*** Alitalia: al referendum vince il NO ***


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26 Aprile 2012
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Che Di Maio e i pentastellati fossero pronti a una nuova bordata di scempiaggini, luoghi comuni e complete vaccate non mi stupisce; mi spiace di piu' che dal resto dello spettro politico l'unico che riesca a dire qualcosa di sensato sia Calenda.

Non riesco a credere che si stia facendo tutto questo bailamme per una compagnia aerea che ha il 20% o suppergiu' di market share in Italia e che, per l'interessa nazionale (assicurare il collegamento dell'Italia al mondo) e' del tutto secondaria.

Anche l'idea di un prestito ponte mi fa ribrezzo; perche' per Malev e LOT lo stesso meccanismo ha portato a procedure d'infrazione della DG concorrenza della commissione UE (e alla morte di Malev) mentre per AZ andrebbe tutto bene non solo una volta (2008) ma due (2017)?! Questo prestito-ponte segue un altro prestito e almeno tre iniezioni di capitale (CAI, Etihad1 e Etihad2). Tutte queste iniezioni sono colate fuori come acqua da uno scolapasta. Investire altri soldi, a me, sa di accanimento terapeutico e siccome sono soldi pubblici, per cui (anche) miei, la cosa mi piace ancora di meno. Il governo si preoccupa dei 12mila elettori AZ, ma dovrebbe preoccuparsi anche di quei 40 milioni che, di cassa integrazione, prendono un anno quando va bene. Io, da elettore, mi ricordero' di sicuro di come andra' a finire questa faccenda.
 

i-ffss

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30 Agosto 2010
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LIMF
Notare il finale.

Matteo Orfini e i renziani frenano il Governo su Alitalia

Lungo post del presidente Pd per evitare il fallimento della compagnia preventivato da Calenda e Delrio




  • [*=left]
Valutare tutte le strade possibili per evitare la vendita "di un asset industriale" come Alitalia. Quarantotto ore dopo la bocciatura, tramite referendum, del pre-accordo tra sindacati e azienda da parte dei 12mila dipendenti, la linea renziana sulla compagnia aerea, a un passo da fallimento e liquidazione, si traduce prima di tutto in uno stop al dinamismo del triumvirato ministeriale composto da Giuliano Poletti (Lavoro), Graziano Delrio (Trasporti) e soprattutto Carlo Calenda (Mise).
L'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella fase clou delle primarie che si appresta a vincere, non ha ancora espresso la sua posizione in chiaro, come si suole dire. Ma l'approccio dei suoi fedelissimi all'ennesima crisi della compagnia di bandiera non lascia molti margini all'interpretazione. Esaustivo l'intervento di Matteo Orfini sul blog Left Wing: "Oggi il rischio di fallimento e liquidazione è concreto. Ma sarebbe sbagliato considerarlo un esito ineluttabile e prima di accettarlo occorre verificare con attenzione ogni possibile alternativa".
Per il reggente del Pd, se da un lato non bisogna sottovalutare i rischi sul fronte occupazionale dell'azienda, sono altrettanto importanti "la visione e la strategia che abbiamo in testa per il nostro paese. Gli asset industriali non si liquidano, perché sono il principale strumento di politica industriale di un paese. Un vettore aereo nazionale serve a indirizzare e attrarre flussi turistici, commerciali ed economici". Posizione che ricalca grossomodo quella espressa dal capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato, altro fedelissimo di Renzi: "Tante migliaia di lavoratori e un grande indotto non possono essere dispersi: l'Italia che vive di turismo e cultura non può restare senza una compagnia al servizio del sistema Paese".
Tra le righe, ma nemmeno tanto, trapela la linea renziana su Alitalia: l'azienda non va (s)venduta. Ed è prima di tutto una risposta alla dinamica reazione dei ministri del Governo Gentiloni che, un attimo dopo aver appreso l'esito del referendum, hanno indicato l'ultima rotta che dovrà percorrere la compagnia aerea, così come la conosciamo oggi: amministrazione straordinaria e commissario, tempo sei mesi per cercare potenziali acquirenti sul mercato (come Lufthansa, che già ha avuto il placet di Delrio) a cui vendere l'azienda (o parte di essa) e, in alternativa, liquidazione. Facendo calare così il sipario su uno dei più grandi disastri della storia manageriale italiana.
Si tratta della strada più ovvia, dal momento che di nazionalizzazione non ne vogliono sentir parlare tanto l'attuale premier Paolo Gentiloni quanto i suoi alleati di governo come Alleanza Popolare. Ma la partita Alitalia si gioca su più tavoli.
In primis, su Alitalia Renzi ci ha messo la faccia. È stato lui, durante i suoi mille giorni di governo, a presentarsi come sponsor dell'operazione Etihad: alla presentazione delle nuove livree, non lesinò slogan e annunci improntati all'ottimismo, profetizzando un futuro roseo per la compagnia aerea. Chi doveva preservare l'italianità dell'azienda, fu il suo messaggio, ha finito per preservare solo amicizie e rapporti incestuosi tra politica e top manager. Il 2015 doveva essere l'anno della svolta ma, storia di queste ore, non lo è stato.
Nelle parole di Orfini, però, emerge però anche la lotta sotterranea sulla politica industriale che da settimane si combatte tra il Pd renziano e una parte del Governo Gentiloni (il duo Padoan - Calenda), intorno al capitolo delle privatizzazioni, come dimostrano gli attriti su Cdp, Poste e Fs tra Tesoro e Nazareno.
"Può l'Italia permettersi di rinunciare a tutto questo?", continua Orfini nel suo blog sulla crisi Alitalia: "Io ho seri dubbi e non penso che una decisione di questo tipo possa essere assunta frettolosamente, con qualche intervista a caldo di questo o quel ministro. Ci sono alternative? Si può lavorare su una sinergia pubblico privato? Si può immaginare un nuovo assetto e un nuovo piano che coinvolga almeno in parte i campioni pubblici nazionali?", chiede il presidente del Partito Democratico.

http://www.huffingtonpost.it/2017/0...ni-frenano-il-governo-su-alitalia_a_22056445/





questa roba di inseguirsi per cercare di scrollarsi di dosso la casacca del liquidatore è imbarazzante.
 

willy79

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16 Gennaio 2007
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sestri levante, Liguria.
Si io me lo sono chiesto, e credo di essermi dato la risposta più ovvia. I padri e le madri di famiglia di solito sono anche quelli che in AZ ci sono da anni, ed in tanti anni in AZ hanno sempre visto una compagnia salvata dalle casse dello stato, o meglio dai contribuenti! Non una volta ma più e più volte... Hanno visto in passato mamma AZ che assumeva amici di amici e che serviva per inserire amici elettori ecc ecc...
Bene quelle stesse persone essendo abituate ad essere sempre salvati perchè in Alitalia è sempre stato così, al referendum han pensato che saranno nuovamente salvati.
Stavolta mi sa che han preso una sonora cantonata e forse ora se ne rendono conto!!! Sarei davvero curioso di rifare un referendum lampo ora per vedere nuovamente il risultato.... Forse è ancora presto e forse sbaglio, me non escluderei un repentino cambio di rotta!!!
E aggiungo, che il referendum è stata una strategia bella e buona per scaricare una parte delle colpe sui dipendenti. Ed i dipendenti ci sono cascati come dei pescioloni... Se votavano si avrebbero dimostrato il loro attaccamento all'azienda ed il loro sacrificio per vederla ancora attiva...
 

D960

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19 Aprile 2014
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Non avevamo capito nulla. Ecco quello che va fatto.

Di Maio: Alitalia, bocciato piano finanziario non industriale

Ora "partner europei, lotta gli sprechi, rotte lungo raggio"

Roma, 26 apr. (askanews) – A giudizio di Luigi Di Maio quello che è stato bocciato nel referendum sindacale fra i lavoratori Alitalia “non era un vero piano industriale, era un piano finanziario che toglieva solo soldi ai dipendenti”.
Alla domanda su cosa farebbe il Movimento 5 stelle se fosse al governo, il vicepresidente della Camera, che ha risposto alle domande dei cronisti a margine della presentazione del rapporto sull’attività di controllo parlamentare, ha detto che come primo passo “bisognerebbe nominare un commissario super partes, che presenti un piano industriale credibile e cerchi partner europei per il rilancio”. In seconda battuta occorre “eliminare gli sprechi e non solo intervenire sui salari dei dipendenti”.
Di Maio si poi spinto nel dettaglio sulle linee che nella visione del M5s il nuovo piano industriale dovrebbe seguire: “Puntare su una linea cargo e sui voli a lungo raggio”. Per questo, ha detto replicando a una domanda sulla possibile rinazionalizzazione della compagnia aerea, siamo convinti che Alitalia con questi passi possa stare sul mercato”.

http://www.askanews.it/politica/2017/04/26/di-maio-alitalia-bocciato-piano-finanziario-non-industriale-pn_20170426_00157/
Fa specie osservare come quella che voleva essere la forza politica del cambiamento si sia in realtà allineata alla politica media e abbia imparato il mantra industriale che echeggia da tempo immemore.
 

berioz

Bannato
27 Settembre 2013
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0
D: "Dott. X (preferisce rimanere anonimo) mi da' una sua opinione sulla situazione Alitalia?"
R: "A prescindere dai facili commenti di partigianeria, ritengo davvero inverosimile che si possa lasciare ai propri dipendenti la scelta di una tale portata (vita o morte, se di ciò si tratta, di un'azienda con una valenza così importante) con ripercussioni non solo di carattere sociale, ma soprattutto economico e finanziario che coinvolgono l'intero sistema paese. Come possono gli azionisti affidare ai propri dipendenti (oltretutto prendendoli metaforicamente a pugni) le sorti della propria azienda e dei propri investimenti? Chi lo farebbe?
D: "Quindi?"
R: "Se posso immaginare che forse gli azionisti non avevano interesse ad un rilancio a cui nemmeno loro credevano, ed a cui forse il governo ha chiesto di trovare la via di uscita meno dolorosa dato il violento contraccolpo che il fallimento avrebbe comportato (soprattutto per le casse dello stato parlando dei soli aspetti finanziari), come si può immaginare che un governo una volta individuata un' unica soluzione con l'azienda, lasci la possibilità che questa fallisca a chi non ha neppure la capacità di comprendere affondo le reali ripercussioni del proprio voto? Ripercussioni oltretutto che avrebbero un costo per le stesse casse dello stato (nel solo immediato senza considerare le ricadute generali a seguire) 4/5 volte maggiori dello sforzo finanziario e politico affrontato per trovare la soluzione? Come può permettere un governo di giocare sulla pelle di 20000 famiglie più indotto, di giocare con gli investimenti di una azienda e sulle casse dello stato, sulle ripercussioni sociali, accettando di buttare tale soluzione in pasto ad un referendum fatto in quattro e quattr'otto senza neppure approfondire tematiche così importanti. Il referendum è una cosa seria e lì di serio c'era molto poco. Scusate ma io non ci credo!
D: "Quindi?"
R: "Quindi si è arrivati dove volevano che in realtà si arrivasse e si è scelto di addossare la colpa al NO referendario per attivare procedure su cui l'azienda altrimenti avrebbe dovuto metterci la faccia e con risvolti su cui il governo avrebbe avuto difficoltà a giustificare politicamente qualora non fosse intervenuto. Se c'era la volontà di proseguire con la ricapitalizzazione per poi vendere successivamente l'azienda e c'era un'unica scelta, seppur traumatica ma la meno traumatica, per il bene di tutti andava imposta e non sottoposta ad uno pseudo referendum. Questo avrebbe dovuto fare il governo ed invece ha fatto il gioco dei poteri forti. Evidente. Conosco le dinamiche di questo mondo. L'iter l'ha già scritto qualcuno mi creda. E quello si sta perseguendo."
D: "Chi?"
R: " Non lo so ma lo scopriremo presto."
D: "Ed i sindacati in tutto ciò?"
R: "Chi?! Coloro i quali delegano i propri deleganti per prendere decisioni?"
quoto al 100%: anche per me poteri forti , Governo e sindacati si sono messi d'accordo per scaricare sui dipendenti la responsabilità di una decisione che in realtà era già stata presa.
 

Mobius

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Con alcune considerazioni rischiamo di cadere nel complottismo più concentrato. Spesso il susseguirsi degli eventi è incontrollato e non ha un burattinaio di sopra a guidare le marionette.

Che ci siano forti interessi è ovvio ma uscire fuori con queste perle su "potery forty, Bildimbimberg e rettiliAni!1!!" non porterà a nulla se non a un divertente deragliamento della discussione.

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alexresidence

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.
Con alcune considerazioni rischiamo di cadere nel complottismo più concentrato. Spesso il susseguirsi degli eventi è incontrollato e non ha un burattinaio di sopra a guidare le marionette.

Che ci siano forti interessi è ovvio ma uscire fuori con queste perle su "potery forty, Bildimbimberg e rettiliAni!1!!" non porterà a nulla se non a un divertente deragliamento della discussione.

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Leggendo l'intervista penso che con i poteri forti si riferisse agli azionisti.


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polmars

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20 Marzo 2012
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D: "Dott. X (preferisce rimanere anonimo) mi da' una sua opinione sulla situazione Alitalia?"
R: "A prescindere dai facili commenti di partigianeria, ritengo davvero inverosimile che si possa lasciare ai propri dipendenti la scelta di una tale portata (vita o morte, se di ciò si tratta, di un'azienda con una valenza così importante) con ripercussioni non solo di carattere sociale, ma soprattutto economico e finanziario che coinvolgono l'intero sistema paese. Come possono gli azionisti affidare ai propri dipendenti (oltretutto prendendoli metaforicamente a pugni) le sorti della propria azienda e dei propri investimenti? Chi lo farebbe?
D: "Quindi?"
R: "Se posso immaginare che forse gli azionisti non avevano interesse ad un rilancio a cui nemmeno loro credevano, ed a cui forse il governo ha chiesto di trovare la via di uscita meno dolorosa dato il violento contraccolpo che il fallimento avrebbe comportato (soprattutto per le casse dello stato parlando dei soli aspetti finanziari), come si può immaginare che un governo una volta individuata un' unica soluzione con l'azienda, lasci la possibilità che questa fallisca a chi non ha neppure la capacità di comprendere affondo le reali ripercussioni del proprio voto? Ripercussioni oltretutto che avrebbero un costo per le stesse casse dello stato (nel solo immediato senza considerare le ricadute generali a seguire) 4/5 volte maggiori dello sforzo finanziario e politico affrontato per trovare la soluzione? Come può permettere un governo di giocare sulla pelle di 20000 famiglie più indotto, di giocare con gli investimenti di una azienda e sulle casse dello stato, sulle ripercussioni sociali, accettando di buttare tale soluzione in pasto ad un referendum fatto in quattro e quattr'otto senza neppure approfondire tematiche così importanti. Il referendum è una cosa seria e lì di serio c'era molto poco. Scusate ma io non ci credo!
D: "Quindi?"
R: "Quindi si è arrivati dove volevano che in realtà si arrivasse e si è scelto di addossare la colpa al NO referendario per attivare procedure su cui l'azienda altrimenti avrebbe dovuto metterci la faccia e con risvolti su cui il governo avrebbe avuto difficoltà a giustificare politicamente qualora non fosse intervenuto. Se c'era la volontà di proseguire con la ricapitalizzazione per poi vendere successivamente l'azienda e c'era un'unica scelta, seppur traumatica ma la meno traumatica, per il bene di tutti andava imposta e non sottoposta ad uno pseudo referendum. Questo avrebbe dovuto fare il governo ed invece ha fatto il gioco dei poteri forti. Evidente. Conosco le dinamiche di questo mondo. L'iter l'ha già scritto qualcuno mi creda. E quello si sta perseguendo."
D: "Chi?"
R: " Non lo so ma lo scopriremo presto."
D: "Ed i sindacati in tutto ciò?"
R: "Chi?! Coloro i quali delegano i propri deleganti per prendere decisioni?"
Concordo al 100% , quando si parla di poteri forti si puo' intendere banche , governo , dirigenze sindacali..... che guardacaso erano seduti tutti intorno allo stesso tavolo ,non e' proprio il caso di banalizzarlo con questi rettiliani che non so neanche chi siano ......
 

Paolo_61

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Concordo al 100% , quando si parla di poteri forti si puo' intendere banche , governo , dirigenze sindacali..... che guardacaso erano seduti tutti intorno allo stesso tavolo ,non e' proprio il caso di banalizzarlo con questi rettiliani che non so neanche chi siano ......
In questo caso si chiamano stakeholders e hanno tutti i diritti (anzi hanno il dovere istituzionale) di interessarsi della faccenda.
 

enrico

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Rapallo, Liguria.
E aggiungo, che il referendum è stata una strategia bella e buona per scaricare una parte delle colpe sui dipendenti. Ed i dipendenti ci sono cascati come dei pescioloni... Se votavano si avrebbero dimostrato il loro attaccamento all'azienda ed il loro sacrificio per vederla ancora attiva...
quoto al 100%: anche per me poteri forti , Governo e sindacati si sono messi d'accordo per scaricare sui dipendenti la responsabilità di una decisione che in realtà era già stata presa.
La smettiamo con queste dietrologie senza capo nè coda?
 

nicolap

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Roma
Concordo al 100% , quando si parla di poteri forti si puo' intendere banche , governo , dirigenze sindacali..... che guardacaso erano seduti tutti intorno allo stesso tavolo ,non e' proprio il caso di banalizzarlo con questi rettiliani che non so neanche chi siano ......
sei serio?
 

TW 843

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Concordo al 100% , quando si parla di poteri forti si puo' intendere banche , governo , dirigenze sindacali..... che guardacaso erano seduti tutti intorno allo stesso tavolo ,non e' proprio il caso di banalizzarlo con questi rettiliani che non so neanche chi siano ......
E i microchip sotto pelle che ruolo hanno avuto in tutto ciò?
 
Stato
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