente-sac-pronto-a-fine-giugno/315122
 

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Aeroporto di Catania, utili oltre gli 8 milioni di euro

Approvato il bilancio d’esercizio 2017 di Sac, la società che gestisce l’aeroporto di Catania, chiuso con un utile di 8,68 milioni di euro, al netto delle imposte.

Il valore della produzione 2017 della società di gestione aeroportuale è di 84,72 milioni di euro (+13% rispetto all’anno precedente), l’Ebtda ammonta a 35,29 milioni di euro, in crescita del 24%, mentre l’Ebit (il margine operativo netto) è di 21,70 milioni. In crescita anche i ricavi nei settori aviation (+13%) e non aviation (+11%).

«Risultati lusinghieri a siglare un anno impegnativo che ha visto, fra le altre cose, la firma del contratto di programma conEnac per gli obiettivi infrastrutturali di medio periodo – ha commentato la presidente del cda, Daniela Baglieri – Un bilancio che conferma un trend di crescita costante sia in termini di passeggeri (+15%) sia in termini di redditività aziendale. Questi risultati dimostrano l’efficacia dello sviluppo commerciale, aviation (con ampliamento destinazioni e vettori, soprattutto per l’estero) e non aviation, avviato in questi anni per valorizzare il posizionamento strategico dell’aeroporto di Catania e al contempo premiano la politica accorta dei costi».

Soddisfazione rimarcata dall’amministratore delegato, Nico Torrisi: «Un bilancio che regala grande soddisfazione a noi e ancora di più ai soci. Un risultato che condivido con tutta la squadra: dall’intero consiglio di amministrazione, a tutti quanti i lavoratori, non soltanto di Sac. L’aeroporto di Catania è quindi oggetto di interesse da parte del mercato nazionale e internazionale».

L’aeroporto dovrebbe inaugurare il nuovo Terminal C a metà luglio e prevede entro due anni l’inizio della costruzione della seconda pista per il lungo raggio. Per quest’anno l’obiettivo, inoltre, è di superiore la soglia dei 10 milioni di passeggeri. ADV
 

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Aeroporto, nuovo terminal C sarà aperto da domani
Sarà area partenze low cost per 700mila passeggeri


Ultimi dettagli per la riconversione del terminal T4, nel 2015 trasformato in «vetrina delle eccellenze» enogastronomiche. Lo spazio espositivo però non aveva mai funzionato. Ora servirà esclusivamente per i viaggi a basso costo verso lo spazio Schengen

Lo slittamento c'è stato, ma alla fine dovrebbe contenersi in circa un mese. Si stanno infatti rifinendo gli ultimi dettagli in vista dell'apertura, inizialmente prevista fra maggio e giugno,del nuovo terminal C dell'aeroporto di Catania. Da domani, con la partenza del primo volo, lo spazio sarà operativo. Si ultimerà così la riconversione del padiglione Norma, collocato a fianco dell'ex terminal Morandi, in base di partenza dedicata esclusivamente a voli low cost diretti nell'area Schengen con destinazioni Unione Europea. La struttura fino a più di un decennio fa era il vecchio terminal T4, poi inutilizzato dall'inaugurazione dell'attuale aerostazione nel 2007.









Nel 2015 - amministratore delegato della Sac, la società di gestione dell'aeroporto, era ancora Gaetano Mancini -lo spazio venne trasformato in centro polifunzionale agroalimentare e turistico sull'onda delle iniziative correlate all'Expo di Milano. Il costo dell'operazione superò i due milioni di euro, ma di fatto il progetto non ingranò mai la marcia giusta. La «vetrina delle eccellenze» è rimasta praticamente fino ad oggi semivuota, anche perché l'ex terminal T4 è distante dalle zone più frequentate dell'aeroporto.
Il deserto padiglione Norma si è dunque animatosolo con l'inizio dei lavori,costati oltre 700mila euro,per il terminal C. Le stime diffuse dalla Sac parlano di un potenziale flusso di 700mila passeggeri che la nuova area partenze dovrà smistare nell'arco di un anno. Sono già state assegnate intanto le subconcessioni per le attività difood and beverage e quelle duty paid (tasse e spese di trasporto a carico del venditore) che si troveranno fra la zona check in e gli imbarchi. Due i bar e due le attività commerciali nel complesso previste. Quattro le postazioni check-in e quattro i varchi di sicurezza che condurranno a quattro gate con annesse sale d’attesa per i passeggeri.
Per un appalto che si chiude, un altro chiede di pazientare. Ovvero la costruzione al posto dell'ex campo sportivo Fontanarossa di un parcheggio con annessa riqualificazione della viabilità d'accesso all'aeroporto di Catania. Sarebbero oltre 200 le offerte recapitate alla Sac dalle aziende che voglio accaparrarsi lavori per circa un milione. Più di 400 i nuovi posti auto che dovrebbero ricavarsi dall'intervento. Verrà inoltre soppressa la corsia stradale in uscita dall'aeroporto che costeggia l'ex campo sportivo, mantenendo solo quella in entrata.

http://catania.meridionews.it/artic...rea-partenze-low-cost-per-700mila-passeggeri/
 

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Il "nuovo" mini terminal sembra che ospiterà solo Easyjet, il cui logo campeggia appena sotto la scritta "terminal c" sulla facciata. Ovviamente per i voli in area Schengen...
S.
 

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Privatizzazione dell'aeroporto di Catania, cosa c'è dietro la (terrena) guerra dei cieli

Oggi il Cda che decide l'ingresso dei partner privati. Ma sarà fumata grigia. Asse Agen Pogliese, la Regione però prende tempo
CATANIA - Volere volare. O restare a terra. In mezzo, fra le nuvole e il fango, c’è una terza via: rinviare. Per poi spiegare e capire, spiegarsi e capirsi. E magari trattare.

Oggi, per Fontanarossa, non dovrebbe essere il giorno X, quello in cui premere il tasto “enter” sulla privatizzazione di Sac. Sul piatto, per l’appetito di buongustai da tutto il mondo, una quota compresa fra il 51 e il 70% della società che gestisce l’aeroporto di Catania (il quinto d’Italia con quasi 10 milioni di passeggeri l’anno) con un’ipotesi di valore che oscilla fra 800 milioni e un miliardo.

Non è detto che oggi, nell’assemblea dei soci cominciata poco dopo le 12, si scelga un percorso unitario. Anzi: è certo che non sarà così. Gli scenari sono due: un ulteriore slittamento (ipotesi più probabile) o la spaccatura degli azionisti, soltanto parte dei quali andrebbero avanti. In ogni caso il livello di scontro, negli ultimi giorni è salito. Le posizioni in campo sono due. Da una parte la Camera di Commercio del Sud-Est, guidata da Pietro Agen, azionista di maggioranza assoluta col 61,22%, in asse con Salvo Pogliese (2,04% col Comune e 12,24% con la Città Metropolitana di Catania); dall’altro la Regione, che controlla direttamente il 12,24% di Irsap e una pari quota col commissario del Libero consorzio di Siracusa.

Per intenderci: non è che Fontarossa doveva essere venduto stamattina. L’assemblea di oggi è la prosecuzione di quella sospesa venerdì scorso. Sul tavolo il via libera alla procedura con evidenza pubblica per selezionerà l’advisor che aiuterà Sac nel bando internazionale per la privatizzazione. Lo stop è dovuto all’assenza di delega formale al rappresentante di Irsap, Giovanni Perino, che aveva già espresso parere favorevole. «Nessun problema, avrete le carte presto», la rassicurazione del governatore Nello Musumeci al “socio forte”Agen in una telefonata (ascoltata da testimoni in viva voce) durante una pausa.

Ma la giunta regionale - sempre venerdì scorso, ma in serata - tira il freno a mano. Non solo non autorizza il commissario dell’Irsap, ma gli dà mandato di «acquisire il piano operativo di privatizzazione, al quale rimane subordinata ogni scelta successiva». È chiaro che la Regione vuole prendere tempo, anche perché il «piano operativo» richiesto è stato già visionato e approvato da tutti i soci, Irsap compreso.

Ma Marco Falcone (già durissimo nel dire che Fontanarossa «non è un giocattolo per pochi») ora mostra i muscoli. E ad Agen che lo invitava a «parlare col suo presidente», magari per risolvere «un problema interno al governo», l’assessore ai Trasporti ora risponde: «Il presidente e tutta la giunta hanno espresso una posizione chiara: sulla privatizzazione di Sac nessun atto di fede e nessun credito in bianco. Visto che la Regione sta investendo 350 milioni in infrastrutture per Fontanarossa, vorremmo capire il piano che hanno in mente e le ricadute dell’arrivo dei privati».

In mezzo c’è Pogliese. Più che convinto che la privatizzazione sia «la soluzione migliore per l’impatto sul territorio e per gli investimenti necessari al salto di qualità, che i soci non posso garantire». Da sindaco metropolitano, poi, confessa che la cessione delle quote dell’ex Provincia (30 milioni la posta stimata dai revisori, ma si arriverebbe a 50) sia «l’unico modo per dare ossigeno a un ente senza bilancio da tre anni, che oggi ad esempio è impotente sulla crisi del Bellini».

Ma qualcuno, a Palermo, è convinto che Pogliese non possa disporre del 12,24%, in quanto la scelta spetterebbe non al sindaco ma al consiglio metropolitano. Che, nel caos delle ex Province, non esiste. Ed è rappresentato da un commissario, Paola Gargano, nominata da Musumeci. E così il fronte del no (o meglio: del “parliamone”) potrebbe non essere composto solo da Irsap ed ex Provincia di Siracusa.

Cosa c’è dietro? I più maliziosi sospettano che la guerra dei cieli, in fondo, sia anche una questione molto terrena. Legata allo scontro catanese fra Forza Italia (Falcone in trincea) e il sindaco. E, semmai fosse così, le dimissioni già formalizzate dalla consigliera Sac di area Pogliese, Daniela La Porta, potrebbero essere la prova di un potenziale armistizio, se la casella andasse ai forzisti, o di un’altra rottura se in Cda entrasse un’avvocatessa vicina a Dario Daidone, ex azzurro transitato in Fdi come Pogliese.

Dal particolare all’universale. I dietrologi, alla ricerca di una chiave di lettura del dietrofront della Regione sulla privatizzazione, non pongono limiti alla fantasia. Dai colpi di coda del potere legal-confindustriale alle ambizioni di rampanti manager di consolidata esperienza, apprezzati da un governo regionale che sulla nomina degli attuali vertici di Sac (il presidente Sandro Gambuzza e l’ad Nico Torrisi) non ha toccato palla.

E poi ci sono i “No Priv”. Un variegato esercito di piccoli grandi nemici della vendita. Da Vussia e Movimento Mec che annunciano esposti («Le quote degli enti pubblici non possono essere alienate, perché dichiarate strategiche per legge», sbotta Claudio Melchiorre, che si autodefinisce «voce quasi solitaria, 18 mesi fa, contro la svendita degli aeroporti siciliani») alla Cifa, che con Gaetano Benincasa parla di «un percorso poco chiaro che accende un campanello d’allarme che non può rimanere inascoltato», fino al ruggito indipendentista di Mario Di Mauro (TerraeLiberAzione): «Calàti i manu da Fontanarossa», dice, denunciando, nella «malaprivatizzazione» di Sac «la miseria della politica nella politica della miseria».

E tutto il mondo fuori. In attesa interessata, per il pacchetto di maggioranza di Sac, ci sono i colossi del settore. Gli ultimi, in ordine più ravvicinato di tempo, a dare segnali di curiosità sono i tedeschi di Fraport (che gestisce Francoforte sul Meno con interessi in scali di tutto il mondo), i francesi di Ardian (società di private equity che ha in pancia beni per 96 miliardi di dollari) e gli spagnoli di Ferrovial (multinazionale delle infrastrutture, la cui divisione aeroportuale ha realizzato Heathrow, Glasgow, Aberdeen e Southampton). Negli scorsi mesi anche i segnali di fumo di Airport de Paris e dei francesi di Vinci, un network di 44 scali in tutto il mondo. Già noti anche i sondaggi dei Benetton, con il gruppo Atlantia che gestisce Fiumicino e Ciampino, ma anche Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez; da tempo interessato anche F2i, fondo che ha le concessioni di Malpensa e Linate (con Sea) e il 65% di Napoli, mentre Enrico Marchi, presidente del gruppo Save (scalo di Venezia) ammette di «guardare con attenzione al dossier Catania». Che vale 700 milioni.

Le pressioni sono forti. E i soci di maggioranza di Sac non vedono l’ora di vendere, per garantire liquidità a un piano di investimenti infrastrutturali da 300 milioni, ma anche per fare cassa e salvare bilanci (le ex Province) e fondo pensione dei dipendenti, nel caso della CamCom. Il cui presidente Agen è oggetto di un’interrogazione della deputata grillina Simona Suriano: «Mentre si privatizza lo scalo etneo, Agen rimane massone: è compatibile e ammissibile? Chiediamo spiegazioni ai ministeri degli Interni e dello Sviluppo economico». L’assessorato regionale alle Attività produttive avrebbe già sciolto positivamente il nodo del presidente (iscritto “in sonno” alla loggia del Grande Oriente d’Italia), ma Agen sta comunque per uscire di scena. «Avvio la privatizzazione e poi mi dimetto», ha sempre detto. E ora c’è un appuntamento ad hoc, previsto l’11 novembre e poi rinviato a fine mese, per mantenere la promessa: tornare presidente di Confcommercio Catania e lasciare il vertice camerale. Con un successore già individuato (Riccardo Galimberti, attuale leader etneo di Confcommercio, che avrebbe una maggioranza garantita da Torrisi e da Fabio Scaccia, consigliere Sac), ma «non prima di chiudere la partita Sac».

Cosa succederà oggi? Pogliese, con il suo consueto aplomb, vuole scongiurare scontri istituzionali. E avrebbe sondato, ieri pomeriggio, le intenzioni di Palazzo d’Orléans. Ricevendo (tiepide) rassicurazioni sul futuro scenario di privatizzazione, ma con immediata necessità di «chiarezza». Se la linea della Regione, dunque, sarà la richiesta di un rinvio e non uno stop alla cessione, allora si potrà arrivare a una salutare fumata grigia. Del resto una posizione conciliante arriva dall’ad Torrisi: «Come Cda possiamo solo aspettare gli input dell’assemblea, ma va da sé che, dopo aver già fornito tutti gli atti necessari ai soci, ove non ci fosse ancora chiarezza sul percorso di privatizzazione, siamo pronti a ulteriori confronti». In fondo, come diceva Sun Tzu in L’arte della guerra, «nel mezzo del caos, c’è anche l’opportunità».

https://www.lasicilia.it/news/crona...a-c-e-dietro-la-terrena-guerra-dei-cieli.html
 

AZ209

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Stazione Fontanarossa prende forma: “Già nel 2020 svolta storica per Messina-Catania-Siracusa”

L'assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone risponde alla nota di Legambiente Catania dedicata ai lavori di costruzione della futura fermata ferroviaria provvisoria Fontanarossa di Rfi.

“La costruzione, finanziata e avviata dal Governo Musumeci, della futura stazione ferroviaria di Fontanarossa rappresenterà, già nel 2020, una svolta storica per l’intera direttrice Messina-Catania-Siracusa”. Interviene così l’assessore regionale all’Infrastrutture Falcone.

“I viaggiatori, siciliani e non, provenienti dal Messinese, da Siracusa o da Caltagirone e paesi vicini potranno raggiungere l’aeroporto in treno e saranno dunque sempre più invogliati a valersi del trasporto su rotaia, decongestionando strade e parcheggi auto. Di fatto – continua l’assessore – entro l’anno prossimo l’aeroporto di Catania, grazie al progetto voluto da Regione e Rfi, farà un primo, strategico, salto di qualità nella direzione dell’auspicata intermodalità nella mobilità etnea. Una svolta che non si pone in contraddizione con l’avanzamento della metropolitana, e anzi ne accelera i benefici.

Sempre su questa linea, infatti, l’aeroporto di Catania crescerà ulteriormente, mettendosi al passo con le città più importanti d’Europa, grazie al successivo e preventivato arrivo della metropolitana, a seguito dell’appalto della tratta Stesicoro-Aeroporto finanziato e varato in tempi rapidi, con la spinta del Governo Musumeci, negli ultimi mesi”.

https://catania.liveuniversity.it/2019/11/21/stazione-fontanarossa-rfi-catania-2020/
 

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Aeroporto di Catania, via alla privatizzazione: ecco i grandi gruppi in corsa

Il cda dà l’ok alla nomina di un advisor per quotare la società e metterla sul mercato. Interesse di Benetton e dei big internazionali del settore

Alla fine anche il governatore Nello Musumeci dà il via libera a una delle operazioni economiche più importati dell’Isola: la privatizzazione della Sac, la società di gestione dell’aeroporto di Catania, il quinto per traffico in Italia, il primo del Mezzogiorno con quasi 10 milioni di passeggeri. Numeri che rendono bene l’idea di quanto sia appetibile lo scalo etneo, non a caso interessati ad entrare nella compagine societaria della Sac sono tutti i più grandi gruppi aeroportuali italiani ed europei. Con questa operazione il prossimo piano d’investimenti raggiungerà la cifra di 300 milioni di euro, come già annunciato dall’amministratore delegato Nico Torrisi, il principale sponsor dell’apertura ai privati.

La privatizzazione può valere un incasso per i soci tra i 300 e i 500 milioni di euro, anche se dipenderà tutto dalla valutazione economica che sarà posta a base d’asta della gara: valutazione che sarà affidata da un advisor esterno. Ieri il cda all’unanimità ha avviato la procedura di privatizzazione dando proprio mandato all’amministratore delegato di cercare un advisor per la valutazione delle quote. Nonostante alcuni tentennamenti anche l’Irsap, l’Istituto per le attività produttive della Regione su mandato di Palazzo d’Orleans ha dato via libera alla privatizzazione: Musumeci aveva congelato un primo tentativo di avvio dell’operazione.

Nei giorni scorsi lo stesso Musumeci ha avuto un incontro chiarificatore con Torrisi e ha dato il via libera, che comunque non era vincolante visto che la maggioranza dei soci aveva già dato l’ok: è cioè la Camera di commercio Sud- Est guidata da Piero Agen e il Comune e la Città metropolitana di Catania rappresentate da Salvo Pogliese.

Catania fa gola a molti. A sondare il terreno sulla Sac nei mesi scorsi sono stati i Benetton con il gruppo Atlantia, l’F2i che gestisce gli scali di Napoli e Milano, il gruppo Save di Venezia con il suo presidente Enrico Marchi che non ha fatto mistero di « guardare con attenzione al dossier Catania » . Ma in Sac in questi mesi sono arrivati messaggi da due importanti investitori australiani, da emissari della società Airport De Paris e della Adp Vincì, anche quest’ultima azienda francese. E il colpo grosso potrebbero farlo anche gli argentini della Corporacion America della famiglia Eurnekian, già patron dell’aeroporto di Firenze insieme al presidente Marco Carrai, grande amico dell’ex segretario dei dem Matteo Renzi che ha Catania ha grandi elettori come Luca Sammartino.

https://palermo.repubblica.it/polit...ione_ecco_i_grandi_gruppi_in_corsa-241964753/