Viaggiare in aereo per chi ha problemi di cuore


nicolap

Amministratore AC
Staff Forum
10 Novembre 2005
29,129
1,210
161
Roma
Cuori in volo, ma anche in sicurezza
Per chi ha malattie cardiache i viaggi in aereo non sono vietati. Ma la cautela è d’obbligo

MILANO - Per chi è malato, un viaggio in aereo è sempre un’incognita. Potrò partire? Mi farà male? E se dovesse accadere qualcosa in volo? In realtà, anche se volare è diventato ormai una pratica molto comune, i motivi di preoccupazione non sono così campati in aria. L’aereo «non è proprio un luogo ideale per star male», spiega un gruppo di studio della British Cardiovascular Society che proprio in queste settimane ha elaborato una guida al volo per una specifica categoria di malati: quelli affetti da patologie cardiovascolari.

PAURA DI CHE? - «L’aereo - spiegano - può essere considerato uno spazio relativamente estraneo, ristretto e ostile», i passeggeri stanno seduti per lunghi periodi e «sono soggetti a continui rumori, bassa umidità, radiazioni cosmiche e ipossia ipobarica [cioè la carenza di ossigeno dovuta alla ridotta pressione atmosferica]. E ciascuna di queste condizioni può avere effetti deleteri sulla loro salute». Se i passeggeri hanno già qualche disturbo, «l’esposizione all’ambiente di volo può precipitare» le loro condizioni. Inoltre, aggiungono, «il numero di passeggeri è ormai molto alto e un’alta percentuale di essi è anziano. Il numero di ore trascorse in volo dai passeggeri è costantemente in aumento e con esse anche le probabilità che un evento spontaneo si verifichi in volo senza che sia perciò dovuto all’ambiente di volo». Come se non bastasse «l’aereo è un ambiente isolato con limitati strumenti per gestire un’emergenza e fuori dalla portata dell’assistenza che non sia quella disponibile attraverso le comunicazioni radio».

VOLARE SI PUÒ- Ciò non significa tuttavia che i viaggi in aereo siano vietati per le persone cardiopatiche. Anzi. «Per quanti sono affetti da patologie cardiovascolari non gravi l’ambiente dell’aereo non pone significativi pericoli alla salute». Per quanti soffrono invece di disturbi più seri occorre essere prudenti, ma «esistono servizi che aiutano a rendere il viaggio più comodo e sicuro. La maggior parte delle compagnie e autorità aeroportuali fornisce assistenza sia a terra sia in volo. L’ossigeno è disponibile sulla maggior parte dei velivoli, anche se è spesso soggetto a un costo extra ed è necessario avvertire la compagnia in anticipo», scrive il team.

LE INDICAZIONI - Dopo aver passato in rassegna la letteratura scientifica, il gruppo ha quindi redatto una dettagliatissima guida che verrà pubblicata sulla rivista Heart e indica il da farsi per i pazienti affetti dalle più comuni malattie cardiovascolari. Ecco alcune indicazioni:
- Angina: nessuna restrizione se la sintomatologia è lieve, ma quando è grave meglio differire il viaggio o essere accompagnati da qualcuno e avere a disposizione ossigeno a bordo.
- Infarto: se si ha un’età inferiore ai 65 anni, l’occlusione dell’arteria che ha causato l’infarto è stata risolta e non si sono subiti danni rilevanti al cuore, basta aspettare soltanto 3 giorni dalle dimissioni. Nel caso in cui il cuore abbia subito danni significativi e si percepiscono ancora i sintomi (come la difficoltà a respirare), invece, meglio rimandare la partenza.
- Per chi ha subito un’angioplastica in elezione e senza alcuna complicazione, basta aspettare due giorni.
-Dieci giorni per chi è stato sottoposto a un intervento di bypass e non è andato incontro a complicazioni.
- Per le persone colpite da scompenso cardiaco acuto, bastano sei settimane di attesa. Mentre se si è affetti da scompenso cardiaco cronico il comportamento deve cambiare in funzione della sua gravità. Se lieve (si hanno difficoltà a respirare soltanto quando si svolge esercizio fisico) nessuna restrizione. Se grave (costante difficoltà a respirare e magari anche difficoltà ad alzarsi dal letto) è vietato viaggiare senza ossigeno e assistenza medica a seguito.
- Per chi abbia subito l’impianto di un pacemaker, 2 giorni sono sufficienti. Ma soltanto se all’intervento non hanno fatto seguito complicazioni (soprattutto pneumotorace). In tal caso l’attesa dovrà essere di due settimane dopo la completa guarigione.
- Le stesse indicazioni valgono per chi ha un defibrillatore. Ma con un’accortezza in più: se il defibrillatore ha rilasciato una scarica (segno della presenza di un’aritmia) nel periodo precedente al viaggio, occorre attendere che l’anomalia si sia stabilizzata.
- Infine, per evitare trombosi venosa e eventi tromboembolici, la cosa più importante è il comportamento in viaggio. Per le persone che non abbiano fattori di rischio che predispongono al verificarsi di questi disturbi, basta fare movimento mentre si è in volo, consumare in abbondanza bevande non alcoliche, non fumare, evitare la caffeina e farmaci sedativi. Per quanti, invece, presentano già condizioni che li favoriscono (interventi chirurgici recenti, gravidanza, obesità, precedenti episodi di tromboembolismo venoso), occorre usare calze elastiche contenitive e può essere necessario sottoporsi a iniezioni di enoxaparina prima del volo e nel giorno seguente. In tutti i casi, tuttavia, un consulto con il proprio medico prima della partenza è d’obbligo.

Antonino Michienzi
23 agosto 2010
Corriere della Sera