Decreto sviluppo: Ecco la norma Anti-Ryanair


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Cataplomosifone

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Nel freddo gergo burocratico è il comma 1 dell’articolo 38 del decreto sviluppo. In realtà potrebbe tranquillamente essere definita “norma anti Ryanair”. La compagnia low cost irlandese, in testa ormai a tutti i dati del traffico aereo è infatti il bersaglio non dichiarato di un provvedimento inserito nel decreto sviluppo che vuole imporre alla società di Michael O'Leary di pagare allo Stato italiano le tasse e i contributi previdenziali per il personale basato negli aeroporti italiani.

LA NORMA - La norma, già pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e presto all’esame del Senato, tocca un nervo già ampiamente scoperto: Ryanair infatti regola i suoi conti esclusivamente con il Fisco irlandese, dove il prelievo è ampiamente sotto il 20% degli utili; idem dicasi per la assicurazioni sanitarie e previdenziali dei suoi dipendenti. Questi ultimi in realtà vivono, lavorano, invecchiano (e talvolta si ammalano) anche in Italia dove la low cost possiede una decina di basi (Bergamo, Ciampino, Pisa, Alghero, Bari, Brindisi, Trapani e Bologna).

IL DECRETO - Il decreto fissa con precisione cosa debba intendersi per “base aerea” specificando che essa si ha in presenza di «locali e infrastrutture dove si esercita in modo stabile e continuativo l’attività di trasporto aereo avvalendosi di lavoratori dipendenti». Sembra un’ovvietà ma Ryanair ha sempre sostenuto di non avere un solo dipendente basato in Italia, che il suo personale sarebbe qui solo “di passaggio” anche quando ha la residenza nel nostro paese. Interpretazione evidentemente controversa e che ha già portato le autorità italiane a muoversi: la procura di Bergamo, dove la società irlandese ha una base con 10 aerei, mobilita circa 600 persone e copre oltre il 75% del traffico dello scalo, contesta a Ryanair un’evasione di circa 13 milioni di euro.

L'EVASIONE - Una presunta evasione che comporterebbe una doppia beffa: da un lato lo stato italiano non incassa un euro, dall’altro i dipendenti della compagnia si ritroveranno senza la pensione. Ogni vertenza in tal proposito è sempre andata a vuoto anche perché nessun pilota o hostess che indossa la divisa di Ryanair ha in tasca la tessera del sindacato. La relazione tecnica che accompagna il decreto sviluppo ipotizza un gettito fiscale per l’Italia di 89 milioni nel 2013 e 50,4 nell’anno successivo.

LA CONCORRENZA SLEALE - Se la norma entrasse in vigore cesserebbe dunque quella sorta di «concorrenza sleale» più volte denunciata dalle altre compagnie aeree. Preoccupate invece sono le società aeroportuali dove Ryanair recita la parte del leone e che temono un divorzio con la compagnia. Quest’ultima in circostanze anche meno drammatiche si è comportata come chi sa di tenere il coltello saldamente dalla parte del manico: all’aeroporto di Verona, dove la società aveva chiesto di rivedere al ribasso una serie di incentivi economici concessi a O’ Leary, Ryanair ha reagito smobilitando la sua base in quattro e quattr’otto. Per ora invece nessuna reazione è arrivata da Dublino, quanto agli aeroporti, la prossima settimana è in programma una riunione di chiarimento con esponenti del governo.

Fonte: Corriere della sera - http://www.corriere.it/economia/12_...to_18b7c88c-33d7-11e2-a480-b74fe153b15c.shtml
 

giova-

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mah io non direi "anti Ryanair".semplicemente è una cosa giusta.a prescindere dall'azienda.e lo trovo sopratutto giusto per i dipendenti
 

Seaking

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mah io non direi "anti Ryanair".semplicemente è una cosa giusta.a prescindere dall'azienda.e lo trovo sopratutto giusto per i dipendenti
Quoto.
In primis è un decreto a salvaguardia dei dipendenti e del lontano giorno in cui andranno in pensione.
 

buck danny

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27 Febbraio 2007
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tavullia, Marche.
Quoto.
In primis è un decreto a salvaguardia dei dipendenti e del lontano giorno in cui andranno in pensione.
E non solo questo, ma salvaguarda anche quelli di compagnie italiane che nel contratto hanno scritto come base " aeroporti di Milano " e sono costretti a pagarsi parcheggi e benzina tra mxp Bgy e lin .
Credete sulla parola che succede pure questo.
Ma ora il giochino salta grazie a questa definizione restrittiva di base.
 

Hurricane28

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8 Febbraio 2008
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Lecce, Puglia.
Spero vivamente che questa norma passi e venga attauta entro le prossime settimane. EasyJet lavora in Italia, ha dipendenti italiani paga tasse in Italia e fa profitti in Italia, ed è inglese, quindi volendo Ryanair si può confrontare ad armi pari con tutti i vettori.
Saluti
 

Cataplomosifone

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Io personalmente trovo giusto che se i dipendenti, di Base a BGY per esempio, usufruiscono delle nostre strutture sanitarie, paghino le tasse qui in Italia.
sopra ho semplicemente riportato il titolo dell'articolo dato dal corriere della sera. modificate pure se lo trovate "non preciso" :)
 
6 Novembre 2012
102
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Chiedo agli esperti:

che succederebbe se FR licenziasse (molti/tutti i lavoratori non sono direttamente assunti da FR, ma tramite agenzia) tutti i lavoratori italiani e assumesse per completo personale di altre nazioni o proprio irlandese?
 

Andrea81

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14 Marzo 2008
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MOL te tocca pagare le tasse adesso, almeno i lavoratori potranno avere riconosciuti i contributi, spero che questa cosa vada in porto, si parla tanto di evasione non vedo perché FR dovrebbe essere esente da pagare le tasse
 

ryanmaverick

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26 Aprile 2009
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A parte che lo stato italiano non può cambiare unilateralmente una norma....e comunque ripeto,sono stati talmente furbi da fare una norma senza informarsi bene,la norma si applica ai dipendenti ryanair,la maggior parte siamo brookfield e crewlink ecc ecc.....previsione personale:eek:bbligheranno chi ha il contratto ryanair a tornare brookfield se vuole rimanere in Italia...
 

ryanmaverick

Utente Registrato
26 Aprile 2009
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0
Chiedo agli esperti:

che succederebbe se FR licenziasse (molti/tutti i lavoratori non sono direttamente assunti da FR, ma tramite agenzia) tutti i lavoratori italiani e assumesse per completo personale di altre nazioni o proprio irlandese?
Si,sono disperati per equipaggi ora.....immagina licenziare migliai di persone....poi come volano?
 

Paolo_61

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2 Febbraio 2012
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A parte che lo stato italiano non può cambiare unilateralmente una norma....e comunque ripeto,sono stati talmente furbi da fare una norma senza informarsi bene,la norma si applica ai dipendenti ryanair,la maggior parte siamo brookfield e crewlink ecc ecc.....previsione personale:eek:bbligheranno chi ha il contratto ryanair a tornare brookfield se vuole rimanere in Italia...
Non sono così certo che l'interposizione di una società terza sia sufficiente. Per le normative italiane (e non solo) se un'operazione ha il solo scopo di ridurre il carico fiscale è considerata illegittima e quindi "inesistente" (vedi il caso delle operazioni di dividend stripping effettuate dalle banche italiane). Non so se una normativa analoga possa essere applicata anche per la parte contributiva, ma non mi sembra impossibile.
 

enrico

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Rapallo, Liguria.
A parte che lo stato italiano non può cambiare unilateralmente una norma...
E perchè mai, scusa?:)
Una legge non è mica un accordo commerciale o men che meno di tipo pattizio!!
Tra l'altro in questo caso ci troviamo di fronte ad una norma interpretativa, del tutto in sintonia con il nostro ordinamento giuslavoristico.
 
6 Novembre 2012
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si parla tanto di evasione non vedo perché FR dovrebbe essere esente da pagare le tasse
Aspetta. Se è vero ciò che dice il giornale, non è che la FR non paghi le tasse, è che le paga in Irlanda (che, l'ultima volta che ho controllato, era un paese europeo con euro). Ragion per cui il discorso è un po' più complesso rispetto a chi, ad esempio, sostiene completamente la sua azienda in un paradiso fiscale.

Per tornare alla mia domanda (=che succede se FR utilizza solo lavoratori non italiani?) immagino che, insieme ad altre aziende europee, abbia il diritto di farlo. Potrebbe assumere gli stessi irlandesi, ad esempio.

Per quanto riguarda ciò che mi dici ryanmaverick (che sicuramente sei molto più informato di me) tempo fa ne parlavo con un tuo collega su un AGP-BCN e mi disse tutto il contrario, ovvero che c'è una certa pressione da parte di molti ragazzi dell'est europeo (non meglio specificato) per lavorare in FR.
 

chielloduebis

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Pisa, Toscana.
Non sono così certo che l'interposizione di una società terza sia sufficiente. Per le normative italiane (e non solo) se un'operazione ha il solo scopo di ridurre il carico fiscale è considerata illegittima e quindi "inesistente" (vedi il caso delle operazioni di dividend stripping effettuate dalle banche italiane). Non so se una normativa analoga possa essere applicata anche per la parte contributiva, ma non mi sembra impossibile.
Il personale Carpatair basato a PSA e AOI che opera per conto di AZ paga le tasse alla Romania o all'Italia ?
 

Paolo_61

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...

Per tornare alla mia domanda (=che succede se FR utilizza solo lavoratori non italiani?) immagino che, insieme ad altre aziende europee, abbia il diritto di farlo. Potrebbe assumere gli stessi irlandesi, ad esempio.
Quello che conta per la legge italiana non è la nazionalità dei dipendenti ma, a partire dall'entrata in vigore del decreto, la loro base. Se sono basati in Italia (secondo la definizione) devono pagare tasse e contributi qui, indipendentemente dalla nazionalità.
 
Stato
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