Alitalia: ancora niente Piano Industriale


Stato
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Dopo gli innumerevoli piagnistei dei politici calabresi a seguito della chiusura di REG (tipo questo), in AZ devono essersi stancati di farsi prendere per il cuxo, ed hanno spiegato per bene la situazione.

ALITALIA ATTACCA LA REGIONE CALABRIA: FINORA DISATTESI TUTTI GLI IMPEGNI PRESI

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15 MAR 2017


CATANZARO. Alitalia vanta nei confronti della Regione Calabria crediti per 1.853 milioni di euro relativi ad attività di marketing scaduti ormai da due anni. È quanto fa rilevare il Ceo di Alitalia, Cramer Ball, al presidente Mario Oliverio, rispondendo in ordine alle polemiche relative alla decisione della compagnia di bandiera di lasciare lo scalo di Reggio Calabria. Il manager sottolinea anche gli impegni che il governo regionale avrebbe disatteso nei confronti della compagnia per abbattere i costi. “Come sa, Alitalia – scrive nella missiva l’amministratore delegato – ha da sempre manifestato grande sensibilità e attenzione nei confronti delle istanze provenienti dai territori del nostro Paese, svolgendo contestualmente diverse analisi sulla sostenibilità delle proprie operazioni. Nello specifico, nonostante le cospicue perdite registrate (circa sei milioni di euro annui), la Compagnia ha continuato ad assicurare i servizi aerei da e per Reggio Calabria. Sin dal dicembre 2015 il nostro management ha incontrato a più riprese – da ultimo lo scorso 8 febbraio – sia Lei che Suoi delegati e rappresentanti degli enti locali interessati. In ogni occasione – fa rilevare – la Compagnia ha rappresentato l’insostenibilità degli operativi, pur assicurando piena disponibilità a proseguire le operazioni a fronte di un forte coinvolgimento istituzionale nella ricerca di misure idonee a garantire la continuità dei voli ed evitarne la chiusura. Purtroppo in ben quindici mesi non si è registrato alcun sostanziale progresso a riguardo. In merito alla richiesta di espressione di interesse propedeutica alla pubblicazione di un Bando regionale, giova infatti ricordare – continua – che nelle proprie osservazioni la Commissione Europea ha evidenziato l’impossibilità di erogare incentivi per collegamenti esistenti e per l’aumento di frequenze”. Per questo motivo, scrive Cramer Ball, “la Compagnia ha ritenuto inutile proseguire sulla strada della sottoscrizione di manifestazione di interesse prima e dell’adesione ad un potenziale Bando Pubblico poi. Bando che ad oggi, è bene ricordarlo, non è ancora stato pubblicato. Mi preme inoltre evidenziare che ad oggi Alitalia vanta nei confronti della Regione crediti per 1.853 milioni relativi ad attività di marketing scaduti ormai da due anni. In aggiunta, fino a pochi giorni fa l’aeroporto di Reggio Calabria – oggi affidato alla gestione della S.A.CAL. S.p.A. – era soggetto a procedura fallimentare, situazione che nel tempo ha impedito di negoziare possibili accordi di incentivazione ai sensi delle “Linee guida inerenti le incentivazioni per l’avviamento e lo sviluppo di rotte aeree da parte di vettori aerei”. Inoltre, nella riunione del dicembre 2015, Vi eravate impegnati a facilitare eventuali soluzioni per il trasferimento del personale Alitalia attualmente impiegato presso l’Aeroporto Tito Minniti ad una società di handling terza, con conseguente riduzione dei costi per circa 2 milioni. Al fine di garantire la sostenibilità delle operazioni da/per Reggio Calabria, ci teniamo comunque a sottolineare – scrive ancora – che Alitalia riconferma la propria apertura ad operare in regime di continuità territoriale, come già fatto in passato sulla rotta Torino-Reggio Calabria fino al 2014. Al contempo, è importante rimarcare che la richiesta e il riconoscimento della continuità territoriale dipendono esclusivamente dagli enti locali e dalle istituzioni nazionali preposte. In ogni caso e come già rappresentato in tutte le sedi istituzionali, Alitalia – conclude – continua a rendersi disponibile a valutare eventuali nuovi scenari, misure e forme di incentivazione di immediata attuazione volte a ripristinare in maniera sostenibile i collegamenti con l’aeroporto di Reggio Calabria”.

http://www.giornaledicalabria.it/?p=67055



 
Cioè, la Calabria deve quasi 2 miliardi di euro ad AZ???
Pare di di. E tra le righe del comunicato, mi sembra di poter leggere la richiesta (oltre che degli arretrati) di almeno 6 M€ di co-marketing per rimanere, maggiorato magari di altri 2 M€ qualora si vogliano mantenere nel perimetro di AZ i lavoratori dello scalo.

PS non avevo letto bene "miliardi"!
 
Pare di di. E tra le righe del comunicato, mi sembra di poter leggere la richiesta (oltre che degli arretrati) di almeno 6 M€ di co-marketing per rimanere, maggiorato magari di altri 2 M€ qualora si vogliano mantenere nel perimetro di AZ i lavoratori dello scalo.

PS non avevo letto bene "miliardi"!

(nel passaggio al nuovo Forum si sono perse le faccine. spero sia un refuso e intendessero 2 milioni, altrimenti avremmo finalmente capito qual è il problema di AZ *faccinacherideacrepapelle*)
 
Gli ultimi contributi di comarketing ricevuti da Alitalia risalgono al 2014 e sono quelli oggetto del contendere.

Il vulnus delle perdite su REG riguarda i lavoratori che AZ vuole esternalizzare su Sacal con la cessione delle attività di handling.

La manifestazione d'interesse presentata dalla Regione è una offesa all'intelligenza. Su Reggio i contributi previsti sono ridicoli. Secondo lo schema della Regione, sulle tratte Alitalia (Roma, Milano, Torino) verranno finanziate 2 frequenze settimanali in più per la grandiosa cifra di 300€ a volo. Alitalia partecipando a questa farsa su Reggio guadagnerebbe 300 mila euro/anno. L'UE ha chiesto integrazioni e servirà altro tempo per la pubblicazione del bando!

Servono soluzioni ora ed in Calabria dal dicembre 2015 abbiamo giocato.

P.s. poco fa è uscito un comunicato del governatore in risposta a Ball. La battaglia delle supercazzole continua

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Alitalia, il problema è chi mette i soldi



Lunga riunione del consiglio di amministrazione di Alitalia per l'esame del piano industriale e la cooptazione come consigliere di Luigi Gubitosi. Il cda è cominciato verso mezzogiorno, dopo sette ore era ancora in corso. La riunione, presieduta da Luca Cordero di Montezemolo, mentre non si è visto a Roma James Hogan, il vicepresidente della compagnia e ad del gruppo Etihad, si è rivelata alquanto laboriosa. Ci sono soprattutto difficoltà a definire il finanziamento del piano, che prevede almeno 2mila esuberi tra i 12mila dipendenti e il taglio del 31% in media degli stipendi dei dipendenti. «La discussione riguarda chi mette i soldi», ha riferito una fonte autorevole al Sole 24 Ore.

Fabbisogno finanziario di circa 900 milioni per il piano
È stato individuato un fabbisogno finanziario di circa 900 milioni di euro per il piano. Di questa somma circa 400 milioni verrebbero apportati dai soci con la conversione in “equity”, cioè in capitale, delle obbligazioni di Alitalia per circa 210 milioni che Etihad (socio al 49%) si è accollata a dicembre scorso con gli strumenti finanziari partecipativi (detti quasi-equity) e delle linee di credito per 180 milioni concesse dalle banche, in prima fila le banche azioniste della compagnia, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Ulteriori 500 milioni dovrebbero essere messi con una nuova iniezione di cassa dai soci, pro quota. Etihad è disposta a mettere la sua parte, quasi la metà della somma. L’altra metà, o meglio il 51% dovrebbe metterlo la Cai, la società italiana dei vecchi Capitani coraggiosi di berlusconiana memoria insieme alle banche, Unicredit e Intesa possiedono quasi i due terzi di Cai.

Occorre trovare un miliardo e 400 milioni
Ma neppure questa somma sarebbe sufficiente per portare Alitalia al risanamento disegnato dal piano dell’amministratore delegato, Cramer Ball. Riccardo Ranalli, il commercialista torinese incaricato di asseverare il piano per la ristrutturazione finanziaria dell’azienda, in base all’articolo 67 della legge fallimentare, ha individuato un ulteriore fabbisogno pari a circa 500 milioni. Questo sotto forma di garanzie per coprire i rischi del piano, ossia il fatto che le previsioni di Ball di forte aumento dei ricavi e quindi di miglioramento dei conti con l'utile nel 2019 non si realizzino, ma che il bilancio rimanga in rosso fino al 2021. Con questa somma aggiuntiva i soldi da iniettare in Alitalia salirebbero pertanto a un miliardo, oltre ai 400 milioni di crediti e strumenti partecipativi da convertire in capitale. Insomma, il fabbisogno totale richiesto ai soci sarebbe di un miliardo e 400 milioni. Per le banche, riluttanti a fare altri esborsi di cassa per una società che perde quasi due milioni al giorni, il bollettino diventerebbe quindi molto pesante da sostenere, forse troppo. Nella discussione è intervenuto anche Jean Pierre Mustier, ad di Unicredit, con toni piuttosto duri. Le banche non hanno fiducia nell'ad Ball né nel suo piano. Solo Etihad appare disponibile a sostenere l'intera operazione per il 49%, la sua quota azionaria. Di più i soci di Abu Dhabi non possono mettere, perché la Ue pone il limite del 49% alla partecipazione di soci extra europei in una compagnia aerea.

La questione delle deleghe a Gubitosi
In questo quadro neppure la questione Gubitosi è stata risolta. Il manager indicato dalle banche prima per assumere l'incarico di ad, poi quello di presidente operativo perché Etihad ha difeso la posizione del suo manager Ball, questa sera non aveva ancora firmato l'accettazione dell’incarico. Non c’è ancora chiarezza sulle deleghe, ha riferito una fonte autorevole. La questione è oggetto di un confronto serrato tra banche, Etihad e Gubitosi, perché le deleghe a favore del nuovo presidente operativo dovrebbero essere cedute da Ball, che vedrebbe così ridotti i suoi poteri. Gubitosi dovrebbe diventare presidente al posto di Montezemolo, che lascerebbe la presidenza e, forse, potrebbe rimanere in cda. Ma finché non ci sarà accordo sulle deleghe, Montezemolo rimarrà presidente. Alitalia a fine mese esaurirà la cassa e, se non avrà altre iniezioni di liquidità, non potrebbe più far volare gli aerei.

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-03-15/alitalia-problema-e-chi-mette-soldi-201448.shtml?uuid=AEvJlOn
 
Praticamente il problema è cai e le banche. Direi che la scelta fatta dal governo Berlusconi non poteva essere più sbagliata.

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Gli ultimi contributi di comarketing ricevuti da Alitalia risalgono al 2014 e sono quelli oggetto del contendere.

Il vulnus delle perdite su REG riguarda i lavoratori che AZ vuole esternalizzare su Sacal con la cessione delle attività di handling.

La manifestazione d'interesse presentata dalla Regione è una offesa all'intelligenza. Su Reggio i contributi previsti sono ridicoli. Secondo lo schema della Regione, sulle tratte Alitalia (Roma, Milano, Torino) verranno finanziate 2 frequenze settimanali in più per la grandiosa cifra di 300€ a volo. Alitalia partecipando a questa farsa su Reggio guadagnerebbe 300 mila euro/anno. L'UE ha chiesto integrazioni e servirà altro tempo per la pubblicazione del bando!

Servono soluzioni ora ed in Calabria dal dicembre 2015 abbiamo giocato.

P.s. poco fa è uscito un comunicato del governatore in risposta a Ball. La battaglia delle supercazzole continua

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E' pur vero che Alitalia ha a REG una pletora di personale che si giustificava negli anni '70 del secolo passato.

AZ ha provato a fare quello che ha attuato in molti altri scali italiani.
Brutalizzo: io Alitalia vi ammollo tutto il mio personale perché non ne ho bisogno, mentre voi, Società di Gestione Aeroportuali a gestione prevalentemente pubblica, assorbite senza sforzo tutte queste persone che altrimenti si ritroverebbero disoccupate. Tanto paga il contribuente.

Anche a REG tale operazione si sarebbe probabilmente conclusa da tempo, se non fosse che la società aeroportuale Sogas è stata dichiarata fallita.
Già questo è abbastanza strano: il business del trasporto aereo non è soggetto a discontinuità così forti da generare il fallimento della società che gestisce l'aeroporto.

Relativamente al fatto che "Servono soluzioni ora ed in Calabria dal dicembre 2015 abbiamo giocato": la soluzione è SUF. Il gioco, assai costoso, è tenere aperto REG.
 
accordo sul piano industriale, nuova finanza solo se i sindacati accettano il piano
taglio di costi 1 miliardo entro 2019 ricavi +30%.
 
E' pur vero che Alitalia ha a REG una pletora di personale che si giustificava negli anni '70 del secolo passato.

AZ ha provato a fare quello che ha attuato in molti altri scali italiani.
Brutalizzo: io Alitalia vi ammollo tutto il mio personale perché non ne ho bisogno, mentre voi, Società di Gestione Aeroportuali a gestione prevalentemente pubblica, assorbite senza sforzo tutte queste persone che altrimenti si ritroverebbero disoccupate. Tanto paga il contribuente.

Anche a REG tale operazione si sarebbe probabilmente conclusa da tempo, se non fosse che la società aeroportuale Sogas è stata dichiarata fallita.
Già questo è abbastanza strano: il business del trasporto aereo non è soggetto a discontinuità così forti da generare il fallimento della società che gestisce l'aeroporto.

Relativamente al fatto che "Servono soluzioni ora ed in Calabria dal dicembre 2015 abbiamo giocato": la soluzione è SUF. Il gioco, assai costoso, è tenere aperto REG.

Il ragionamento da te fatto è semplicistico e lascia da parte fatti importanti. La questione Reggio è molto più complessa. Servirebbe un libro.

Alitalia non ha ceduto handling e dipendenti a Sogas per le sofferenze finanziarie perenni e la mancanza di concessione totale.

So che con i se e con i ma non cambia molto. Ma se l'Aeroporto dello Stretto fosse stato gestito in maniera decente quando nel 2006 è arrivata quella vagonata di fondi comunitari a quest'ora non staremmo a parlare di fallimento Sogas e di addio di Alitalia. Odio fare dietrologie, ma la realtà è questa.

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La questione REG é molto semplice: SUF é a due ore massimo di auto, la Calabria non soffre di isolamento, ed i quattrini avrebbero mille soluzioni di spesa migliori. I numeri dei passeggeri stanno lí a dimostrarlo.
 
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