Vettori italiani coprono solo il 13,7% dei posti su voli internazionali dall'Italia


londonfog

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8 Luglio 2012
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Londra
authorsilvano.substack.com
http://www.anna.aero/2017/06/21/iceland-still-dominated-local-carriers/


L'articolo di anna aereo fa vedere come fra i 15 paesi con il maggior numero di posti disponibili su voli internazionali nell'estate del 2017 l'Italia sia quella con la percentuale piu' bassa di posti messi a disposizione da vettori nazionali e l'articolo somma Alitalia, Meridiana, Air Dolomiti, Blue Panorama e Neos (Mistral non pervenuta? ).
 
Ma che ci frega?? L' importante é che i collegamenti da Pescara,Comiso, Reggio Calabria, Vicenza siano garantiti e che gli aeroporti siano a 10 minuti a piedi da casa nostra. Per il resto ci sono gli accordi di marketing......
 
http://www.anna.aero/2017/06/21/iceland-still-dominated-local-carriers/


L'articolo di anna aereo fa vedere come fra i 15 paesi con il maggior numero di posti disponibili su voli internazionali nell'estate del 2017 l'Italia sia quella con la percentuale piu' bassa di posti messi a disposizione da vettori nazionali e l'articolo somma Alitalia, Meridiana, Air Dolomiti, Blue Panorama e Neos (Mistral non pervenuta? ).

Motivo principale per cui un possibile fallimento di AZ sarebbe quasi completamente irrilevante per l'accessibilita' del paese.
 
Motivo principale per cui un possibile fallimento di AZ sarebbe quasi completamente irrilevante per l'accessibilita' del paese.

Ragione per la quale ci sarebbe spazio per un vettore nazionale capace di fare il proprio mestiere
 
Ragione per la quale ci sarebbe spazio per un vettore nazionale capace di fare il proprio mestiere

Mmmmh, non sono d'accordo. Vuol dire che l'80 e fischia % del mercato é in mano ad altri players, che probabilmente hanno già fidelizzato la loro clientela, e mi dice altresí che, se volessi comprare AZ e volessi arrivare al 30% del mercato, quindi nemmeno maggioranza, avrei una strada non in salita, di piú.
 
A mio avviso ormai non c'è spazio per nuovi player nel terriorio italiano se non per ridotte dimensioni: FR ha già acquisito quote di mercato importanti ed è entrata in tutti gli apt ad eccezione di Olbia che resisterà ma non so per quanto tempo. Ultimamente il consolidamento o l'annessione di altre compagnie è la strada più seguita per la sopravvivenza dei vettori.
 
Mmmmh, non sono d'accordo. Vuol dire che l'80 e fischia % del mercato é in mano ad altri players, che probabilmente hanno già fidelizzato la loro clientela, e mi dice altresí che, se volessi comprare AZ e volessi arrivare al 30% del mercato, quindi nemmeno maggioranza, avrei una strada non in salita, di piú.

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Mmmmh, non sono d'accordo. Vuol dire che l'80 e fischia % del mercato é in mano ad altri players, che probabilmente hanno già fidelizzato la loro clientela, e mi dice altresí che, se volessi comprare AZ e volessi arrivare al 30% del mercato, quindi nemmeno maggioranza, avrei una strada non in salita, di piú.

Nessuno dice che è facile ma non è stato facile nemmeno per Ryanair o easyJet arrivare dove sono. Al solito, devi avere un' idea giusta, un piano adeguato e un ambiente favorevole, il che è la cosa più difficile da queste parti.
Devi differenziarti, offrire qualcosa che gli altri non offrono, esattamente come ha fatto FR, oppure Apple in tutt'altro settore quando ha presentato l'iPhone e fatto fuori Nokia, che aveva quasi il 50% del mercato mondiale, in soli 5 anni. Certo il trasporto aereo è cosa assai diversa dall'hi tec ma il concetto vale sempre: devi riuscire a fare qualcosa di diverso dagli altri. È del tutto inutile aspirare a divenire come AF o LH offrendo quello che queste già offrono, ci vorrebbero decenni e risorse infinite.
Ma il mercato in Italia c'è e qualcuno se lo prende, sta al più intelligente: chi, all'inizio, avrebbe scommesso un centesimo su Ryanair o Southwest (o su Whatsapp, Tesla, Vodafone ecc ecc.)?
 
ryan, ezy sw vodafone, si capiva da subito che avrebbero avuto futuro, Tesla e WhatsApp tuttora sono un dubbio.
Inoltre consideriamo che il mercato internazionale in Italia e' caratterizzato da due segmenti.
Uno outbound che origina prevalentemente a Milano e dintorni per acquisire il quale si può' fare battage locale
ed uno inbound di caratteristica prevalentemente turistica e fortissimamente price sensitive.
Le low-cost hanno avuto vita facile ad entrare perché' hanno saputo portare un prodotto innovativo e con una battage a livello continentale, per U2 e EY non è un problema cercarsi i passeggeri in 20 paesi d'europa, per AZ si si tratta di aprire iniziative commerciali in luoghi dove perte un unico volo, oggi non funziona più.
In altri Paesi le iniziative di contrattacco delle major hanno funzionato soprattutto perché' il traffico in quei paesi e' soprattutto outbound, Eurowings si cerca i clienti a casa sua, in tedeschia, e li porta in giro, poi lascia che fama e mercato facciano il resto riempiendo i soli posti rimasti.
Per una nuova iniziativa c'è una sola possibilità', trovare delle nicchie e cercare di aggredire il mercato outbound, quello di casa, quello amico, quello che paga, che però detesta essere preso in giro.
 
Se il mercato outbound che paga è soprattutto a Milano, prima di tutto dovrebbe pensare a chi non riesce a mettere a posto la faccenda Malpensa-Linate. È questa colpa di AZ? Non lo so, non credo, ma questa storia è la Salerno - Reggio Calabria dell'aviazione civile italiana: uno schifo
 
Nessuno dice che è facile ma non è stato facile nemmeno per Ryanair o easyJet arrivare dove sono. Al solito, devi avere un' idea giusta, un piano adeguato e un ambiente favorevole, il che è la cosa più difficile da queste parti.
Devi differenziarti, offrire qualcosa che gli altri non offrono, esattamente come ha fatto FR, oppure Apple in tutt'altro settore quando ha presentato l'iPhone e fatto fuori Nokia, che aveva quasi il 50% del mercato mondiale, in soli 5 anni. Certo il trasporto aereo è cosa assai diversa dall'hi tec ma il concetto vale sempre: devi riuscire a fare qualcosa di diverso dagli altri. È del tutto inutile aspirare a divenire come AF o LH offrendo quello che queste già offrono, ci vorrebbero decenni e risorse infinite.
Ma il mercato in Italia c'è e qualcuno se lo prende, sta al più intelligente: chi, all'inizio, avrebbe scommesso un centesimo su Ryanair o Southwest (o su Whatsapp, Tesla, Vodafone ecc ecc.)?

La differenza tra i modelli e i mercati tecnologici cui fai riferimento tu e quello dell'aviazione è che questo è un mercato sostanzialmente maturo. Ryanair, Southwest sono esplose all'epoca dell'ultima grande rivoluzione del mercato dell'aviazione civile, la deregolamentazione (in EU e in America rispettivamente). Ad oggi il mercato è "as free as it gets", con Open Skies sui mercati più grandi (transatlantico, vicino Oriente) e completa libertà di operare in Europa (a patto di trovare gli slot). Grandi segmenti di mercato non serviti oramai non ce ne sono più, se non con la possibile eccezione del LC a lungo raggio, e anche su quello ho dei personalissimi dubbi.

Poi, come differenziarsi? Sul corto raggio il primo driver del Net Promotor Score sono gli orari, e negli aeroporti contingentati un nuovo entrante gli orari giusti non li trova. Il secondo è il prezzo. La differenza col resto è abissale, parliamo di decine di punti percentuali (dati interni). Del servizio a bordo, del cibo, del wi-fi, sul corto raggio frega niente a nessuno. Sul lungo in business/first ci sono ancora orari, poi cibo/servizio e poi ancora prezzo, poi miglia. Dietro, prezzo. Il trasporto aereo sta diventando una commodity, e va trattato come tale. Questa è l'unica cosa su cui do ragione ad IAG.

Per farla breve, qualche giorno fa su un thread qualcuno chiedeva cosa fare ad avere miliardi in banca e volendo aprire una compagnia aerea italiana. La mia risposta sarebbe di non aprirla, o di investire sui treni. Le compagnie aeree si muovono in un mercato saturo, con costi di accesso enormi, vincoli regolativi (manutenzione, etc) pesantissimi e margini, se va bene, dei 10%.
 
Una precisazione: basata in Italia non significa a controllo italiano, significa solo che non vedo nessun motivo per il quale questo paese non possa esistere una compagnia aerea con sede qui e non che abbia l'Italia come semplice destinazione. Che la controllino gli italiani e' tutt'altro discorso e poco mi importa, anzi ritengo che non averra' mai.

Ho detto chiaramente che tecnologia e trasporto aereo sono industrie molto diverse, ma il concetto rimane valido per ogni settore: differenziarsi. E se, come comincio a pensare seriamente, il trasporto aereo e' sostanzialmente una commodity (gli aerei quelli sono e a bardo piu' o meno tutti ti trattano allo stesso modo con le high cost che sempre piu' offrono esattamente le stesse cose cose di una low cost), allora la differenziazione e' solo il prezzo, oltre ovviamente al network.

Un parallelo calzante con un'altra industria forse lo si puo' fare con le telecomunicazioni, erroneamente considerate hi tec ma invece sempre piu' commodity: anche la gli operatori sono chiamati carrier e devono offrire un servizio per il quale gli apparati (equivalente degli aerei) costano tanto e sono sempre quelli, fatti da altri. Alla fine contano solo velocita' e intensita' degli investimenti sulla rete (la flotta, le destinazioni) quindi il prezzo. E conta pure enormemente quanto sei grande, quanto sei stato svelto ad espanderti fuori dalla tua casetta. E pure la, in un mercato ricco, di controllo italiano non e' rimasto quasi nulla, ma c'e' TIM che vive e opera qui. E chi vuole entrare (Iliad) lo fa, guarda caso, con la leva del prezzo.

Tornando agli aerei, gia' il segmento business compra abbondantemente low cost per il corto raggio, quanto vuoi che ci metta a convertirsi anche sul lungo raggio? So che qua si e' molto scettici sul low cost lungo raggio, ma gia' le iniziative sono partite e poi ci sono aeromobili nuovi che consentono di tagliare costi e, non ultimo, i clienti, soprattutto in Italia, sembrano non cercare altro
 
E' piu' probabile che il mercato si concentri ulteriormente e la quota dei "campioni nazionali" si riduca anche altrove.
 
Una precisazione: basata in Italia non significa a controllo italiano, significa solo che non vedo nessun motivo per il quale questo paese non possa esistere una compagnia aerea con sede qui e non che abbia l'Italia come semplice destinazione. Che la controllino gli italiani e' tutt'altro discorso e poco mi importa, anzi ritengo che non averra' mai.

Ho detto chiaramente che tecnologia e trasporto aereo sono industrie molto diverse, ma il concetto rimane valido per ogni settore: differenziarsi. E se, come comincio a pensare seriamente, il trasporto aereo e' sostanzialmente una commodity (gli aerei quelli sono e a bardo piu' o meno tutti ti trattano allo stesso modo con le high cost che sempre piu' offrono esattamente le stesse cose cose di una low cost), allora la differenziazione e' solo il prezzo, oltre ovviamente al network.

Un parallelo calzante con un'altra industria forse lo si puo' fare con le telecomunicazioni, erroneamente considerate hi tec ma invece sempre piu' commodity: anche la gli operatori sono chiamati carrier e devono offrire un servizio per il quale gli apparati (equivalente degli aerei) costano tanto e sono sempre quelli, fatti da altri. Alla fine contano solo velocita' e intensita' degli investimenti sulla rete (la flotta, le destinazioni) quindi il prezzo. E conta pure enormemente quanto sei grande, quanto sei stato svelto ad espanderti fuori dalla tua casetta. E pure la, in un mercato ricco, di controllo italiano non e' rimasto quasi nulla, ma c'e' TIM che vive e opera qui. E chi vuole entrare (Iliad) lo fa, guarda caso, con la leva del prezzo.

Tornando agli aerei, gia' il segmento business compra abbondantemente low cost per il corto raggio, quanto vuoi che ci metta a convertirsi anche sul lungo raggio? So che qua si e' molto scettici sul low cost lungo raggio, ma gia' le iniziative sono partite e poi ci sono aeromobili nuovi che consentono di tagliare costi e, non ultimo, i clienti, soprattutto in Italia, sembrano non cercare altro

Non voglio alimentare un OT. Dico solo che il parallelo con le TLC non è calzante per molti fattori. Ne cito solo due: rispetto all'industria aerea il mercato delle TLC è tendenzialmente nazionale; inoltre in Italia esiste un signore che si chiama AGCOM, ovvero il mercato è regolamentato, anche negli investimenti. Mi fermo qui.
 
Una precisazione: basata in Italia non significa a controllo italiano, significa solo che non vedo nessun motivo per il quale questo paese non possa esistere una compagnia aerea con sede qui e non che abbia l'Italia come semplice destinazione. Che la controllino gli italiani e' tutt'altro discorso e poco mi importa, anzi ritengo che non averra' mai.

Ho detto chiaramente che tecnologia e trasporto aereo sono industrie molto diverse, ma il concetto rimane valido per ogni settore: differenziarsi. E se, come comincio a pensare seriamente, il trasporto aereo e' sostanzialmente una commodity (gli aerei quelli sono e a bardo piu' o meno tutti ti trattano allo stesso modo con le high cost che sempre piu' offrono esattamente le stesse cose cose di una low cost), allora la differenziazione e' solo il prezzo, oltre ovviamente al network.

Un parallelo calzante con un'altra industria forse lo si puo' fare con le telecomunicazioni, erroneamente considerate hi tec ma invece sempre piu' commodity: anche la gli operatori sono chiamati carrier e devono offrire un servizio per il quale gli apparati (equivalente degli aerei) costano tanto e sono sempre quelli, fatti da altri. Alla fine contano solo velocita' e intensita' degli investimenti sulla rete (la flotta, le destinazioni) quindi il prezzo. E conta pure enormemente quanto sei grande, quanto sei stato svelto ad espanderti fuori dalla tua casetta. E pure la, in un mercato ricco, di controllo italiano non e' rimasto quasi nulla, ma c'e' TIM che vive e opera qui. E chi vuole entrare (Iliad) lo fa, guarda caso, con la leva del prezzo.

Tornando agli aerei, gia' il segmento business compra abbondantemente low cost per il corto raggio, quanto vuoi che ci metta a convertirsi anche sul lungo raggio? So che qua si e' molto scettici sul low cost lungo raggio, ma gia' le iniziative sono partite e poi ci sono aeromobili nuovi che consentono di tagliare costi e, non ultimo, i clienti, soprattutto in Italia, sembrano non cercare altro

Il motivo per cui sono scettico sul LC a lungo raggio e' perche' pochi dei benefici del modus operandi delle LCC sono trasferibili al longhaul.

Senza cercare di fare la maestrina Montessori, il LCC come inventato da Southwest e copiato da Ryanair si fonda su alcuni principi: un solo tipo di aereo, configurazione all economy, turnaround velocissimi e tantissimi segmenti ogni giorno, 6/8 al giorno, con pause solo la notte per scheduled maintenance.

Long haul non funziona nello stesso modo. Innanzitutto, a meno che non ci si voglia limitare molto in materia di network, o avere macchine inadatte per le rotte che si operano, non si puo’ avere un solo modello di aereo. Alcuni aerei hanno autonomia, altri la capacita’ (332 vs 333, o 788 vs 789/78K), alcuni hanno una e altra ma devi saperli riempire (77W). Persino Norwegian usa 787-8 e -9, che pur essendo simili, hanno comunque differenze.

In piu’, sul long haul non puoi fare lo stesso lavoro che su short haul, con tanti settori per giorno… per il semplice motivo che i voli qui sono piu’ lunghi! Un aereo long haul e uno short haul fanno lo stesso numero di ore di volo al giorno, in media 12/14 ore al giorno, ma dove i SH fanno 8 segmenti, i LH ne fanno uno, o due. Il che vuol dire che, invece di ricevere soldi 8 volte, quanti saranno i voli con pax paganti, ricevi soldi solo una volta, o al massimo 2. In questo caso uno dei vantaggi del SH low cost, quello di fare 2-3 segmenti in piu’ per aereo di una legacy – e quindi avere piu’ revenue – va a farsi benedire. Quando hai solo un volo al giorno e un costo operativo fisso, non puoi spalmare quel costo su 8 voli; una piccola parte del vantaggio competitivo del modello low cost si perde.

Questo e’ uno dei motivi per cui, in LH, inizi a differenziare cabine. Se hai un solo volo al giorno, vuoi ‘mungere’ la vacca, il passeggero, il piu’ possibile. Per questo tutti, persino Norwegian, Air Asia, LEVEL o Germanwings, hanno un’economy e una business/economy +. E con questo inizi ad introdurre complessita’: dal punto di vista del servizio, manutenzione, supply chain, sistemi di vendita…

In LH non puoi fare turnaround veloci. Innanzitutto, se sei una LCC avrai una configurazione ‘densa’. Norwegian credo che si avvicini ai 350 posti sui 787-9; ci sono, in giro, 77W e 744 con meno posti! Imbarcare e sbarcare tutta questa gente richiede tempo. Aggiungici catering, fuelling, manutenzione (transit/ETOPS checks vanno fatti dopo ogni volo, su un narrow body che vola intra-EU si fa solo on-call)… ci vuole almeno un paio d’ore. JAL faceva turnaround dei 744 in 45’, ma avevano 20 cleaners e Dio solo sa quanta altra gente… e poi sono andati in bancarotta.

Insomma, concludo: se con SH le LCC avevano modo di differenziarsi, e marcatamente, rispetto alle legacy con effetti positivi su costi e revenues, sul LH queste differenze sono molto meno marcate e, anzi, le legacy hanno un asso nella manica sotto il punto di vista di yields piu’ alti, specie in Business e First.
 
Il motivo per cui sono scettico sul LC a lungo raggio e' perche' pochi dei benefici del modus operandi delle LCC sono trasferibili al longhaul.

Senza cercare di fare la maestrina Montessori, il LCC come inventato da Southwest e copiato da Ryanair si fonda su alcuni principi: un solo tipo di aereo, configurazione all economy, turnaround velocissimi e tantissimi segmenti ogni giorno, 6/8 al giorno, con pause solo la notte per scheduled maintenance.

Long haul non funziona nello stesso modo. Innanzitutto, a meno che non ci si voglia limitare molto in materia di network, o avere macchine inadatte per le rotte che si operano, non si puo’ avere un solo modello di aereo. Alcuni aerei hanno autonomia, altri la capacita’ (332 vs 333, o 788 vs 789/78K), alcuni hanno una e altra ma devi saperli riempire (77W). Persino Norwegian usa 787-8 e -9, che pur essendo simili, hanno comunque differenze.

In piu’, sul long haul non puoi fare lo stesso lavoro che su short haul, con tanti settori per giorno… per il semplice motivo che i voli qui sono piu’ lunghi! Un aereo long haul e uno short haul fanno lo stesso numero di ore di volo al giorno, in media 12/14 ore al giorno, ma dove i SH fanno 8 segmenti, i LH ne fanno uno, o due. Il che vuol dire che, invece di ricevere soldi 8 volte, quanti saranno i voli con pax paganti, ricevi soldi solo una volta, o al massimo 2. In questo caso uno dei vantaggi del SH low cost, quello di fare 2-3 segmenti in piu’ per aereo di una legacy – e quindi avere piu’ revenue – va a farsi benedire. Quando hai solo un volo al giorno e un costo operativo fisso, non puoi spalmare quel costo su 8 voli; una piccola parte del vantaggio competitivo del modello low cost si perde.

Questo e’ uno dei motivi per cui, in LH, inizi a differenziare cabine. Se hai un solo volo al giorno, vuoi ‘mungere’ la vacca, il passeggero, il piu’ possibile. Per questo tutti, persino Norwegian, Air Asia, LEVEL o Germanwings, hanno un’economy e una business/economy +. E con questo inizi ad introdurre complessita’: dal punto di vista del servizio, manutenzione, supply chain, sistemi di vendita…

In LH non puoi fare turnaround veloci. Innanzitutto, se sei una LCC avrai una configurazione ‘densa’. Norwegian credo che si avvicini ai 350 posti sui 787-9; ci sono, in giro, 77W e 744 con meno posti! Imbarcare e sbarcare tutta questa gente richiede tempo. Aggiungici catering, fuelling, manutenzione (transit/ETOPS checks vanno fatti dopo ogni volo, su un narrow body che vola intra-EU si fa solo on-call)… ci vuole almeno un paio d’ore. JAL faceva turnaround dei 744 in 45’, ma avevano 20 cleaners e Dio solo sa quanta altra gente… e poi sono andati in bancarotta.

Insomma, concludo: se con SH le LCC avevano modo di differenziarsi, e marcatamente, rispetto alle legacy con effetti positivi su costi e revenues, sul LH queste differenze sono molto meno marcate e, anzi, le legacy hanno un asso nella manica sotto il punto di vista di yields piu’ alti, specie in Business e First.
Quoto

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Cio' non toglie che anche sul long haul ci sara' ulteriore concentrazione. E' un mestiere diverso, ma anche li le economie di scala e di scopo esistono, eccome. Se poi ci saranno gruppi specializzati su un solo tipo di lavoro, o gruppi che li faranno entrambi, guadagnando la possibilita' di transiti e sinergie... boh... Quello che e' facile ipotizzare e' solo che si concentreranno, e che l'Italia ha un mercato domestico non abbastanza grande, un contesto fiscale, normativo e politico infernale e quindi e' normale che le poche grandi conglomerate del futuro non avranno la sede centrale qui (ma potrebbero averci basi).
 
Il motivo per cui sono scettico sul LC a lungo raggio e' perche' pochi dei benefici del modus operandi delle LCC sono trasferibili al longhaul.

Senza cercare di fare la maestrina Montessori, il LCC come inventato da Southwest e copiato da Ryanair si fonda su alcuni principi: un solo tipo di aereo, configurazione all economy, turnaround velocissimi e tantissimi segmenti ogni giorno, 6/8 al giorno, con pause solo la notte per scheduled maintenance.

Long haul non funziona nello stesso modo. Innanzitutto, a meno che non ci si voglia limitare molto in materia di network, o avere macchine inadatte per le rotte che si operano, non si puo’ avere un solo modello di aereo. Alcuni aerei hanno autonomia, altri la capacita’ (332 vs 333, o 788 vs 789/78K), alcuni hanno una e altra ma devi saperli riempire (77W). Persino Norwegian usa 787-8 e -9, che pur essendo simili, hanno comunque differenze.

In piu’, sul long haul non puoi fare lo stesso lavoro che su short haul, con tanti settori per giorno… per il semplice motivo che i voli qui sono piu’ lunghi! Un aereo long haul e uno short haul fanno lo stesso numero di ore di volo al giorno, in media 12/14 ore al giorno, ma dove i SH fanno 8 segmenti, i LH ne fanno uno, o due. Il che vuol dire che, invece di ricevere soldi 8 volte, quanti saranno i voli con pax paganti, ricevi soldi solo una volta, o al massimo 2. In questo caso uno dei vantaggi del SH low cost, quello di fare 2-3 segmenti in piu’ per aereo di una legacy – e quindi avere piu’ revenue – va a farsi benedire. Quando hai solo un volo al giorno e un costo operativo fisso, non puoi spalmare quel costo su 8 voli; una piccola parte del vantaggio competitivo del modello low cost si perde.

Questo e’ uno dei motivi per cui, in LH, inizi a differenziare cabine. Se hai un solo volo al giorno, vuoi ‘mungere’ la vacca, il passeggero, il piu’ possibile. Per questo tutti, persino Norwegian, Air Asia, LEVEL o Germanwings, hanno un’economy e una business/economy +. E con questo inizi ad introdurre complessita’: dal punto di vista del servizio, manutenzione, supply chain, sistemi di vendita…

In LH non puoi fare turnaround veloci. Innanzitutto, se sei una LCC avrai una configurazione ‘densa’. Norwegian credo che si avvicini ai 350 posti sui 787-9; ci sono, in giro, 77W e 744 con meno posti! Imbarcare e sbarcare tutta questa gente richiede tempo. Aggiungici catering, fuelling, manutenzione (transit/ETOPS checks vanno fatti dopo ogni volo, su un narrow body che vola intra-EU si fa solo on-call)… ci vuole almeno un paio d’ore. JAL faceva turnaround dei 744 in 45’, ma avevano 20 cleaners e Dio solo sa quanta altra gente… e poi sono andati in bancarotta.

Insomma, concludo: se con SH le LCC avevano modo di differenziarsi, e marcatamente, rispetto alle legacy con effetti positivi su costi e revenues, sul LH queste differenze sono molto meno marcate e, anzi, le legacy hanno un asso nella manica sotto il punto di vista di yields piu’ alti, specie in Business e First.

Grazie per le spiegazioni, sono tutte cose che apprendo ora - in fondo sono solo un frequent flyer, anche se molto frequent. Premesso che tutto quello che dici ha molto senso, perche' in molti stanno provando a lanciare un servizio LC sul long range? Intendiamoci, al cliente low cost interessa solo ed esclusivamente il prezzo, come lo riesci a proporre e' indifferente: aeromobile, rotazioni e tuto il resto son problemi tuoi. Pero' Norwegian, AF e IAG, AirAsia X e credo fra poco altri, sono gia' la che "voli in America a 169€". Azzardo? Sbaglio? Fregatura? (la fregatura c'e' sempre con le LC, paghi pure l'aria come extra, ma questo lo sanno e lo accettano tutti).
A me non piace il low cost, e' come Walmart: sai quello che compri e come vengono trattate le persone che ci lavorano. Ma in questo - ed altri - business e' l'unica cosa che cresce senza sosta oltre all'extra lusso, ma in aviazione civile non c'e' nessuno che possa chiamarsi Ferrari. Mi sembra una strada segnata.
 
Grazie per le spiegazioni, sono tutte cose che apprendo ora - in fondo sono solo un frequent flyer, anche se molto frequent. Premesso che tutto quello che dici ha molto senso, perche' in molti stanno provando a lanciare un servizio LC sul long range? Intendiamoci, al cliente low cost interessa solo ed esclusivamente il prezzo, come lo riesci a proporre e' indifferente: aeromobile, rotazioni e tuto il resto son problemi tuoi. Pero' Norwegian, AF e IAG, AirAsia X e credo fra poco altri, sono gia' la che "voli in America a 169€". Azzardo? Sbaglio? Fregatura? (la fregatura c'e' sempre con le LC, paghi pure l'aria come extra, ma questo lo sanno e lo accettano tutti).
A me non piace il low cost, e' come Walmart: sai quello che compri e come vengono trattate le persone che ci lavorano. Ma in questo - ed altri - business e' l'unica cosa che cresce senza sosta oltre all'extra lusso, ma in aviazione civile non c'e' nessuno che possa chiamarsi Ferrari. Mi sembra una strada segnata.

Nonostante molti lo chiamino low-cost, quello che offrono alcune compagnie sull'intercontinentale non è un vero e proprio low-cost. Le ragioni sono quelle ottimamente esplicitate dal nostro avventuriero biellese.

A volerla dire tutta, quando gente come IAG e AF prova a lanciare il LC di lungo non lo fa per offrire un nuovo servizio ai passeggeri, bensì per offrire nuove condizioni contrattuali (quelle sì low-cost) ai propri dipendenti.

Insomma, c'è un'enorme confusione sul tema. In un forum di appassionati molti lo capiscono, mentre il grande pubblico vede scritto low-cost e abbocca.

La strada non è segnata, se non altro perchè il LC sul lungo esiste già e si chiama economy class.